Spot EurUsd: 1.207
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.2050, 1,1900, 1.1605) Resistenze (1.2310, 1.2500, 1.2550)
Strategia: Long a 1.2000
Stop loss: 1.1850
Take profit: 1.2500
La Federal Reserve come da attese non ha mosso i tassi di interesse, ma i timori che la ripresa stia perdendo vigore si sono materializzati nelle parole di un Powell che ora si trova stretto tra due fuochi.
Nel primo meeting di politica monetaria del 2021 sotto la presidenza Biden con l’ex di lusso Janet Yellen Ministro del Tesoro, il comunicato della FED evidenzia come la pandemia continua a minare le aspettative di ripresa. La politica monetaria si manterrà quindi accomodante fino a quando non si ravviseranno sostanziali progressi sul fronte dell’occupazione e dell’inflazione. Ma è proprio il timore che si proceda verso uno scenario di stagflazione a preoccupare il mercato. Bassa crescita ed aspettative di inflazione sopra al 2% infatti sembrano rappresentare un quadro a tinte fosche che Powell non ha escluso.
La reazione di Wall Street è stata netta con la volatilità schizzata in alto ed un calo superiore al 3% sul Nasdaq nonostante gli ottimi risultati aziendali di Apple. A colpire in negativo il mercato quelle parole che indicano una via di uscita ancora lunga dalla crisi con l’economia più resiliente di quanto ci si aspettasse. Rimandando al Congresso la necessità di un piano di aiuti al mercato forse non è piaciuto quell’ignorare proprio il messaggio di aspettative di inflazione ben più alte di quella realmente certificata oggi dai dati.
Tra l’altro la stessa Casa Bianca è intervenuta sul “caso” Game Stop dopo lo scontro tra investitori retail ed hedge fund che ha incendiato il mercato con contorni anche abbastanza inquietanti proprio alla luce dell’abbondante liquidità presente oggi sul mercato e dispensata dalla FED.
Europa che da parte sua vive un momento di estrema difficoltà nel bel mezzo della seconda ondata pandemica. Alcuni paesi vivono un’incertezza politica piuttosto alta con i dimissionari governi italiano e olandese. Altri si avviano verso l’appuntamento elettorale (Germania). Poi c’è la questione vaccini con il Vecchio Continente ostaggio dei rallentamenti nelle consegne da parte di Pfizer ed ora anche Astra Zeneca. La società inglese infatti sembra aver attivato un piano di consegne non rispettoso dei contratti stipulati con Bruxelles la quale puntava forte su milioni di dosi provenienti da questa società inglese.
Il ritorno della volatilità ha avvantaggiato il dollaro americano che lentamente si sta riavvicinando al nostro obiettivo di ingresso long. Abbiamo sempre indicato 1.19/1.20 come potenziale punto di rientro e lo confermiamo. Una selva di supporti si annida da queste parti, in primis i massimi estivi e la media mobile a 100 giorni. Gli oscillatori si stanno gradualmente resettando e questo crediamo rappresenti un ottimo punto di partenza in attesa di veder definitivamente sfumare quella stagionalità positiva che caratterizza il dollaro fino alla fine di febbraio.
A contribuire anche al rafforzamento del biglietto verde la debolezza dell’oro ritornato in quell’area 1800 che rappresenta un importante scoglio tecnico. Per EurUsd la nostra convinzione che il rialzo ancora non è terminato viene da un tasso di variazione annuo ROC che non ha ancora toccato quel 15% che in passato ha permesso al cambio di agguantare un massimo primario. Magari non arriveremo a quel 1.40 pronosticato di recente da Stephen Roach, ma un test di 1.25 lo crediamo assolutamente probabile.