Spot EurUsd: 1.1720
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1660, 1.1605, 1,1450) Resistenze (1.1900, 1.1975, 1.2130)
Strategia: Long a 1.1750
Stop loss: 1.1750
Take profit: 1.2200
Nel mondo le tensioni inflazionistiche permangono e le banche centrali potrebbero essere costrette a cambiare strategia in corsa. La tranquillità professata da FED e BCE deve fare i conti con tensioni notevoli sui prezzi dell’energia e dell’elettricità in particolare con impianti che cominciano a chiudere in Europa per effetto dell’antieconomicità di certi processi. Misure di contenimento negli aumenti delle bollette stanno per essere messi in campo dai vari governi europei, ma ormai è inevitabile preventivare una minor spesa per consumi nell’ultima parte dell’anno drenata dall’aumento nei costi energetici.
L’inflazione già morde in Gran Bretagna con il dato di agosto che ha fatto registrare un incremento del 3,2%.
Inflazione che rimarrà quindi più alta delle aspettative e inflazione core che in America è rimasta al 4% anche nel dato di agosto. Vero che siamo sotto il 4,2% atteso e il 4,3% di luglio, ma il dato generale è uscito ad un 5,3% che rende decisamente negativi i rendimenti reali offerti dal mercato obbligazionario. Si intravede qualche segnale di raffreddamento sui settori più tipicamente turistici come quello degli hotel, delle auto usate o delle tariffe aeree ma lo tsunami energetico è in corso e rallenterà il processo di rientro.
A suggerire un persistere della pressione sui prezzi anche l’elevato dato sui prezzi alla produzione. Il PPP è salito del 8,3% ad agosto, la versione core del 6,7%. E non dimentichiamo la Cina che ha visto un incremento a agosto dei prezzi alla produzione del 9,5% su base annua. Effetti che già si notano sulle vendite al dettaglio cresciute decisamente meno delle attese degli analisti ad agosto (2,5% vs 7%).
Si guarda perciò alla FED che il 22 settembre si pronuncerà sui tassi. Invariati sicuramente ma Powell sarà atteso da maggior dettagli sul tapering.
Non è escluso che proprio le tensioni sui prezzi non core dell’inflazione consiglino alla banca centrale un rinvio nel tapering per evitare di strozzare la crescita.
Gli effetti sul dollaro sono stati molto relativi post dato dell’inflazione americana. Il biglietto verde si mantiene nel rapporto con l’euro poco sopra quella zona tecnica di 1.17 che fa da spartiacque tra bull e bear market. Il tentativo di sfondare i supporti di qualche settimana fa si è rivelato una trappola per orsi e questo rappresenta in teoria un punto a favore di chi pronostica una ripresa dell’euro nelle prossime settimane.
Tecnicamente EurUsd può essere considerato in territorio ribassista fino a quando la media mobile a 200 giorni conterrà le spinte rialziste. E’ già successo a settembre e quindi solo un superamento di 1.189 aprirebbe le porte del rialzo per l’euro. Certamente non ignoriamo la struttura grafica che sta assumendo il cambio. Il testa e spalle rialzista di breve periodo sta prendendo forma e proprio il superamento della media mobile sopra citato formalizzerebbe la chiusura della figura di inversione. Il post FOMC chiarità meglio le idee.
La volatilità è molto contenuta e un indicatore che stiamo seguendo con grande attenzione è il Macd mensile. Qui il segnale bearish su EurUsd teoricamente c’è già stato con l’incrocio dal basso verso l’alto della linea del segnale a fine agosto. Manca però la conferma e anche in questo caso dopo il meeting della FED potremo avere le idee un po’ più chiare circa il valore segnaletico di questo indicatore. Ovviamente una chiusura di mese sotto 1.17 sarebbe bearish per EurUsd