Spot EurUsd: 1.2210
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1980 1,1800, 1.1605) Resistenze (1.2350, 1.2500, 1,2550)
Strategia: Long a 1.2000
Stop loss: 1.1900
Take profit: 1.2350
All’improvviso il mercato si risveglia da una specie di anestesia che aveva contraddistinto gli ultimi mesi prendendo atto che esistono dei rischi. Rischi di aver già visto la parte migliore di una ripresa impressionante dopo la brusca caduta del 2020. Rischi di essere andati in overshooting su tanti comparti produttivi. Dalle materie prime, alla liquidità passando dalla percezione del rischio. Un cocktail che solo timidamente qualche banca centrale (vedi BCE) ha cominciato a citare nei suoi statement mentre la FED continua a professare tranquillità. L’inflazione generata dal famoso collo di bottiglia domanda e offerta causata da chiusura di attività combinata a domanda boom desiderosa di ritornare alla normalità, ha fatto schizzare verso l’alto in tempi molto brevi materie prime fondamentali per le catene produttive di tutto il mondo come rame, petrolio, ferro, ecc…
Se il mercato prezza in America un’inflazione media per i prossimi 10 anni superiore al 2,5% i rendimenti reali delle obbligazioni espresse in dollari risultano ovviamente penalizzati e di scarso appeal se la FED non si muoverà fino al 2023 in termini di politica monetaria. Il rischio naturalmente è quello di una fuga in avanti di un mostro, l’inflazione, che ormai era dato per morto. Ma come si sa in finanza il principio della mean reversion è una regola d’oro e la lunga fase di tassi calanti cominciata negli anni ’80 potrebbe essere prossima al termine.
Quando gli equilibri vengono messi in discussione le reazioni sono scomposte soprattutto su quegli asset che hanno beneficiato in maniera forse eccessiva del fiume di liquidità che si è catapultato sui mercati negli ultimi anni. Bitcoin e le criptovalute sono un esempio di come un account che un giorno 100 poche ore dopo è capace di essere valorizzato a 50. E questa è la parte dell’iceberg meno rischiosa se pensiamo a quei token di ultima generazione che era saltati alla ribalta per tweet improvvisati di qualche celebre personaggio con forte spirito di esibizionismo.
L’euro mantiene comunque le posizioni contro dollaro ed un merito lo possono avere tassi di interesse in costante risalita nell’eurozona con Bund a 10 anni che sfiora lo zero percento e il BTP italiano che ritorna sopra quota 1%. Il fatto poi che alcuni paesi attorno all’eurozona si stiano preparando ad alzare i tassi di interesse a causa di un’inflazione salita troppo (Norvegia, Ungheria, Repubblica Ceca) o ridurre il piano di acquisto QE (Gran Bretagna) alimenta speculazioni anche sul fatto che la stessa BCE stia riflettendo per una exit strategy. Del resto un’inflazione al 3% in Germania spaventa coloro che ancora non hanno mai dimenticato la repubblica di Weimar.
Andando all’analisi tecnica non sembrano esserci grandi dubbi sul posizionamento assunto dal mercato nelle ultime settimane. Bene per il nostro trade long ma la sensazione è che un giro in area 1.25 non è improbabile prima dei mesi più caldi dell’estate. Curioso infatti notare che, anche in una giornata di forte volatilità come quella di mercoledì scorso sui mercati, EurUsd non ha perso un centimetro. La media mobile a 20 giorni continua a ben supportare il trade long. Per questo, fin tanto che si rimarrà sopra 1.21, non vale la pena ridurre l’esposizione lunga di euro.
Il Dollar Index esprime ancora meglio il concetto di quanto delicato sia lo strato di ghiaccio sul quale sta camminando il dollaro americano. I minimi di gennaio 2021 sono di nuovo vicini ed a poco più del 1% si trovano i minimi del 2018. Bucare questo supporto aprirebbe porte poco piacevoli per il biglietto verde visto che verrebbe formalizzato un doppio massimo con impatti di medio periodo ambiziosi.