Spot EurUsd: 1.1210
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0924, 1.0820, 1.0568) Resistenze (1.1250,1.1280, 1.1342)
Strategia: Short a 1.1250
Stop loss: 1.1350
Take profit: 1.0950
Naturalmente sono le banche centrali le grandi star dei prossimi giorni.
Il 12 settembre parte la BCE ed una settimana dopo, il 18, la Fed indirizzeranno con i loro statement le politiche monetarie di mezzo mondo. Per quello che riguarda la Banca Centrale Europea, il prossimo capo in rosa del board di Francoforte, Christine Lagarde, ha fatto capire che si proseguirà nel sentiero tracciato da Draghi. Misure espansive utili a riportare un po’ di inflazione, ma valutando attentamente il rapporto tra costi e benefici che una strategia di questo tipo può generare nel sistema finanziario dell’Eurozona, soprattutto quello bancario e in termini di aspettative di inflazione.
In America vedremo quanto Powell vorrà seguire i consigli di Trump. Il mercato appare aggressivo con quattro tagli attesi entro la fine del 2020. Quello che però si aspetta Trump è un taglio massiccio dei tassi fin da subito di 50 punti base nel prossimo meeting, una soluzione che appare al momento essere esclusa dagli analisti che si fermano ad un più conservativo cut di 25 punti base.
La decisione del governo di Hong Kong di abbandonare la linea dura sulla proposta di legge che voleva autorizzare anche l’estradizione verso la Cina dei cittadini di Hong Kong potrebbe essere un elemento chiave per l’ultima parte dell’anno. Vedremo se la calma tornerà a regnare nella ex colonia cinese, ma questo evento, abbinato alla possibilità concreta di un riavvicinamento nelle trattative tra Cina e Stati Uniti a partire da inizio ottobre, potrebbe essere una buona base in grado di garantire nuova serenità al settore azionario e ridimensionare i tanti eccessi che si sono venuti a verificare sul mercato dei bond. Questo sarebbe utile anche per assistere ad un ritracciamento dell’oro dopo un poderoso rally capace di spingerlo fino a 1550 $ l’oncia.
Sul fronte valutario una fase di minore pressione al ribasso sui tassi potrebbe favorire un po’ di debolezza su quelle valute finora apprezzate dal mercato come Yen e Franco svizzero. Anche lo stesso Dollaro americano potrebbe però scalare un po’ la marcia qualora la FED mostrasse effettivamente un atteggiamento decisamente più accomodante nel prossimo FOMC.
Dal punto di vista dell’analisi tecnica EurUsd, dopo il violento ribasso di oltre 10 figure della primavera 2018, ha avviato una fase di downtrend molto regolare e con bassa volatilità. Attorno ad una retta di regressione è possibile stimare tramite l’utilizzo delle deviazioni standard, i punti di resistenza e supporto.
E proprio la zona bassa di questo canale è stata testata la settimana scorsa con un minimo a 1.092 che ci ha permesso di prendere profitto dal nostro trade short.
Stimando un proseguimento della tendenza in questi termini di volatilità, possiamo individuare in 1.11 (retta di regressione) e 1.122 (e probabilmente la media mobile a 200 giorni di 1.127) i livelli di resistenza più significativi. Qui tenteremo eventualmente un nuovo ingresso short.
Un aspetto che comunque fa riflettere circa la fatica del Dollaro a trovare la benzina per allontanarsi con decisione da 1.10 è l’andamento dell’oscillatore RMI. Come si può ben vedere dal grafico da inizio 2019 siamo scesi su scala settimanale ad un livello che solitamente prelude alla formazione di un bottom primario. E’ stato così nel 2010, nel 2012, nel 2015 e nel 2017. Motivo in più per tenere d’occhio le resistenze segnalate sopra ed agire di conseguenza per aprire posizioni long EurUsd in caso di loro superamento.