La Federal Reserve, banca centrale degli USA, guidata da Jerome Powell, ieri (mercoledì) ha lasciato i tassi di interesse invariati, in linea con le previsioni. La Fed ha notato che l’economia ha continuato a rafforzarsi, nonostante le preoccupazioni per il Coronavirus. Il Open Market Commitee della Fed (FOMC) ha annunciato che i tassi di interesse negli Stati Uniti rimarranno allo 0% -0,25%, dove si trovano da marzo 2020.
Spot EurUsd: 1.1810
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1700, 1.1630, 1.1600) Resistenze (1.1975, 1.2025, 1.2220)
Strategia: Long a 1.1750
Stop loss: 1.1630
Take profit: 1.2200
La BCE non ha sorpreso i mercati con Lagarde che di fatto ha confermato le attese della vigilia. Quindi forward guidance modificata in stile FED con un obiettivo di inflazione al 2% che tollererà per un certo periodo di tempo anche un valore superiore. La politica monetaria rimarrà accomodante visto che le prospettive dei prezzi sono ancora ben al di sotto del livello “minimale” nonostante proprio le incerte prospettive di crescite legate alla variante Delta rendono opportuna una politica monetaria che continua a ritenere temporaneo il movimento verso l’alto dell’inflazione. Confermato altresì da Lagarde che gli acquisti procederanno al ritmo di 20 miliardi al mese e dureranno finché sarà necessario per rafforzare l’impatto espansivo della politica dei tassi bassi e finiranno poco prima che i tassi vengano rialzati.
Insomma nulla di nuovo sotto il cielo di Francoforte con EurUsd che continua a sonnecchiare poco sotto la media mobile a 200 giorni come a fine marzo ma, come allora, con oscillatori in aperta divergenza con i prezzi.
Negli Stati Uniti sembra essere ancora incerta la sorte del piano infrastrutturale voluto da Biden con repubblicani e democratici divisi al Congresso. La curva dei rendimenti si è appiattita nelle ultime settimane comunicando alla banca centrale che chiudere troppo in fretta la parentesi della politica monetaria ultra espansiva può essere pericoloso. Tutti aspettano Jackson Hole ma diverse dichiarazioni di esponenti FED hanno fatto trasparire divisioni all’interno del FOMC con qualcuno che comincia a temere che la spike di inflazione potrebbe non essere temporanea. Il rischio è quello di trovarsi stretti tra la necessità di mantenere tassi bassi per un prolungarsi della pandemia in inverno e una nuova fase di collo di bottiglia tra domanda e offerta soprattutto legata alla produzione in Asia dove la copertura vaccinale è rimasta decisamente più indietro.
Andiamo adesso come di consueto all’analisi tecnica. Come si vede dal grafico l’RSI è sceso in ipervenduto tentando una risalita. Il cambio spot invece è approdato in quella zona di supporto compresa tra 1.17 (minimi di marzo) e 1.175 (neckline di questo potenziale testa e spalla ribassista) che confermiamo essere livello cruciale per l’andamento di questi ultimi 5 mesi di 2021.
Ma è possibile nel breve periodo l’inversione di tendenza da parte di EurUsd? Probabilmente no se guardiamo al grafico giornaliero abbinato all’indicatore ADX. Quando questo supera quota 30 ed è in fase crescente come ben sappiamo ci dice che il trend sta ancora prendendo forza. A quel punto la media mobile a 20 giorni diventa l’argine di riferimento. Area 1.184 rappresenta quindi la resistenza da superare per vedere un primo segnale di inversione, un movimento tecnico che dovrà però essere affiancato anche da una caduta dell’ADX sotto quota 30.
Spot: 1,1760
Trasferimenti bancari (guida indicativa): 1,1348-1,1430
Tassi specialistici di trasferimento di denaro (indicativi): 1,1650-1,1678
Il tasso di cambio euro-dollaro è stato in costante calo negli ultimi mesi ed è rimasto al di sopra dei minimi annuali di 1,1704 venerdì.
lunedì 26 luglio 2021
Vendite di nuove case (giugno)
martedì 27 luglio 2021
Bilancia commerciale italiana non UE (giu)
Fiducia dei consumatori CB (luglio)
mercoledì 28 luglio 2021
Fiducia dei consumatori italiani (lug)
Decisione sui tassi di interesse della Fed
Spot EurUsd: 1.2140
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1980 1,1800, 1.1605) Resistenze (1.2240, 1.2350, 1.2500)
Strategia: Long a 1.2000
Stop loss: 1.1900
Take profit: 1.2350
L’intervento della signora Yellen, pur nella sua ovvietà, ha creato una scossa sui mercati. Il ministro del tesoro americano ha infatti dichiarato che la FED alzerà i tassi senza dubbi se l’economia raggiungerà livelli di surriscaldamento. La prima versione della dichiarazione sembrava più un ordine in stile trumpiano, poi una parziale rettifica ha alleggerito il clima a Wall Street. Probabilmente le autorità cominciano a saggiare la sensibilità del mercato ad un tema che appare inevitabile stando alle aspettative inflazionistiche in costante rialzo. I tassi di interesse, smaltita la sbornia post pandemia, torneranno a salire e quindi tanti asset comprati a debito potrebbero entrare in fibrillazione.
Il dollaro americano tutto sommato ha tratto vantaggio da questa dichiarazione ma nulla di clamoroso è successo e tra poco capiremo in quale condizione tecnica si trova il biglietto verde verso euro. Sono stati infatti i deludenti dati sulla disoccupazione americana (meno posti di lavoro creati e salito il tasso dei senza lavoro) a raffreddare i timori di chi si aspettava un cambio di politica monetaria da parte della FED prima del previsto.
Nonostante un indice ISM manifatturiero di aprile uscito al di sotto delle previsioni (60.7 vs 65 atteso) ed un sottoindice prezzi pagati che ancora punta verso l’alto (89.6 vs 86), le borse non hanno subito grandi scrolloni, anzi nuovi massimi storici sono arrivati proprio grazie all’allontanamento del rischio tapering. Gli analisti continuano ad attendersi una crescita vigorosa anche per il resto dell’anno. Il consenso espresso dagli analisti su Bloomberg vede in 8,1% la crescita attesa nel secondo trimestre seguita da un +7% nel terzo e +4,7% nel quarto.
Nonostante le smentite di Powell sull’imminenza di un tapering (ovvero riduzione del piano di acquisto titoli da parte della banca centrale), i mercati sono guardinghi e questo spiega del perché il dollaro non riesce ad affondare il colpo contro euro. Norvegia e Canada hanno già apertamente detto che il tapering può cominciare e (vedi Norvegia) un primo rialzo nel costo del denaro è previsto entro fine anno. Anche la Gran Bretagna è pronta a cominciare la sua exit strategy.
La BCE per il momento si mantiene cauta in attesa di capire gli effetti su crescita ed inflazione di un piano vaccinale partito in ritardo rispetto a US e UK. Nel meeting del 10 giugno è però prevedibile che possa esserci una manutenzione del piano e questo potrebbe non necessariamente essere un qualcosa che i mercati ignoreranno.
A livello tecnico il grafico di EurUsd ci fa capire come l’assalto alle resistenze è di nuovo attuale e questa volta l’euro potrebbe avere successo. Area 1.21 è depositaria di una resistenza di tutto rispetto legata alla downtrend line che unisce i massimi primari del 2021. Il break di venerdì scorso dopo la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione sembra aver sortito i suoi benefici effetti sulla moneta unica europea. Correzione finita?
Al momento rimaniamo bullish su EurUsd, ma sarebbe sbagliato ignorare le price action del mercato. Il grafico settimanale in questo momento è quello che forse preoccupa di più i rialzisti. La figura che si sta disegnando è naturalmente la più celebre tra quelle di inversione, ovvero il testa e spalla ribassista. Figura che viene formalizzata quando la neck line, ovvero la linea che unisce i due minimi intermedi, viene bucata verso il basso. Questa soglia tecnica attualmente passa da 1.18 e solo sotto questo livello il biglietto verde ricomincerà a correre con obiettivi che a quel punto saranno da spostare in area 1.10. Fino a quel momento la strategia long rimane vincente.
Spot EurUsd: 1.207
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.2050, 1,1900, 1.1605) Resistenze (1.2310, 1.2500, 1.2550)
Strategia: Long a 1.2000
Stop loss: 1.1850
Take profit: 1.2500
La Federal Reserve come da attese non ha mosso i tassi di interesse, ma i timori che la ripresa stia perdendo vigore si sono materializzati nelle parole di un Powell che ora si trova stretto tra due fuochi.
Nel primo meeting di politica monetaria del 2021 sotto la presidenza Biden con l’ex di lusso Janet Yellen Ministro del Tesoro, il comunicato della FED evidenzia come la pandemia continua a minare le aspettative di ripresa. La politica monetaria si manterrà quindi accomodante fino a quando non si ravviseranno sostanziali progressi sul fronte dell’occupazione e dell’inflazione. Ma è proprio il timore che si proceda verso uno scenario di stagflazione a preoccupare il mercato. Bassa crescita ed aspettative di inflazione sopra al 2% infatti sembrano rappresentare un quadro a tinte fosche che Powell non ha escluso.
La reazione di Wall Street è stata netta con la volatilità schizzata in alto ed un calo superiore al 3% sul Nasdaq nonostante gli ottimi risultati aziendali di Apple. A colpire in negativo il mercato quelle parole che indicano una via di uscita ancora lunga dalla crisi con l’economia più resiliente di quanto ci si aspettasse. Rimandando al Congresso la necessità di un piano di aiuti al mercato forse non è piaciuto quell’ignorare proprio il messaggio di aspettative di inflazione ben più alte di quella realmente certificata oggi dai dati.
Tra l’altro la stessa Casa Bianca è intervenuta sul “caso” Game Stop dopo lo scontro tra investitori retail ed hedge fund che ha incendiato il mercato con contorni anche abbastanza inquietanti proprio alla luce dell’abbondante liquidità presente oggi sul mercato e dispensata dalla FED.
Europa che da parte sua vive un momento di estrema difficoltà nel bel mezzo della seconda ondata pandemica. Alcuni paesi vivono un’incertezza politica piuttosto alta con i dimissionari governi italiano e olandese. Altri si avviano verso l’appuntamento elettorale (Germania). Poi c’è la questione vaccini con il Vecchio Continente ostaggio dei rallentamenti nelle consegne da parte di Pfizer ed ora anche Astra Zeneca. La società inglese infatti sembra aver attivato un piano di consegne non rispettoso dei contratti stipulati con Bruxelles la quale puntava forte su milioni di dosi provenienti da questa società inglese.
Il ritorno della volatilità ha avvantaggiato il dollaro americano che lentamente si sta riavvicinando al nostro obiettivo di ingresso long. Abbiamo sempre indicato 1.19/1.20 come potenziale punto di rientro e lo confermiamo. Una selva di supporti si annida da queste parti, in primis i massimi estivi e la media mobile a 100 giorni. Gli oscillatori si stanno gradualmente resettando e questo crediamo rappresenti un ottimo punto di partenza in attesa di veder definitivamente sfumare quella stagionalità positiva che caratterizza il dollaro fino alla fine di febbraio.
A contribuire anche al rafforzamento del biglietto verde la debolezza dell’oro ritornato in quell’area 1800 che rappresenta un importante scoglio tecnico. Per EurUsd la nostra convinzione che il rialzo ancora non è terminato viene da un tasso di variazione annuo ROC che non ha ancora toccato quel 15% che in passato ha permesso al cambio di agguantare un massimo primario. Magari non arriveremo a quel 1.40 pronosticato di recente da Stephen Roach, ma un test di 1.25 lo crediamo assolutamente probabile.
Spot EurUsd: 1.2080
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.2010, 1,1900, 1.1605) Resistenze (1.2310, 1.2500, 1.2550)
Strategia: Long a 1.2000
Stop loss: 1.1850
Take profit: 1.2500
EurUsd si muove, seppur lentamente, nella direzione auspicata ovvero quella di un moderato ribasso verso la zona di supporto compresa tra 1.19 e 1.20 che idealmente dovrebbe completare quel processo di pull back dopo la corposa salita dell’ultima parte del 2020.
Le condizioni affinché il percorso di rientro verso il basso di EurUsd si concretizzino ci sono. Il passaggio di consegne alla Casa Bianca offre ai mercati la possibilità di prendere fiato anche in attesa del FOMC in cui la banca centrale dovrà chiarire al mercato le sue intenzioni per la prima parte dell’anno. I dati sulle richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione hanno mostrato un preoccupante ed improvviso aumento, un sintomo di una pausa anche nel percorso di ripresa economica.
Il corposo rialzo nei rendimenti decennali delle ultime settimane ha favorito l’allargamento nominale del differenziale di tasso tra Treasury e Bund, un elemento questo che naturalmente ha favorito il dollaro. Il movimento sui tassi è stato però dettato dall’aumento nella componente di aspettative inflazionistiche e su questo la FED dovrà intervenire visto l’irripidimento della curva dei rendimenti. Tassi sostanzialmente a zero a breve ancora a lungo è ciò che si aspetta il mercato, ma non dovesse essere così vedremmo volatilità sulle borse e naturalmente forza di dollaro.
Sullo sfondo anche la situazione pandemica che continua a colpire duramente America ed Europa. Nel Vecchio Continente si aggiunge poi la crisi politica italiana che zavorra le valutazioni dell’euro. Nel momento in cui la pandemia entra in una nuova fase delicata ed in cui i progetti legati al Recovery Plan, una crisi politica in Italia non appare l’evento migliore. Fino a quando non verrà trovata una soluzione politica all’instabilità italiana l’euro potrebbe quindi subire un po’ di pressione. Eventi elettorali che caratterizzano diversi paesi europei quest’anno. La Germania, ma anche quell’Olanda dove il governo ha appena dato le dimissioni.
Dal punto di vista tecnico EurUsd dovrebbe placidamente convergere verso la parte bassa di 1.20 dove apriremo un nuovo trade long per altro già segnalato da settimane su questo rapporto. Da quelle parti troviamo infatti una convergenza di supporti molto interessante. I massimi estivi di EurUsd, la media mobile a 100 giorni e la up trend line che guida da maggio. Insomma quella è la zona di prezzo sulla quale un long è quasi un passaggio obbligato.
I livelli di supporto che aveva raggiunto il Dollar Index e che avevamo segnalato nell’articolo di due settimane fa, hanno sortito i loro effetti con precisione quasi chirurgica. L’eccesso di sentiment negativo nutrito dal mercato verso il dollaro e ben espresso dal posizionamento net long detenuto dai non commercials sul mercato dei futures, ha anch’esso fatto il suo lavoro favorendo un riallineamento. A confermare anche la bontà e l’importanza del supporto sopra citato sono le stesse bande di Bollinger. Su scala settimanale EurUsd sta infatti rientrando dall’arrampicata sulla banda superiore e prevedibilmente troverà nel valore centrale (per l’appunto in transito a 1.19) il supporto primario.
Data analisi: 26 Maggio 2020 spot EurUsd: 1.0890
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0725, 1.0630, 1.0590) Resistenze (1.1015,1.1140, 1.1240)
Strategia: Long a 1.0770
Stop loss: 1.0630
Take profit: 1.1000
Una nuova fiammata di EurUsd trova per l’ennesima volta l’opposizione delle ormai arcinote resistenze dinamiche dettate soprattutto dall’inclinazione progressivamente discendente della media mobile a 200 giorni. I motivi che hanno alimentato l’interesse per l’Euro (e il disinteresse per il Dollaro) sono diversi. L’accordo tra Francia e Germania per far partire il recovery fund all’interno della zona Euro appare come un successo nella strada che porta agli Eurobond. La soluzione non trova però l’unanimità di tutti i paesi membri con un gruppetto di paesi nordici capeggiati dall’Austria che si è già messo di traverso.
La sola idea che Merkel e Macron abbiano trovato un accordo sugli strumenti di aiuto ai paesi più fragili d’Europa è piaciuta ai mercati che hanno immediatamente acquistato debito periferico (tra cui quello italiano) abbassando i rendimenti obbligazionari.
Dalla sponda americana invece continuano ad arrivare pessime notizie sul fronte sanitario con Trump che scalpita per aprire il prima possibile a fronte però di una pandemia che continua a mietere contagi e vittime come in nessun altra parte del globo. Interessante notare come dopo gli USA chi segue sono tutti paesi che per bocca dei governanti si sono dichiarati nella fase iniziale negazionisti. Russia, Brasile e Gran Bretagna si facevano beffe dei lock down italiani ed il risultato è quello che vediamo sotto i nostri occhi e nei numeri. Tesi anche i rapporti politici con la Cina. Dopo le accuse di aver lasciato diffondere il virus, Trump accusa la Cina di nuovi dazi qualora la libertà di Hong Kong dovesse essere messa in discussione.
Ad indebolire il Dollaro la presa di posizione della FED. Prima Powell ha smentito l’idea di rendere negativi i tassi di interesse, poi però ha dichiarato che la FED ha numerose armi a propria disposizione per favorire l’accesso al credito e la liquidità dell’intero sistema finanziario americano. L’economia non pare sulla buona strada come ad esempio ha confermato l’indice anticipatore. In calo ad aprile del 4,4% dopo il pessimo -7,4% di marzo. La recessione non è finita e la disoccupazione aumenta.
Dal punto di vista tecnico ennesimo test di 1.10 da parte di EurUsd ed ennesima risposta dei ribassisti. Quello che si può certamente vedere di interessante è l’abbozzo di una figura di testa e spalla rialzista che, in caso di successo, aprirebbe le porte ad area 1.13/1.14. Figura comunque non certamente formalizzata con il netto ribasso di venerdì. Il nostro trade long non è scattato per pochi pips ed a questo punto posizioniamo la stessa operazione ma sui supporti. Attenzione anche all’ADX. L’indicatore di forza del trend è sceso a livelli molto bassi e storicamente questo prelude alla ripartenza della tendenza. In quale direzione lo capiremo sulla base di quali tra resistenze e supporti verranno violati.
Il Dollar Index conferma ciò che abbiamo detto per EurUsd. Il biglietto verde avvicina ma nemmeno tocca la media mobile a 12 mesi. Dopo la clamorosa trappola per orsi di febbraio siamo però convinti che questa volta un break sotto questo supporto dinamico sarebbe fatale per il Dollaro. Quindi attenzione a 98.50 sul Dollar Index. Anche qui è il mercato che dovrà confermare la volontà di invertire una tendenza sempre bullish per il biglietto verde.
Data analisi: 28 Aprile 2020 spot EurUsd: 1.0840
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0725, 1.0630, 1.0590) Resistenze (1.0990,1.1140, 1.1240)
Strategia: Long sopra 1.0990
Stop loss: 1.0725
Take profit: 1.1490
Nella settimana folle del prezzo del petrolio sceso addirittura sotto lo zero in coincidenza con la scadenza del contratto future di maggio, i mercati finanziari hanno tornato a toccare con mano un fenomeno che a marzo ha letteralmente dominato, la volatilità. Il Vix americano rimane sopra i 40 punti, un segnale di come gli investitori si aspettano ancora parecchio movimento nelle prossime settimane.
Torniamo al petrolio. Il lock down mondiale combinato ad un taglio della produzione da quasi 10 milioni di barile al giorno che ancora deve essere attuato, stanno creando un mix di eccesso di offerta e carenza di domanda micidiale. I produttori non sanno più dove stoccare il greggio e così gli affari d’oro per ora li stanno facendo i depositi o le stesse petroliere utilizzate come magazzini. Va peggio ai produttori che vedono sbriciolarsi le quotazioni giorno dopo giorno. Il super contango, ovvero la differenza di prezzo tra scadenze lontane e scadenze ravvicinate è a livelli record, e questo accentua ancora di più un fenomeno di speculazione spinta.
Gli effetti negativi del Covid 19 continuano ad impedire una visibilità accettabile sui mercati. In Europa il picco sembra essere alle spalle e si prepara la cosiddetta fase 2. Negli Stati Uniti invece la pandemia è ancora molto impattante con le divergenze tra Trump ed i Governatori che accrescono la tensione. Tornando all’Europa la ricerca di una quadra sugli aiuti comuni va avanti e forse porterà alla nascita di un Recovery Fund. I paesi del Nord Europa continuano a temporeggiare sulle pressioni di Italia, Francia e Spagna che vorrebbe invece cominciare ad emettere debito in comune.
Questo stato di ulteriore incertezza politica si incastra in un secondo trimestre dell’anno che vedrà un tasso di recessione in doppia cifra. L’aumento del debito dei paesi più fragili come l’Italia continua a spingere sugli spread tra la Germania ed i paesi periferici. Quanto meno non è arrivato il temuto taglio del rating sull’Italia che avrebbe portato il paese ad essere non investment grade.
Questa condizione di debolezza europea e di ricerca della sicurezza alimenta ancora l’interesse per il Dollaro americano che rimane a 1.08 contro Euro senza però sfondare. Il motivo è da ricercare nelle politiche monetarie e di bilancio degli Stati Uniti che stanno facendo decollare i bilanci di banca centrale e Stato federale. Ma è anche da ricercare nella debolezza estrema delle commodity.
Lato analisi tecnica non cambia granchè con il trading range che rimane dominante.
Lato analisi tecnica non cambia granchè con il trading range che rimane dominante. Pensare perciò ad un ritorno di EurUsd in area 1.105/1.11 non appare così impossibile ora che siamo di nuovo molto vicini alla parte bassa del canale ribassista di area 1.06. L’ideale ping pong tra supporti e resistenze potrebbe quindi continuare. Staremo a vedere cosa succede anche perché l’ADX è precipitato sotto 12 segnalando di nuovo la totale assenza di trend nel breve periodo
Si fatica in questo momento ad individuare un ideale punto di ingresso sia long che short. L’indicatore RSI rimane in posizione neutrale ed il supporto di 1.063 è lì a portata ma non ancora raggiunto. Difficile per ora assistere ad una ripartenza di slancio dell’Euro ma se così fosse possiamo individuare nella ripida trend line che guida il ribasso da marzo, ora sotto pressione, il punto di massima resistenza. Diciamo che sopra 1.0990 si potrebbe azzardare il long EurUsd.
Spot EurUsd: 1.1210
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1100, 1.1000, 1.0820) Resistenze (1.1280, 1.1345,1.1400)
Strategia: Short a 1.1210
Stop loss: 1.1345
Take profit: 1.1000
Ancora una volta Trump spariglia le carte riaccendendo le polveri della guerra commerciale tra Pechino e Washington. Stavolta però la Cina ha reagito svalutando massicciamente la propria moneta e portandola sopra la soglia critica di 7 contro Dollaro Usa. Ma Trump non si è fermato qui ed ha attaccato ancora la FED, troppo timida a suo modo di vedere nell’abbassare i tassi di interesse. Citando la risolutezza con cui altre banche centrali hanno agito, Trump ha rimesso pressione a Powell con il mercato che ha assecondato il Presidente. Sono troppo alti i tassi attuali ed un intervento della FED è atteso a settembre, ma sul mercato viene ventilata anche un ipotesi di taglio straordinario ad agosto Ovviamente le conseguenze su EurUsd sarebbero importanti.
Intanto in Europa la Germania sta rallentando molto più velocemente del previsto e questo elemento mette a sua volta pressione sulla BCE attesa a settembre a manovre di stimolo più incisive di quelle annunciate finora. Situazione incerta anche in Italia dove di fatto il Governo non esiste più e si prospettano elezioni anticipate in autunno, un periodo caldo anche considerando la scadenza della Brexit.
Lo spread tra Treasury e Bund intanto si è ristretto sensibilmente.
Dopo aver toccato i 350 punti base a novembre 2018, il differenziale di tasso tra Stati Uniti e Germania sulla scadenza 2 anni ha cominciato a restringersi fino ai 230 attuali. Un bel movimento dello spread di oltre il 30%, acquisito più per il crollo dei rendimenti americani che non per un rialzo di quelli tedeschi i quali hanno toccato piuttosto un nuovo record negativo.
E se nel momento di maggior ampiezza dello spread EurUsd si posizionava a 1.12, ad oggi siamo ancora sulle stesse posizioni nonostante una minor remunerazione relativa garantita dai titoli del Tesoro americano rispetto a quelli tedeschi. La sensazione è che solo la FED potrà sbloccare questa empasse.
Le considerazioni fatte sopra sul differenziale di tasso tra Stati Uniti e Germania sulle scadenze a 2 anni valgono anche per le scadenze 10 anni. Il primo grafico ci fa apprezzare come il ribasso dello spread è coinciso con il rialzo di EurUsd
Nel consueto appuntamento estivo di Jackson Hole previsto per il 23 agosto, Powell potrebbe fornire ai mercati un pretesto per muoversi sulle attese di una quasi scontata decisione di nuovo taglio del costo del denaro nel FOMC del 18 settembre.
La nostra idea rimane quella di un 2019 ancora pro Dollaro. Qualsiasi manovra di carry trade basata sul biglietto verde come valuta di finanziamento per acquistare asset obbligazionari high yield appare al momento improponibile vista la superiorità di tasso della moneta americana su tutto il resto del lotto del mondo sviluppato ma non solo.
Tecnicamente non c’è molto altro da dire. Solo una violazione della media mobile a 200 giorni di 1.132 dovrebbe far alzare la guardia dei possessori di Usd.
Spot EurUsd: 1.1230
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1108, 1.0908, 1.0800) Resistenze (1.1324, 1.1410, 1.1448)
Strategia: Long a 1.123
Stop loss: 1.1410
Take profit: 1.1110
Il solito Trump con un tweet turba l’armonia di mercati finanziari protagonisti fino a metà della settimana scorsa di un rally poderoso e storico. I nuovi massimi storici a Wall Street hanno fatto notizia qualche giorno prima di ripiegare colpiti dall’incertezza circa i negoziati tra Cina e Stati Uniti.
Tutti i fattori che avevano contribuito a rivitalizzare le borse nella prima parte dell’anno, hanno cominciato a vacillare. L’accordo Cina- Stati Uniti, ma anche l’incertezza politica legata alla Brexit e le nuove tensioni con l’Iran.
L’aspetto comunque singolare di questa fase di mercato è stata la continua compressione dei rendimenti obbligazionari su tutti i tratti di curva di rendimento a livello mondiale. Nella zona Euro il Bund decennale tedesco è nuovamente scivolato a rendimento negativo; i Treasury americani hanno continuato il processo di riduzione dei tassi soprattutto sulla parte più lunga della curva dei rendimenti con i tassi a 10 anni abbondantemente sotto il 2.5%.
Compressione dei tassi di interesse che rappresenta comunque un fenomeno globale probabilmente frutto di un rallentamento economico cinese che si sta propagando a livello mondiale e che potrebbe intensificarsi qualora gli accordi commerciali con l’America dovessero saltare o anche solo prolungarsi ulteriormente.
La Nuova Zelanda ha tagliato i tassi, l’Australia ha solo rinviato l’evento ma è chiaro che tutta l’area pacifica rischia di essere quella più interessata alla contestuale svalutazione della divisa cinese. In risposta ai dazi di Trump il Renmimbi è stato infatti colpito dal calo giornaliero più forte dall’estate 2016.
Tornando agli Stati Uniti, nonostante una sostanziale piena occupazione e le borse ai massimi storici, l’inflazione non sembra proprio avere intenzione di ripartire. Il dato di aprile è risultato infatti inferiore alle aspettative con un incremento annuo dei prezzi al consumo del 2%.
Il raffreddamento delle aspettative di inflazione in America è comunque evidente con le attese a 10 anni precipitate di ben 15 punti base dai livelli massimi di 1.98% di fine aprile. Un movimento importante che sta avendo dei riflessi su mercati emergenti e UsdJpy, due asset che tendono storicamente a muoversi in sintonia con le aspettative di inflazione americane.
In Europa intanto si avvicinano le elezioni europee. L’economia del Vecchio Continente sta trovando non poche difficoltà soprattutto in Germania ed in Italia, i due paesi più export oriented. L’Italia è poi sempre più a rischio di elezioni anticipate viste che le continue tensioni nella maggioranza politica di governo.
Il grande dubbio dei trader su EurUsd è legato alla mancanza di forza del biglietto verde nel momento in cui sarebbe servito il KO. Il fatto che EurUsd ha tentato a più riprese di forzare 1.12 senza successo pone non poche perplessità negli analisti. Questo 61.8% di ritracciamento del rialzo 1.03-1.25 sembra rappresentare uno scoglio per ora invalicabile sul quale avrebbe senso andare long con rigido stop loss sotto il minimo del 26 aprile di 1.111
Per avere una mappa operativa più funzionale abbiamo utilizzato lo stesso grafico con la media mobile a 200 giorni aggiungendo la media a 50 giorni.Il cosiddetto death cross si è realizzato esattamente un anno fa e da allora la media a 200 giorni ha rappresentato la diga per ogni escursione di EurUsd sopra la media a 50 giorni. Uno sfondamento verso l’alto della media a 50 giorni troverebbe ancora in 1.1410 un valico difficilmente superabile. L’inclinazione di entrambe le medie punta infatti ancora verso il basso.