Spot EurUsd: 1.1170
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1108, 1.0908, 1.0800) Resistenze (1.1324, 1.1430, 1.1450)
Strategia: Short a 1.1170
Stop loss: 1.1325
Take profit: 1.0800
L’aspetto singolare di tutto quello che sta accadendo al Dollaro è che più il mercato si orienta verso nuovi stimoli monetari nel corso del 2019 da parte della FED, più il biglietto verde attira flussi in ingresso.
Un aspetto che poteva sancire la fine del rally del biglietto verde non sembra minimamente scalfire il massiccio posizionamento long dei traders più speculativi che sfruttano al massimo l’operazione di carry trade, ovvero finanziarsi a tassi negativi in Euro per comprare un rendimento ampiamente positivo in Dollari. Evidentemente il mercato pensa più alla potenziale maggiore crescita economica americana rispetto alla minore remunerazione che saranno in grado di offrire le obbligazioni dello zio Sam.
Come dare torto al mercato dopo il dato molto positivo espresso dal Pil del primo trimestre 2019. Gli Stati Uniti sono cresciuti al ritmo del 3.2%, ben oltre le attese degli analisti. Per la composizione del dato (importanti sono risultati i contributi di scorte ed interscambi commerciali con l’estero) è probabile che questo si rifletterà in un dato più deludente nel secondo quarto dell’anno. Di certo Trump sta mantenendo le promesse elettorali con le borse tuttora ai massimi storici.
Il CME fornisce continuamente la stima del mercato circa le mosse di politica monetaria della FED. A partire dal mese di ottobre le probabilità di tassi fermi al 2.25%/2.50% si sono posizionate sotto al 50%, mentre nel meeting di dicembre le probabilità di un taglio del costo del denaro di 25 punti base sono più alte (41%) di quelle a tassi invariati (38%).
Con un deficit commerciale americano che sta andando nella direzione auspicata da Trump e sceso sotto i 50 miliardi di Dollari, un rafforzamento del Dollaro potrebbe essere la ciliegina della torta nella strategia del Presidente americano che a quel punto farebbe ancora più pressione sulla FED per allentare il costo del denaro.
In Europa l’incertezza rimane alta. Lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi è in allargamento a causa delle tensioni presenti all’interno del governo giallo verde. A questo si aggiungono anche le incertezze relative alle imminenti elezioni europee di fine maggio sulle quali pesa l’incognita dei populisti. L’economia ristagna e naturalmente questo non è il momento di inerzia migliore per i Governi in carica europei per andare al voto.
L’analisi tecnica sembra comunque fornire segnali chiari. Sia Dollar Index che EurUsd hanno violato il ritracciamento del 61.8% di Fibonacci che rappresentava rispettivamente la resistenza e il supporto che da mesi arginavano le velleità del biglietto verde.
Obiettivi che a questo punto diventano 100.5 per il Dollar Index e 1.08 per EurUsd senza apparenti grandi barriere di resistenza che possono essere in grado di arginare la forza del Dollaro. Naturalmente se quella di venerdì si rivelasse una trappola per tori bisognerà adottare le opportune contromisure andando long di EurUsd con una chiusura sopra 1.1325.
Il grafico di lungo periodo a candele mensili sembra a questo punto confermare il bear market per l’Euro. Il Macd è sceso sotto la linea dello zero e come si può vedere dai casi precedenti, seppur matura, la forza del Dollaro avrà ancora qualcosa da dire fino all’estate.
Spot EurUsd: 1.1310
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1213, 1.1170, 1.1117) Resistenze (1.1448, 1.1452, 1.1515)
Strategia: Long a 1.1310
Stop loss: 1.1170
Take profit: 1.1510
In uno dei momenti storici di più bassa volatilità della storia di EurUsd, nemmeno la BCE è riuscita a smuovere le acque. La volatilità implicita di EurUsd e UsdJpy è infatti ai minimi dal 2014 ed il terrore di essere colpiti da falsi segnali rende poco aggressivi i trader nella scelta di quale posizionamento prendere (long o short) facendo prevalere l’assoluta lateralità.
Mentre Trump rimanda ancora la chiusura degli accordi con la Cina, i verbali dell’ultimo meeting della FED hanno evidenziato il cambio di rotta di Powell e soci.
Secondo la Federal Reserve sulle prospettive economiche gravano molte incertezze e diversi componenti del board ritengono che le loro opinioni sull’appropriato livello dei tassi di interesse possa variare in futuro in tutte le direzioni, rialzo o ribasso che sia.
L’atteggiamento cauto della banca centrale è comunque stato apprezzato dall’amministrazione Trump la quale si è premurata per bocca del ministro del Tesoro Mnuchin di precisare che Powell non è la persona sbagliata per guidare la più importante istituzione monetaria del mondo. Atto di fiducia alquanto sospetto dopo che la politica monetaria di Powell è stata definita alla fine dell’anno scorso “crazy” dallo stesso Trump.
La cosa più preoccupante potrebbe essere quella di una nuova inversione di rotta qualora il prezzo del petrolio riportasse l’inflazione su livelli capaci di ridestare le pressioni salariali e di conseguenza l’intera struttura dei prezzi al consumo.
Quello potrebbe essere lo scenario peggiore con una FED che ha dichiarato apertamente che non alzerà i tassi nel 2019 e con il mercato che sconta un taglio nell’ultima parte dell’anno. A quel punto Powell non potrebbe permettersi di lasciar sfuggire l’inflazione con la FED che andrebbe ad agire al rialzo sui tassi proprio nell’anno presidenziale innescando uno scenario di confusione ed incertezza che incendierebbe il mercato.
Fronte Area Euro non cambiano granchè le cose dopo il meeting BCE. Draghi ha confermato il rallentamento economico, ma ha anche ribadito che esistono diversi strumenti di politica monetaria per tentare di riportate l’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Anche in questo caso il prezzo delle materie prime aiuterà a raggiungere il target, ma il fatto che nessun dettaglio è stato fornito circa la nuova asta TLTRO non ha fornito all’Euro l’alibi per salire in modo consistente.
Tecnicamente da settimane andiamo ribadendo gli stessi concetti. Parte inferiore 1.1180, parte superiore 1.145, questi sono i due estremi oltre i quali la bassissima volatilità che ingabbia il cambio si trasformerebbe in eccezionale volano per EurUsd. Fino a quando non si esce da questo equivoco ogni iniziativa appare incerta e prematura.
Riportiamo questa settimana un dato statistico interessante. Se osserviamo le barre trimestrali dalla nascita dell’Euro notiamo come a marzo si è completato il quarto trimestre consecutivo di calo per EurUsd.
Nel 2000, 2005 e 2015 questa sequenza negativa si chiuse (nel senso che non si andò oltre la quarta candela) ed in tutti e tre i casi il mercato siglò nel trimestre successivo un bottom primario. Sarebbe quindi molto sorprendente assistere ad una chiusura di trimestre a giugno in indebolimento per l’Euro (candela nera), ma se così fosse non dovremmo essere molto lontani da una fase quanto meno di rimbalzo favorevole alla moneta unica europea.
Spot EurUsd: 1.1450
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1286,1.1266,1.1214) Resistenze (1.1550, 1.1621,1.1815)
Strategia: Long a 1.1450
Stop loss: 1.1260
Take profit: 1.1815
La parola “crazy” fu usata da Trump qualche mese fa per definire la politica monetaria della FED in un contesto di mercato che richiedeva un sostegno da parte della banca centrale, non una stretta. Powell all’inizio aveva fatto il duro, ma poi già a dicembre si era mostrato più colomba sull’onda dei pesanti realizzi che arrivavano da Wall Strett. Il timore di un inasprimento del bear market ha fatto drizzare le antenne di Powell e soci.
Il FOMC della settimana scorsa ha sancito definitivamente un cambio di atteggiamento da parte della FED che muoverà i tassi di interesse in base alle indicazioni macroeconomiche che arriveranno nei prossimi mesi. Se l’economia (e le borse diciamo noi) mostrerà segni di debolezza i rialzi dei tassi previsti addirittura a tre alla fine dell’anno scorso non ci saranno. Non è stato escluso da Powell nemmeno un temporaneo aggiustamento del bilancio della FED in caso di necessità. Tradotto QE se servirà in futuro. Il mercato inizialmente ha reagito bene ma osservande l’inclinazione della curva dei rendimenti americani notiamo un messaggio inquietante. I tassi sui Treasury a 5 anni sono già inferiori ai Fed Funds. Se la Fed non farà scendere i tassi nei prossimi mesi le reazioni scomposte di fine 2018 potrebbero riaffacciarsi.
Naturalmente un contesto di questo tipo è favorevole ai bond e all’oro, mentre soffre il Dollaro.
Non che in Europa la situazione si prospetti migliore con l’entrata in recessione tecnica dell’Italia certificata a fine 2018. Anche la Germania è in difficoltà e la BCE non può che prendere atto di una situazione delicata lato economico e di inflazione che sta svanendo.
Proprio questo elemento sta contenendo le spinte verso l’alto di EurUsd, ma come vedremo tra poco non siamo molto lontani da un punto di svolta critico e che ci spinge a mantenere aperte le posizioni long aperte nelle scorse settimane.
Il grafico di EurUsd ci mostra chiaramente come la media mobile a 200 giorni rappresenta lo spartiacque decisivo per capire che direzione prenderà l’Euro in questa prima parte di 2019. Dopo una lunga fase di trading range è inevitabile che un asset finanziario quando va a violare dei livelli critici di resistenza vede esplodere la volatilità. Gli stop amplificano un movimento già rinforzato da nuovi trader che spingono il cambio nella nuova direzione. In questo caso se ci dovesse essere una svolta bullish sopra 1.155-1.16 crediamo che per EurUsd risulterebbe abbastanza agevole tornare in zona 1.20. Ma servono conferme di prezzo che ancora non ci sono.
Il grafico settimanale è ancora più illuminante circa quello che potrebbe succedere se certe resistenze venissero violate. Tra il 2017 e il 2018 il cambio ha sviluppato un movimento ascendente in 5 onde a cui ha fatto seguito l’attuale correzione.
Qualora le resistenze sopra citate dovessero essere abbattute un ritorno verso il top del 2018 potrebbe anche non essere così improbabile. Chi potrà darci un indizio anticipatore di questo? Probabilmente l’RSI che proprio questa settimana sta insidiando una importante resistenza.