EurUsd outlook settimanale del 13 Novembre 2023: Inizia la stagione negativa del dollaro

  • Settimana avara di dati ma ricca di parole con la FED che continua a essere vigile su inflazione e occupazione. A dichiarazioni hawkins si alternano gli strascichi di un dato dell’occupazione deludente.
  • Proseguono i dati negativi in arrivo dall’Eurozona, ma le aspettative di inflazione non sembrano scendere come da attese. Stand by probabile anche a dicembre sui tassi.
  • EurUsd rimbalza ma ferma la sua corsa a ridosso delle resistenze che contano. Area 1,07/1,08 rimane per il momento il limite da abbattere per vedere l’euro rilanciare la sua azione.

Banchieri centrali ancora prudenti

All’interno della FED cominciano ad affacciarsi di nuovo i falchi dopo che le colombe per qualche giorno hanno avuto vita facile soprattutto post data sulla disoccupazione, decisamente deludente. Powell media facendo intendere che è ancora prematuro parlare di taglio nel costo del denaro. In realtà i dati di crescita economica della FED di Atlanta continuano a indicare un robusto tasso di congiuntura superiore al 2% anche nel trimestre corrente, rimandando a data da destinarsi i futuri tagli nei tassi. Al momento il mercato non stima altri aumenti e il ribasso dei rendimenti decennali conferma anche un raffreddamento delle tensioni sull’inflazione.

La settimana non è stata foriera di dati interessanti e per questo il regime di attesa prevale. Saranno i prossimi dati di inflazione e occupazione a essere determinanti del disegnare le aspettative future sulla politica monetaria. Prevale l’incertezza anche in Europa dopo che le aspettative di inflazione sono salite al 4% a 1 anno e al 2,5% a 3 anni. La BCE non prenderà in mano la pratica taglio tassi fino a quando non ci saranno segnali confortanti sull’inflazione. Intanto la congiuntura continua a mostrare segni di cedimento con le vendite al dettaglio europee di settembre in contrazione dello 0,3%.

Non si spengono per il momento le tensioni geopolitiche con l’unico concreto effetto che paradossalmente è stato il contrario di quello che si attendevano i mercati. Petrolio in calo e dollaro che ha smesso di salire come l’oro e lo yen del resto.

EurUsd rimbalzo e stop

Il dollaro americano entra nel periodo stagionale più complicato dell’anno con una debolezza che storicamente si intensifica proprio tra novembre e dicembre. Negli ultimi 20 anni il bimestre novembre-dicembre compete per intensità al ribasso con altri mesi dell’anno come aprile e luglio, anch’essi storicamente negativi per il biglietto verde. Dicembre è il mese peggiore dell’anno sia come performance media (-0.8%) che come frequenza (70% dei casi). Il mese peggiore è stato il 2008 quando il dollaro cedette a dicembre il 6%, mentre novembre ha visto il suo mese peggiore proprio nel 2022 con un calo del 5%.

Tecnicamente il Dollar Index ha trovato nei massimi di giugno di 105 una prima stampella di supporto sulla quale reagire non lontana dal 38.2% di ritracciamento di tutto il poderoso rialzo precedente. Siamo ancora nell’alveo della correzione almeno per ora.

Dollar Index (grafico daily) – per il dollaro correzione in corso

EurUsd ha fatto esattamente quello che doveva risalendo fin sotto quella resistenza cruciale di area 1.075 che nei mesi scorsi aveva agito da supporto impeccabile. Se ancora una volta questa media mobile eserciterà i suoi influssi tecnici allora dovremmo aspettarci una nuova zampata di EurUsd almeno fino a quella zona di 1.04 dove si annida il 50% di ritracciamento di tutto il rialzo.Nel breve non ci attendiamo nessuna sortita sopra le resistenze. Saranno decisive le riunioni delle banche centrali di dicembre e il mercato entrerà in modalità attendista prima di prendere una direzione più precisa. Quindi hold sul biglietto verde fino almeno alla tenuta di 1.08. La stagionalità negativa allo stesso tempo frenerà ogni corposo tentativo di apprezzamento del biglietto verde.

EurUsd (grafico daily) – dopo il rimbalzo nuove opportunità tattiche short in vista?

EurUsd outlook settimanale del 6 Novembre 2023 – La FED è più morbida ma non troppo

  • La FED non muove i tassi ma riaccende le speranze di chi confida in una politica monetaria meno rigida. Saranno i futuri dati a decidere la direzione dei tassi, ma il FOMC di dicembre sarà decisivo in ottica 2024.
  • La Bce prende atto che l’inflazione sta rientrando più velocemente del previsto. Il dato di settembre ha confermato che il lavoro di aumento dei tassi è stato efficace e che presto potremmo entrare in una nuova fase.
  • EurUsd risale velocemente verso le resistenze dopo i deboli dati dell’occupazione americana. Dollaro atteso ad una reazione.

Fari puntati sul meeting FED di dicembre

La FED mette in archivio una riunione dalla quale i mercati non si attendevano molto. E così è stato anche se le parole di Powell hanno lasciato qualche speranza. Speranza per i bond che hanno vistosamente rimbalzato allontanandosi per ora dalla soglia del 5% sulle scadenze decennali. Speranza per l’azionario che guarda al tasso di sconto attuale come il picco massimo al quale attualizzare i futuri utili. Speranza per un dollaro più debole dopo che Powell ha indicato come “attento” il monitoraggio di diverse variabili finanziarie tra cui il cambio effettivo del biglietto verde.

Nessuna parola di neutralità è stata pronunciata e quindi la prognosi sui tassi non è ancora sciolta. Chiave la riunione di dicembre, ma la frase “occorre passare per una fase di crescita rallentata e di indebolimento del mercato del lavoro” mette abbastanza in chiaro quando il costo del denaro potrà verosimilmente cominciare a ridurre il suo fardello nelle tasche di cittadini e Stato.

I prossimi dati saranno quindi da seguire con estrema attenzione anche per comprendere se il dollaro potrà trovare la forza di puntare diretto verso la parità con l’euro. I dati sul mercato del lavoro di ottobre hanno però mostrato un raffreddamento importante che sembra andare nella direzione opposta. Il vigoroso rimbalzo di EurUsd lo testimonia.

Il cambio effettivo del dollaro americano ha toccato recentemente le due deviazioni standard positive di scostamento rispetto alla media storica degli ultimi 20 anni. Un eccesso che potrebbe essere fonte di corposi realizzi quando i dati macro americani indicheranno alla FED la via per una politica monetaria meno aggressiva.

In Europa intanto l’inflazione scivola sotto al 3%, il punto più basso da luglio 2021 con il dato di 2,9% che si contrappone al 4,3% di settembre. Rimane però ancora stabilmente sopra al 4% il dato core. Effetto statistico di un ridimensionamento che dovrebbe rientrare nei prossimi dati dove torneremo ad assistere ad un moderato rialzo. Certamente la BCE nel meeting del 14 dicembre potrà prendere atto che per il momento l’inflazione sta seguendo la parabola prevista di rientro e considerare misure più espansive nel corso del 2024. Per l’euro la partità si giocherà su quanto questa decisione sarà sincrona con quella della FED.

EurUsd, pericolo ancora scampato

Il taglio della media mobile a 100 giorni dall’alto verso il basso della media mobile a 200 giorni da parte di EurUsd è un qualcosa che segnala come un esaurimento della tendenza difficilmente si verificherà a breve. Il rimbalzo di venerdì scorso ha però rimescolato le carte.

Nel 2021 questo segnale inaugurò un pesante sell off sull’euro, ad inizio 2023 il taglio verso l’alto confermò il bull market della moneta unica, oggi sembra di nuovo l’orso colui che ha preso in mano le operazioni. Ma potrebbe essere una trappola per orsi.

Il pullback del cambio nella zona di 1.07/1.08 è stato tanto rapido quanto prevedibile. Adesso però per l’euro comincia il difficile. C’è da superare una serie di resistenze oltre le quali cambierebbe nuovamente lo scenario. Troverà la forza di fare questo passo la moneta europea?

EurUsd (grafico daily) – segnale bearish ma subito in discussione

Gli analisti tecnici confidano su un doppio massimo con doppio minimo interno per il Dollar Index. Sarà così? I due minimi di ottobre sono stati violati in chiusura di settimana. Cruciali le prossime sedute, ma in caso di sfondamento definitivo verso il basso potremmo assistere ad una debolezza del biglietto verde fino a dicembre.

Dollar Index (grafico daily) – massimo temporaneo in vista per il dollaro?

EurUsd outlook settimanale del 30 Ottobre 2023 – La geopolitica domina la scena

  • L’economia americana continua a marciare con una crescita del 5% nonostante tassi di interesse ai massimi da inizio secolo. Il dollaro e l’oro hanno tratto beneficio anche dallo stato di tensione geopolitica che permane in Medio Oriente e sul fronte ucraino.
  • La Bce mantiene invariati i tassi di interesse in un contesto di generale rallentamento economico che sta coinvolgendo Eurolandia e soprattutto la Germania. I dati di Pmi confermano che una recessione non è esclusa nell’ultima parte del 2023.
  • EurUsd che dopo un effimero rimbalzo torna a premere sui supporti chiave di area 1,04 al di sotto del quale si aprirebbero le porte della parità.

L’Europa rallenta vistosamente, la Bce non si muove

I mercati chiudono il mese di ottobre in tensione con una serie di elementi che stanno provocando incertezza.

Gli eventi geopolitici in primis con il conflitto tra Israele e Palestina che rischia di incendiare il Medio Oriente. Ma anche le divisioni tra vari blocchi politico – economici alimenta tensioni deplomatiche. L’oro vola vicino ai 2 mila dollari l’oncia spiegando molto bene i timori che stanno esprimendo i mercati. Anche di recessione economica a questo punto, seppur non interessando direttamente l’America.

La curva dei rendimenti USA sta continuando il suo appiattimento ed un ritorno a rendimenti su scadenze lunghge più alto rispetto alle scadenze brevi in passato ha sempre anticipato una recessione economica.
Economia che ancora non sembra in procinto di svoltare verso il segno negativo in America come detto, almeno a giudicare dai dati di Pil e Pmi ancora superiori ai 50 punti base.

Il Pil preliminare del terzo trimestre ha fatto segnare un eccellente +5%, trascinato da consumi, ma anche dall’immobiliare e dalla spesa pubblica. Da capire se questa fiammata sarà sostenibile anche nel prossimo trimestre.

Favorito per un differenziale di crescita che appare ancora favorevole alla sponda americana, il dollaro preme sui massimi del 2023 sia contro euro che contro yen giapponese.

Diversa la condizione in Europa dove gli indicatori Pmi sono scivolati sotto i 50 punti sia nella versione manifattura che servizi con la Germania che secondo la Bundesbank sarà in recessione anche nel terzo trimestre. Peggiora la fiducia dei consumatori tedesca, si stabilizza invece l’indice IFO.

La massa monetaria M3 continua a contrarsi in Eurolandia per effetto delle politiche monetarie restrittive con il -1.2% di settembre che segue il -1.3% di agosto.

La BCE ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse con Lagarde che ha chiarito come da una parte la battaglia contro l’inflazione non è ancora vinta e durerà a lungo, ma dall’altro che la concessione di prestiti sta subendo un forte rallentamento zavorrando la ripresa economica.

Dopo dieci rialzi consecutivi forse abbiamo raggiunto la fine della politica monetaria restrittiva della BCE, anche se questo rischia di essere un problema per l’euro.

EurUsd, una pressione continua

Avavamo individuato nella media mobile a 200 giorni il punto massimo di rimbalzo per EurUsd durante quella fase di pullback che ha preso effettivamente corpo ma che si è spenta molto in fretta e senza andare a testare la resistenza dinamica posizionata in area 1,075/1,08.

Obiettivo che rimane ancora aperto qualora la correzione dovesse riprendere vigiore nelle prossime settimane, ma che al tempo stesso difficilmente verrebbe superata da un dollaro che in questo momento sta avvantaggiandosi di sponda da una serie di fattori come la fuga dal rischio, le tensioni geopolitiche e il differenziale tassi favorevole.

EurUsd (grafico daily) – pull back completato, si torna a scendere

La divergenza tra EurUsd (su scala invertita nella figura che segue) e spread Treasury-Bund a 10 anni non confermava nella sua espressione di differenziale tassi, l’idea espressa dal mercato valutario secondo cui l’euro si apprezzava inspiegabilmente a fronte di una differenza di rendimento in allargamento a favore dei titoli di stato USA. Puntualmente il cambio (qui riportato su scala inversa) si è riallineato a quello che per ora rimane un fattore chiave per l’interruzione della forza del dollaro.

EurUsd (grafico daily) – il differenziale tassi non giustificava la forza dell’euro

EurUsd outlook settimanale del 23 Ottobre 2023 – Fuga dal rischio

  • L’economia americana continua a marciare anche se si guarda con preoccupazione alle tensioni in Medio Oriente. Come ha confermato Powell la FED con questa economia non si muoverà sui tassi al rialzo, ma nemmeno al ribasso. E questo agevola il dollaro.
  • L’Europa si ritrova con due guerre ai confini e nuove tensioni sui prezzi dell’energia che rischiano di vanificare il lavoro della BCE sull’inflazione. Sarà nulla di fatto nel prossimo meeting ma l’euro è sempre debole.
  • EurUsd che riesce per ora a reggere l’urto dei venditori mantenendo i supporti di area 1,04. L’equilibrio appare però sempre più fragile.

Nuova incertezza che non fa bene al mercato

Le tensioni geopolitiche rubano la scena ai dati macroeconomici e alle dichiarazioni dei banchieri centrali.
Il timore è che lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas si propaghi ad altre zone del Medio Oriente è concreto e per questo i mercati rimangono guardinghi temendo un rallentamento economico ma soprattutto l’acuirsi di nuove tensioni con Russia e soprattutto Cina.

Ovviamente rimane alto il prezzo del petrolio e del gas, mentre marcia spedito verso i 2 mila dollari l’oncia l’oro.

Il Dollaro americano rimane ben comprato ma non sfonda contro le principali divise; i titoli di Stato proseguono nella loro marcia ribassista con rendimenti decennali arrivati al 5% anche nei segmenti di curva dei rendimenti più lunghi americani.

L’economia americana mostra comunque una eccezionale resilienza ai tassi di interesse e al contesto geopolitico. Il Pil previsto dalla Fed di Atlanta per il terzo trimestre sale al 5.4%, ma bene sono andate anche le vendite al dettaglio di settembre uscite a +0.7%.

Aria diversa quella che si respira sul mercato immobiliare con i cantieri edilizi in calo del 7% su base annua.

La FED rimarrà guardinga e i rischi geopolitici premiano il dollaro, ma quanto tempo ancora durerà la forza del biglietto verde, questo è quello che si chiede il mercato.

Powell ha confermato che l’inflazione è ancora troppo alta e che nuovi rialzi nel costo del denaro potrebbbero essere necessari. Le borse non hanno accolto bene la notizia.

L’euro è in difficoltà soprattutto adesso che nuovi fenomeni di terrorismo stanno minando la fiducia di consumatori e imprese già colpite duramente da tassi di interesse elevati.

La BCE difficilmente alzerà ancora i tassi, ma l’inflazione faticherà a rientrare a breve confermando la necessità di una politica monetaria restrittiva per lungo tempo ancora.

EurUsd, quanto reggerà il supporto?

Rimane difficile il contesto tecnico per l’euro. La media mobile a 20 giorni sembra contenere i tentativi di rimbalzo, mentre il death cross assume sempre più consistenza confermando non solo il segnale bearish, ma anche una media mobile a 200 giorni che ha adesso assunto una inclinazione ribassista e che farà inevitabilmente da tappo ad ogni volontà dell’euro di invertire la tendenza. Area 1,07/1,0750 rappresenta quindi la soglia di prezzo sulla quale i trader dovranno intervenire aumentando le posizioni short. Stop loss sopra 1,08.

EurUsd (grafico daily) – la media mobile a 200 giorni si inclina verso il basso

Il secondo grafico allarga l’orizzonte e chiarische come l’attuale tendenza bearish di EurUsd potrebbe essere destinata a durare. Il segnale del Macd trimestrale arrivato nel corso del 2022 ha perfettamente assecondato quello che l’analisi tecnica suggeriva nel momento in cui il cambio andava a colpire la down trend line ribassista di lungo termine.

Un bearish engulfing pattern su scala trimestrale in area 1,13 ha favorito un rientro che ha saputo perforare senza grandi opposizione lo scoglio di 1,08.

Un testa e spalla ribassista di lungo periodo che potrebbe perciò aver trovato la sua formalizzazione aprendo così le porte della parità o forse anche qualcosa di peggio per EurUsd.

EurUsd (grafico quarterly) – segnale bearish di lungo termine

EurUsd outlook settimanale del 16 Ottobre 2023 – I venti di guerra fermeranno la FED?

  • Negli Stati Uniti i verbali dell’ultimo meeting FED lasciano intendere un atteggiamento ancora hawkins da parte di Powell e comunque un approccio al taglio nei tassi nel 2024 molto lento e dipendente dai dati. La guerra in Israele rallenterà la FED?
  • L’Europa guarda con preoccupazione allo scoppio di una nuova guerra ai suoi confini. Il mercato è convinto che la BCE non alzerà i tassi di interesse almeno fino alla fine del 2023.
  • EurUsd rimbalza dai minimi ma incontra le prime resistenze e viene ributtato indietro fino a 1,05. Scenario correttivo ancora dominante.

I motivi per fermare il rialzo dei tassi

Le tensioni in Medio Oriente colpiscono il mondo in una fase in cui la politica monetaria è particolarmente restrittiva a causa di un’inflazione che piega lentamente la sua testa.

La pubblicazione dei verbali da parte della FED ha confermato l’orientamento dei banchieri centrali americani a ritoccare all’insù il costo del denaro di altri 25 punti base, pur in un contesto economico molto incerto, ora aggravato dalla guerra in Israele.

I dot plots hanno altresì confermato che se tagli ci saranno nel 2024 saranno di entità contenuta (50 punti base), la metà rispetto a quello che era emerso tre mesi prima.

Se la politica monetaria rimarrà guardinga, ma forse ferma alla luce dei recenti avvenimenti bellici, il rischio di un’allargamento del conflitto in Medio Oriente ha riportato interesse sull’oro, ma anche sul dollaro che ha mantenuto le posizioni. Il mercato spera appunto in un atteggiamento benevole da parte della FED nel prossimo meeting, ma l’inflazione non aiuta.

L’inflazione USA è infatti salita del 3.7% ad agosto e del 4.1% nella versione core, confermando che la decelerazione dei prezzi al consumo per ora si è arrestata. E che il lavoro della FED non è terminato.
I prezzi alla produzione intanto ricominciano anch’essi a salire con un +2.2% annuo sul dato generale e + 2.8% su quello core.

Anche l’Europa sembra ormai essere entrata nella fase terminale del rialzo dei tassi salvo improvvise riaccelerazioni nel dato core dell’inflazione. La funzione WIRP di Bloomberg che stima le probabilità di rialzo dei tassi in Eurolandia non scommette su una stretta a dicembre da parte della BCE.

Ma intanto questo nuovo focolaio di crisi in Israele rischia di rendere ancora più incerto il cammino verso la ripresa economica.

Analisi tecnica EurUsd – il rimbalzo si è spento subito

Lo scoppio delle tensioni in Medio Oriente ha permesso all’euro di rifiatare temporaneamente con un rimbalzo interessante che è andato a insidiare le prime resistenze, ma nulla più.

Anche in caso di successo nel tentativo di valicare la down trend line, per EurUsd il grande scoglio si profilerebbe comunque in zona 1,075 dove passa la media mobile che finora ha svolto un eccellente lavoro di supporto durante il bull market dell’euro. Supporto che ora dovrebbe trasformarsi in altrettanto abile resistenza. Quello che adesso va tenuto d’occhio è invece il supporto di 1,04.

EurUsd (grafico daily) – un rimbalzo che si spegne sulle prime resistenze

Il grafico del Dollar Index, indice che misura la forza del biglietto verde contro un paniere diversificato di divise estere ha ripiegato dopo una salita praticamente senza sosta da luglio in avanti. Normali prese di beneficio che hanno trovato immediatamente compratori pronti ad entrare complice le tensioni mediorientali che hanno favorito il flight to quality.

Il Dollar Index è entrato così nell’orbita del primo supporto di marzo 2023 e media mobile a 20 giorni, ma senza successo. Solo uno sfondamento verso il basso aprirebbe le porte ad una discesa del biglietto verde più consistente verso i massimi di maggio a 104.7.

Dollar Index (grafico daily) – il dollaro riprende fiato e riparte

EurUsd outlook settimanale del 9 Ottobre 2023 – Le tossine del dollaro forte

  • Negli Stati Uniti l’economia continua ad essere pimpante con uno state dell’occupazione forte; questo mette la FED nelle condizioni di mantenere una politica monetaria aggressiva senza prospettare tagli per i prossimi mesi. Il dollaro ringrazia, ma l’incognita tetto del debito non è sciolta. Intanto sale la tensione dopo gli attacchi palestinesi a Israele.
  • L’Europa continua ad assistere a un rallentamento economico piuttosto evidente che dovrebbe portare la BCE su un sentiero meno restrittivo. La riunione di fine mese della banca centrale sarà utile per capire gli indirizzi futuri.
  • EurUsd che si muove a ridosso di una fascia di supporto importante ma che formalizza un death cross, segnale tecnico che dovrebbe anticipare nuovi cali. Possibilità di trade short sul rimbalzo.

Nuovo fronte bellico in Israele

L’insofferenza per il dollaro forte comincia a trasparire su alcune valute emergenti beneficiarie finora di grandi flussi in ingresso (ad esempio le valute sudamericane), ma anche su valute appartenenti al mondo sviluppato come lo yen dove il braccio di ferro tra mercato (che spinge sulla resistenza di UsdJpy a 150) e Bank of Japan (che interviene su questo livello vendendo yen) è cominciato e promette di accompagnarci per tutto l’autunno.

Le tensioni si stanno vedendo anche all’interno dell’Europa dove lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi ha toccato i 200 punti base. L’andamento dei titoli periferici è un barometro importante dello stress sull’euro che si è di nuovo fatto acuto.

L’Eurozona è evidentemente alle prese con un rallentamento economico che sta sfociando in recessione (i Pmi regionali sotto i 50 punti e le vendite al dettaglio dell’Eurozona ancora a crescita negativa lo dimostrano), ma la banca centrale ha ribadito per bocca di Lagarde che i tassi rimarranno elevati fin quando sarò necessario.

Il 26 ottobre non ci saranno manovre, ma il mercato si aspetta qualche notizia sulla strategia 2024.
Intanto in America il calcio in avanti al barattolo “shut down” è stato dato, con un rinvio a novembre che non risolve un problema che ogni volta mette in discussioni gli equilibri politici ed economici del paese.
Biden rischia di uscire indebolito da questa fase instabile con la guerra in Ucraina sempre sullo sfondo e un nuovo scenario bellico in Israele dopo gli attacchi terroristici da parte dei palestinesi, che impegna imponenti risorse economiche americane e la FED che non si muove di un centimetro sulla politica monetaria, decisa a sconfiggere l’inflazione. Intanto l’occupazione fa boom con le nuove buste paga emesse a settembre che hanno doppiato le aspettative. Altra benzina sull’inflazione.

L’economia del resto non cede e i segnali sono evidenti. L’ISM manifatturiero americano ha fatto registrare un dato positivo e sopra i 53 punti e l’ISM servizi è salito per il terzo mese consecutivo.
La politica monetaria non sembra per il momento essere riuscita a scalfire in modo incisivo l’economia e quindi l’inflazione.

EurUsd, l’incrocio della morte è cosa fatta

EurUsd ha subito una netta e limpida rottura ribassista con tanto di death cross, ovvero con la media mobile a 20 giorni scesa sotto la media mobile a 200 giorni.

Un segnale che negli ultimi 10 anni ha vissuto solo una falsa partenza nel 2016, mentre in tutti gli altri casi, bullish o bearish, ha sempre favorito un proseguimento del trend dominante per diverse settimane ancora.

Il 50% di ritracciamento del bull market dell’euro partito nel 2022 non è lontano (1.041), ma un passaggio fino al 61.8% di 1.022 non ci sentiamo di escluderlo alla luce di un sentiment ancora non così smaccatamente negativo sulla moneta unica europea dove i non commercials continuano a rimanere net long.

EurUsd (grafico daily) – death cross che segnala nuovi rischi al ribasso per l’euro

L’ADX sopra quota 30 segnala forza nel trend bearish di EurUsd che sul finire di settimana si concede una pausa. Con tre sedute rialziste l’euro torna a testare la media mobile a 20 giorni che secondo la teoria del trading dovrebbe essere l’ideale punto per andare short e sfruttare il trend negativo di breve periodo. Un superamento di 1.06 ci riporterebbe a 1.076 dove si trova la critica media mobile a 200 giorni. Fino ad allora, short EurUsd da preferire.

EurUsd (grafico daily) – il trend ribassista prende forza e trova le prime resistenze

EurUsd outlook settimanale del 2 Ottobre 2023 – Tra banche centrali e shutdown

  • La scorsa settimana ha dominato il tema shutdown negli Stati Uniti con un rischio di blocco degli uffici federali e downgrade sul rating che ha affossato i titoli del reddito fisso. Vola il dollaro.
  • L’inflazione importata a causa di euro debole e petrolio in crescita rischia di essere un grosso problema per la BCE che potrebbe essere costretta a rivedere i suoi piani dovish per difendere un euro colpito anche dalla tensione sugli spread dei paesi periferici.
  • EurUsd che piega definitivamente i supporti e si avvia verso quella zona di 1.04 dove una reazione sarà doverosa.

Corsa alla sicurezza

I mercati si concentrano sulla possibilità che la FED alzerà ancora i tassi fino a quando l’economia non entrerà in una fase pre recessione. Con il rischio che l’inflazione torni a prendere direzioni non auspicabili con un prezzo del petrolio salito sopra i 90 dollari al barile e un gas europeo che mostra qualche tendenza alla risalita.

In America i timori di un nuovo shutdown con conseguente blocco dell’operatività degli uffici pubblici e rischi sul merito di credito del debito USA, hanno fatto impennare i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni con i trentennali in zona 5%. Il rischio di recessione in caso di durata prolungata (l’ultimo nel 2018 durò oltre un mese) diventa sempre più attuale.

La FED per il momento si mantiene cauta e ancora non ha cominciato a produrre interventi verbali volti a dare conforto anche un mercato azionario che dopo lil FOMC di settembre è solo sceso.

In Europa intanto la BCE mostra segnali di stallo sul fronte della politica monetaria futura (a differenza della FED) con il mercato che prende atto che la convenienza relativa a detenere euro, anche in vista di un differenziale di crescita meno favorevole a Eurolandia, è decisamente inferiore rispetto a qualche settimana fa. Si riaccendono intanto le tensione sugli spread tra titoli periferici e core. Il differenziale di tasso decennale tra Italia e Germania ha toccato i 200 punti base.

I tassi reali americani hanno sfiorato intanto il 2,25% a 10 anni, il massimo dal 2008. I tassi reali tedeschi e inglese sono saliti ma decisamente meno, quelli giapponesi sono flat.

La debolezza della moneta unica europea produce però un effetto collaterale di non poco conto. Inflazione importata che si va a sommare al contestuale apprezzamento di materie prime come appunto quel petrolio che rischia di far ripartire in tutta Eurolandia i prezzi al consumo in vista della fine del 2023.

EurUsd, a 1.04 la partita si fa dura

Il price oscillator su scala settimanale era stato piuttosto abile nel prevedere la formazione di un top primario, poi sfociato in correzione, su EurUsd.

Più difficile a questo punto andare a comprendere il momento migliore per abbandonare il dollaro.
Quando EurUsd si distanzia dalla media mobile a 200 settimane per una percentuale sul prezzo spot di circa -4%/-5% scatta un alert, ma non una certezza come accaduto in occasione dei massimi degli ultimi 10 anni.

In due casi infatti, 2015 e 2018 l’euro continuò a scendere, massicciamente nel primo caso, stancamente nel secondo.

Quello di cui siamo però certi è che sembra mancare ancora qualcosa prima di entrare in “ipervenduto” da eccesso. Quindi per EurUsd la discesa potrebbe non essere finita qui.

EurUsd (grafico daily) – Il price oscillator dice che il minimo non è ancora in vista

Intanto EurUsd sta andando a realizzare in modo esemplare gli obiettivi previsti dalle onde di Wolfe commentate la scorsa settimana proprio all’interno di questo rapporto.
Obiettivo 1.041 quasi raggiunto (tra l’altro anche 50% di ritracciamento del rialzo cominciato un anno fa dall’euro) in vista.
Reazione doverosa e attesa quella dell’euro, altrimenti si punterebbe l’ultimo baluardo di 1.02 prima di un affondo a quel punto inevitabile sotto la parità che metterebbe in cantiere il bull market degli ultimi 12 mesi dell’euro.

EurUsd (grafico daily) – A 1.04 supporti decisivi per l’euro

EurUsd outlook settimanale del 26 Settembre 2023 – Per un taglio nei tassi ripassare nel 2024

  • La FED decide di mantenere fermi i tassi promettendo nuovi aumenti nel tentativo di rallentare l’economia senza entrare in recessione. Previsto un nuovo rialzo del costo del denaro entro fine anno
  • Dopo il rialzo della scorsa settimana e la decisione della FED, Lagarde non potrà che mantenere un atteggiamento neutrale sulla politica monetaria nonostante l’economia europea mostri segnali evidenti di rallentamento.
  • EurUsd continua a picchiare sui supporti di area 1.065, ma la sensazione è che nuovi minimi potrebbero essere in vista.

Alla FED piace il tasso alto

La FED non molla la presa sui tassi di interesse e invece rilancia. La banca centrale nell’ultimo meeting di politica monetaria non ha modificato i tassi, ma si è mostrata più hawkins del previsto mantenendo un atteggiamento vigile alla luce dei recenti incrementi del prezzo del petrolio e del rischio di impennate salariali soprattutto nel settore automobilistico, dove diversi scioperi stanno mettendo in luce le tensioni tra sindacati e imprese sulla tenuta del potere d’acquisto delle buste paga dei lavoratori.

Powell ha lasciato intendere che dalle parti di Washington si è propensi a ritoccare ancora un pò verso l’alto il costo del denaro arrivando, almeno nelle previsioni di banchieri centrali, anche al 5.75% prima di uno stop più duraturo.

La pausa di settembre è solo una tappa intermedia verso un percorso che ha già portato i tassi ai livelli più alti dal 2001.

Saranno ovviamente i dati a definire il percorso e questo significa volatilità maggiore su tutti i mercati finanziari che continueranno a pendere dalle labbra di Powell scommettendo dopo ogni dato sulla prossima direzione della politica monetaria.

I dot plots, ovvero le stime dei componenti del FOMC, puntano a tassi sopra al 5% per fine 2024. Ci sarà tempo per parlare di tagli ma certamente questa prospettiva ha fatto bene ad un dollaro rinvigorito da tassi reali importanti. Le proiezioni sull’inflazione della FED per il 2024 parlano infatti di prezzi al consumo al 2.5%. Disoccupazione e Pil non vedono recessione essendo previsti rispettivamente al 4.1% e 1.5%.
Evidente come la FED desideri un soft landing dell’economia e difficilmente assisteremo ad un inversione di rotta fino a quando i dati non certificheranno la necessità di farlo.

Difficile a questo punto la situazione dell’Europa con economie già in recessione come quella tedesca. Complicato abbassare il costo del denaro di fronte a un euro indebolito proprio da prospettive di differenziali di crescita e di tassi verso gli USA in allargamento. Quindi Lagarde non potrà che fare buon viso a cattivo gioco mantenendo un atteggiamento cauto ed evitando di risultare troppo dovish. L’effetto sarebbe quello di una ulteriore caduta dell’euro e relativa inflazione importata.

EurUsd, la discesa non è finita

EurUsd è andato oltre le attese, ovvero sfondando la precisa media mobile a 200 giorni che aveva accompagnato il rialzo dell’euro fino a quel momento e non riuscendo a riguadagnare il supporto dinamico ora resistenza.

La decisione della FED impone un overweight di dollari da parte dei gestori che temono un peggioramento della congiuntura e dell’inflazione europea.

Tecnicamente le onde di Wolfe profetizzate qualche settimana fa hanno trovato la loro formalizzazione grafica.

A questo punto la teoria ci dice che fino a 1.04/1.045 il vigore del dollaro non dovrebbe esaurirsi; solo a quel punto si potrà ricominciare a valutare una potenziale ripartenza dell’euro.

EurUsd (grafico daily) – le onde di Wolfe pronosticano nuovi minimi

Una view, quella pronunciata dall’analisi riportata qui sopra, che comincerebbe a mostrare le prime crepe solo sopra la media mobile a 20 giorni attualmente in transito a 1.074.
A quel punto (e successivamente con il recupero della media mobile a 200 giorni di 1.08) si potrà cominciare a ragionare sull’inversione di tendenza. Scenario per ora ancora poco considerato dal mercato e che anche gli indicatori di sentiment non eccessivamente pessimista sull’euro sembrano sconsigliare. Attenzione però alla stagionalità. Da ottobre il dollaro comincia ad essere stagionalmente debole fino alla fine dell’anno.

EurUsd (grafico daily) – prime resistenze di spessore sopra 1.074

EurUsd outlook settimanale del 18 Settembre 2023 – L’inflazione non demorde

  • Gli Stati Uniti fanno i conti con un’inflazione che risale dopo un periodo favorevole. Il 3,7% promette di non essere però un fuoco di paglia visti gli effetti che potrebbe avere sui prezzi al consumo l’impennata del prezzo del petrolio e gli aumenti salariali del settore auto.
  • In Europa la BCE decide di alzare i tassi di un altro quarto di punto portandoli al 4.5%. I toni dovish di Lagarde sembrano però confermare che lo stop è alle porte.
  • EurUsd che come previsto affonda ma non sfonda confermando la bontà degli ultimi supporti. Un cedimento aprirebbe le porte alla parità

La BCE dice stop

I dati dell’inflazione americana hanno confermato il venire meno di una serie di fattori favorevoli stagionali durati fino al mese di giugno. Il confronto con il 2022 ha favorito un persistente raffreddamento dei prezzi al consumo che però da luglio in avanti hanno ricominciato a salire. E anche il dato di agosto, superiore alle aspettative, ha confermato questa tendenza.

Il dato headline al 3,7% non sembra comunque cambiare l’orientamento verso un nulla di fatto il 20 settembre da parte di una FED che sta cercando di capire come raffreddare l’economia senza rinvigorire l’inflazione. I rialzi di un petrolio tornato in zona 90$ promettono di mantenere la variazione dei prezzi al consumo sopra al 3% ancora a lungo. Gli scioperi annunciati dai sindacati del settore auto per avere stipendi più alti del 20% promette nuovo fuoco sull’inflazione.

A beneficio della FED un dato di inflazione core, quindi depurato da componenti più volatili come energia e cibo, che è rimasto stabile.

Le condizioni finanziarie rilevate dal rapporto settimanale della FED di Chicago continua però a segnalare un indebolimento del tessuto produttivo americano scivolato ai minimi da febbraio 2022. Intanto all’orizzonte si profila l’ombra dell’impeachment per l’attuale Presidente Joe Biden. Nelle prossime settimane sapremo quanto il procedimento avviato dallo speaker democratico alla Camera McCarthy inciderà realmente sulla corsa alla rielezione di Biden.

Intanto in Europa la BCE decide di aumentare i tassi di un altro quarto di punto. Lagarde ha usato toni più dovish confermando che l’inflazione continua a scendere, ma le attese sono per un persistere a livelli alti ancora a lungo.

L’inflazione non tornerà sotto al 2% fino al 2025 secondo le previsioni di Francoforte, confermando come la fine del rialzo del costo del denaro è scontata, meno la fase di easing.

Le economie di Italia, Germania e Francia rallentano vistosamente e indubbiamente di questo la BCE deve tenerne conto, non potendo però uscire allo scoperto prima della FED. Il rischio di una svalutazione dell’euro con un’impennata dell’inflazione importata (soprattutto con il petrolio a 90$) impone prudenza. Riviste tutte al ribasso le previsioni di crescita fino al 2025.

EurUsd, i supporti reggono a fatica all’urto

La battaglia tra i rialzisti di breve periodo e i ribassisti di lungo periodo vive un nuovo capitolo di una storia che dura da mesi.

La media mobile a 200 giorni caratterizzava il livello di supporto di EurUsd che negli ultimi tempi aveva consentito al cambio di riprendersi ogni volta che scendeva. Non è andata così questa volta con un break che richiederà una chiusura stabile sopra 1,08 per ripristinare il bull market. Ipotesi che appare per ora remota.

La media mobile a 20 giorni guida invece il ribasso partito a luglio e sta violando al ribasso la stessa media mobile a 200 giorni. Un death cross non tradizionale (il classico death cross è costruito con la media a 50 giorni) che nel 2021 formalizzò la partenza del bear market dell’euro. Attenzione quindi all’evoluzione di questa settimana.

EurUsd (grafico daily) –death cross in corso

L’analisi vista poco fa sembrerebbe essere confermata dall’analisi di lungo periodo. EurUsd ha raggiunto un tasso di variazione del +10% a distanza di 12 mesi e questo rappresenta un indizio di potenziale massimo in formazione come già visto nel 2018 e nel 2021. Se anche rialzo dell’euro dovesse esserci a questo punto un ritorno verso le resistenze di 1,12/1,13 sarebbe da interpretare come occasione di ingresso lungo sul biglietto verde. Sotto il 38,2% di ritracciamento dell’intero rialzo, ovvero 1,0610, per EurUsd spianata la strada verso la parità.

EurUsd (grafico monthly) – indizi di massimo definitivo per il cambio

EurUsd outlook settimanale del 11 Settembre 2023 America-Europa i differenziali di crescita fanno la differenza

  • Gli Stati Uniti sembrano impermeabili al rialzo dei tassi con dati economici in miglioramento. Per la FED il lavoro non è finito e il dollaro continua a trarne beneficio
  • In Europa si aspetta questa settimana la decisione sui tassi BCE e si fanno i conti con diversi dati che certificano il rallentamento economico nel Vecchio Continente e la conseguente debolezza dell’euro
  • EurUsd conferma la rottura dei supporti chiave e ora sembra voler puntare a nuovi obiettivi ribassisti più ambiziosi. Solo il ritorno sopra 1,08 riporterebbe forza sull’euro

Se i tassi di interesse non bastano

Per la FED la matassa sembra ingarbugliarsi. Dopo aver effettuato una delle manovre di irrigidimento monetario più veloce della storia, l’economia a stelle e strisce non sembra mostrare grandi segni di cedimento, anzi rilancia come ha dimostrato il recente dato sull’ISM servizi con i sottocomponenti prezzi e occupazione che hanno visto la “temperatura” nuovamente salire.

La battaglia contro l’inflazione non è vinta, la FED a fine mese non aumenterà probabilmente il costo del denaro ma sarà guardinga, comunicando ai mercati che i tassi rimarranno alti ancora a lungo.

E questo, alla fine, sta avendo riflessi sul coriaceo mercato azionario e sul fragile mercato obbligazionario.

Conseguenze benigne anche per il dollaro con un sondaggio Reuters che ha visto 8 analisti su 10 ottimisti sul futuro del biglietto verde.

In Europa l’Italia ha avuto un segno meno di crescita nel secondo trimestre e la Germania continua a ristagnare in una recessione inusuale per Berlino. Gli indici anticipatori dell’attività economica tedesca sembrano non offrire grandi speranze per il terzo trimestre dell’anno confermando come la dipendenza dalla Cina ha reso il paese tedesco non più la locomotiva, ma il vagone finale del Vecchio Continente.

Se le previsioni di recessione tedesca sembrano confermate, la situazione europea appare ben diversa da quella americana con una politica monetaria che questa settimana esprimerà il suo massimo evento con la riunione BCE. Non sono previsti ritocchi nei tassi, con Lagarde che dovrà fare i conti con un sentiment dei mercati azionari e obbligazionari non eccelso ed un euro in evidente difficoltà. Sintomo di mercati che pensano ad una BCE che potrebbe dire stop all’irrigidimento della politica monetaria.

EurUsd, cambia lo scenario

Se la media mobile a 200 giorni è stata lasciata alle spalle da EurUsd, quello che ancora non convince circa la possibilità di veder partire un vero bear market, è la forza del trend. La tendenza dell’euro a scendere è evidente ma l’ADX, indicatore che misura la forza del trend stesso, fatica a salire sopra i canonici 30 punti che segnalerebbero tendenza in rafforzamento. Solo alla fine dell’anno scorso l’ADX salì con decisione sopra i 30 punti dando slancio in quel caso al bull market dell’euro. A giugno 2023 un segnale neanche tanto convinto ha confermato invece l’estrema incertezza e il trading range tuttora in corso.

Il livello da abbattere per EurUsd a questo punto diventa 1,061, anche 38,2% di ritracciamento di Fibonacci dell’intero rialzo. Sotto quel livello la parità sembra essere un passaggio quasi inevitabile. Tocca alla BCE scongiurare l’evento tecnico.

EurUsd (grafico daily) – trend ribassista non ancora dominante con l’ADX sotto 30 punti

L’analisi grafica effettuata con le bande di Bollinger chiarisce ancora meglio come lo scenario attuale non si discosti molto dagli ultimi due di inizio e metà anno per EurUsd.

Una tendenza ad “aggrapparsi” alla lower band di diverse sedute senza assistere a movimenti violenti ed estremi. Come negli altri due casi per assistere ad una reazione dell’euro sarà necessario un bottom in divergenza con la banda inferiore. Ovvero un minimo che arriva ma senza toccare la lower band.

Al momento non siamo ancora in questa situazione e quello sarebbe solo il primo indizio tecnico. Per una potenziale inversione di tendenza servirà il superamento verso l’alto della linea centrale. Ovvero un ritorno sopra 1,08 che coincide al momento con la media mobile a 200 giorni.

EurUsd (grafico daily) – dalle bande di Bollinger ancora nessun indizio di inversione di tendenza