EurUsd outlook settimanale del 18 Marzo 2024 – La parola passa alla FED

  • Inflazione americana che rialza leggermente la testa a febbraio confermando che il 3% sembra essere la nuova base dei prezzi al consumo, prezzi che per scendere avranno bisogno di un allentamento delle tensioni salariali sul mercato del lavoro.
  • Decisa contrazione nella produzione industriale europea che conferma come il ciclo economico risulti fiacco. I mercati guarderanno con attenzione ai dati macro in uscita da qui a giugno, mese designato da Lagarde come decisivo.
  • EurUsd si mantiene saldamente sopra i supporti confermando nel breve periodo la voglia del dollaro di perdere un po’ di terreno.

Inflazione Usa ancorata al 3%

Siamo alla vigilia del FOMC di marzo che probabilmente rappresenterà un passaggio interlocutorio nell’avvicinamento al taglio dei tassi pronosticato dal mercato per l’estate. La FED non ha fretta e non trasuda dalle parole dei suoi esponenti una voglia smisurata di abbassare il costo del denaro. Tre sono i tagli stimati dalle curve forward sui tassi anche se i dati di inflazione di febbraio hanno confermato che il raffreddamento dell’inflazione sembra approssimarsi ad una fase di stallo in zona 3%. A febbraio i prezzi al consumo sono saliti più delle attese. Il dato headline del 3.2%, quello core del 3.8%. Il modello della FED di Cleveland suggerisce numeri a marzo del 3.3% e del 3.7% mentre i prezzi alla produzione, decisamente più tiepidi, hanno anch’essi fatto registrare una ripresa verso l’alto delle variazioni.

L’ottimismo arriva guardando alla cosiddetta inflazione super core salita “solo” dello 0.5% a febbraio rispetto allo 0.9% di gennaio. Tanti numeri che testimoniano come la dinamica inflazionistica per convergere verso il 2% ha bisogno di altro e il mercato del lavoro sembra il candidato numero uno a contribuire a questa fase. I dati dell’occupazione di marzo saranno decisivi in tal senso, soprattutto quelli relativi ai salari. E che i tassi difficilmente ritorneranno ai livelli pre pandemia lo pensa pure Janet Yellen. Il Segretario del Tesoro americano ha definito “improbabile” una discesa del costo del denaro ai livelli del 2019 commentando le previsioni sui tassi di interesse della Casa Bianca che definiscono il budget di bilancio 2025. I tassi decennali in queste stime salgono dal 3.6% al 4.4% per l’anno prossimo.

Dall’Europa, intanto, nessuna grande news se non che le parole di Lagarde hanno ormai spostato tutte le attenzioni sui dati macro che usciranno da qui a giugno quando, secondo la BCE, avremo tutti i dati che servono per decidere se ridurre il costo del denaro.A gennaio la produzione industriale ha confermato la sua debolezza con un calo del 3.2% mensile che porta il dato annuo a -6.7%. I dati Pmi manifatturieri, ancora sotto i 50 punti, confermano che la Germania è l’anello debole della catena in questo momento.

Un trading range ancora solido

Ci stiamo progressivamente avvicinando alla parte alta di un trading range che da oltre un anno accompagna EurUsd. La zona designata ad accogliere il cambio è quella compresa tra 1.10 e 1.12 dove gli oscillatori in ipercomprato, e magari in divergenza con i prezzi, dovrebbero anticipare una fase di stop ad un rialzo dell’euro che stagionalmente era facilmente prevedibile. La media mobile a 200 giorni di 1,08 rimane lo spartiacque di questo trading range.

EurUsd (grafico daily) – si avvicina l’ipercomprato per l’euro

Un grafico che ci sembra interessante segnalare è quello che mette a confronto EurUsd con il prezzo dell’oro. Come si vede il cambio sembra essere in ritardo rispetto all’evoluzione del metallo giallo fresco reduce da nuovi record. L’aspettativa a questo punto è quella di un riallineamento verso l’alto con il cambio EurUsd che dirige la sua prua proprio verso le resistenze di 1,10/1,12.

EurUsd – linea nera vs oro – linea arancio (grafico weekly) – euro in ritardo sull’oro

EurUsd outlook settimanale del 11 Marzo 2024 – Tagliare i tassi ma senza fretta

  • Powell rassicura il mercato circa il fatto che ci saranno i sospirati tagli nei tassi nel 2024, ma solo quando le condizioni di inflazione lo permetteranno. Nessuna recessione economica prevista dalla FED soprattutto dopo il dato ancora molto tonico sullo stato dell’occupazione
  • La BCE mantiene invariati i tassi come da previsioni e Lagarde rimanda tutto a giugno quando saranno disponibili tutte le informazioni utili per decidere se abbassare i tassi.
  • EurUsd conferma anche dopo la BCE la tenuta di area 1,08, un importante tassello tecnico per continuare un rialzo che dovrebbe allontanare il pericolo di una ricaduta della moneta unica anche grazie ad un periodo stagionale sfavorevole che adesso comincia per il dollaro

L’inflazione si raffredda ma non è domata

Powell è stato chiaro. Nel 2024 il costo del denaro verrà ridotto ma non c’è fretta. I progressi nella lotta all’inflazione sono evidenti ma non sufficienti. Il capo della FED, la cui credibilità è altissima dopo aver messo le briglie ad uno dei rialzi inflazionistici più veloci della storia americana, davanti al Congresso ha dichiarato che i tassi di interesse hanno raggiunto il loro picco.

A un certo punto i tassi di interesse verranno ridotti in uno scenario che non può escludere accelerazioni improvvise qualora la situazione legata all’economia o ad eventi di difficoltà di alcuni istituti finanziari (vedi Bancorp) dovesse rendere opportuni gli aggiustamenti.

Powell ha escluso una recessione economica nel 2024 e, considerando anche l’approssimarsi delle elezioni politiche, il Presidente della FED vuole mantenersi super partes e quindi giostrare la politica monetaria in maniera neutrale. I dati dell’occupazione di febbraio hanno mostrato un mercato del lavoro ancora forte con 275 mila posti di lavoro creati e salari in crescita del 4.3%.

Prossimo meeting previsto per il 20 marzo, mentre la settimana scorsa è stato il turno della BCE.
Non erano previste novità sul fronte dei tassi, ma qualche indicazione da Lagarde era attesa.
Preoccupa soprattutto lo stato di alcune economie, quella tedesca in primis dopo che l’istituto IFO ha previsto per il 2024 una crescita di appena lo 0,2% per la Germania. Lagarde ha comunque indicato ai mercati che solo a giugno si cominceranno ad avere informazioni utili per decidere se opportuno ridurre il costo del denaro. Abbassate le stime di crescita dell’intera Eurozona.

Euro che resiste e rilancia

Tranne qualche rara e poco duratura eccezione, gli ultimi 16 mesi di EurUsd sono racchiusi in questo grafico. Un trading range senza direzione compreso tra 1,05 e 1,12. Qualche tentativo di fuga in avanti o all’indietro guidato soprattutto dalla speculazione sui tassi di interesse. Fino a ottobre 2023 l’idea che si era fatta il mercato circa tagli aggressivi da parte della FED ha poi lasciato spazio man mano che il tempo passava a una narrativa più dovish che ad oggi non si spinge oltre i 75 punti base di riduzione del costo del denaro nel corso del 2024.

Considerando fattori stagionali e di sentiment non è escluso un allungo dell’euro fin sotto le resistenze, ma si fatica al momento ad intravedere un evento che potrebbe permettere all’euro di rompere verso l’alto tenendo conto degli attuali differenziali di crescita economica oppure di tassi di interesse.

EurUsd (grafico daily) – è ancora trading range ma ci spostiamo nella parte alta

Continuiamo a seguire con molta attenzione l’evoluzione del Dollar Index la cui conformazione sta assumendo contorni che potrebbero diventare penalizzanti più avanti nell’anno per il biglietto verde.
La figura di testa e spalla ribassista è un disegno che troverà a 101 un supporto al di sotto del quale si aprirebbero porte negative per un dollaro che a quel punto risulterebbe essere un asset valutario da sottopesare e coprire negli investimenti americani e shortare per chi deciderà di sfruttarne la debolezza in ottica di trading. Per il momento la situazione rimane ancora pro dollaro, ma attenzione ai livelli tecnici che contano.

Dollar Index (grafico daily) – nubi all’orizzonte del dollaro?

EurUsd outlook settimanale del 4 Marzo 2024 – Equilibrio totale ma l’euro c’è

  • Mercati americani che toccano i massimi storici sul mercato azionario galvanizzati anche da un Bitcoin molto pimpante. Il cambio di umore dei banchieri centrali sui tassi, i tagli arriveranno più avanti, sembra a questo punto già scontato nei prezzi.
  • Si respira un tiepido ottimismo anche in Europa dove gli spread tra titoli periferici e core si stanno restringendo in modo importante a conferma che gli operatori vedono meno rischi (e tassi più bassi) all’orizzonte. Inflazione e dati macro lo confermano.
  • EurUsd che continua a rimanere sopra i supporti di 1,08 confermando la valenza di questi livelli tecnici e la convinzione dei mercati che il differenziale tassi Usa-Europa non si amplierà.

Bye bye ribasso dei tassi?

C’erano una volta i ribassi nei tassi promessi dalla FED. Non passa settimana che le attese di riduzione del costo del denaro si contraggono e ad oggi sono rimasti 75 i punti base attesi di taglio dal mercato entro fine 2024. Erano 150 all’inizio dell’anno.

La crescita rimane robusta anche se il recente ISM manifatturiero ha messo in evidenza che qualche problema comincia ad esserci. La stessa fiducia dei consumatori in calo potrebbe essere un sintomo importante. La FED di Atlanta pronostica ad oggi un primo trimestre in crescita di oltre il 3% mentre il modello della FED di New York si posiziona poco sotto.

Si respira ottimismo nelle sale operative mentre i banchieri centrali, con una retorica diversa da quella espressa alcune settimane fa, sembrano voler alzare la guardia sul rischio di un rigurgito dell’inflazione.

Intanto è praticamente ufficiale che sarà Trump – Biden la sfida presidenziale americana di novembre salvo eventi giudiziari che potrebbero interrompere la corsa del tycoon. Una sfida che evidentemente piace ai mercati finanziari ringalluzziti anche dal poderoso rally di Bitcoin dopo la quotazione dei nuovi ETF.

In Europa da segnalare il clima di calma che si respira nel mondo degli spread tra paesi mediterranei e virtuosi. Il differenziale di tasso tra BTP e Bund è sceso sotto i 150 punti base, ai minimi degli ultimi due anni. C’è fiducia nella moneta unica e questo è testimoniato dall’incapacità del dollaro di rompere al ribasso i supporti ma anche dal vigoroso recupero di EurChf. Inflazione in ulteriore raffreddamento e dati macro deludenti che continuano ad arrivare dalla Germania rafforzano l’ipotesi di una BCE in azione prima della FED entro l’estate.

Euro che resiste

Analizzando il grafico di breve periodo la trappola per orsi scattata a inizio febbraio sembra aver trovato conferma anche nel confronto tra medie mobili di breve e di lungo periodo. Il ritorno sopra 1.08 è importante non solo perché è stata recuperata la media a 200 giorni, ma anche perché potrebbe aver messo la parola fine alla discesa dell’euro cominciata a dicembre.

La battaglia è ancora in corso e la zona cuscinetto tra 1,07 e 1,08 rimane quella più delicata per la moneta unica e che probabilmente reggerà fino alle prossime riunioni delle banche centrali.

Un definitivo allontanamento dalla media mobile a 200 giorni rappresenterebbe la conferma di un ritorno in zona 1,10/1,12 per i prossimi mesi, quelli in cui la stagionalità favorevole per il dollaro verrebbe meno.

EurUsd (grafico daily) – l’importanza delle medie mobili a sostegno dell’euro

Un indicatore come il Relative Momentum index (RMI) sembra confermare la capacità di ripresa dell’euro dopo aver toccato un certo ipervenduto. L’RMI, come già accaduto in altre occasioni, ha saputo risollevarsi e questo ha coinciso con una ripresa del cambio EurUsd. Lecito a questo punto attendersi un proseguimento del rally dell’euro fino a quando non verrà almeno toccata una quota di ipercomprato da parte dell’oscillatore.

EurUsd (grafico daily) – il Relative Momentum Index conferma ripresa dell’euro

EurUsd outlook settimanale del 26 Febbraio 2024 – Europa a bassa crescita

  • Mercati finanziari che riprendono fiato dopo i massimi storici sull’azionario e aspettano la FED per capire in quale periodo dell’estate i tassi verranno finalmente abbassati. Non prima di giugno a giudicare dai mercati futures.
  • Abbassate tutte le stime di crescita dei paesi dell’Eurozona si guarda ora alla BCE per operazioni di politica monetaria che potrebbero dare respiro alla congiuntura. Ma il rischio è quello di un calo dell’euro e quindi Lagarde sarà molto prudente prima di agire.
  • EurUsd ancora una volta mostra una eccellente capacità di reazione sui supporti che vengono recuperati in extremis rilanciando l’azione della moneta unica.

Quando si muoverà la BCE sui tassi?

Mercati americani che faticano a tirare il fiato dopo i recenti massimi storici sull’azionario con gli investitori desiderosi di entrare e partecipare alla festa. Nel mentre i rendimenti decennali dei Treasuries si mantengono stabilmente sopra il 4% confermando la visione di una FED che sarà più aperta ad un taglio dei tassi in estate quando presumibilmente l’inflazione dovrebbe riuscire a scalfire quella soglia ormai diventata cruciale del 3%. Le previsioni di fine 2023 di addirittura sei tagli nei tassi nel 2024 si sono ormai ampiamente ridimensionate.

Le maggiori attenzioni della settimana si sono concentrate sull’Europa. La Germania ha abbassato le stime di crescita per il 2024 allo 0,2%. La Francia ha ridotto le stime a +1% e la Commissione Europea stima una crescita per l’intera Eurozona dello 0,8%. I dati tedeschi dell’indice IFO sia nella componente attese che attuali confermano la stagnazione dell’economia.

Inutile girarci troppo intorno. Se il ribasso dei tassi sembra essere l’arma migliore da utilizzare per rilanciare la crescita, fino a quando l’inflazione non rientrerà verso il 2% e la stessa FED non mostrerà una precisa volontà ad operare in senso dovish, Lagarde rimarrà alla finestra. Abbassare il costo del denaro significherebbe ridurre il valore dell’euro e importare inflazione rimettendo in discussione l’ottimo lavoro fatto finora dalla BCE.

Trappola per orsi scattata

Se la stagionalità dovesse riverberarsi negativamente sul dollaro americano come previsto dalle statistiche da marzo fino all’estate inoltrata, ecco che la figura di testa e spalla ribassista che il mercato sta disegnando sul biglietto verde potrebbe assumere contorni interessanti in chiave tattica.

Al momento non si registrano indicazioni in tal senso, ma è evidente che se il Dollar Index dovesse ripiegare verso zona 100, quel livello diventerebbe cruciale per tutto il disegno tecnico dei mesi successivi.

Media mobile e neck line sarebbero le linee di demarcazione di un nuovo trend che ancora non si intravede all’orizzonte ma che ogni trader può cominciare a contemplare nel suo book di strategie valutarie.

Dollar Index (grafico daily) – la minaccia primaverile sul dollaro sotto forma di testa e spalla

Battaglia in corso ovviamente anche su EurUsd con il tentativo di sfondare definitivamente la media mobile a 200 giorni che sembra essere stato vanificato dal recupero della moneta unica che in un colpo solo etichetta il movimento come trappola per orsi; al tempo stesso viene ad essere invertita quella tendenza bearish che sta accompagnando il cambio da inizio 2024. Gli oscillatori non forniscono una grande mano essendo in territorio neutrale, ma vale la pena di ricordare che la stagionalità sfavorevole a EurUsd si chiude alla fine di febbraio.

Da quel momento in avanti dovrebbe ripartire la riscossa della valuta europea e quindi questo rigurgito dell’euro combinato alla figura che sta disegnando il Dollar Index, sono indizi che potrebbero effettivamente cominciare ad essere interessanti per chi sta cercando un buon punto per cominciare a coprire i rischi valutari sul dollaro oppure impostare una strategia long sull’euro con orizzonte temporale qualche mese.

EurUsd (grafico daily) – scattata la trappola per orsi?

EurUsd outlook settimanale del 19 Febbraio 2024 – L’inversione di tendenza è arrivata?

  • L’inflazione in America torna sopra al 3% e i falchi volano sopra una FED che finora ha svolto un eccellente lavoro. Difficile un taglio dei tassi prima di maggio e intanto prende sempre più forma la sfida elettorale tra Biden e Trump.
  • La Germania rimane il problema principale di un’Europa in rallentamento e che quest’anno vivrà anche il rinnovo del Parlamento con le elezioni di giugno. La BCE potrebbe tagliare i tassi in primavera.
  • EurUsd rompe al ribasso i supporti di 1,08 e potrebbe avviarsi verso livelli che renderanno complicato il compito della BCE nel contenere l’inflazione. Il tentativo di reazione sul finire di settimana ci dice che nulla è deciso.

L’inflazione americana stupisce in negativo

Il break ribassista di EurUsd anticipava l’evento. Ovvero un’inflazione scesa meno delle previsioni in America e taglio dei tassi di interesse che a questo punto appare sempre più lontano e che probabilmente ci sarà nel cuore dell’estate. Il mese di gennaio ha fatto registrare un aumento dei prezzi al consumo in America del 3.1%, mentre gli analisti già pregustavano un ritorno sotto la soglia del 3%. Il core rate, ovvero il tasso di inflazione depurato dalle componenti volatili, si è fermato alla soglia del 4%.
Powell aveva ragione ad invitare alla prudenza e il dollaro pure aveva ragione nel rafforzarsi in modo lento, ma inesorabile. Tornano a salire così i rendimenti americani, comprese quelle lunghe scadenze scese pochi giorni fa sotto quota 4%.

Dal punto di vista tecnico, come vedremo tra poco, nel breve periodo il destino appare segnato, ma l’incubo per l’euro sembra anche materializzarsi nel medio periodo.
Intanto la battaglia presidenziale continua a tenere banco con Biden attaccato per questioni anagrafiche e Trump per questioni giudiziarie. Il mercato azionario per il momento veleggia tranquillo verso massimi storici, quasi pregustando una fragilità politica che lascerà campo aperto al business. Dall’altra parte dell’Atlantico c’è un Europa che ancora fatica ad uscire dalle secche.

L’indice Zew tedesco, ad esempio, ha segnalato un miglioramento della componente aspettative, ma un peggioramento di quella corrente. Segno che gli economisti sperano ma ancora non vedono spegnersi la luce della stagnazione.

Per l’Europa un taglio nel costo del denaro appare più probabile in primavera se l’inflazione confermerà la sua parabola discendente combinata ad una stagnazione economica. E questo in teoria dovrebbe danneggiare l’euro.

I supporti hanno ceduto

Gli ultimi due massimi primari (tre con quello del 2023) di EurUsd si sono materializzati quando la variazione semestrale del cambio è salita sopra +10%. L’esaurimento del movimento non prima di un -10%. Fosse così per EurUsd la parità sarebbe un fattore da non scartare a priori con uno scenario che, dopo il break dei supporti di 1,08, sembra volgere a favore del biglietto verde forte sotto il punto di vista del differenziale di crescita attesa, ma anche di rendimento.

EurUsd (grafico monthly) – ancora non è tempo di bottom per EurUsd

Con il break ribassista della media mobile a 200 giorni e della fascia di supporto di 1,08, per EurUsd si aprono in teoria le porte di un ritorno tra 1,04 e 1,06, rispettivamente 38.2% e 50% di ritracciamento dell’intero rialzo precedente culminato a luglio 2023 con 1,127. Il sentiment a favore del dollaro americano non appare ancora estremo e gli indicatori di ipervenduto (come l’Rsi) ancora non hanno raggiunto livelli tali da far pensare ad un’esaurimento della fase bearish. Attenzione però alla reazione arrivata dall’euro sul finire della scorsa settimana che sembra indicare come ancora i giochi non sono fatti.

EurUsd (grafico daily) – obiettivo 1,05 in vista?

EurUsd outlook settimanale del 12 Febbraio 2024 – L’euro si aggrappa ai supporti

  • La prudenza ostentata da Powell sui tassi fa il paio con un’economia Usa pimpante che stona con una politica monetaria accomodante. Il mercato prezza oggi meno tagli nel costo del denaro 2024.
  • La Germania sembra fare molta fatica ad uscire da un limbo economico che la vede fanalino d’Europa. Bce che però si mostra prudente sulle prossime manovre verso i tassi a causa di un euro in indebolimento che potrebbe anche peggiorare in caso di avvio anticipato dell’easing.
  • EurUsd attacca nuovamente il supporto di 1,08, scende sotto ma non sfonda. Battaglia dura ma non terminata.

Europa economia in stallo

In un’intervista ai media Powell ha messo le mani avanti. Siamo convinti che il percorso di rientro verso il 2% è in corso, ha dichiarato il Presidente della FED, ma meglio essere prudenti visti i risultati recenti e molto positivi arrivati dal mercato del lavoro. Traducendo il tutto in termini pratici anche il taglio dei tassi di maggio sembra evaporare con il mercato che sconta al momento 125 punti base di riduzione del costo del denaro per l’intero 2024. Se i dati prossimi saranno positivi la sensazione è che il mercato non la prenderà benissimo mentre il dollaro proseguirà nella sua corsa allontanandosi dalla soglia tecnica di supporto di 1.08.

E l’ISM servizi salito ai massimi di settembre pare andare nella direzione della necessaria prudenza prima di rimuovere le politiche restrittive sul costo del denaro.
Qualche fattore di disturbo potrebbe arrivare dallo stato di salute delle banche commerciali americane scosse soprattutto dalle difficoltà del mondo real estate non residenziale. Il Segretario di Stato Yellen si è comunque mostrata fiduciosa sull’evoluzione del fenomeno che non dovrebbe avere impatti significativi sull’erogazione del credito.

Proseguono intanto le evidenze del rallentamento economico europeo, soprattutto tedesco.
A dicembre le esportazioni di Berlino sono scese del 4.8%, ma fa peggio l’import con un -6.7%. Meglio gli ordini alle imprese rimbalzati del 8.9% a dicembre. Male però le vendite al dettaglio che in tutta l’Eurozona sono scivolate del 1.1% con Spagna e di nuovo Germania fanalini di coda. Infine, male anche la produzione industriale giù del 1.6% peggio della pur sempre negativa produzione spagnola. Mercato tiepido su un taglio dei tassi nel prossimo meeting del 11 aprile.

Se 1,08 dovesse cedere definitivamente

Il Macd è un tipico oscillatore che misura l’evoluzione del trend attraverso le medie mobili. Lento nel fornire segnali, ma affidabile quando questi segnali si verificano. Nel caso di EurUsd la discesa sotto la linea dello zero conferma un trend bearish che troverà il suo esaurimento solamente quando la linea del segnale (rossa) andrà a tagliare dal basso verso l’alto il Macd. La sensazione rimane quella di un EurUsd che ancora lavorerà sui supporti ma faticherà ad averne ragione. Una chiusura di settimana abbondantemente sotto 1,08 confermerebbe che il ritorno a 1,05 sarebbe nelle corde del cambio.

EurUsd (grafico daily) – il Macd segnala trend bearish in corso

Il grafico che rappresenta EurUsd tramite le bande di Bollinger viene ultimamente riproposto con maggiore frequenza su queste righe e comprendiamo dalla sua visione il perché. Dall’inizio del 2023 il range che va avanti nel valore del rapporto di cambio è ben delimitato da bande superiori e inferiori. Al momento il cambio testa la solidità della linea intermedia che altro non è che una media mobile esponenziale a 20 settimane. Il naturale passaggio dalla parte alta alla parte bassa del range si avrebbe con lo sfondamento definitivo di 1,08 che proietterebbe il cambio a 1,05 senza per questo interrompere la lateralità in corso. Pane per trader che con una chiusura di settimana sotto 1,08 potrebbero azzardare lo short (con stop a 1,085) e target 1,05.

EurUsd (grafico weekly) – perché area 1,08 è così importante

EurUsd outlook settimanale del 5 Febbraio 2024 – Fed, tassi giù ma non ora

  • La FED rimane ferma sui tassi confermando che nel 2024 i tagli ci saranno ma solo quando la percezione di avere sotto controllo l’inflazione sarà concreta. Delusi i mercati dalle parole di Powell che si è mostrato un po’ più hawkins e i numeri sullo stato dell’occupazione sembrano dargli ragione.
  • La BCE è candidata a ridurre il costo del denaro prima degli Stati Uniti dopo la pubblicazione di dati economici stagnanti e di inflazione ancora in moderato rallentamento.
  • EurUsd rimane sui supporti di area 1,08 sull’onda di un differenziale tassi in allargamento. La battaglia però ancora non ha concretizzato il tanto atteso segnale di sell.

La BCE taglierà i tassi prima della FED

Confermata dalla Federal Reserve la decisione di non muovere i tassi di interesse che rimangono, come da attese, nel range 5,25%/5,50%. Da luglio la FED ha stoppato i rialzi favorendo un ribasso generale della curva dei rendimenti e alimentando speranze nei mercati azionari che nel frattempo hanno raggiunto nuovi massimi.

Rimosso nel comunicato finale il riferimento a ogni nuova possibile stretta, ma non è detto che a marzo ci sarà il taglio tanto atteso. Powell ha gelato l’entusiasmo dei mercati dicendo che fino a quando l’inflazione non tornerà su un solido sentiero del 2% ogni ipotesi di riduzione del costo del denaro è prematura. Queste le righe del comunicato finale che hanno fatto storcere il naso ai mercati “Valutando ogni aggiustamento dei tassi, la Fed terrà conto attentamente dei dati economici, dell’evoluzione delle prospettive e della bilancia dei rischi. La Fed non prevede che sia appropriato ridurre i tassi fino a quando non avrà una maggiore fiducia sul fatto che l’inflazione si muove in modo sostenibile verso il target del 2%”.

Si farà ma ancora è presto per dire quando con i dati boom di gennaio sullo stato dell’occupazione (oltre 300 mila nuove buste paga emesse) che hanno stupito gli analisti mettendo in seria discussione la possibilità che a breve la FED intervenga sul costo del denaro in un momento di mercato del lavoro così teso.

Il dollaro si è avvantaggiato comunque in una settimana dove sono emersi anche importanti dati da Eurolandia che confermano il rallentamento economico, ma al tempo stesso un seppur modesto rigurgito dell’inflazione in Spagna e Italia. I mercati stimano comunque che Lagarde taglierà il costo del denaro alla luce anche della confermata recessione tedesca e della stagnazione nei dati di Pil del quarto trimestre. Già ad aprile il taglio dovrebbe essere di 25 punti base ed è questo il motivo per cui EurUsd continua a picchiare sui supporti importanti di area 1,08.

La dura battaglia di area 1,08

EurUsd torna nuovamente a premere sui supporti fondamentali di area 1,08. Per ora il mercato ci sta provando e indubbiamente la pressione sulla media mobile a 200 giorni si fa sempre più alta ed un cedimento aprirebbe le porte ad un allungo potenziale prima verso 1,05 e poi verso 1,02. Evidente a livello grafico come questa soglia tecnica rappresenti lo spartiacque critico di un movimento molto ondivago di EurUsd in questi mesi. Il mercato ha azzardato un allungo a dicembre quando sembrava che la BCE fosse più hawkins della FED sui tassi per poi ribaltare tutto nelle ultime settimane.

EurUsd (grafico daily) – 1,08 una linea di demarcazione fondamentale per l’euro

Il Dollar Index ha assunto una configurazione grafica da manuale dell’analisi tecnica. La precisione con cui il dollaro ha testato e poi rimbalzato sulla media mobile a 200 settimane fa comprendere quanto tecnico sia oggi il mercato. In luglio per due settimane consecutive DXY ha toccato la media mobile prima di risalire vigorosamente. La picchiata verso il basso nuovamente a fine 2023 prima che una figura di hammer settimanale risollevasse un biglietto verde che per stagionalità storica a febbraio rimane una valuta apprezzata dai trader e probabilmente destinata a salire ancora un poco prima dell’avvio di un periodo stagionalmente più complicato per il biglietto verde.

Dollar Index (grafico weekly) – esemplare la reazione del dollaro sulla media mobile

EurUsd outlook settimanale del 29 Gennaio 2024 – Una settimana tranquilla

  • Si raffreddano le attese per immediati tagli nei tassi americani in una settimana avara di dati e dove a tenere banco è stata la vittoria di Trump nelle primarie in New Hampshire.
  • La BCE rimane ferma sui tassi come da attese. Il mercato però guarda oltre e si attende i primi tagli nei tassi entro la primavera.
  • EurUsd tecnicamente ha raggiunto livelli tecnici di supporto cruciali. A questo punto la reazione dei compratori di euro è attesa anche se stagionalmente febbraio non è un mese favorevole alla moneta unica europea.

La BCE rimane in standby

Mentre Trump torna in auge vincendo anche le primarie repubblicane in New Hampshire e ponendosi a questo punto come l’unico vero serio candidato alla sfida di novembre con l’attuale presidente in carico Joe Biden, negli Stati Uniti gli investitori stanno ridimensionando le proprie attese sui tassi di interesse alla luce dei nuovi massimi storici sulle borse e di dati macro che certamente non inducono a pensare ad una recessione imminente. La FED potrebbe prendersi più tempo del previsto per vedere l’evoluzione dell’inflazione e questo, combinato ad un processo di easing monetario che potrebbe cominciare prima in Europa, avvantaggia il dollaro.

La BCE nel suo primo meeting del 2024 non ha concesso spazio a grandi sorprese.
Qualche buona notizia è arrivata dagli indici Pmi manifatturieri mentre quelli legati ai servizi hanno limato qualche decimale verso il basso. Entrambi gli indicatori rimangono però sotto quota 50.
Nella conferenza stampa a margine della decisione di mantenere invariati i tassi Lagarde ha confermato che l’inflazione sta tornando sotto controllo e convergendo verso il 2% entro fine 2024. Questo, abbinato alla previsione di una modesta ripresa economica nella prima parte dell’anno, ha convinto gli investitori che la BCE taglierà i tassi in aprile. Al momento le probabilità di un primo intervento sul costo del denaro sfiorano il 90%.

Peggio di inizio anno, meglio di quattro mesi fa

EurUsd potrebbe aver terminato la sua correzione avviata sul finire del 2023 in corrispondenza di una media mobile a 200 giorni che bene ha fatto nell’ultimo anno a contenere prima i tentativi di risalita e poi di discesa del cambio.
Sapevamo che la zona di supporto di area 1,08/1,085 sarebbe stata decisiva e si sta dimostrando tale.
A questo punto i compratori di euro, forti della sequenza rialzista dei minimi di EurUsd, possono tentare di rilanciare l’azione. Stagionalmente però ancora non ci siamo. Il dollaro anche nel mese di febbraio storicamente perde poco terreno e quindi l’idea è che presto il mercato andrà a “saggiare” la forza dei compratori di euro per verificare quanto desiderio di riportare in auge l’euro c’è veramente sul mercato.

EurUsd (grafico daily) – quel supporto che dovrebbe contenere gli ardori del dollaro

In assenza di temi rilevanti lato macro e banchieri centrali (fatta eccezione per la scontata decisione BCE), i mercati hanno vissuto una fase di stanca che ci permette di fare qualche valutazione aggiuntiva sulle tendenze tecniche di lungo periodo.
Per quello che riguarda il Dollar Index è abbastanza evidente quanto il dollaro sia coriaceo da diversi mesi a questa parte nell’evitare di bucare verso il basso un livello di supporto cruciale e coincidente con i massimi del 2017. Area 102/103 di DXY è quindi uno spartiacque fondamentale essendo reduci dal test della parete superiore del canalone rialzista.
Il Macd continua a puntare verso il basso e questo ci fa capire che difficilmente il dollaro farà sfracelli nei prossimi mesi, ma più il tempo passa e più il potenziale di debolezza del biglietto verde si ridimensiona ovviamente dando per scontato che il trend bullish di lungo termine non si esaurirà nei prossimi anni.

Dollar Index (grafico monthly) – il dollaro non ha intenzione di abdicare

EurUsd outlook settimanale del 22 Gennaio 2024 – Esattamente Come un Anno fa

  • Comincia la campagna elettorale negli Stati Uniti con Trump sempre sugli scudi. Ma il mercato è ottimista e proprio la carta Trump sembra rendere gli investitori consapevoli che la Fed taglierà il costo del denaro nonostante un’economia pimpante.
  • Dati macro tedeschi ancora incerti e aspettative di inflazione ai minimi dal 2022 in Eurolandia sembrano confermare che la BCE agirà sui tassi a fine primavera.
  • EurUsd torna sui valori di inizio 2023, una variazione del cambio praticamente inesistente nonostante politiche monetarie molto diverse tra Usa e Europa. Mercato che guarda con attenzione a supporti e resistenze.

I banchieri centrali nicchiano e Trump ritorna

Trump ritorna a calcare la scena dando il via alla sua campagna elettorale dall’Iowa. Con le pendenze legali in corso, Biden dovrà riguadagnare consensi in un’America ancora attratta dal tycoon che però potrebbe vedersi vietato l’accesso elettorale ad alcuni stati dell’Unione.
Intanto i rendimenti decennali Usa tornano a salire dopo la correzione di fine anno, ma la borsa rimane ottimista sull’immediato futuro.
Non sembrano cambiate le aspettative degli operatori che comunque si attendono cinque tagli nel costo del denaro nel 2024. La crescita economica appare destinata ancora ad essere robusta come prevede la FED di Atlanta che indica in 2,5% la ripresa del Pil nel primo trimestre. Un elemento che ovviamente potrebbe disturbare le decisioni di un FED che non avrebbe bisogno di riduzioni nel costo del denaro per rilanciare la congiuntura.
Dopo aver ascoltato una Lagarde molto ottimista sul rientro dell’inflazione, alcuni esponenti della BCE hanno cominciato a mettere le mani avanti indicando come non certo un taglio nei tassi. Le aspettative di inflazione in realtà continuano a scendere velocemente confermando ciò che Lagarde ha espresso nei giorni scorsi. Dal 4% di ottobre, oggi le aspettative degli operatori a 1 anno si sono posizionate al 3,2%. Scendono al 2,2% dal 2,4% anche quelle a 3 anni.
La BCE non potrà che prendere atto di questo anche alla luce di dati macro non esaltanti soprattutto provenienti dalla Germania. Nonostante il costante calo nel prezzo del gas in Europa, l’indice ZEW che misura il sentiment corrente e futuro degli operatori economici, è sceso nella versione corrente e leggermente migliorato in quella prospettica.
Un segnale quindi ancora di prudenza nel breve termine.

Un anno senza cambiare nulla

È passato un anno ma per il cambio tra euro e dollaro non è cambiato molto. La chiusura della terza settimana 2023 arrivò allora in area 1,085 e di nuovo siamo su quei livelli 12 mesi dopo.
Eppure, di acqua sotto i ponti ne è passata. Allora eravamo in modalità banche centrali hawkins con corpose previsioni di rialzi nei tassi. Oggi, pur rimanendo sul picco della politica monetaria, il mercato prevede generosi tagli nel corso del 2024 già a partire dalla primavera.
Chi ha fatto semplicemente carry finanziandosi in euro e comprando attivi in dollari ha portato a casa il differenziale di tasso. Chi ha coperto il rischio cambio ha pagato un premio quantificabile in poco più di 150 punti base, tanto considerando che il beneficio di una minore volatilità è stato quasi irrilevante.
Le bande di Bollinger esprimono molto bene il momento nel quale ci troviamo.
Una parete superiore poco sopra 1,10 dalla quale non si passa e una inferiore attorno a 1,05 che potrebbe rappresentare il supporto oltre il quale sarà difficile andare per il biglietto verde. Momento di riflessione che impone comunque il mantenimento di posizioni lunghe di dollari fino a quando non ci saranno segnali bullish di un certo spessore su EurUsd.

EurUsd (grafico daily) – bassa volatilità e nessuna direzione precisa

Un grafico che da tempo ci accompagna è quello che racconta di un dollaro che sta tentando di forzare quei supporti che finora ne avevano contenuto le velleità. C’è però una media mobile a 1,08 da abbattere per puntare con maggior convinzione verso quella zona di 1,05 che, come visto poco fa, rappresenta la base inferiore delle bande di Bollinger. Violare 1,08 sarebbe un segnale da assecondare con un trade tattico short su EurUsd. Rottura formalmente ancora non confermata.

EurUsd (grafico daily) – il dollaro ci prova

EurUsd outlook settimanale del 15 Gennaio 2024 – Se la Lagarde stoppa l’euro

  • Mercato che aspettava il dato sull’inflazione per poter cominciare a ragionare con maggiore certezza sul cambio di politica monetaria della FED nel 2024. Inflazione leggermente salita ma mercati convinti del taglio imminente.
  • Dati macro che confermano il rallentamento economico di Eurolandia e la prospettiva di una massiccia dose di taglio nei tassi di interesse da parte della BCE. Lagarde conferma che siamo vicini al momento del “cut”.
  • EurUsd continua a rimanere poco sotto le resistenze chiave per assistere ad un rally più convinto nei prossimi mesi. Lo scoglio rimane 1,10/1,12.

Due economie diverse eppure l’euro tiene

Il 2024 è partito sull’onda dell’incertezza per i mercati azionari e valutari. L’eccessivo ottimismo sul rientro veloce dell’inflazione (e quindi sul taglio dei tassi della FED) è stato smorzato dai dati sul mercato del lavoro americani seguiti questa settimana dagli attesissimi dati sull’inflazione di dicembre. Il dato generale era atteso in leggero rialzo al 3.2% e quello core in ribasso al 3.8%. Invece i prezzi al consumo sono saliti oltre le previsioni, rispettivamente al 3.4% e al 3.9%.

Il mercato attende a questo punto le prime parole della FED per comprendere meglio la direzione che prenderanno quei tassi di interesse che sulle scadenze decennali hanno fermato il loro calo in zona 4%. A questo si aggiunge il tam tam mediatico che comincia lentamente a prendere corpo in America in vista delle elezioni di novembre dove i due “grandi vecchi”, Trump e Biden sembrano essere gli antagonisti designati. Lo scenario geopolitica oltretutto sembra incrinarsi ancora di più.

In Europa intanto fioccano i dati macro che confermano il rallentamento congiunturale. Le vendite al dettaglio hanno ripiegato a novembre dello 0.3%. Gli ordini di fabbrica tedeschi si sono ridimensionati del 4.4%, debole anche la produzione industriale di novembre scesa dello 0.7%. Il mercato si aspetta un primo taglio nei tassi ad aprile e a seguire altre sei manovre sul costo del denaro entro fine 2024. Lagarde ha confermato che l’inflazione sta rientrando verso il 2% come da previsioni e che la politica monetaria a quel punto cambierà.

Le divergenze economiche si stanno ispessendo tra America ed Europa eppure l’euro tiene. Va sempre ricordato che in Europa quest’anno si terranno le importanti elezioni di rinnovo del Parlamento Europeo che potrebbero spostare la politica economica dell’intero continente più a destra secondo i sondaggi.

Stato di attesa

Non ci sono grandi novità sul fronte di EurUsd con un mercato che si posiziona poco sopra i supporti che contano di 1,085, ma nemmeno lontano da quelle resistenze di area 1,11/1,12 oltre le quali scatterebbero segnali bullish importanti sull’euro. La sensazione è che il mercato debba ancora smaltire un po’ di lungo euro e corto dollari prima di prendere con più decisioni la strada del rialzo. L’attesa per i primi interventi verbali delle banche centrali è alto. Lagarde sembra aver messo la parola stop al rialzo dell’euro.

EurUsd (grafico daily) – tra supporti e resistenze

Il grafico successivo è molto intrigante visto che ci prospetta un appuntamento ciclico di assoluto rilievo per il 2025 quando un massimo o un minimo su EurUsd prenderà corpo. Non possiamo saperlo adesso, ma è evidente che se dovessero essere colpite l’anno prossime le resistenze posizionate in area 1,18 (dove le due gambe di rialzo che partono dai minimi di 0,95 di eguagliano in ampiezza oltre a essere zona di transito di una down trend line di lungo periodo a 1,16) ecco che l’opportunità di andare lunghi sul biglietto verde sarebbe clamorosa.

Ovviamente potrebbe anche accadere il contrario, quindi assistere nei prossimi mesi ad una picchiata del cambio verso i supporti posizionati sotto la parità e allora quello del 2025 sarebbe non più da interpretare come una massimo, ma piuttosto un minimi ciclico sul quale ragionare in ottica inversa.

EurUsd (grafico monthly) – se dovessimo tornare a 1.18 prima del 2025 ottima occasione bearish