La pubblicazione dei verbali della Federal Reserve conferma ciò che il mercato aveva già subodorato. A maggio il rialzo dei tassi ci sarà e sarà di entità considerevole e pari a 50 punti base. I falchi sembrano così aver preso il sopravvento a partire dal Vicepresidente Brainard che ha indicato come metodico il processo di aggiustamento nel corso del denaro che la FED porterà avanti nei prossimi mesi.
Ciò che preoccupa i mercati azionari e obbligazionari è però soprattutto il veloce processo di dimagrimento del bilancio della banca centrale. I quasi 9 trilioni di dollari attualmente presenti nel bilancio della FED scemeranno velocemente e ad un ritmo superiore a quello del 2017-2018. I titoli in scadenza non verranno rinnovati e questo velocizzerà un processo di normalizzazione che sta seguendo i tempi dettati da un’inflazione persistente. In questo momento l’impressione è quella di una banca centrale che non sembra preoccuparsi più di tanto della crescita economica e delle valutazioni di borsa.
Il mercato attualmente sconta un tasso terminale di rialzo nel costo del denaro americano al 3,25% nel 2023 e ovviamente questo ulteriore allunga ha favorito il dollaro americano che però sembra fatica nello sfondamento di certi livelli tecnici contro euro. La curva dei rendimenti invertiti sui tratti di curva dal 2 anni in su cominciano a segnalare rischio di recessione economica e questo elemento potrebbe essere un fardello per un biglietto verde che tipicamente non guadagna terreno nei sei mesi successivi il primo rialzo dei tassi.
In Eurolandia la BCE dovrà rompere gli indugi. I prezzi alla produzione hanno mostrato una dinamica impressionante con una crescita a febbraio del 31% segno che l’inflazione non mollerà facilmente la presa.
Il mercato prezza un primo rialzo del costo del denaro europeo a luglio con 125 punti base di aumento nei prossimi 12 mesi. Notizie che stanno permettendo all’euro di tenere quanto meno le posizioni.
Uno sguardo va lanciato anche verso le elezioni francesi che non hanno aiutato l’euro. Al primo turno sono stati Macron e Le Pen ad ottenere il maggior numero di voti. Fra due settimane lo scontro finale sarà di nuovo tra loro e l’Europa guarda con il fiato sospeso a Parigi nel timore di una sconfitta di Macron.
Questa volta non è stato necessario nemmeno arrivare a ridosso della media mobile a 100 giorni per EurUsd con le notizie sui tassi americani combinate alle tensioni belliche che hanno favorito un ridimensionamento del cambio non appena arrivato a ridosso delle resistenze di 1.12. Proprio questo livello dinamico rappresenta il fulcro tecnico per i prossimi mesi. Solo uno sfondamento verso l’alto aprirebbe le porte ad un primo allungo fin sotto 1.15 dove prevedibilmente si scatenerebbe la prima consistenze reazione dei compratori di dollari.
Il Dollar index conferma la tonicità di un dollaro che soprattutto contro yen sta mostrando la sua forza. Procedendo per scalini come tipicamente accade in un trend regolare e consolidato, il Dollar Index torna a testare la parete superiore del canale. Tra 97 e 98.5 i punti di ideale sostegno e quindi ingresso long sul biglietto verde per le prossime settimane.