Il mercato ha osservato con estrema attenzione ogni dato economico che è uscito negli ultimi giorni, in particolare quelli di inflazione al consumo e alla produzione. Il FOMC del 14 giugno non dovrebbe vedere nessun cambio di rotta da parte di una FED che continua ad avere come priorità il rientro della fiammata inflazionistica confortata da un atterraggio che per ora si sta dimostrando morbido. Adesso che il pericolo del default si è allontanato dopo il solito accordo in extremis tra repubblicani e democratici, con tanto di rinvio al 2025 salvando le prossime elezioni presidenziali, gli analisti si concentrano altrove cercando di comprendere perché il mercato obbligazionario si mostri così possibilista su una recessione, quello azionario invece no.
In Eurolandia l’aumento dei tassi è dato per scontato così come appare certo un ritocco a settembre.
In Europa comincia ad essere evidente che anche Spagna e Italia, i due principali driver della ripresa nel Vecchio Continente, stanno rallentando il passo. Dopo i Pmi manifatturieri usciti sotto quota 50 anche i servizi hanno mostrato un ripiegamento rispetto al mese di aprile. La speranza è che Germania e Francia riescano a riprendere in mano la leva delle operazioni.
A supportare l’idea di una BCE prossima alla modalità stand by anche la dinamica dei prezzi alla produzione. Ad aprile sono saliti del 1% rispetto al 5.5% di marzo, la lettura più bassa da gennaio 2021 e che in prospettiva seconda parte del 2023 si dovrebbero traslare anche sui prezzi al consumo raffreddandoli.
Indubbiamente la media mobile a 200 giorni rappresenta uno spartiacque fondamentale per le prospettive future dell’euro. Come si vede dal primo grafico per la terza volta nel 2023 il cambio si sta appoggiando sul supporto dinamico. Senza per ora riuscire a violarlo. Ecco perché assume importanza l’ADX, quell’indicatore di forza del trend che sulla discesa ha superato 30. Un segnale che gli orsi per ora comandano il campo. Nei casi precedenti un ADX in questa posizione fu precursore di una tendenza destinata a non esaurirsi in tempi brevi e questo potrebbe lasciar pensare ad un nuovo tentativo di affondo fino a 1,05 da parte di EurUsd. Scendere sotto questo livello aprirebbe porte insperate per il biglietto verde, probabilmente sull’onda di una BCE più remissiva sui tassi (o una FED più aggressiva).
Una delle regole base dell’analista tecnico è quello di apprendere l’arte dei numeri di Fibonacci. E il ritracciamento del 50% è un classico punto di supporto/resistenza che ogni volta ritroviamo nei grafici.
Anche per EurUsd questo punto ha fatto da resistenza al rimbalzo dell’euro. Il ritracciamento della metà del movimento ribassista 2021-2022 ha trovato in area 1,105 un livello di resistenza che, come detto da tempo, avrebbe rappresentato uno scoglio ostico da superare. Ne terremo conto in caso di ritorno del cambio su questa zona di prezzo che troverebbe in area 1.125/1.13 l’ultimo punto utile secondo la regola di Fibonacci. Il 61,8% di ritracciamento dell’intero ribasso.