All’interno della FED cominciano ad affacciarsi di nuovo i falchi dopo che le colombe per qualche giorno hanno avuto vita facile soprattutto post data sulla disoccupazione, decisamente deludente. Powell media facendo intendere che è ancora prematuro parlare di taglio nel costo del denaro. In realtà i dati di crescita economica della FED di Atlanta continuano a indicare un robusto tasso di congiuntura superiore al 2% anche nel trimestre corrente, rimandando a data da destinarsi i futuri tagli nei tassi. Al momento il mercato non stima altri aumenti e il ribasso dei rendimenti decennali conferma anche un raffreddamento delle tensioni sull’inflazione.
La settimana non è stata foriera di dati interessanti e per questo il regime di attesa prevale. Saranno i prossimi dati di inflazione e occupazione a essere determinanti del disegnare le aspettative future sulla politica monetaria. Prevale l’incertezza anche in Europa dopo che le aspettative di inflazione sono salite al 4% a 1 anno e al 2,5% a 3 anni. La BCE non prenderà in mano la pratica taglio tassi fino a quando non ci saranno segnali confortanti sull’inflazione. Intanto la congiuntura continua a mostrare segni di cedimento con le vendite al dettaglio europee di settembre in contrazione dello 0,3%.
Non si spengono per il momento le tensioni geopolitiche con l’unico concreto effetto che paradossalmente è stato il contrario di quello che si attendevano i mercati. Petrolio in calo e dollaro che ha smesso di salire come l’oro e lo yen del resto.
Il dollaro americano entra nel periodo stagionale più complicato dell’anno con una debolezza che storicamente si intensifica proprio tra novembre e dicembre. Negli ultimi 20 anni il bimestre novembre-dicembre compete per intensità al ribasso con altri mesi dell’anno come aprile e luglio, anch’essi storicamente negativi per il biglietto verde. Dicembre è il mese peggiore dell’anno sia come performance media (-0.8%) che come frequenza (70% dei casi). Il mese peggiore è stato il 2008 quando il dollaro cedette a dicembre il 6%, mentre novembre ha visto il suo mese peggiore proprio nel 2022 con un calo del 5%.
Tecnicamente il Dollar Index ha trovato nei massimi di giugno di 105 una prima stampella di supporto sulla quale reagire non lontana dal 38.2% di ritracciamento di tutto il poderoso rialzo precedente. Siamo ancora nell’alveo della correzione almeno per ora.
EurUsd ha fatto esattamente quello che doveva risalendo fin sotto quella resistenza cruciale di area 1.075 che nei mesi scorsi aveva agito da supporto impeccabile. Se ancora una volta questa media mobile eserciterà i suoi influssi tecnici allora dovremmo aspettarci una nuova zampata di EurUsd almeno fino a quella zona di 1.04 dove si annida il 50% di ritracciamento di tutto il rialzo.Nel breve non ci attendiamo nessuna sortita sopra le resistenze. Saranno decisive le riunioni delle banche centrali di dicembre e il mercato entrerà in modalità attendista prima di prendere una direzione più precisa. Quindi hold sul biglietto verde fino almeno alla tenuta di 1.08. La stagionalità negativa allo stesso tempo frenerà ogni corposo tentativo di apprezzamento del biglietto verde.