Il dato dell’inflazione americana di marzo era attesissimo ed il rialzo, soprattutto dei prodotti petroliferi che a questo punto proseguirà, ha creato le premesse per un aumento del CPI headline al 3,5%. Il dato core depurato dalle componenti volatili è andato oltre le previsioni arrivando al 3,7%. Le recenti dichiarazioni dei banchieri centrali, che hanno posto l’accento soprattutto sulla crescita economica superiore al previsto, ha risollevato tutta la curva dei rendimenti con il decennale Usa al 4,5%.
Azzerate le ipotesi di rialzo a giugno, ma è sempre più probaile che non si farà nulla per il resto dell’anno visto l’imminente appuntamento elettorale. In queste condizioni è evidente che il mercato stima livelli di inflazione per i prossimi anni ben superiori al 2%, un punto a favore di chi dice che quest’anno di limature nel costo del denaro se ne vedranno ben poche. Supportando in questo modo la tesi bullish sul dollaro.
Dai verbali dell’ultimo meeting FED è emersa proprio l’incertezza che circonda i banchieri americani titubanti sul da farsi di fronte ad una crescita economica ancora vigorosa. Intanto la BCE ha deciso di lasciare invariati i tassi confermando che saranno i dati da qui a giugno quelli che definiranno i contorni delle future manovre di politica monetaria. In settimana i dati tedeschi di produzione industriale avevano confermato una piccola ripresa in atto con una variazione mensile del 2,1% anche se parzialmente coperta da un deludente dato dell’export in calo del 2% a marzo. Il rialzo del prezzo del petrolio a causa delle tensioni belliche in Medio Oriente e la conseguente svalutazione dell’euro rischiano però di rovinare i piani BCE.
La volatilità su EurUsd sembrava essere ormai un fenomeno in via di estinzione con movimenti sempre più blandi attorno a valori che, come spesso capita, all’improvviso vengono violati proprio con uno scoppio di volatilità.
Quello che è successo la scorsa settimana testimonia proprio questo fatto con le bande di Bollinger mai così strette dal 2019 che all’improvviso subiscono un movimento, in questo caso verso il basso, da parte di EurUsd che rompe gli indugi.
Situazione che si sblocca quindi su EurUsd e lo fa a sorpresa considerando che la stagionalità remerebbe contro il dollaro. Il grafico settimanale chiarisce perché. A livello superiore c’è questa media mobile a 200 settimane (oggi a 1,10) che ha bloccato ogni iniziativa sul nascere con il solo falso segnale dell’estate 2023 che aveva illuso sulla ripartenza anticipata dell’euro. Guardando in basso è indubbio che zona 1,05 rappresenta l’altro scalino importante da superare per un biglietto verde che ha intanto la partita solo all’avvenuta formalizzazione del testa e spalla ribassista che a sua volta ha violato il supporto dinamico offerto dalla media mobile a 200 giorni. A questo punto sarà molto interessante verificare cosa succederà dalle parti di 1,05, uno scalino tecnico fondamentale anche in ottica strategica per il cambio EurUsd.