Mentre il Trump trade sembra sgonfiarsi dopo il dibattito tra il tycoon e Kamala Harris in tv, il mercato continua a puntare sulle banche centrali intravedendo generosi tagli nei tassi di interesse per prevenire un rallentamento economico che si intravede nella minor frizzantezza del mercato del lavoro. Rendimenti su tutti i tratti di curva in calo sia in USA che in Europa dove la BCE ha battuto il primo colpo tagliando il costo del denaro come da attese di 25 punti base e promettendo una nuova manovra entro fine anno se l’inflazione proseguirà nel percorso di rientro. E non si vedono motivi per cui questo non dovrebbe succedere alla luce dell’andamento di prezzo del petrolio e metalli industriali con la Cina primo responsabile non solo di deflazione interna, ma anche globale.
Tornando alla BCE la Lagarde nella consueta conferenza stampa post annuncio taglio dei tassi al 3,5% ha confermato che il costo del denaro rimarrà ad un livello restrittivo fino a quando sarà necessario. Il Presidente BCE è apparso determinato nel riportare l’inflazione al 2% visto che le previsioni indicano per il 2024 prezzi al consumo ancora al 2,5% e 2,2% per il 2025.
In America dopo i dati di inizio mese sulla disoccupazione era l’inflazione l’evento macro della settimana. Ad agosto i benefici effetti dei minori costi energetici hanno spinto i prezzi al consumo al 2,5% rispetto al 2,9% di luglio. Anche il dato core è uscito come da attese al 3,2% confermando la sua parabola discendente con relativo semaforo verde arrivato alla FED nella riunione di questa settimana. Fomc che dovrebbe abbassare di 25 punti base quei tassi di interesse che sono arrivati ai massimi degli ultimi 23 anni a 5,25%/5,50%.
Innegabile come per EurUsd ci siano livelli che rappresentano un vero e proprio spartiacque tecnico di medio e lungo periodo. E quei livelli prendono il nome di resistenze in transito attorno a 1,12. Per l’ennesima volta ne abbiamo avuto la prova nelle ultime settimane. Dopo un primo test di fine agosto e un rigurgito di inizio settembre, l’euro è sceso fino a quei supporti di 1,095/1,10 che in un certo senso rappresentano lo snodo cruciale per il futuro tecnico del cambio più importante del mondo. Scendere sotto questo livello significherebbe negare tutta la struttura rialzista maturata nei mesi scorsi e quindi imporre un atteggiamento molto più cauto per il finale di anno dove lo ricordiamo il dollaro stagionalmente ha il vento a favore.
Il grafico seguente propone un interessante parallelo intermarket tra oro e dollaro americano, o meglio EurUsd e oro. C’è una stretta correlazione positiva tra i due. Quando l’oro sale, EurUsd fa altrettanto grazie alla svalutazione del biglietto verde e viceversa. Nelle ultime sedute a fronte di un’oro in accelerazione su nuovi massimi, EurUsd ha ripiegato creando una sorta di divergenza. Non sappiamo chi tra i due sta mentendo ma presto capiremo se è il metallo giallo ad essere salito troppo oppure il dollaro ad essersi mosso contro ogni logica rafforzandosi.