Le speranze emerse la scorsa settimana per una alleggerimento nel rialzo dei tassi sono state messe da parte. Il mercato azionario ha messo ben in evidenza queste fosche prospettive sul costo del denaro cedendo ancora. Gli esponenti dalla banca centrale continuano a professare la strategia del pugno duro sull’inflazione fino a quando i primi segni di corposo cedimento non verranno formalizzati dalle statistiche ufficiali. Il 2 novembre saranno altri 75 i punti base aggiunti ai tassi ufficiali che ormai il mercato pensa arriveranno almeno fino al 4,75% entro fine 2022.
Sarà “data dependent” il percorso della FED. Tra il 2 novembre e il 14 dicembre, data della prossima decisione, la FED analizzerà con molta attenzione i dati di prezzi al consumo e produzione ma anche delle vendite al dettaglio. Stiamo entrando infatti in zona Black Friday, uno dei periodi più redditizi per le corporate americane; fondamentale capire per la banca centrale l’evoluzione della domanda e quindi dell’inflazione.
I dati di settembre dei prezzi al consumo hanno confermato che il picco ancora non è stato raggiunto. Il dato core è salito al 6,6% e così i mercati azionari hanno reagito molto male pensando a strette sul costo del denaro ancora più intense.
In Europa il mercato sconta un rialzo di 75 punti base il 27 ottobre con un picco nella politica monetaria attorno al 3% entro 12 mesi. Chiaramente lo scontro in atto ancora più violento tra Russia e Ucraina rimette al centro del discorso la crisi energetica in un Europa sempre divisa sul tetto al prezzo del gas. A questo si aggiunge anche una crisi sui prezzi di alcuni derivati petroliferi come il gasolio che per il 60% arrivavano dalla Russia. Per un raffreddamento dell’inflazione si dovrà ancora attendere. Intanto la Gran Bretagna è nel caos dopo le dimissioni del Cancelliere dello Scacchiere. Il neo governo Truss è già in bilico.
EurUsd ritorna vicino ai minimi dell’anno in un contesto ancora favorevole al biglietto verde per quello che riguarda differenziale tassi, evoluzione politica monetaria, prospettive di crescita economica.
Tecnicamente EurUsd sembra essere ben incanalato all’interno di una tendenza proiettata verso zona 0.90/0.95; qualcosa di singolare sta però accadendo sull’indicatore ADX. La forza del trend espressa da questo indicatore è praticamente crollata. Quando l’ADX sta sopra a 30 il trend dominante, in questo caso ribassista, sta guadagnando forza. Quando scende sotto 15 (come ora) di fatto è praticamente assente. Non è la prima volta che accade nell’ultimo anno, ma in tutti i casi questo comportamento ha coinciso solo con una fase di stasi nel ribasso prima di una nuova fiammata verso il basso di EurUsd. Nuovi minimi in vista?
Un altro grafico di lungo periodo sembra comunque segnalare l’imminenza di un bottom primario su EurUsd. Utilizzando un ciclo a 34 mesi, il grafico di EurUsd su scala mensile ci dice che la regolarità nell’alternanza di massimi e minimi dovrebbe vedere proprio questo periodo come quello ideale per assistere alla formazione di un punto di svolta. Visto il grafico non potrebbe essere che un minimo. Quando le tendenze sono così forti come ora è possibile assistere a dei ritardi temporali, ma nel 2022 un minimo di spessore su EurUsd dovrebbe essere un qualcosa di altamente probabile.