I tassi di interesse americani rimangono fermi al 5,5%, ai massimi degli ultimi 22 anni, ma si aprono le prospettive di più tagli nel costo del denaro nel corso del 2024. L’analisi dei “dot plots” rivela che i vari governatori della FED che esprimono le loro previsioni sui tassi, hanno messo in cantiere almeno due tagli nel costo del denaro nel 2024 arrivando a prevedere percentuali al 4,5%/4,75% alla fine dell’anno. Nel 2025 i tassi dovrebbero scendere di un altro punto percentuale, anno nel quale l’inflazione dovrebbe rientrare al 2%. Chi dovrebbe rimanere su livelli più contenuti è la crescita economica prevista sotto al 2% nel 2024 e nel 2025. Tornando ai dati pubblicati in settimana da segnalare quello sull’inflazione americana che è rimasta come da attese nell’intorno del 4% sul dato core e del 3,1% per quello headline.
La BCE non accontenta i mercati utilizzando toni meno dovish del previsto e che avrebbero completato la due giorni delle banche centrali con grandi feste sui mercati. La Lagarde ha preferito rimanere vaga sull’evoluzione della futura politica monetaria ribadendo che il percorso per riportare l’inflazione al 2% è ancora lungo e che soprattutto le pressioni salariali potrebbero non rendere così agevole il percorso di rientro. La stessa BCE ha fatto notare che nella prima parte dell’anno, per motivi stagionali, l’inflazione tornerà temporaneamente a prendere vigore. Riviste comunque al ribasso tutte le stime di variazione dei prezzi al consumo nel 2024 al 2.7% e al 2.1% nel 2025. Non si è parlato di taglio nei tassi di interesse e i prossimi dati saranno fondamentali per disegnare il percorso dei tassi BCE nel nuovo anno. Anche il PEPP, il piano di iniezione di liquidità avviato durante la pandemia, si chiuderà nel 2024.
Dopo una breve escursione al di sotto della media mobile a 200 giorni, EurUsd ha riguadagnato quella che era diventata una resistenza e poi ha ha eseguito il più classico dei pullback ripartendo di slancio dopo la riunione della FED. Comincia a prendere corpo l’idea di una fase di consolidamento cominciata un anno fa e che potrebbe essere giunta al termine con la ripartenza dell’euro che metterebbe nel mirino area 1,15 (il 61,8% di proiezione della prima gamba rialzista) e addirittura 1,22 (le due gambe rialziste qui si eguaglierebbero) nella migliore delle ipotesi per la moneta unica europea.
Il vero scoglio che separa EurUsd da un ritrovato bull market è però la media mobile a 200 settimane. Come si può apprezzare dal secondo grafico per tutto il 2023 EurUsd si è scontrato con questa resistenza dinamica con una breve escursione verso l’alto poi rientrata. Attualmente rimane 1,10 il livello di prezzo oltre il quale ci sarebbe la conferma che EurUsd avrebbe tutte le intenzioni di ripartire verso l’alto. Anche questa volta l’attacco pare non aver sortito gli effetti sperati.