EurUsd outlook settimanale del 18 Gennaio 2022 – Maxi inflazione, mini dollaro

  • Con una crescita su base annua del 7% l’inflazione americana tocca il massimo incremento degli ultimi 40 anni
  • In Europa il neo banchiere centrale tedesco sprona la BCE ad una più veloce normalizzazione della politica monetaria
  • EurUsd rimbalza in modo deciso dai supporti complice anche un sentiment che era diventato eccessivamente ottimista verso il biglietto verde

Inflazione boom in America

Powell aveva già messo le mani avanti. Sapendo che quella dell’inflazione temporanea era una teoria che avrebbe sorpreso in negativo i mercati nel momento della presa di coscienza di una temporaneità che non sarà tale, il Presidente della FED già dalla fine dell’anno scorso aveva preparato i mercati. Prima indicando marzo come la data ultima della politica di QE sul mercato obbligazionario. Poi indicando sempre in marzo il mese utile per cominciare a ragionare sui tassi di interesse. In realtà marzo sarà il mese nel quale i tassi saliranno e secondo il mercato lo faranno in almeno altre due occasioni nel corso del 2022.

Powell ha mandato chiari segnali anche davanti al Congresso. La sua missione di questo secondo mandato sarà abbattere un’inflazione capace di arrivare al 7% a fine 2021. Leggendo i dati nel dettaglio i veicoli usati sono cresciuti su base annua addirittura del 37%, il prezzo della benzina ancora di più. I consumatori cominciano a diventare insofferenti.

L’economia è prossima alla piena occupazione, la pandemia spaventa meno grazie ai vaccini, non c’è tempo da perdere. E il mercato obbligazionario se ne è reso conto con pesanti sell off soprattutto sulla parte più lunga della curva dei rendimenti.

Intanto in Europa si festeggia il ritorno del Bund tedesco al rendimento decennale zero. In concomitanza con l’insediamento del neo governatore centrale, che ovviamente ha ribadito che la Germania si aspetta, con questi tassi di inflazione, una BCE più veloce e attiva nella normalizzazione del costo del denaro, il rendimento del Bund è salito in sintonia con quello dei paesi mediterranei.

Soprattutto i BTP italiani hanno ritrovato un rendimento decennale del 1,3% sul nervosismo legato all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Dovesse essere Mario Draghi l’inquilino del Quirinale per i prossimi sette anni i mercati potrebbe allargare ulteriormente lo spread tra BTP e Bund, in questo caso zavorrando un euro che per il momento sembra aver ritrovato un po’ di tono.

Le prime resistenze decisive

EurUsd rimbalza così dai supporti di 1.12 e lo fa andando ad insidiare le prime resistenze più critiche in ottica di breve termine. Se il nostro riferimento dovesse essere solo la down trend line che scende dai massimi di maggio 2021, allora sarebbe in corso un vero e proprio break rialzista che saprebbe di inversione di tendenza. In realtà, per filtrare i falsi segnali, è sempre opportuno gettare uno sguardo alle bande di Ichimoku per capire se siamo di fronte ad una trappola per tori. Ed in effetti vediamo come sono proprio questi i livelli che contano. Tra 1.145 e 1.15 i compratori di dollaro sono tornati. Lasciando un’apertura di credito fino a 1.16 (anche media mobile a 200 giorni) dove si posiziona il 38.2% di ritracciamento dell’intero bear market, solo sopra questi livelli per il dollaro si chiuderà la parentesi bullish.

EurUsd (grafico daily) – resistenze chiave sotto pressione

E’ però guardando il grafico del Dollar Index che ci rendiamo conto di quanto sia stato importante il dato di inflazione americano al 7%.
Dopo aver sfondato verso l’alto per pochi pips la parete superiore del canale rialzista, il Dollar Index ha ritracciato e minaccia ora di abbattere la trend line di supporto rialzista nonché media mobile a 100 giorni. Tutto da seguire l’andamento del dollaro nelle prossime sedute con il bull market che a sorprese viene messo a questo punto in discussione. La prima reazione dei compratori di biglietti verdi è stata molto positiva.

Dollar Index (grafico daily): bull market a rischio

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