L’inflazione offre una mano all’euro che approccia nuovamente livelli di resistenza che, se violati, potrebbero aprire le porte ad un rally della moneta unica. Ma questo lo vedremo tra poco nella consueta sezione dedicata all’analisi tecnica di EurUsd.
Il market mover della settimana, come da attese, è stato il dato di inflazione americano di aprile che ha mostrato un incremento mensile dello 0.3% contro lo 0.4% di marzo, mentre il dato annuale è salito del 3.4% contro il 3.5% atteso.
Tanto è bastato al mercato per uscire soddisfatto da una due giorni nella quale Powell si è mostrato più minaccioso del solito dicendo che la fiducia su un rientro dell’inflazione è scesa rispetto all’anno scorso. Ma ha anche ribadito che è improbabile che le prossime mosse sui tassi siano al rialzo. Un’ambiguità che nasconde il desiderio della FED di tenersi le mani libere per eventualmente rimandare ogni decisione sui tassi al 2025, soprattutto ora con le borse ai massimi storici e l’inflazione che fatica a sradicare il 3% come dato annuo nella sua versione core.
Ma sono stati soprattutto i dati flat delle vendite al dettaglio (contro attese di +0.4%) a galvanizzare gli investitori di fronte alla possibilità che un rallentamento economico trovi la pronta opposizione della FED con misure anticipate di taglio dei tassi. Escludendo auto e benzine le vendite al dettaglio sono infatti scese dello 0.1% e questo ha dato il via a importanti vendite di dollari Usa.
Dall’altra parte dell’Atlantico si continua a rafforzare l’idea che a giugno la BCE taglierà il costo del denaro, la prima di una serie di mosse comunque limitata per il resto dell’anno. La ripresa di Eurolandia, seppur lentamente, sta proseguendo con dati macro incoraggianti. Se la BCE interverrà a giugno anticiperà la FED nella manovra di taglio dei tassi, evento non certamente ordinario nella breve storia di Francoforte.
La salita dell’euro degli ultimi giorni potrebbe semplificare il lavoro della BCE a giugno. Tagliando i tassi la banca centrale avrebbe margine per gestire un eventuale ribasso nel valore della moneta unica sotto livelli di supporto che avevamo già definito chiave. Adesso area 1,085 diventa importante. E lo si capisce dalla difficoltà che ha il cambio nel riuscire a scalfire una resistenza oltre la quale si aprirebbero le porte a 1,098, massimo di marzo.
L’ipercomprato segnalato dal Rsi potrebbe essere il primo alert di arrivo del corrente rally. Se la storia di questa lunga fase laterale si ripeterà conosciamo già il finale con un rientro del cambio verso il basso dopo aver testato la parete superiore tra 1,10 e 1,12. Eventuali break rialzisti quindi potrebbero rappresentare l’ennesima trappola per tori e per questo ribadiamo ancora prudenza prima di abbandonare il dollaro.
Il grafico mensile che segue ci mostra la performance annuale di EurUsd e come si vede il trading range in corso finora ha prodotto un risultato sostanzialmente nullo.
Bassa volatilità e incertezza sull’evoluzione delle politiche monetarie hanno ovviamente avvantaggiato finora chi ha preferito il più ricco rendimento dei dollari americani a quelli dell’euro, ma proprio questa incapacità del biglietto verde di spingersi più avanti potrebbe anche nascondere una debolezza prospettica che avvantaggerebbe l’euro nel momento in cui dovesse venire confermata l’uscita dal trading range sopra 1,10/1,12.