EurUsd outlook settimanale del 22 Marzo 2022 – La FED mantiene le promesse

  • Tassi che salgono di 25 punti base in America e previsioni di sette rialzi nel corso dell’anno da parte della FED. La lotta all’inflazione sarà la priorità, la crescita può attendere.
  • Pessima release quella dell’indicatore ZEW tedesco crollato ad un livello record a causa di aspettative economiche ridimensionate causa guerra tra Russia e Ucraina. La BCE prenderà atto.
  • EurUsd riesce a ritornare sopra 1,10 in quello che sembra essere più un rimbalzo tecnico che un serio tentativo di inversione di tendenza

Il rialzo dei tassi è cominciato in America

L’aumento tanto atteso dei tassi in America è arrivato. Con il quarto di punto promesso da tempo, Powell ha cominciato il processo di normalizzazione del costo del denaro.Il FOMC ha previsto altri sette rialzi nel corso dell’anno corrente, tre nel 2023 e poi uno stop che probabilmente sarà necessario per far digerire all’economia il maggior livello dei tassi di interesse.

Proprio quell’economia che sembra essere per il momento passata in secondo piano. C’è un’inflazione da sconfiggere e ogni risorsa dovrà essere utilizzata per andare nella direzione di un raffreddamento dei prezzi al consumo.

La banca centrale americana si aspetta tassi attorno al 2,75% per il 2023, una serie di strette più forti di quello che sarebbe da considerare al momento un tasso di equilibrio con il rischio di inversione della curva dei rendimenti prima di allora sempre più probabile.

La lotta senza quartiere andrà fatta sull’inflazione contenendo i consumi e questo naturalmente alle borse, che pur hanno reagito positivamente, in prospettiva potrebbe non piacere.

Le previsioni di crescita sono state ridotte al 2,8% nel 2022 rispetto alla stima iniziale di 4%. Powell sa che qualche danno collaterale per arginare l’inflazione ci sarà ma al momento è un sacrificio da fare.
Il dollaro scontando da tempo questa notizia, non ha praticamente reagito, anzi ha mostrato un po’ di debolezza ritornando sopra 1.10.

L’euro sembra in questo momento molto legato alle sorti di una guerra tra Ucraina e Russia ancora lontana dalla fine, ma che sembra lasciare spazio alla diplomazia e che ha visto raffreddarsi un po’ di speculazione sul prezzo del petrolio tornato sotto i 100 dollari al barile.

Più difficoltosa la situazione in Europa. L’indice tedesco ZEW è crollato a -39 punti rispetto ai 54 di marzo, decisamente una lettura pessima che mostra tutte le preoccupazioni del motore economico d’Europa per le conseguenze della guerra. E la BCE dovrà tenerne conto.

Il dollaro ricarica la molla

Come abbiamo visto la scorsa settimana gli indicatori di forza del trend suggerivano una pausa di riflessione nel trend bearish che avrebbe permesso al dollaro di ricaricare la molla.

Al momento il massimo potenziale di rialzo dell’euro potrebbe essere già stato raggiunto anche se ribadiamo come una salita fino alla media mobile a 100 giorni di 1.13 rappresenterà una buona opportunità per chi è ancora fuori dal biglietto verde per entrare lungo. Le prospettive di politica monetaria, il differenziale di crescita e le tensione geopolitiche sembrano tutti fattori pro dollaro.

EurUsd (grafico daily): le resistenze che contano sono attorno a 1.13

Chi osserva i grafici di lungo periodo non può però non essere perplesso sulla possibilità che il biglietto verde riesca ad andare tanto oltre i livelli correnti. La trend line che unisce i minimi 2016 e 2020 passa proprio dalle parti di 1.09. Un pò più sotto troviamo supporti storici che negli ultimi 10 anni non hanno mai permesso al dollaro di forzare la mano contro euro. Sarà la volta buona? Vedremo, sicuramente uno sfondamento definitivo di area 1.09/1.10 creerebbe tensione sul mercato delle valute con l’euro che a quel punto dovrebbe dimostrare di che pasta è fatto. E per il continente europeo l’inflazione salirebbe ancora più in alto creando problemi aggiuntivi.

EurUsd (grafico weekly) – per il cambio livelli tecnici impegnativi e ipervenduto

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