Tiene naturalmente banco la Francia e la sua crisi politica che a breve troverà una soluzione con le elezioni politiche. L’’euro che per il momento subisce, ma relativamente. Lo spread tra Francia e Germania è schizzato oltre i 70 punti base, ai massimi degli ultimi 10 anni sui timori che un Governo sovranista potrebbe affidarsi alla spesa pubblica in maniera più consistente (vedi pensioni) per rilanciare la crescita, soprattutto dando seguito alle pulsioni avverse all’euro che, almeno a parole, sono state pronunciate dalla Le Pen in varie occasioni.
Macron non arriva comunque all’appuntamento del 30 giugno con i numeri dalla sua parte.
Il rating francese è stato appena tagliato ad AA con un deficit previsto costantemente sopra al 5% fino al 2025 dalla Commissione Europea. Per il momento però la moneta unica non sembra aver subito particolari scossoni, segno che i mercati non temono una Frexit. Aspettando le elezioni si può al contrario dire che forse proprio questo movimento dei bond transalpini rappresenta una buona opportunità per ricomprare moneta unica, almeno a giudicare da quello che è accaduto in passato in fasi simili di scenario di stress sugli spread.
La Fed ha sostanzialmente annunciato un taglio nei tassi nel 2024, il mercato non ci crede e ne sconta due e questo è il motivo per il quale il dollaro non guadagna tanto terreno nonostante i tormenti europei e giapponesi. Gli esponenti FED però continuano ad usare una retorica attendista, segno che la voglia di muoversi sul fronte del costo del denaro è poca.
Oltre alle elezioni francesi ci sarà da attendere l’11 luglio per il dato di inflazione americano e il deflatore del Pil del 26 luglio per capire meglio le intenzioni di Powell e dell’intera FED nell’ultimo meeting estivo previsto per il 30 e 31 luglio. L’ultima campanella prima del FOMC decisivo (e pre elettorale) del 17-18 settembre.
Osservando il grafico di EurUsd non emergono particolari segnali di stress. Il cambio rimane nella parte bassa di un range che vede nella zona di 1,05 il supporto chiave per il mese di luglio quando ci sarà maggiore chiarezza sul fronte politico europeo e dell’inflazione americana. Per il momento l’operatività continua ad essere quella di andare short all’avvicinamento di 1,10 e long in zona 1,05-1,06.
Il Dollar Index e la sua conformazione grafica sono comunque intriganti.
Il tentativo di abbattere i supporti non è andato a buon fine negando una figura di inversione di tendenza che sembrava prendere forma. Il rilancio dell’azione bullish da parte del dollaro getta adesso uno sguardo attento poco sopra 106. Dovesse essere perforata la resistenza che contiene il biglietto verde dalla fine della scorsa estate si aprirebbe un inaspettato fronte valutario americano che a quel punto significherebbe addio ribasso nei tassi nel 2024.