Quello che Powell ha detto davanti al Congresso ha impressionato i mercati che immediatamente si sono precipitati a vendere bond e comprare dollari.
Le dichiarazioni successive di alcuni esponenti del braccio operativo della politica monetaria americana hanno poi confermato che non solo c’è la necessità, ma anche l’urgenza di agire per contrastare un’inflazione che viaggia al 7% e che ora rischia di trasmettere i suoi effetti sul mondo del lavoro con richieste salariali sempre più pressanti. Le borse di fronte a questa prospettiva hanno reagito male soprattutto sui titoli growth.
La pandemia sembra essere ormai passata in secondo piano grazie all’ampliarsi del piano di vaccinazione pur essendo i numeri ancora importanti. Non sono però un tema che fa muovere il mercato valutario come l’anno scorso.
Quello che conta adesso è il differenziale tassi. Lo abbiamo visto nel cross EurGbp con il pound ben comprato per effetto di attese di altri tre rialzi nei tassi inglese nel 2022. Lo vediamo sul dollaro capace di recuperare velocemente le posizioni grazie ad uno spread sui rendimenti a 2 anni che ha superato i 150 punti base.
A questo punto quello che potrebbe fornire ulteriore benzina al dollaro potrebbe essere un’aspettativa di fine del ciclo di rialzi nel costo del denaro non più al 1,75%/2% ma addirittura al 2,5%. Nel meeting di mercoledì vedremo se e quante carte scoprirà la FED per tenere a bada un mercato azionario molto nervoso.
La BCE invece si mantiene cauta. Madame Lagarde non ha fretta invitando gli operatori alla cautela sul fronte inflazione visto che la crescita europea è più indietro di quella americana. Timidamente il mercato prezza 20 punti base di rialzo quest’anno in Eurolandia e 35 l’anno prossimo. Troppo poco per permettere una all’euro di ripartire.
Con un perfetto timing il mercato ha respinto i timidi tentativi di assalto alle resistenze da parte di EurUsd. Come si vede dal grafico giornaliero la down trend line che da un anno guida il ribasso ha contenuto l’euro che, con due figure tipiche di esaurimento del trend della teoria delle candele giapponesi (tweezer top), ha rinunciato immediatamente ad andare oltre quella zona di 1,145/1,15 che fin da ora possiamo identificare come necessaria per modificare il trend dominante. Sotto pressione adesso la up trend line di breve periodo.
Altro grafico giornaliero ma questa volta arricchito di una coppia di medie mobili. Quella a 200 giorni canonica e quella a 50 giorni che dimostra per la seconda volta in sei mesi di essere insuperabile.
Il death cross con il quale EurUsd ha confermato ad ottobre la sua tendenza bearish (oltre che formalizzato il testa e spalla) è più vivo che mai. Il recente rialzo dell’euro ha trovato proprio nella media mobile a 50 giorni un primo ed efficacie argine. In caso di superamento si guarderebbe a 1.1550, ma come abbiamo visto sopra è l’euro che si deve difendere in questo momento.