La Fed non mostra preoccupazione per i tassi di interesse in costante ascesa. Con il decennale vicino al 3% e il 2 anni non lontano dal 2,75% ormai sembra essere chiaro al mercato che la politica monetaria non fermerà la sua stretta prima del 2,75%/3%.
Se ne sta accorgendo anche il mercato azionario il cui rimbalzo sembra già essersi spento sulla preoccupazione per una costante ascesa del costo del denaro.
La FED ha recepito il mandato di Biden che vuole stroncare l’inflazione prima delle inflazioni di mid terms. Difficile veder scendere i prezzi prima di novembre, ma Biden si accontenterebbe almeno di un segnale di inversione in una tendenza che sta bruciando velocemente il potere d’acquisto degli americani. Questo è il momento di pensare alla classe media e non a Wall Street e per questo il 2022 si presenterà fino alla fine particolarmente complesso per gli asset finanziari.
Al momento non sembrano esserci grandi dubbi sul fatto che la FED alzerà di 50 punti base il costo del denaro il 4 maggio e altri 50 punti base verranno molto probabilmente comunicati a giugno.
Il Beige Book ha confermato che la crescita del lavoro rimane robusta, i salari sono in costante aumento e questo rende necessaria una politica neutrale se non addirittura leggermente restrittiva per ridurre le spinte inflattive.
Anche in Eurolandia si continua a parlare di rialzo dei tassi di interesse con alcuni membri del board di Francoforte che cercano di punzecchiare una Lagarde che finora ha rintuzzato gli attacchi. Al momento l’unico ritocco all’insù il mercato lo vede a luglio sperando che a quel tempo l’economia europea possa vivere dei momenti migliori di quelli recenti.
In questo contesto il dollaro tenta l’attacco a 1,08 contro euro a quanto pare con buone probabilità di successo.
Un movimento di rimbalzo, quello di EurUsd, che era tecnicamente atteso ma che sembra già essere naufragato con i crolli delle materie prime dopo il tonfo dei mercati asiatici di lunedì. Le divergenze tra prezzo e Rsi che avevamo segnalato la settimana scorsa hanno temporaneamente supportato l’euro che però ha immediatamente ripiegando cedendo 1,08. La media mobile a 100 giorni di area 1.11 rimane la massima ambizione per un cambio che in questo momento appare ancora inserito in un solido bear market.
Se la divergenza sui grafici daily non sembra aver avuto molto successo nell’aiutare il rimbalzo dell’euro, osservando i grafici di lungo periodo gli investitori nella moneta unica europea cominciano a guardare con seria preoccupazione il grafico mensile di EurUsd. Formalmente una chiusura di aprile sotto 1.09 aprirebbe le porte all’inversione di tendenza del trend bullish di lungo periodo. Si può concedere un’apertura di credito per il mese di maggio ma se l’euro non recupera in fretta questo supporto la parità sembra diventare un obiettivo possibile in questo 2022 di EurUsd.