La FED mantiene un atteggiamento hawkins sui tassi di interesse ma promette ai mercati che rallenterà il passo. Quindi un rialzo di 50 punti base a febbraio e poi altri 25 in primavera. Se l’inflazione rispetterà il percorso di rientro. In caso contrario nuovi aumenti saranno da mettere in preventivo. Quello che non è piaciuto ai mercati azionari, che hanno corretto pesantemente, è stata la view sul 2023. Nessun taglio dei tassi è previsto perché l’inflazione deve essere domata prima di deporre le armi.
Ogni dato macroeconomico da qui in avanti sarà decisivo per determinare anche l’andamento dei cambi. Numeri troppo benigni per l’economa sarebbero un bene per il dollaro, un male per l’azionario. Significherebbe una FED che dovrebbe rimanere restrittiva più a lungo.
Atteggiamento simile per la BCE con la novità Bank of Japan. A Francoforte si è deciso di mantenere un atteggiamento di aumento costante nei tassi da 50 punti base fino a quando l’inflazione non mostrerà le condizioni giuste di riallineamento al target del 2%. La prima parte del 2023 sarà quindi ancora all’insegna dell’aumento del costo del denaro con un ulteriore misura restrittiva che ha fatto ispessire gli spread tra titoli periferici e Bund tedeschi. Il Quantitative Tightening sarà realtà a partire da marzo 2023 riducendo progressivamente il flusso di acquisti sulle obbligazioni europee.
Dal Giappone intanto arriva una novità clamorosa. La BOJ permetterà ai rendimenti giapponesi decennali di salire fino allo 0,5%, una decisione epocale che secondo gli analisti anticipa la decisione di alzare i tassi di interesse in primavera. E lo yen ha messo a segno immediatamente un poderoso rialzo.
Graficamente non ci sono dubbi. Area 1,06 è cruciale per il cammino rialzista dell’euro. Da qui passa la down trend line e il 38,2% di ritracciamento dell’intero ribasso. Normale il tentennamento del mercato su questa zona di prezzo ma un superamento deciso di questa soglia tecnica aprirebbe le porte ad un allungo compreso tra 1,09 e 1,12.
Il grafico successivo mostra due elementi importanti per il futuro di EurUsd. Il primo si riferisce alla figura di golden cross. Quando la media mobile a 50 giorni taglia dal basso verso l’alto quella a 200 giorni si parla di golden cross. Quando accade il contrario dall’alto verso il basso si parla di death cross. I quattro più recenti casi degli ultimi anni dimostrano l’affidabilità del segnale nell’anticipare la nascita di una nuova tendenza. Al momento ci sono 80 pips di differenza tra le due medie (1,032 quella a 50 e 1,04 quella a 200 giorni).
Il secondo aspetto interessante del grafico si riferisce al Price Oscillator. Indicatore che misura la differenza tra prezzo spot e media mobile a 200 giorni. Gli ultimi due casi di top su EurUsd si sono visti non solo con un Price Oscillator sopra al 5%, combinato ad una divergenza rispetto ai prezzi. Siamo ancora lontani da questo evento.