La rivelazione shock arrivata dalla FED di San Francisco la scorsa settimana è che il ribasso dell’inflazione è per lo più da attribuire a fenomeni non sotto il diretto controllo della banca centrale, quindi componenti acicliche. La banca centrale dovrà quindi fare di più per piegare l’inflazione.
E infatti gli ultimi verbali del FOMC hanno evidenziato la preoccupazione dei membri del board soprattutto con riferimento ad un mercato del lavoro che non vuole piegarsi all’aumento ripetuto nel costo del denaro. Almeno un paio di membri della FED si sono poi espressi a favore di un aumento più corposo sui tassi di interesse nell’ultima riunione di gennaio.
Il mercato intanto continua a prezzare tre aumenti di 25 punti base a marzo, maggio e giugno con un picco nella politica monetaria al 5,25%/5,5% e tanti saluti all’auspicato ribasso del costo del denaro a fine 2023.
Gelata in Europa almeno per quello che riguarda i dati Pmi. Nell’Eurozona a febbraio l’attività manifatturiera si è leggermente contratta incapace di risalire come da previsione sopra i 49 punti. Diversa invece la dinamica del Pmi servizi che ha dimostrato una reazione ben più vigorosa arrivando a 53 punti. Bene il dato Zew tedesco che continua la sua risalita nella componente aspettative, miste le considerazioni sull’Ifo uscito leggermente più basso del previsto ma in aumento rispetto a gennaio.
Con i dati macro che non hanno supportato l’euro la questione tecnica si fa sempre più intrigante lato biglietto verde.
Il primo grafico di oggi mostra il comportamento tipico del cambio dopo un death (o golden se rialzista) cross.
Quando la media mobile a 200 giorni è tagliata sopra o sotto dalla media a 50 giorni il trend è destinato a durare più di qualche mese. Quello che non è mai accaduto negli ultimi anni è un ripensamento del dollaro, tradotto un ritorno sopra o sotto la media mobile di lungo periodo. In questo caso si parlerebbe di un ritorno, poche settimane dopo il death cross, sopra la media mobile a 200 giorni. Siccome la stessa media è sotto pressione proprio in queste ore un attento monitoraggio è consigliato.
Un Dollar Index che chiude il mese di febbraio sopra 105 (ci siamo ora) sarebbe un primo campanello di allarme, probabilmente un segnale di una FED che non ha nessuna intenzione di deporre l’arma dei tassi. E a quel punto anche un segnale di ritorno clamoroso di interesse degli operatori di mercato sul biglietto verde.
E se avessimo sbagliato tutto? Questa è la domanda che serpeggia tra operatori forex e analisti tecnici dopo la chiusura di un mese di febbraio che gli amanti delle candele giapponesi definiscono bearish engulfing pattern.
Una candela nera che si rimangia quella bianca rialzista precedente dopo quattro mesi di rialzo consecutivo accende più di qualche dubbio nella mente degli operatori.
Oltretutto questa reazione del biglietto verde è stata registrata a ridosso della vecchia linea di tendenza ch univa i minimi del 2016 e del 2020. Urge una reazione vigorosa dell’euro pena il ripristino clamoroso e inaspettato del bear market su EurUsd.