Le notizie arrivate dal fronte dazi sembrano confermare la volontà della Casa Bianca di giungere ad accordi definitivi entro la fine dell’estate. Anche il Giappone ha deciso di aderire alle richieste dell’amministrazione americana di maggior equilibrio nell’interscambio commerciale. Con tariffe in ingresso sulle merci nipponiche del 15% e investimenti sul territorio americano nei prossimi anni per una cifra di 550 miliardi di dollari, sembrerebbe essere accontentato il desiderio di Trump di portare agli elettori un risultato in grado nella teoria di migliorare i conti con l’estero. In cambio il Giappone otterrà vantaggi nell’import di quel richiestissimo riso oggi in crisi di offerta. Volano in borsa le cause automobilistiche giapponesi.
La trattativa sembra in dirittura d’arrivo anche con l’Unione Europea con i dazi fissati nella misura del 15% e investimento europei in America per 600 miliardi di dollari, ma il viaggio di Von der Leyen in Oriente sembra indicare la volontà della UE di cominciare a guardare altrove per offrire mercati di sbocco alternativi a quelle corporate europee che soffriranno inevitabilmente da questi nuovi equilibri commerciali.
Intanto Trump continua a martellare ai fianchi l’indipendenza della Federal Reserve con attacchi ormai quasi quotidiani al Governatore Powell colpevole, a detta del tycoon, di danneggiare l’economia e gli americani non abbassando i tassi di interesse come stanno già facendo nel resto del mondo. Peccato che Trump tralasci il particolare non irrilevante che l’inflazione rimane vicina al 3%, che lo stato dell’occupazione si mantiene ben intonato, e che nonostante rendimenti ancora elevati il dollaro americano ha perso da inizio anno quasi il 15%.
Intanto la BCE ha annunciato di aver mantenuto fermi i tassi di interesse come da previsioni al 2%. Probabile che lo stop perduri per il resto del 2025.
Siamo alla prova della verità per EurUsd ormai arrivato dove doveva arrivare, ovvero alle porte di 1,20. E se questo livello per una serie di motivi (neckline di un potenziale testa e spalla rialzista, identica estensione in ampiezza della prima gamba di rialzo 2022-2023 da parte della seconda gamba) è denso di significato, appare storicamente ancora più impattante quello che potrebbe succedere a EurUsd andando oltre. Se prendiamo come punto di riferimento il canale di regressione con tanto di deviazione standard che accompagnò il bear market di EurUsd fino all’inizio del secolo corrente, l’uscita da quel canalone diede la stura ad un movimento di ampia portata che capace di portare EurUsd fino a 1,60.
Senza aver obiettivi così ambiziosi, indubbiamente un break definitivo della resistenza posta in area 1,20 avrebbe come primo obiettivo intermedio 1,25, ma molto più probabilmente 1,30. Qui, infatti, la seconda gamba del rialzo risulterebbe pari a 1,618 volte la prima in una esemplare proporzione di Fibonacci.
Le bande di Bollinger, superiore ed inferiore, stanno cominciando a convergere e questo, dopo aver raggiunto un estremo, potrebbe essere una notizia confortante per il biglietto verde.
Negli ultimi due casi, infatti, una divergenza così ampia tra bande upper e lower ha dato il via ad una fase di consolidamento sfociato in una correzione vera e proprio oppure in una fase laterale. Al momento non sembra essere ragionevole pensare ad un cambio capace di scendere sotto i supporti di area 1,12/1,13 viste le previsioni sulla politica monetaria e commerciale americana bisognosa di rifinanziare corposi deficit di bilancio che non possono non transitare da una fase di dollaro debole. Ogni pull back di EurUsd sarà quindi utile per aumentare le posizioni long.