EurUsd outlook settimanale del 29 Aprile 2024 – Il dollaro ha fallito il match point
I mercati hanno le idee abbastanza chiaro su cosa dovrebbe succedere sui tassi. La BCE farà un taglio, forse due, nel corso del 2024 con la prima mossa a giugno, mentre la FED forse solo alla fine del 2024 comincerà a mettere mano alla politica monetaria qualora l’inflazione cedesse un po’ di terreno rispetto ai livelli attuali e soprattutto la crescita economica perdesse vigore. E i dati Pmi hanno cominciato in effetti a registrare qualche incertezza negli Stati Uniti, mentre in Europa a sorpresa hanno cominciata a migliorare.
Ma è stato soprattutto il dato sul Pil americano del primo trimestre a creare tensione. Non solo è risultato abbondantemente sotto le attese (+1,6% contro stime di +2,5%), ma sono state le tensioni registrate sui prezzi saliti nella versione core del 3,7% (contro 3,4%) a innervosire le borse sul timore di stagflazione.
Due bei grattacapi per Powell e Lagarde che si trovano a gestire, da fronti opposti, una politica monetaria che ovviamente altererà anche le valutazioni delle rispettive monete. Un esempio perfetto è il Giappone. Nonostante la rimozione del tasso zero da parte della Bank of Japan a marzo, lo yen è stato martellato dalle vendite arrivando ai minimi dagli anni 90. Il motivo? La crescita dei rendimenti giapponesi è stata insufficiente a fronte di un aumento dei tassi sui Treasury che rende preferibili i titoli di stato Usa (e quindi il dollaro) continuando a sfruttare lo yen come moneta ideale per fare carry trade.
La ripresa dell’euro in tal senso appare un segnale che le due politiche monetarie di Eurolandia e USA forse non si allontaneranno così tanto, soprattutto perché la Germania, ex locomotiva d’Europa, sembra indicare che una ripresa non travolgente ma interessante è in corso come testimoniato dall’indice IFO.
Persiste uno scenario di ipervenduto su EurUsd come già visto la scorsa settimana. L’indicatore RSI nella classica versione daily sembra in effetti preludere a una reazione del cambio proprio in corrispondenza del supporto di 1,05 che avevamo individuato come fondamentale per la tenuta dell’euro.
Ovviamente una considerazione che va presa in considerazione in uno scenario di EurUsd che non interrompe la sua fase laterale che dall’inizio del 2023 sta accompagnando il rapporto di cambio. In caso di sfondamento di 1,05 verrebbe infatti formalizzata la più classica delle figure di testa e spalla ribassista con conseguenze prospettiche per l’euro che a quel punto alimenterebbero attese bearish particolarmente gravose per la moneta unica europea. Ma questa ipotesi non sembra per il momento probabile.
C’è sempre la media mobile a 200 giorni a fare da spartiacque tra una fase laterale che ha appunto 1,05 come base inferiore, e un rialzo inaspettato quando importante per il futuro dei mercati dell’euro. Superare la media mobile a 200 giorni (oggi posizionata in area 1,10) non è una novità per EurUsd visto che ci ha provato senza successo ben due volte nel 2023. Riuscire nell’intento aprirebbe prospettive decisamente nuove per trader e investitori a quel punto probabilmente indirizzati verso la copertura maggiore del rischio di cambio dollaro americano. Scenario finora mai preso in considerazione da nessun analista, ma non scartabile a priori.