Mentre Trump torna in auge vincendo anche le primarie repubblicane in New Hampshire e ponendosi a questo punto come l’unico vero serio candidato alla sfida di novembre con l’attuale presidente in carico Joe Biden, negli Stati Uniti gli investitori stanno ridimensionando le proprie attese sui tassi di interesse alla luce dei nuovi massimi storici sulle borse e di dati macro che certamente non inducono a pensare ad una recessione imminente. La FED potrebbe prendersi più tempo del previsto per vedere l’evoluzione dell’inflazione e questo, combinato ad un processo di easing monetario che potrebbe cominciare prima in Europa, avvantaggia il dollaro.
La BCE nel suo primo meeting del 2024 non ha concesso spazio a grandi sorprese.
Qualche buona notizia è arrivata dagli indici Pmi manifatturieri mentre quelli legati ai servizi hanno limato qualche decimale verso il basso. Entrambi gli indicatori rimangono però sotto quota 50.
Nella conferenza stampa a margine della decisione di mantenere invariati i tassi Lagarde ha confermato che l’inflazione sta tornando sotto controllo e convergendo verso il 2% entro fine 2024. Questo, abbinato alla previsione di una modesta ripresa economica nella prima parte dell’anno, ha convinto gli investitori che la BCE taglierà i tassi in aprile. Al momento le probabilità di un primo intervento sul costo del denaro sfiorano il 90%.
EurUsd potrebbe aver terminato la sua correzione avviata sul finire del 2023 in corrispondenza di una media mobile a 200 giorni che bene ha fatto nell’ultimo anno a contenere prima i tentativi di risalita e poi di discesa del cambio.
Sapevamo che la zona di supporto di area 1,08/1,085 sarebbe stata decisiva e si sta dimostrando tale.
A questo punto i compratori di euro, forti della sequenza rialzista dei minimi di EurUsd, possono tentare di rilanciare l’azione. Stagionalmente però ancora non ci siamo. Il dollaro anche nel mese di febbraio storicamente perde poco terreno e quindi l’idea è che presto il mercato andrà a “saggiare” la forza dei compratori di euro per verificare quanto desiderio di riportare in auge l’euro c’è veramente sul mercato.
In assenza di temi rilevanti lato macro e banchieri centrali (fatta eccezione per la scontata decisione BCE), i mercati hanno vissuto una fase di stanca che ci permette di fare qualche valutazione aggiuntiva sulle tendenze tecniche di lungo periodo.
Per quello che riguarda il Dollar Index è abbastanza evidente quanto il dollaro sia coriaceo da diversi mesi a questa parte nell’evitare di bucare verso il basso un livello di supporto cruciale e coincidente con i massimi del 2017. Area 102/103 di DXY è quindi uno spartiacque fondamentale essendo reduci dal test della parete superiore del canalone rialzista.
Il Macd continua a puntare verso il basso e questo ci fa capire che difficilmente il dollaro farà sfracelli nei prossimi mesi, ma più il tempo passa e più il potenziale di debolezza del biglietto verde si ridimensiona ovviamente dando per scontato che il trend bullish di lungo termine non si esaurirà nei prossimi anni.