L’aumento dei tassi di 50 punti base sembra essere da mettere in preventivo da parte della FED nel meeting di maggio. Dopo un Powell più falco che colomba ci ha pensato il solito Bullard a rimarcare come i tassi dovranno non solo essere alzati subito di 50 punti base ma spingersi fino al 3%.
Il dollaro naturalmente ha tratto giovamento da questa view hawkins della FED con un picco 2023 di tasso di interesse previsto al 2,75% e con un 70% di probabilità di rialzo di 50 punti base a maggio.
Alcuni tratti di curva galleggiano attorno alla parità dopo una modesta inversione (ad esempio lo spread 10-5 e 10-3), ma appare ancora ben lontano da questo scenario il differenziale tra 10 anni e 3 mesi.
Se non si può ancora parlare di recessione nel 2023 si può certamente parlare di perdita consistente di potere d’acquisto da parte dei cittadini americani che quanto meno viene compensata da una valuta più forte rispetto al resto del mondo. Sicuramente rispetto all’euro.
A Francoforte non sembrano avere le idee molto chiare. Consapevoli che il tasso di inflazione attuale non è generato da domanda e da salari in aumento, al tempo stesso Lagarde sa che il rallentamento economico è in atto ma che tutte le banche centrali attorno ai confini dell’Eurozona (escluse Svezia e Svizzera) stanno alzando il costo del denaro.
Mantenere troppo a lungo un atteggiamento espansivo può diventare pericoloso anche perché l’euro potrebbe scivolare troppo in basso alimentando ulteriormente il fenomeno dell’inflazione importata.
Tipicamente il dollaro tende a non essere forte nei primi mesi post rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve.
Questa situazione storica avvalora la nostra tesi di una necessaria fase di “digestione” del recente rally da parte di EurUsd. Una convergenza verso la media mobile a 200 giorni appare possibile se non addirittura probabile.
Il price oscillator, ovvero la differenza percentuale tra prezzo spot di EurUsd e media mobile a 200 giorni, ha rimbalzato dopo aver toccato un minimo statistico rilevante sotto quota -5%.
Livello toccato a fine 2016, quando un minimo primario venne formalizzato, e nel 2018 senza particolari preoccupazioni per il biglietto verde salvo appunto una convergenza verso la media mobile.
Questo rimane al momento l’obiettivo minimale di un movimento che potrebbe convergere nei prossimi mesi verso la linea di resistenza dinamica attualmente posizionata a 1,145, con un livello di discesa settimanale al momento quantificabile in circa 20 pips. Fra un mese EurUsd a 1,135 potrebbe rappresentare una buona opportunità di ingresso.
Se una fase di riflessione appare necessaria per il biglietto verde, la tendenza rialzista del dollaro non è comunque in discussione.
La tecnica di Ichimoku ci fornisce ormai da mesi un sentiero ben tracciato di dove si posizionano i livelli di supporto da tenere sotto controllo per formalizzare una eventuale inversione di tendenza. Per il Dollar Index area 96 rappresenta il livello di supporto più solido da guardare nelle prossime settimane come livello di reingresso.