EurUsd outlook settimanale del 3 Maggio 2022 – L’ultima diga prima della parità

  • Dalla FED non sembrano arrivare segnali di conforto circa un rallentamento nel passo di rialzo dei tassi. E intanto le tensioni geopolitche aumentano con i rubinetti del gas russo che si chiudono per l’Europa
  • La conferma di Macron come presidente francese non ha alleviato le tensioni dell’euro che sconta ormai una fase di rallentamento acuto dell’economia con un primo trimestre già di recessione
  • Tra 1.03 e 1.05 gli ultimi supporti utili prima della parità tra euro e dollaro con quest’ultimo che diventa bene rifugio

Le tensioni geopolitiche aiutano il dollaro

In un contesto sempre più intricato dal punto di vista della geopolitica il dollaro non smette di ricoprire il ruolo di bene rifugio.
A differenza dell’oro colpito dura dalla prospettiva di una politica monetaria decisamente “hawkins” da parte della FED, il dollaro rimane l’asset preferito da investitori alla ricerca di sicurezza.
Un rendimento a 2 anni superiore al 2,5% esercita un appeal notevole sia verso gli investitori europei timorosi di una guerra alle porte e di un rallentamento economico più marcato del previsto a causa dell’inflazione, sia di quelli internazionali in fuga da una Cina che rischia di imballare la sua economia a causa della politica zero Covid.
Pechino sta sistematicamente mettendo in lockdown i grandi centri urbani ridimensionando le prospettive di crescita non solo cinesi ma globali con le materie prime che approfittano della notizia per prendere fiato.
Tutto sembra congiurare verso una recessione globale. Crisi energetica in Europa, lockdown in Cina, inflazione in America.
La FED non mostra segnali di incertezza puntando ad avere nel 2023 tassi di interesse tra il 3% e il 3,5% grazie a ripetuti aumenti da 50 punti base in estate.
Questo massiccio intervento sui tassi non accadrà in Eurolandia dove i timori di una recessione causata dallo stop del gas e nel petrolio russo invita la BCE alla prudenza.
La partita appare quindi ancora lunga e le dinamiche belliche ed economiche inevitabilmente incideranno su un EurUsd che sembra puntare con sempre maggior decisione alla parità.

Tra 1,03 e 1,05 l’ultima chiamata per l’euro

La discesa di EurUsd sta accelerando. Dopo il preciso test della media mobile a 20 giorni l’euro è entrato in una fase di caduta con un bear market che però non presenta ancora quelle caratteristiche di eccesso che possano far pensare all’avvio di una fase laterale. Solitamente quando l’Adx supera quota 30 si dice che una tendenza sta guadagnando forza, ed è così, ma negli ultimi mesi per EurUsd il superamento di questa asticella ha coinciso molto spesso con la fine del ribasso e l’avvio di una fase laterale. Il problema è che ancora quota 30 non è stata superata.

EurUsd (grafico daily): dall’Adx ancora nessun segnale di inversione

EurUsd è sotto pressione sia osservando i grafici a lungo che quelli a breve. I livelli compresi tra 1.035 e 1.05 che dal 2015 al 2017 hanno accompagnato la storia di EurUsd sono simili in termini di politica monetaria con quello che stiamo vivendo oggi. Tassi in aumento in America dopo la fine del tapering e Francoforte sostanzialmente ferma a guardare.
Tecnicamente il 61.8% di ritracciamento di tutto il bull market di EurUsd 2000-2008 non ha mai rappresentato una diga insormontabile, bucata dal 2015 in avanti in diverse occasioni. I livelli citati sopra risultano invece molto più qualificati come supporti statici per farci comprendere se la parità diventerà realtà entro fine anno.
Un sospetto circa il verificarsi dell’evento è l’RSI mensile. Oscillatore entrato in ipervenduto poche volte nella storia dell’Euro ma che quando scende sotto l’asticella dei 30 punti, dà il via ad una fase di accumulazione che richiede divergenze con il prezzo prima di creare le condizioni giuste per un rimbalzo. Evidentemente sotto questo punto di vista ancora non ci siamo.

EurUsd (grafico monthly) – tutto passa da 1,035-1,05

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