Il tour asiatico di Trump conferma quanto importanti siano le alleanze dell’area pacifica rafforzando i legami con Giappone e Corea del Sud protagoniste di tensioni commerciali sui dazi nei mesi scorsi. Ma conferma anche la volontà dello stesso Trump di andare ad un accordo con la Cina incontrando il Presidente Xi e smussando alcune delle frizioni che avevano portato a maxi dazi nei confronti di Pechino. Dazi ridotti del 10% in cambio di forniture agricole ed accordi sul tech. Silenzio però su Ucraina e Taiwan che lascia aperti potenziali terreni di scontro in futuro.
All’interno dei confini americani la FED accontenta il tycoon tagliando il costo del denaro di 25 punti base confidando in un’inflazione sotto controllo e sostenendo il mercato del lavoro. Powell sparge però qualche pillola hawkins che non rende certo un nuovo taglio a dicembre e questo ha favorito il dollaro. Purtroppo, si naviga a vista per quello che riguarda i dati macroeconomici. Lo shutdown americano persiste e si rischia di arrivare al fermo dell’attività federale più lungo della storia.
Evidentemente il mercato non teme un rallentamento economico così marcato preferendo guardare alle trimestrali record presentate dalle big cap di Wall Street e alle prospettive di aumento della produttività che l’intelligenza artificiale prospetta per il futuro.
In Europa la BCE mantiene inviariati i tassi come da attese, confidente in un’inflazione tornata sotto controllo dopo il dato di settembre di +2,1%, senza però avvertire la necessità di ulteriori mosse di easing in questo clima di incertezza geopolitica.
Sembra per ora passata la tempesta francese in attesa di una manovra di bilancio che dovrà comunque passare per un Parlamento diviso e che metterà alla prova la tenuta degli alleati di Macron.
Tecnicamente il dollaro è stato incapace di spingersi finora verso quella zona di supporto che sembrava essere alla portata in questa fase di mercato, ovvero area 1,125.
Il mese di novembre rimane teoricamente ancora favorevole al biglietto verde prima di un dicembre stagionalmente impegnativo.
A 1,125 troviamo il 38,2% di ritracciamento di Fibonacci del recente rialzo e questo per ora può essere il livello massimo a cui potrebbe ambire il biglietto verde. Sopra 1,18/1,19 l’allungo si farebbe più consistente con target 1,25.

Non sembra comunque scontato che l’euro riparta fin da subito. Il grafico su scala settimanale mette in evidenza come l’Rsi si stia ridimensionando offrendo una prospettiva un po’ diversa rispetto ai prezzi e avvalorando la tesi che ancora degli spazi per scendere in basso ci sono per EurUsd.
Per questo la correzione fino a 1,12/1,13 non va esclusa a priori almeno fino a quando l’euro non supererà le resistenze di 1,18/1,19.
