I mercati valutari sembrano essere desiderosi di sapere quando la fase del rialzo nei tassi di interesse americani terminerà. E quando la notizia troverà la sua conferma, quelle valute in ritardo (Euro) o ferme (Yen) sul fronte della normalizzazione del costo del denaro, avranno dei benefici importanti. EurUsd sembra aver fatto le prove generali aggredendo i livelli di resistenza chiave nel corso della scorsa settimana.
Per quello che riguarda la politica della FED questa settimana sapremo di più, ma già la Bank of Canada sembra aver fornito un ghiotto antipasto con un rialzo dei tassi di 50 punti base invece che dei 75 previsti dal mercato.
Il dato di crescita del terzo trimestre dell’economia americana, salita del 2,6% oltre le attese di +2,4% degli analisti, sembra però essere un ostacolo nel convincere Powell e soci a muoversi con maggiore cautela nel corso del 2023 sui tassi. Confermata la recessione con il dato di Pil che nel secondo trimestre ha fatto registrare una contrazione dello 0,6%. Nel terzo trimestre c’è la ripresa trainata soprattutto dalle esportazioni di energia.
La BCE intanto fa quello che deve. Tassi alzati di 75 punti base e portati al 2%. Manovre che andranno avanti anche se il repentino calo nel prezzo del gas potrebbe spingere Francoforte a rivedere i target di inflazione del 2023. La BCE ha anche modificato le condizioni per i Tltro e fissato al tasso sui depositi la remunerazione delle riserve obbligatorie. Alle operazioni di rifinanziamento di lungo periodo sarà così applicato un tasso indicizzato alle media dei tassi Bce del periodo di durata del prestito. Confermata da Francoforte la volontà di proseguire nei rialzi per dare meno sostegno alla domanda e contrastare un’inflazione arrivata al 9.9%. Due elementi, però decisivi, hanno frenato la corsa dell’euro. La presenza di 3 membri del board BCE che hanno votato per un aumento di soli 50 punti base e la rimozione della parola “several” con riferimenti al numero dei meeting dove si alzeranno i tassi.
Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina l’euro tenta di risollevare la testa e il calo nel prezzo del gas naturale è una diretta causa di ciò. Gli sforamenti della media mobile di riferimento ci sono stati anche in questi mesi ma le chiusure settimanali non confermano il break. La figura di bearish engulfing pattern di venerdì rende probabile un nuovo ritorno dei ribassisti. In caso di rottura rialzista confermata di 1,01 obiettivo da posizionare a 1,05.
C’è un aspetto molto interessante da sottolineare in questa fase di mercato. Gli spread di rendimento tra titoli di stato americani e tedeschi sono tornati ai massimi da agosto, ma EurUsd sta prendendo una via sostanzialmente opposta. Ovvero il biglietto verde sta perdendo valore. La sensazione è quella di un mercato valutario che vuole giocare d’anticipo confidando in una ripresa economica più vigorosa in Europa con una politica monetaria che rimarrà restrittiva. Diversa la view sull’America che comincia a guardare a manovre monetarie meno aggressive proprio a causa di un’economia che risente dei recenti rialzi. La “crepa” tecnica vista in questi giorni sembrerebbe proprio andare in questa direzione favorevole all’euro. Le prossime settimane saranno fondamentali per avere conferme.