Il dollaro è il re valutario, assieme alla divisa cinese, del 2021. Con un guadagno sull’euro di circa il 7% il biglietto verde ha fatto valere il vigore di una maggiore crescita economica, di maggiori tassi di interesse, di maggior forza relativa della borsa. Lo S&P500 nel 2021 ha realizzato ben 70 sedute con nuovi massimi storici. Non il record assoluto che appartiene al 1995, ma una misura della forza sottostante l’economia a stelle e strisce che ancora conserva un certo vantaggio su quella europea.
Con un’inflazione che galoppa al 6% la FED ha deciso, dopo la riconferma di Powell, di agire per raffreddare gli entusiasmi che la marea di liquidità degli ultimi mesi aveva provocato.
Il tapering terminerà a marzo e da quel momento in avanti le lancette sui tassi di interesse cominceranno a girare per andare a colpire il primo rialzo del costo del denaro dopo un lungo periodo di tassi a zero.
Lancette che non gireranno per Eurolandia. La BCE starà ancora a guardare in attesa di veder scivolare via l’ondata di Covid che ha travolto per il secondo inverno consecutivo il Vecchio Continente. L’inflazione ancora non è un problema anche se dovrà essere monitorata con attenzione la sua evoluzione soprattutto lato salari e stipendi.
Il differenziale tassi dovrebbe quindi continuare a rivestire un ruolo importante nelle scelte degli investitori con il dollaro favorito. A questo si aggiunge anche la natura prettamente difensiva del biglietto verde che nel corso del 2022 potrebbe essere rispolverata qualora i mercati tornassero in fibrillazione.
L’andamento di fine anno di EurUsd con un range piuttosto stretto che ha sempre trovato area 1.138 come resistenza, ci conferma cosa potrebbe succedere nella prima parte del nuovo anno. Un lento tentativo di rialzo dell’euro che va a convergere verso la media mobile a 100 giorni di 1.145 dove presumibilmente torneranno a farsi notare i compratori di biglietti verdi in attesa della manovra FED sui tassi. Da quelle parti troviamo anche la down trend line che scende dai massimi di settembre e che rende la resistenza piuttosto importante in chiave tattica.
Uno modello piuttosto interessante e utile per comprendere quando EurUsd è arrivato in prossimità di un bottom primario di mercato è quello che si basa sui tassi di variazione di EurUsd su scala mensile. Il ROC a 14 mesi si è dimostrato affidabile nel corso degli ultimi 15 anni nell’intercettare o anticipare di poco quei minimi primari sui quali il cambio ha poi effettivamente svoltato verso l’alto.
Se EurUsd perde più del 10% in 14 mesi ecco che qualche presa di profitto andrebbe studiata. Ad oggi siamo ancora lontani da questo punto di circa il 7%. Se 1.05 rappresenta il target di oggi, a fine gennaio spostando la scadenza sulla base della chiusura di novembre, l’obiettivo risulta raggiunto a 1.07. A febbraio il target diventa 1.10 partendo dai massimi di 1.22 del dicembre 2020. Tutti livelli che possono essere considerati obiettivi di rafforzamento massimo del dollaro 2022.