Il voto per le presidenziali americane sarà il market mover principale dei prossimi giorni, non solo del mercato valutario, ma anche di quello azionario, obbligazionario e delle criptovalute viste le posizioni assunte dai due leader Trump ed Harris in campagna elettorale. La vittoria di uno o dell’altro candidato sancirà i prossimi 4 anni di guida politica per un paese arrivato all’appuntamento con crescita economica, inflazione in fase di rientro, massima occupazione e indipendenza energetica.
Non mancheranno però i problemi per il prossimo Presidente. A cominciare da un debito pubblico che con questi tassi di interesse diventa particolarmente oneroso da servire.
Subito dopo il voto attenzione però al Fomc; Il 6-7 novembre la banca centrale americana deciderà sui tassi di interesse. Evento particolarmente atteso dopo l’ultima sforbiciata da 50 punti base a settembre. Da allora le attese di riduzione nel costo del denaro si sono decisamente ridimensionate con il mercato che non si aspetta più i 200 punti base di riduzione dei tassi entro 12 mesi. Powell dovrà mediare tra il desiderio di fornire maggior carburante alla crescita con un’inflazione che fatica a ritornare al di sotto dell’obiettivo proprio perché la congiuntura economica e l’occupazione permangono a livelli comunque sostenuti.
La fiducia dei consumatori poi ha registrato un vero e proprio boom a ottobre salendo ai massimi dell’anno. Unica nota stonata la quasi totale assenza di posti di lavoro creati a ottobre a causa di uragani e scioperi vari.
Nelle ultime settimane gli esponenti Fed hanno dimostrato di non voler accelerare il passo nel taglio dei tassi fino a quando l’inflazione non fornirà concreti segnali di voler piegare la testa sotto al 2% target. E il PCE pubblicato venerdì scorso ha confermato come il dato core dei prezzi al consumo fatichi a rientrare.
Intanto in Europa l’inflazione rialza la testa con la Germania in testa che vede i prezzi al consumo registrati a ottobre al 2%. Il tutto in un contesto di ripresa economica fiacca, ma migliore delle previsioni. Il Pil del terzo trimestre dell’Eurozona è salito dello 0,4% contro lo 0,2% atteso. La Germania esce dalla recessione con +0,2%, la Francia dello 0,4%, l’Italia è flat mentre la Spagna è cresciuta dello 0,8%.
EurUsd si presenta all’appuntamento elettorale americano a ridosso dei supporti chiave che conteranno per l’evoluzione futura. Sfondare al ribasso i supporti di 1,078/1,08 avrebbe un significato importante soprattutto perché arriverebbe in un momento di ipervenduto settimanale che nelle ultime due occasioni ha anticipato o coinciso in modo preciso con un bottom primario.
Da queste parti la up trend line che sale da un anno unisce i suoi minimi crescenti e questo rafforza l’importanza del livello tecnico alla vigilia delle elezioni.
La presenza dei supporti chiave di area 1,08 si può notare anche sui grafici giornalieri. Il 61,8% di ritracciamento di Fibonacci dell’intero rialzo aprile-agosto 2024 ha contenuto gli ardori del biglietto verde e ora faticosamente l’euro dovrà ricominciare a costruire la base per il rimbalzo.
La chiusura di mese sopra 1,08 ha fornito un primo importante segnale su EurUsd, ma chiaramente sarà l’esito elettore e la direzione successiva del cambio a definire uno scenario che vede ancora favorita la strategia long EurUsd. Questo almeno fino a quando i supporti sopra citati reggeranno.