La Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi di interesse come previsto rimandando a settembre ogni decisione qualora i prossimi dati dovessero confermare la buona tendenza al rialzo dell’inflazione vista finora. Il mercato si è mosso di conseguenza abbassando ancora i tassi di interessi a lunga scadenza sulla convinzione che i tagli saranno più di uno. Decennale ampiamente sotto al 4% e borse che hanno risposto male alle promesse di Powell sul timore che la FED sia troppo timida.
Il dato clou sul quale si è scatenata la volatilità è quello dell’occupazione. Il mercato non ha dovuto attendere molto per conoscere la sua evoluzione. Giovedì i sussidi alla disoccupazione erano saliti ai massimi dell’ultimo anno, venerdì le nuove assunzioni sono state appena 114 mila. Nettamente sotto le stime, ma quello che ha preoccupato è stato un aumento della disoccupazione al 4,3%.
Per l’inflazione ci sarà da aspettare ancora un po’ ma stavolta la sensazione è che la FED accontenterà i mercati che però adesso rilanciano e chiedono di più visto il deteriorarsi veloce della situazione economica. Sarà taglio da 50 punti base? Powell tagliando il costo del denaro a settembre andrebbe incontro alle feroci critiche di Trump anche perché quello di settembre sarà l’ultimo meeting prima delle elezioni presidenziali e nella mente del tycoon questa sarebbe una mossa favorevole ai democratici.
Quindi i mercati vanno nella direzione di un taglio che lascia per ora indifferente il dollaro che perde terreno contro uno yen in ulteriore rafforzamento nei rispetti del biglietto verde dopo l’aumento a sorpresa deciso dalla BOJ. Per quanto riguarda EurUsd si dovrà aspettare forse settembre, ma la recessione del secondo trimestre 2024 in Germania sembra lasciar intendere che anche a Francoforte potrebbero approfittare dell’apertura della FED per una ulteriore sforbiciata. Prima di allora appuntamento però a Jackson Hole dove i banchieri centrali alla fine di agosto avranno la possibilità di esporre le loro intenzioni in maniera più mirata. Intanto EurUsd insidia le resistenze.
Se c’è un grafico che forse meglio di ogni altro testimonia l’incertezza di EurUsd, allora quello migliore è il grafico giornaliero abbinato alle medie mobili a 50 e 200 giorni. Tipici indicatori ritardati di trend bullish (golden cross) e bearish (death cross), il movimento delle medie mobili sta continuamente fornendo falsi segnali a conferma di una incertezza di fondo importante. Ma il momento decisivo si avvicina. Tra 1,07 e 1,09 (dove siamo ora) stanno convergendo la parete superiore e inferiore di questo triangolo teoricamente di continuazione del trend bullish di EurUsd. Se sarà così sopra 1,09/1,10 (resistenze interessate proprio in questo momento) ci sarà da andare lunghi sull’euro. In caso contrario sotto 1,07/1,06 il biglietto verde riprenderà la sua marcia verso la parità.
Monitorare l’andamento di EurUsd e soprattutto l’uscita dal lato superiore o inferiore del range determinerà con molta probabilità l’anno prossimo la direzione del prossimo appuntamento ciclico. Nei mesi estivi del 2025 è infatti atteso l’appuntamento con il ciclo a 34 mesi reduce da tre minimi primari negli anni scorsi, seguenti di tre massimi primari. Quindi grande attenzione al grafico precedente e alla successiva evoluzione.