Il dollaro forte sta creando qualche tensione finanziaria a livello globale. Alcuni paesi emergenti abbassando il costo del denaro contribuiscono all’indebolimento della valuta nazionale. In Giappone il rialzo dei rendimenti sui Treasury americani sta provocando un’emorragia valutaria sullo yen per il momento rintuzzata dagli interventi della Bank of Japan. Eppure, la FED è decisa sul piegare l’inflazione e le sue aspettative.
Nell’ultimo meeting di politica monetaria i tassi sono rimasti invariati nella forchetta 5,25%-5,50% con il comunicato finale che ha ribadito come lo stato dell’economia e dell’occupazione sorprendentemente positivi stanno impedendo il raggiungimento del target di inflazione del 2% nei tempi previsti.
Questo prelude alla necessità di continuare ad utilizzare l’arma dei tassi in modo appropriato per far convergere nel medio periodo l’inflazione verso il 2% previsto.
Notizia che ovviamente ha riportato i tassi di interesse sui titoli di stato a breve termine americani sopra al 5% in previsione di un non taglio nel 2024. Ovviamente tutta la curva dei rendimenti si è alzata dando supporto ad un dollaro americano che comunque non sembra trovare la forza di piegare le resistenze dell’euro.
In chiusura di settimana però alcuni dati come l’ISM manifatturieri, tornato sotto l’asticella dei 50 punti, e le buste paga emesse ampiamente al di sotto delle 240 mila previste, hanno fornito al mercato buoni motivi per ritornare su azionario e obbligazionario nella speranza che questi primi segnali di rallentamento convincano la FED verso un ammorbidimento del costo del denaro prima dell’inverno.
La FED non si muove e il mercato continua a navigare nell’incertezza.
Non si può dire che i trader non abbiano per il momento a loro disposizione fonti certe di guadagno. Si vende quando EurUsd arriva in zona 1,10 (o sopra), si va long quando al contrario viene sollecitata la base inferiore del trading range in zona 1,05. Ci siamo avvicinati nuovamente a questa soglia tecnica che lo ribadiamo, in caso di sfondamento verso il basso proietterebbe il cambio ben sotto la parità.
In assenza di temi andare long di EurUsd quando il cambio scende vicino a questi supporti è una buona idea e la chiusura di settimana lo ha confermato. Adesso attenzione a 1,08, livello oltre il quale l’euro potrebbe accellerare.
L’analisi grafica del Dollar Index conferma un bull market che però nelle ultime sedute ha subito un uno – due micidiale a causa prima dell’intervento dello BOJ a difesa dello yen, e poi dei dati non esaltanti arrivati dal mercato del lavoro americano che hanno allontanato l’euro dalla zona di pericolo. Per il momento nulla di clamoroso con una tendenza che rimane rialzista per il DXY, ma attenzione a zona 104 la cui perforazione comincerebbe a mettere in difficoltà il bull market del biglietto verde incapace di arrampicarsi fino ai massimi del 2023. Altro segnale di debolezza?