La FED mette in archivio una riunione dalla quale i mercati non si attendevano molto. E così è stato anche se le parole di Powell hanno lasciato qualche speranza. Speranza per i bond che hanno vistosamente rimbalzato allontanandosi per ora dalla soglia del 5% sulle scadenze decennali. Speranza per l’azionario che guarda al tasso di sconto attuale come il picco massimo al quale attualizzare i futuri utili. Speranza per un dollaro più debole dopo che Powell ha indicato come “attento” il monitoraggio di diverse variabili finanziarie tra cui il cambio effettivo del biglietto verde.
Nessuna parola di neutralità è stata pronunciata e quindi la prognosi sui tassi non è ancora sciolta. Chiave la riunione di dicembre, ma la frase “occorre passare per una fase di crescita rallentata e di indebolimento del mercato del lavoro” mette abbastanza in chiaro quando il costo del denaro potrà verosimilmente cominciare a ridurre il suo fardello nelle tasche di cittadini e Stato.
I prossimi dati saranno quindi da seguire con estrema attenzione anche per comprendere se il dollaro potrà trovare la forza di puntare diretto verso la parità con l’euro. I dati sul mercato del lavoro di ottobre hanno però mostrato un raffreddamento importante che sembra andare nella direzione opposta. Il vigoroso rimbalzo di EurUsd lo testimonia.
Il cambio effettivo del dollaro americano ha toccato recentemente le due deviazioni standard positive di scostamento rispetto alla media storica degli ultimi 20 anni. Un eccesso che potrebbe essere fonte di corposi realizzi quando i dati macro americani indicheranno alla FED la via per una politica monetaria meno aggressiva.
In Europa intanto l’inflazione scivola sotto al 3%, il punto più basso da luglio 2021 con il dato di 2,9% che si contrappone al 4,3% di settembre. Rimane però ancora stabilmente sopra al 4% il dato core. Effetto statistico di un ridimensionamento che dovrebbe rientrare nei prossimi dati dove torneremo ad assistere ad un moderato rialzo. Certamente la BCE nel meeting del 14 dicembre potrà prendere atto che per il momento l’inflazione sta seguendo la parabola prevista di rientro e considerare misure più espansive nel corso del 2024. Per l’euro la partità si giocherà su quanto questa decisione sarà sincrona con quella della FED.
Il taglio della media mobile a 100 giorni dall’alto verso il basso della media mobile a 200 giorni da parte di EurUsd è un qualcosa che segnala come un esaurimento della tendenza difficilmente si verificherà a breve. Il rimbalzo di venerdì scorso ha però rimescolato le carte.
Nel 2021 questo segnale inaugurò un pesante sell off sull’euro, ad inizio 2023 il taglio verso l’alto confermò il bull market della moneta unica, oggi sembra di nuovo l’orso colui che ha preso in mano le operazioni. Ma potrebbe essere una trappola per orsi.
Il pullback del cambio nella zona di 1.07/1.08 è stato tanto rapido quanto prevedibile. Adesso però per l’euro comincia il difficile. C’è da superare una serie di resistenze oltre le quali cambierebbe nuovamente lo scenario. Troverà la forza di fare questo passo la moneta europea?
Gli analisti tecnici confidano su un doppio massimo con doppio minimo interno per il Dollar Index. Sarà così? I due minimi di ottobre sono stati violati in chiusura di settimana. Cruciali le prossime sedute, ma in caso di sfondamento definitivo verso il basso potremmo assistere ad una debolezza del biglietto verde fino a dicembre.