In Sudamerica la missione inflazione sembra essere compiuta e, per evitare una caduta in recessione, alcune banche centrali protagoniste di maxi-aumenti nei tassi nei mesi scorsi hanno deciso di cominciare a ridurre il costo del denaro. Cile e Brasile gli avamposti di ciò che il mercato spera essere il film del 2024 delle banche centrali.
Il taglio del rating sul debito americano è stato l’evento che la settimana scorsa ha scatenato il movimento di ribasso delle borse, rialzo dei tassi e ripresa temporanea del dollaro.
Fitch ha tolto la tripla A al debito a lungo termine americano. Atto doveroso alla luce del rapporto tra debito e Pil e degli attuali costi a servizio del debito.
La previsione dell’agenzia di rating, senza misure correttive, è quella di un rapporto debito-Pil per gli Stati Uniti al 6,9% nel 2025.
Si guarda con timore al 2011 quando S&P500 tagliò il rating americano innescando uno storno in doppia cifra sui mercati. In un momento in cui la FED promette di stringere ancora sui tassi non si può escludere un proseguimento per tutto il mese di agosto di questa fase volatile.
L’ISM manifatturiero americano ha confermato il rallentamento economico in atto negli USA uscendo ancora ampiamente sotto i 50 punti, ma sono stati i dati sull’occupazione a confermare la tesi sull’imminenza di un rallentamento economico più marcato con le nuove buste paga di luglio molto al di sotto delle attese.
La FED ha detto chiaramente che sarà ancorata ai dati economici nelle prossime decisioni. Il prossimo dato importante sarà quello dell’inflazione. Se sorpresa sarà, allora ancora una volta assisteremo a scossoni importanti sul mercato valutario. Il prossimo simposio di fine agosto a Jackson Hole crediamo sarà l’occasione per avere una visione più chiara della politica monetaria della FED.
Intanto in Europa è confermato il rallentamento dell’inflazione. I prezzi alla produzione a giugno sono arretrati dello 0,4% facendo suonare più di un campanello di allarme sull’opportunità di continuare a far salire i tassi in quel di Francoforte visto il contesto di minore pressione a monte della catena produttiva e dati di Pmi sotto alla soglia di espansione dei 50 punti.
Il dollaro nel 2011 inaugurò una prolungata fase ascendente e anche questa volta le prime reazioni del biglietto verde sono andate in questa direzione. Se questa clamorosa ripresa della valuta americana arriverà, dovranno però essere abbattuti certi livelli tecnici che tra poco esploreremo insieme.
In analisi tecnica ci sono sempre delle sentinelle che segnalano in anticipo se è opportuno cambiare idea per non subire il mercato in modo irrimediabile.
EurUsd è guidato nel suo rialzo dal 2022 dalla media mobile a 150 giorni attualmente in transito a 1.082.
A marzo e, a fatica, maggio, il cambio ha trovato il sostegno della media per risalire la china fino a quando il 61.8% di ritracciamento di tutto il ribasso cominciato nel 2021 ha fatto il suo degno lavoro di resistenza.
Il problema è che questo massimo si è formato con tre massimi crescenti e il terzo di questi ha “debordato” il normale percorso di crescita.
Questa figura potrebbe rappresentare l’alibi per chi utilizza le onde di Wolfe, diverse dalle più comuni onde di Elliott, per pronosticare una discesa di EurUsd nelle prossime settimane.
E questo è lo scenario di emergenza che potrebbe scattare se il biglietto verde avesse ragione di 1.08. A quel punto un ritorno verso 1.03 diventerebbe l’inaspettato, ma più probabile obiettivo.
EurUsd sta sviluppando un comportamento molto simile a quello visto in occasione dei due più recenti massimi relativi. Un ipercomprato settimanale, poi smaltito, ma senza mai scendere sotto i 50 punti. Ancora una volta questo serve per ribadire che sarà decisivo il comportamento del cambio sugli importanti supporti di area 1,08.