EurUsd outlook settimanale del 7 Ottobre 2025: Di nuovo shutdown

  • La FED viene privata di alcuni dati fondamentali come quello sullo stato dell’occupazione a causa dello shutdown. Il blocco di alcune attività rischia di causare una revisione al ribasso nelle stime di crescita con un sempre più probabile ribasso nei tassi da parte della FED entro fine anno.
  • In Europa l’inflazione si mantiene stabile poco sopra il 2% con la BCE che confermerà i tassi anche nelle prossime riunioni.
  • EurUsd conferma una stasi nella volatilità entrando ora in un bimestre stagionalmente poco favorevole. La resistenza di 1,18 rimane lo scoglio principale da superare.

La FED priva di bussola

Il trimestre settembre-novembre in media offre le migliori soddisfazioni stagionali a chi possiede dollari americani. Settembre è ormai andato in archivio nell’irrilevanza e ora tocca al bimestre ottobre-novembre risollevare il dollaro prima di un dicembre solitamente impegnativo.
Se non dovesse arrivare una reazione in questo periodo teoricamente favorevole, il 2026 del biglietto verde, almeno nella sua parte iniziale, rischia di rivelarsi impegnativo.
La settimana del dato sull’occupazione è stata offuscata dallo shutdown americano, ovvero il blocco progressivo di alcune attività dell’amministrazione federale.
Privando la FED e il mercato di un importante dato che indubbiamente influenza la politica monetaria, il mercato si è concentrato sulle conseguenze che questo shutdown potrebbe avere sull’economia americana e il dollaro.
Evento irrilevante per il dollaro quello occorso precedentemente tra dicembre 2018 e gennaio 2019, con il Congressional Budget Office che stimò al tempo una perdita di Pil di appena lo 0,2% per l’economia USA, ma che comunque rende più probabile un intervento di taglio dei tassi da parte della FED entro fine anno visti i rischi al ribasso per la crescita stessa.
A tutto questo si è aggiunta una lenzuolata di nuove tariffe doganali volute da Trump tra cui quello sull’importazione di legname da conifere che colpisce duramente il vicino paese canadese dal quale proviene il 50% del materiale.
In Europa inflazione che conferma le attese.
Il 2,2% del dato headline e il 2,3% del dato core mettono la BCE nelle condizioni di mantenere fermi i tassi al 2% fino alla fine del 2025. Supportando così l’euro.

EurUsd, fase interlocutoria

Dollar Index (grafico weekly): supporti critici sotto pressione

Tecnicamente ci sono pochi dubbi sulla rilevanza dei livelli raggiunti dal dollaro.
Qui senza pensarci troppo ci sarebbe da andare lunghi di biglietti verdi nella convinzione che il trend cominciato nel 2011 proseguirà nella sua marcia rialzista anche nei prossimi anni.
Il sentiment negativo verso il dollaro confermerebbe la possibilità di un recupero che, come abbiamo visto anche la stagionalità, sembrerebbe supportare.
In gioco però ci sono fattori che potrebbero alterare questo percorso.
Oltre all’immancabile incertezza dello shutdown, la questione dazi ancora aperta e una politica monetaria che a differenza di altre aree del mondo (vedi Europa) potrebbe essere solo all’inizio di un percorso di ridimensionamento del costo del denaro sulle pressioni di un Presidente che vuole spingere a tutti i costi sulla crescita, stanno lì a zavorrare le quotazioni del biglietto verde.
La doppia zampata ribassista dell’ipervenduto settimanale per il Dollar Index storicamente è stato uno dei fattori che hanno accompagnato la reazione del dollaro in passato.
Non dovesse essere così le prospettive per la valuta americana in ottica 2026 si farebbero alquanto grame.

EurUsd (grafico daily) – ancora la media mobile a fare da argine

Solo la settimana scorsa avevamo commentato l’importanza per EurUsd della media mobile a 50 giorni e puntualmente il mercato ha rafforzato la tesi che solo uno sfondamento verso il basso (sotto 1,168) apporterebbe un maggior vigore al biglietto verde con un ragionevole obiettivo da posizionare attorno a 1,14.
Parola ad un mercato che per ora si rifiuta di azzardare la rottura ribassista.