La pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting di politica monetaria della Federal Reserve conferma che nessun membro del board ha l’intenzione di votare per un taglio nel costo del denaro nel 2023. L’inflazione deve essere domata e il mercato del lavoro appare ancora robusto. Inaccettabile il livello di prezzi al consumo raggiunto e servono ulteriori strette per riportare i prezzi in linea con l’obiettivo del 2%.
La FED conferma quindi la volontà di non invertire rotta gelando i mercati finanziari speranzosi in un’apertura. I mercati swap prezzano un picco nei tassi al 5,25% nel 2023. Contrastanti alcuni dati macro. La disoccupazione è scesa a dicembre, le buste paga emesse sono salite più delle attese, ma sono soprattutto l’aumento dei salari (+0,2%) inferiore alle previsioni a far pensare ai mercati che il picco dell’inflazione è alle spalle. E che quindi la FED dovrà rendersi conto di questo nuovo contesto.
In Europa intanto continua a raffreddarsi l’inflazione, nei dati effettivi e in quelli attesi.
Il repentino calo nei prezzi di petrolio e gas sta favorendo un rientro dei prezzi al consumo. La Francia ha fatto registrare dati preliminari al 6,7% contro il 7,1% di novembre. La Spagna il 5,6% contro il 6,7% di novembre. La Germania il 9,6% contro il 11,3% precedente.
Le aspettative di aumento nei tassi di interesse in Eurolandia stanno così lentamente indietreggiando. Questo potrebbe essere un fattore di freno nella forza dell’euro nel breve periodo. Le curve swap al momento intravedono un picco al 3,25% nei tassi di interesse nel corso del 2023, ma se i dati dovessero continuare a stupire in positivo non sarebbe escluso che il 3% possa rappresentare l’apice di questa fase restrittiva. Il mercato stima un ultimo aumento di 25 punti base a maggio prima di una lunga fase di decantazione utile a comprendere gli effetti negativi sulla crescita.
La stagionalità favorevole per il dollaro nei primi due mesi dell’anno dovrebbe essere un fattore di ripresa per il biglietto verde. Questo fattore, unito ad un sentiment eccessivamente positivo per l’euro, potrebbe favorire quel repricing del dollaro che consentirebbe ai ritardatari di liquidare il biglietto verde a condizioni migliori. Un evento tecnico intanto si materializza. Il golden cross.
Nell’ultimo lustro il segnale generato dal taglio della media mobile a 50 giorni rispetto a quella a 200 giorni (linea verde) ha sempre prodotto una chiara indicazione della tendenza dominante per i mesi a venire. Golden cross se il taglio avviene dal basso verso l’alto, death cross se dall’alto verso il basso. Dal 2017 le quattro casistiche registrate hanno fornito, evento non così scontato quando parliamo di medie mobili, un discreto segnale anticipatore.
I trader e gli investitori hanno potuto raccogliere i frutti di questa strategia utilizzando la media mobile a 200 giorni come stop loss e quella a 50 giorni come indicatore di aumento dell’esposizione lunga o corta.
Il golden cross è ormai cosa fatta in questo inizio di 2023. Stando così le cose le prossime settimane di ritracciamento su EurUsd dovrebbero essere sfruttate per andare corti di biglietto verde. Idealmente la zona di supporto attorno a 1.04 sarà quella più importante per scaricare dollari.
L’inizio del 2023 sembra confermare che per parlare di inversione di tendenza su EurUsd servono conferme e prezzi capaci di abbattere definitivamente le resistenze di 1,065. La battaglia è in corso con i prezzi sotto a cavallo della down trend line che guida dal 2021. Siamo di fronte al primo tentativo di inversione di tendenza dell’euro dall’inizio della guerra tra Ucraina e Russia e le prossime settimane saranno decisive se questo movimento avrà successo.