In una settimana avara di dati importanti, il mercato si sta muovendo tatticamente in previsione dei dati di inflazione e vendita al dettaglio che usciranno nei prossimi giorni e che disegneranno in modo più accurato i contorni delle aspettative sui tassi di interesse nella seconda parte del 2024. Attualmente il mercato sconta con una certezza importante un paio di manovre da parte della FED da settembre in avanti.
In seno alla banca centrale americana si nota comunque un tono ancora leggermente orientato verso la prudenza. Sulla base dei dati macro attualmente pervenuti non sembra esserci nessuna fretta di abbassare il costo del denaro e quindi, come sempre, saranno le prossime informazioni in arrivo dai mercati a farci comprendere meglio se sarà necessaria una sforbiciata sui tassi da parte della banca centrale.
Certamente la FED di Atlanta non ha contribuito in modo positivo ad alimentare queste aspettative, indicato in una previsione del 4,2% su base trimestrale la crescita reale dell’economia del secondo trimestre 2024.
In Europa i dati economici appaiono contrastanti. Alle buone notizie arrivate dalle vendite al dettaglio hanno fatto da controaltare i dati piuttosto deboli di marzo relativi alla produzione industriale. Soprattutto Spagna e Germania hanno visto arretrare i loro indicatori con questo ultimo paese che continua a vivere un momento particolarmente infelice per effetto del combinato debolezza del settore auto più domanda fiacca in arrivo dal mercato cinese, molto importante per Berlino.
A questo ovviamente si aggiunge una politica monetaria restrittiva che a giugno potrebbe però offrire la sponda ad una prima manovra di alleggerimento del costo del denaro. Dopo la Repubblica Ceca e la Svizzera anche la Svezia ha infatti tagliato i tassi in Europa; questo potrebbe essere un antipasto di quello che faranno Lagarde e soci nel meeting del prossimo mese.
Ricordando sempre che la stagionalità attuale non è favorevole storicamente al dollaro, anche l’analisi tecnica sembra convincersi che per il biglietto verde è necessaria una fase di reset dopo la corsa delle ultime settimane. A spiegarci perché l’indicatore Relative Momentum Index. Simile al ben più celebre Rsi, l’Rmi ci mostra cosa accade al Dollaro Index dopo che viene toccata la soglia di ipercomprato sopra i 70 punti.
Oltre ad intercettare regolarmente dei top di mercato, l’indicatore lancia un messaggio molto chiaro. Prima di rientrare lunghi sul dollaro è opportuno attendere che lo stesso Rmi torni a visitare la terra dell’ipervenduto. La sintesi finale è che quindi appare ancora prematuro andare lunghi di dollaro in questo momento.
Il grafico settimanale delle bande di Bollinger conferma l’ìncertezza di EurUsd nel prendere una direzione precisa. Come si vede chiaramente dalla figura, da inizio 2023 il cambio oscilla all’interno di uno stretto range compreso tra 1,05 e 1,10 che impedisce la fuoriuscita e quindi la direzionalità più precisa del cambio in prospettiva. Non si possono per il momento fare discorsi strategici, ma solo tattici che prevedono di andare long o short a seconda del supporto/resistenza interessati.