Evergrande, la Lehman cinese verso il default

Evergrande Group

Alcuni la definiscono come la Lehman del mondo finanziario cinese, ma certamente la crisi che sta coinvolgendo il colosso cinese del real estate Evergrande rischia di mettere a dura prova la tenuta del sistema bancario ed immobiliare di Pechino.

La notizia di lunedì relativa alla sospensione sulla borsa di Shanghai di alcuni bond con scadenza 2022 ha scatenato un fiume di vendite con inevitabile innalzamento dei rendimenti richiesti dal mercato per possedere carta Evergrande.
Ma facciamo un passo indietro cercando di capire come la società è potuta arrivare a questo punto. Circa un anno fa la società in piena crisi e colpita duro anche dalla pandemia, chiese una maggiore sensibilità allo Stato relativamente alla crisi di liquidità che stava colpendo l’intero settore immobiliare.

Il titolo azionario da quel momento è precipitato sulla borsa di Hong Kong di oltre il 70%, un comportamento che si è trasmesso anche sul ben più delicato mondo delle obbligazioni. Qui il default è ormai dato però per certo. Ad esempio il bond con scadenza marzo 2024 prezzava ieri un rendimento a scadenza di poco inferiore al 90%. Il mercato non sembra credere al too big to fail sul quale forse la stessa società puntava da tempo.

Il timore è adesso legato all’effetto a catena che questo fallimento potrebbe avere sul mondo high yield cinese già oggi in grado di offrire rendimenti superiori al 13%. Il rischio percepito dagli investitori esteri è evidente anche perché la metà delle obbligazioni offshore della Cina provengono proprio da società del settore immobiliare. Ma Pechino vuole proseguire nel processo di riduzione della leva finanziaria delle società del settore e difficilmente la politica correrà in salvataggio di Evergrande.

La società ha in pancia ben 104 miliardi di dollari di passivo ed il taglio di rating da parte di S&P ha definitivamente affossato le speranze di ripresa. Il profit warning lanciato dalla società la scorsa settimana (previsto un calo degli utili del 39%) combinato alla difficoltà di accesso al mercato del credito rendono improbabile il pagamento di 7,4 miliardi di dollari di obbligazioni in scadenza nel 2022.

Una crisi annunciata che si spera possa essere confinata all’interno del mondo finanziario cinese. La domanda che però giustamente molti analisti si pongono è se tutto questo non provocherà effetti collaterali da pandemia finanziaria in un mondo che nei mesi scorsi ha acquistato parecchia carta cinese. La percezione verso il rischio degli investitori è molto bassa in questo momento storico, anestetizzata dalla grande liquidità con la quali le banche centrali hanno inondato i mercati nei mesi scorsi. E questa non sempre è una notizia positiva.

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