La FED annuncia il tapering ed è volatilità sui mercati

La Fed annuncia l’avvio del tapering e lo fa in maniera consapevole pubblicando i verbali dell’ultimo meeting di fine luglio. Dalle minute è emerso infatti che il programma di acquisto titoli verrà ridotto a partire dai prossimi mesi anche se una data non è ancora stata fissata. Forse Powell sarà più preciso in quel di Jackson Hole. I verbali pubblicati mercoledì sera precisano che non ci sarà nessun legame tra riduzione del QE e rialzo dei tassi, ma è evidente che il mercato si è innervosito alla notizia. Aumento della volatilità e rafforzamento del dollaro le prime conseguenze a caldo.

La FED terrà conto delle incertezze che gravano sull’economia, in primis l’andamento della pandemia e la diffusione della variante Delta. Ma considerando che i casi negli USA viaggiano già ad un livello superiore ai 100 mila al giorno, ci si chiede cosa potrebbe rinviare la decisione come accaduto di recente in Nuova Zelanda. Qui la banca centrale ha deciso, dopo l’annuncio del Governo di un nuovo lockdown di 7 giorni per un nuovo caso di Covid accertato, di non alzare i tassi di interesse a 0,5%. L’aumento del costo del denaro era scontato dal mercato che infatti è stato colto di sorpresa zavorrando così la valuta locale, il dollaro neozelandese.

Tornando alla FED, considerato il raggiungimento (e il superamento) dell’obiettivo di inflazione al 2%, rimane la piena occupazione l’ultimo target da considerare. I recenti dati sulla disoccupazione in deciso calo sembrano andare nella direzione giusta. A quel punto Powell non potrà che rompere gli indugi.

Quindi è cominciata la famosa exit strategy, quella che Bernanke definì nel 2013 come tapering e che colpì soprattutto il mondo obbligazionario. I 120 miliardi di dollari di titoli acquistati dalla banca centrale potrebbero perciò diventare progressivamente meno lasciando al mercato la facoltà di definire in modo più efficiente il reale prezzo dei bond. Presumibile quindi un innalzamento dei tassi a lunga scadenza in linea con quelle aspettative di inflazione che rimangono stabilmente sopra al 2% e che difficilmente piegheranno la testa dopo l’annuncio di Toyota di tagliare la produzione del 40% di automobili a livello globale. Difficoltà nel reperimento dei chip e nuova recrudescenza della pandemia in Asia tra le cause che hanno indotto Toyota ad una decisione storica.

Indicatori anticipatori di inflazione molto osservati dalla FED come quello stilato dall’università del Michigan piuttosto che quello prodotto dalla FED di New York non segnalano nessun ripiegamento nelle attese di inflazione a 12 mesi. Questo costringerà la banca centrale americana ad accelerare i tempi del tapering. Il dollaro ringrazia, borse e bond un po’ meno.

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