Spot EurUsd: 1.1310
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1140, 1.1105, 1.0908) Resistenze (1.1370, 1.1448, 1.1515)
Strategia: Long a 1.1210
Stop loss: 1.1210
Take profit: 1.1410
La Federal Reserve ha deciso di rendere esplicito al mercato ciò che il mercato già conosceva. Un rallentamento economico più marcato del previsto nella seconda parte del 2019 e soprattutto un fenomeno montante di deflazione per effetto delle incertezze legate alla trade war, hanno fatto passare Powell dal falco di dicembre alla colomba di oggi.
Erano ben tre i rialzi nei tassi americani pronosticati dagli analisti a dicembre 2018, sono diventati tre i ribassi stimati nel costo del denaro da qui a 12 mesi con una probabilità del 50% di un intervento già a luglio. Un’inversione ad U non dettata da una crisi economica, non dettata da una disoccupazione in aumento, ma piuttosto da attese di inflazione che sono precipitate. Con loro sono precipitati i tassi decennali americani. A novembre 2018 erano al 3.25% ora sono addirittura scesi di oltre 110 punti base sotto al 2.10%.
Una corsa impressionante verso il basso che ha trascinato con sé tutte le curve mondiali costringendo paesi tipicamente ad “alto rendimento” come l’Australia ad abbassare i tassi al minimo storico del 1.25%.
L’economia sembra quindi lentamente avviarsi verso un rallentamento, ma soprattutto verso una grande stagnazione dei prezzi. Pericolosa parabola per i paesi ad alto indebitamento che da sempre vedono in un po’ di inflazione la ricetta magica e silenziosa per diminuire il carico debitorio.
Tutta da verificare nel corso dell’estate la storia USA-Cina anche perché nel frattempo si era aperto un altro fronte con il Messico con Trump che aveva invocato infatti la possibilità di inserire dazi verso il paese confinante a sud alla luce della sua inadeguatezza nel gestire i flussi migratori.
Fortunatamente nel week end è stato raggiunto un accordo scongiurando i dazi del 5% su tutte le merci in entrata dal Messico.
Anche le commodity hanno sofferto questa tensione. Il prezzo del petrolio è precipitato di oltre il 20% fino a 50 $ al barile, mentre l’oro ha sfruttato questo momento di tensione con un rialzo fin sotto le resistenze più importanti di 1350$.
Infine la BCE. Nel meeting di giovedì scorso Draghi ha di fatto aperto la strada ad una nuova asta TLTRO a favore delle banche, mantenendo però invariati i tassi al livello record negativo di -0.4%. Nessuna riapertura di QE, ma il Presidente della BCE ha detto che si è cominciato a discutere anche di questa opzione. Spostato invece fino a metà 2020 il periodo di tempo in cui in area Euro si starà con tassi negativi.
In mezzo a tutta questa incertezza EurUsd rimane nel suo ormai datato range ma si è tornato a spostare nella parte alta avvicinandosi alla media mobile a 200 giorni.
L’analisi tecnica continua a mettere in chiaro come ogni tentativo di risalita non sarà credibile fino a quando almeno la media mobile a 200 giorni non verrà violata. Il movimento rialzista di quasi 200 pips verso l’alto (il bottom della settimana scorsa è stato di 1.1155) mette in chiaro come il mercato si è riposizionato. Occhio quindi alla media mobile a 200 giorni di 1.137. Violata quella i ribassisti sul Dollaro potrebbero tornare ad affacciarsi con maggiore convinzione. Adeguiamo il nostro stop sul trade long al livello di ingresso azzerando il rischio di perdite.
Alla stesso conclusione arriviamo anche osservando il grafico del Dollar Index. Qui la media a 200 giorni è stata già toccata venerdì ed uno sfondamento definitivo di 96.40 e di 95 poi aprirebbe le porte ad un bear market per il biglietto verde.