EurUsd outlook settimanale del 9 giugno 2025 – Il dollaro soffre ancora

  • Negli Stati Uniti non arrivano grandi sorprese dai dato sull’occupazione americana mentre salgono alle stelle le tensioni tra Trump e Musk. L’incontro con la Cina in Europa sembra ridare però ottimismo ai mercati.
  • In Europa l’inflazione continua a convergere verso gli obiettivi e la BCE taglia di nuovo il costo del denaro forte di un euro sempre ben apprezzato dagli investitori. Tassi ora al 2%.
  • EurUsd che si ripresenta alle porte di quelle resistenze di area 1,15 oltre le quali si aprirebbero porte di debolezza molto interessanti sul dollaro americano.

La BCE taglia e Trump si arrabbia

A distanza di due mesi dal Liberation Day di Trump grandi passi avanti nell’applicazione dei dazi e/o di eventuali accordi con gli altri competitor commerciali non si vedono.
La trattativa con la Cina è in stallo anche se una speranza si accende dopo l’annuncio di un nuovo incontro a Londra; stallo che al momento rimane anche verso l’Europa. Incombono decisioni di sospensione e ricorsi e l’incertezza regna sovrana dopo l’annuncio (l’ennesimo) di Trump di raddoppiare i dazi su acciaio ed alluminio.
L’evento macro più importante anche per comprendere quali strade potrebbe prendere la FED nei prossimi mesi rimane quello relativo ai dati sull’occupazione che ha confermato la creazione di quasi 140 mila posti di lavoro e disoccupazione al 4,2%. Qualche segnale di tensione si registra sugli stipendi cresciuti più del previsto.
Il dollaro subisce così nuovamente la pressione dei venditori complice anche una limatura dei rendimenti sui tratti più lunghi della curva. Verrebbe da dire che per fortuna Powell c’è visto che in assenza di un differenziale tassi così generoso il rapporto di cambio EurUsd si sarebbe già involato molto probabilmente oltre quota 1.20. A complicare il tutto per la stabilità del dollaro anche le forti tensioni che si registrano tra Trump e Musk dopo il burrascoso divorzio.
L’euro rimane in questo momento l’alternativa più credibile al dollaro e, come auspicato da Lagarde, un afflusso di capitali internazionali sulla moneta unica non sarebbe ostacolato da una BCE a quel punto anche facilitata nell’ultimo miglio sull’inflazione.
Banca centrale europea che come previsto ha tagliato i tassi al 2% sull’onda di dati di inflazione che confortano tale decisione.
Presa come modello da Trump (che si arrabbia di nuovo con Powell per la sua resistenza nel tagliare il costo del denaro), la BCE ha rivisto ulteriormente al ribasso le stime di inflazione per il 2025 adesso previste al 2%. Saremmo dunque di fronte oggi a tassi neutrali anche considerando la revisione al rialzo a +0.9% delle stime di crescita per l’anno in corso. Il futuro della politica monetaria europea adesso si fa più incerto.

Non è ancora ora di andare lunghi di dollari

Nonostante una remunerazione crescente del dollaro rispetto a quella offerta dalla valuta europea, è stridente la divergenza con l’andamento del cambio EurUsd.
Il differenziale di tasso tra Treasury americani e Bund tedeschi si allarga, ma EurUsd (qui presentato su scala inversa) risale, ovvero il dollaro si indebolisce.
Un segnale che conferma come il mercato continui a richiedere un premio per il rischio superiore per investire in biglietti verdi oggi ritenuti più rischiosi del passato.

EurUsd (grafico daily) vs spread Usa-Germania (linea rossa): il dollaro paga di più ma perde terreno

Dopo il break rialzista di aprile per EurUsd si è visto il più classico dei pullback a ridosso di quella che era una linea di resistenza ora supporto. E poi la ripartenza. Un segnale chiaro di non volontà del mercato per il momento di ritornare sui propri passi e che rafforza il valore dei supporti di area 1,12 ma al tempo stesso mette in discussione le resistenze di area 1,15.
Il cedimento di questo livello aprirebbe le porte ad un allungo fino a 1,20.

EurUsd (grafico daily) – Pull back da manuale e l’euro riparte

EurUsd outlook settimanale del 26 maggio 2025: Treasury e Dollaro poco graditi ai mercati

  • Gli strascichi del taglio del rating americano rimangono sul mercato obbligazionario con rendimenti USA in ripresa e dollaro incapace di sfruttare questo vantaggio di rendimento. La FED conferma la volontà di non essere troppo espansiva sui tassi nei prossimi mesi.
  • In Europa si intravedono segnali di maggiore fiducia da parte degli investitori. Le borse hanno una migliore forza relativa e l’euro si mantiene forte nei confronti del dollaro. Ma all’orizzonte Trump minaccia nuovi dazi del 50% visto lo stallo nelle trattative.
  • EurUsd che conferma la solidità dei supporti e rialza la testa dopo il taglio del rating americano. Trading range prolungato in vista.

L’Europa ispira sempre più fiducia

Il taglio del rating sul debito americano non ha prodotto gli stessi effetti di quasi 15 anni fa. All’epoca, nel 2011 ovvero quando S&P declassò il rating americano per la prima volta, la borsa perse il 7% mentre i rendimenti dei Treasury scesero alla ricerca del, sembra paradossale, porto sicuro.
Nulla di tutto ciò è accaduto lunedì scorso quando anche Moody’s è arrivata dopo 14 anni alla stessa conclusione ma innescando una reazione opposta, con borse indifferenti e rendimenti obbligazionari in salita.
Un’ascesa dei tassi che sembra contagiare anche paesi come il Giappone che ha visto salire i tassi trentennali sopra al 3%, il massimo degli ultimi 40 anni.
Il CBO (Congressional Budget Office) prevede nei prossimi 30 un’esplosione del rapporto tra debito e Pil in assenza di correttivi dal 98% al 155%; questo ha come conseguenza inevitabile la richiesta di un premio per il rischio più alto da parte del mercato aggravando il costo del servizio al debito. Sarà inevitabile il nuovo attacco di Trump ad un Powell che, come gran parte della FED, vuole vederci chiaro sugli effetti dei dazi su prezzi e occupazione.
Mentre il mercato si gode questa specie di limbo da dazi combinato ad un clima di attesa circa l’evoluzione del conflitto russo-ucraino, dalla FED infatti continuano ad arrivare segnali chiari sulla politica monetaria. Non si farà nulla almeno fino a settembre.
In Europa settimana chiusa con negatività dopo che Trump ha espresso la volontà di mettere nuovi dazi del 50% sull’import di merce dall’Europa se le trattative in corso non produrranno risultati. La BCE intanto rimane in attesa di dati che potranno dare la conferma circa l’opportunità di nuove manovre espansive sui tassi. Il riavvicinamento alla Gran Bretagna dopo la Brexit del 2016 è un segnale importante e di fiducia che sempre pesare sui favori che il mercato continua ad attribuire ad un euro che non sembra aver intenzione di cedere i supporti chiave di area 1,10.

Pausa di riflessione

Per il Dollar Index la zona di supporto poco sotto 100 ha fatto il suo lavoro anche considerando la solidità dei precedenti massimi del 2016 e del 2020. Era attesa una reazione che c’è stata anche se non siamo andati molto più in là dei minimi, segno di una debolezza strutturale del biglietto verde.
L’idea di una figura a “bandiera” che prosegue nella sua formazione rimane quindi in piedi con un dollaro che non dovrebbe andare a ritestare nel brevissimo i minimi in attesa della fine dell’estate quando potrebbero ripresentarsi pressioni in uscita dalla divisa statunitense più forti. Al momento il livello cruciale di supporto per il Dollar Index va posizionato attorno a 97, zona di transito della up trend line che sale dai minimi del 2011.

Dollar Index (grafico weekly) – una figura di continuazione all’interno di un bull market

La media mobile a 50 giorni ha svolto un eccellente lavoro di contenimento rilanciando le quotazioni dell’euro. Anche i massimi del 2024 a fatica hanno contenuto la forza del biglietto verde ed ora si assiste ad un tentativo di interrompere la breve sequenza ribassista cominciata il 21 aprile.
Il fatto che la debolezza del dollaro sia arrivata in contemporanea con il taglio del rating americano e a fronte di tassi in rialzo indica una sfiducia degli investitori verso il debito americano.

EurUsd (grafico daily) – l’euro rialza la testa

EurUsd outlook settimanale del 12 maggio 2025 – USA-Cina accordo in vista

  • Powell non si piega ai voleri di Trump confermando l’indipendenza di giudizio e di azione della FED sui tassi. L’occupazione rimane ancora alta e una ripresa dell’inflazione causa dazi rende al momento necessaria una strategia di attesa. Accordo sui dazi con la Cina in vista.
  • La Germania ha il suo nuovo premier, Merz, e si avvia ad affrontare parecchie sfide geopolitiche ed economiche in un contesto complicato. Segnali, intanto, di risveglio da parte dell’economia europea. Il Regno Unito ha chiuso un accordo sui dazi con l’Amministrazione USA
  • EurUsd rimane stabile ma in fase correttiva dopo la sfuriata di aprile nella parte alta di un range che vede 1.10/1.14 come fascia di prezzo più probabile per le prossime settimane,

Powell diplomatico

Con la frase “Riteniamo che la linea attuale ci metta in una buona posizione per rispondere tempestivamente a potenziali nuovi sviluppi”, il Presidente della Federal Reserve ha rimandato a data da destinarsi qualsiasi manovra sui tassi di interesse americani confermando l’indipendenza dalla politica della banca centrale. Critiche ancora una volta feroci arrivate subito dopo l’annuncio da parte di Trump.
I tassi di interesse americano restano fermi in una forchetta fra il 4,25% e il 4,50% anche perché lo stato dell’economia non mostra evidenti segnali di deterioramento, soprattutto sul mercato del lavoro, mentre l’inflazione mostra qualche segno di rigurgito a causa dei dazi.
L’approccio cauto è piaciuto ai mercati che hanno reagito con sostanziale indifferenza mentre il dollaro si è rafforzato.
Adesso si torna quindi a guardare alle trattative tra l’amministrazione Trump e i vari Stati per sbrogliare la matassa dazi.
Dopo l’incontro con il neo premier canadese Carney, i colloqui avuti con una delegazione cinese in Svizzera sembrano portare un po’ più di sereno con Pechino. Ovviamente rimangono sul tavolo aperti i colloqui con le principali economie del mondo sviluppato ed emergente. Colloqui che saranno utili anche per fare il punto su situazioni geopolitiche vecchie (Ucraina e Medio Oriente, ma anche nuove come le tensioni tra India e Pakistan). Chiuso intanto un primo accordo con il Regno Unito anche se visti i rapporti tra i due paesi (gli States non vantano un grosso deficit verso UK) questo deal è abbastanza irrilevante.
In Europa, intanto, la Germania elegge Merz come nuovo Cancelliere per traghettare un paese in evidenti difficoltà fuori dalla crisi politica ed economica. Le prossime settimane saranno interessanti per verificare come il nuovo governo intenderà coniugare visione nazionale ed europea di fronte ai rischi geopolitici ed economici.
Intanto i dati Pmi europei certificano l’avvio di un miglioramento che potrebbe anche essere il frutto di uno spostamento di interesse dei capitali fuori dall’America. Nel mese di aprile il dato composite si è attestato sopra quota 50 punti.

EurUsd, fase di stallo ma sotto le resistenze

EurUsd conferma il suo momento di forza ma al tempo stesso comincia a mostrare qualche eccesso rialzista che spiega perché probabilmente il mercato si sta prendendo una pausa per rifiatare.
Il cambio è entrato in una fase di ipercomprato settimanale che come dimostra la recente storia solitamente anticipa o comunque intercetta dei massimi relativi di periodo. Ci attendiamo quindi una fase di ripiegamento con i primi supporti di area 1,12 a fare da barriera contro eventuali ulteriori ribassi.

EurUsd (grafico weekly) – ipercomprato settimanale che invita alla prudenza

Al netto però delle fasi di possibile debolezza dell’euro nel breve periodo, rimane in questo momento in piedi l’ipotesi di un cambio più forte in prospettiva.
Un segnale in tal senso arriva dal Macd mensile che nelle ultime occasioni in cui si è presentato ha fatto da preambolo ad ulteriori allunghi della moneta unica europea nei confronti del biglietto verde. Sia nel 2020 che nel 2017 proprio il superamento della linea dello zero rappresentò un segnale di pausa nel rialzo nell’immediato, ma anche un segnale di forza e ulteriori massimi nei mesi successivi.

EurUsd (grafico monthly) – Macd che vuole salire sopra lo zero, segnale di forza

EurUsd outlook settimanale del 5 maggio 2025 – Recessione americana arrivata

  • Gelata dai dati macro americani che confermano l’entrata in un trimestre di recessione per gli USA. Il calo del Pil combinato al rialzo dell’inflazione non è una buona notizia nemmeno per la Federal Reserve. Trump intanto è fiducioso su accordi commerciali imminenti con la maggior parte dei paesi.
  • Europa che continua a far registrare un’inflazione asfittica che dovrebbe permettere alla BCE di proseguire nel percorso di taglio dei tassi di interesse per rilanciare la crescita.
  • EurUsd che sembra voler consolidare i guadagni sotto alle barriere di resistenza di 1,14/1,15. Probabile una fase di minore pressione in vendita sul dollaro.

Trump fiducioso, FED un po’ meno

Dopo gli incontri con i leader europei avvenuti in occasione dei funerali di Papa Francesco, i mercati sembrano essere stati rassicurati da un atteggiamento più possibilista di Trump verso un accordo sui dazi dopo le roboanti dichiarazioni di inizio aprile che avevano sconvolto i mercati.
E in effetti avvicinamenti verso Europa, Giappone, India e la stessa Cina sembrano esserci almeno a parole.
Azionario in recupero, tassi in lieve discesa e dollaro che ha smesso di perdere, questa la sintesi finanziaria.
Economia americana che affonda invece in un trimestre di recessione a causa dell’accaparramento di scorte (e quindi di importazioni con conseguente deficit commerciale) in vista dell’entrata in vigore dei dazi. L’import è cresciuto del 41% ai massimi dai tempi del Covid.
Il Pil americano nel primo trimestre 2025 è sceso dello 0,3% contro attese di +0,4%. Quello che preoccupa gli analisti è stato però anche il balzo dell’inflazione passata da 2,6% a 3,5% contro attese di 3,1%. Le spese per consumi sono cresciute ma meno della metà del trimestre precedente (+1,8%). Almeno sul fronte dell’occupazione non si ravvisano invece segnali preoccupanti.
Ovviamente non sono mancati gli attacchi di Trump a Powell e la FED che obiettivamente si trova in una posizione molto scomoda con la stagflazione che impone ancora prudenza prima di abbassare il costo del denaro.
Trump, come detto, ha comunicato ai mercati che accordi commerciali con India, Giappone e Sud Corea sono in vista, ma anche la Cina sembra voler accettare un deal equo. Da Pechino solo timide aperture ma ovviamente sarà molto interessante vedere come evolverà nelle prossime settimane questa situazione.
In Europa permangono intanto pressioni al ribasso su crescita e per il momento anche inflazione, mettendo la BCE nella condizione di tagliare ancora i tassi grazie ad un euro lontano dalle zone pericolose. Non dovrebbero cambiare le aspettative con il dato di crescita del Pil europeo del primo trimestre superiore alle attese (+0,4%).

EurUsd, per ora da qui non si passa

EurUsd sembra aver compiuto fino ad ora quei passi sufficienti ad etichettare l’attuale fase come correttiva all’interno di un bear market strutturale.
Allontanarsi dalla media mobile a 200 di almeno il 4% è stato infatti un requisito essenziale negli ultimi 10 anni per intercettare dei punti di massimo primario su EurUsd. Per il momento questo obiettivo è stato raggiunto anche questa volta e, aldilà delle fisiologiche prese di profitto, l’assalto a 1,14/1,15 sarà necessario per invertire la tendenza di lungo termine favorevole al dollaro.

EurUsd (grafico weekly) – necessario riprendere fiato per l’euro (price oscillator)

Quello che fino a pochi giorni fa sembrava essere uno scontato minimo ciclico, in realtà si sta trasformando in altro. Ogni 34 mesi EurUsd realizza infatti un massimo o minimo ciclico di spessore e il prossimo appuntamento è fissato per fine luglio.
Vista l’attuale configurazione tecnica sembra proprio che per la valuta unica diventi più probabile intercettare un massimo di spessore che non un minimo.
Considerando la presenza della parete superiore del canale ribassista potrebbe rivelarsi quella una interessante opportunità di acquisto di dollari in chiave strategica. Scenario da confermare, ma certamente da seguire.

EurUsd (grafico monthly) – appuntamento ciclico in vista per l’euro

EurUsd outlook settimanale del 28 aprile 2025 – La retromarcia di Trump

  • Trump comincia a mandare segnali più distensivi verso la Cina e Powell, i due bersagli che di recente avevano innescato parecchia volatilità su mercati già vulnerabili a causa di dazi commerciali che ancora non sembrano trovare grandi sbocchi nelle trattative unilaterali.
  • Europa che può approfittare del momento con la fuga di capitali dagli States che favorisce l’euro e consentendo alla BCE di agire nei prossimi mesi con maggiore serenità su un costo del denaro ancora superiore al 2% con inflazione in calo.
  • EurUsd vive una fase di stallo dopo la crescita delle ultime settimane. Attenzione ai supporti di 1,12 come livello dal quale potrebbero ripartire le vendite di dollari.

I mercati hanno spiegato a Trump i rischi di una trade war

Trump ancora una volta protagonista con le sue dichiarazioni che, almeno questa volta, sembrano aver tranquillizzato il mercato. Per bocca del ministro del Tesoro Bessent i dazi applicati alla Cina e reciproci sono troppo alti e stanno danneggiando le due economie. Lo stesso Trump ha poi cercato di riallacciare un dialogo con i cinesi.
Dopo aver attaccato duramente il Presidente della FED Powell (definito Mr. Too Late) e viste le conseguenze su tassi, borse e dollaro, Trump ha fatto marcia indietro anche su questo fronte dichiarando che non intende licenziare il capo della FED, per il momento sopendo i timori per una perdita di indipendenza da parte della banca centrale più importante del mondo.
Chiaramente le azioni simboliche della Cina (come il rispedire gli aerei Boeing negli USA) ha consigliato maggiore prudenza nella trattativa sui dazi, trattative che sia Giappone che Tailandia hanno per il momento congelato smentendo anche la dichiarazione che avrebbe visto in stato avanzato il trade con numerosi paesi.
Al di là del rimbalzo delle borse su questa parziale schiarita rimangono i nodi aperti sull’evoluzione dei rendimenti a lunga scadenza americana, ancora elevati, e il dollaro che fatica a staccarsi dalla zona di 1,14 contro euro e 142 contro yen.
In Europa, intanto, l’incertezza sui dazi e la forza dell’euro sembrano offrire la sponda ad una politica monetaria ancora più espansiva nei prossimi mesi con il mercato che al momento prezza un costo del denaro fra 12 mesi più basso di 75-100 punti base rispetto ai livelli attuali.
I dati Pmi europei inferiori a quota 50 sia sul comparto manifatturiero che servizi confermano la necessità di misure ulteriori di easing monetario. La stessa crescita dei salari (+1.6%) appare compatibile con un rallentamento dell’inflazione.

Dollaro sempre debole

Tecnicamente per EurUsd la sensazione è che il rialzo sia destinato ad avere un’incidenza ancora maggiore. Se osserviamo i casi di reazione dell’euro all’interno del bear market cominciato dopo la crisi del 2008 ci accorgiamo che, fatta eccezione per il 2013-2014, i massimi ciclici hanno richiesto in 40 settimane un sacrificio di almeno il 15%, ovvero 10 punti percentuali in più rispetto ai livelli di oggi.
Se così fosse il test (e superamento) di 1.20 sarebbe da mettere in preventivo nei prossimi mesi.

EurUsd (grafico weekly) – eccessi su EurUsd ma non ancora così esagerati

Il Dollar Index, dopo una sequenza rialzista in 5 onde, ha avviato una correzione che con lo sfondamento verso il basso di 99.5 è entrata nella sua seconda fase.
L’obiettivo di questa seconda gamba ribassista potrebbe essere area 95 dove viene uguagliata in ampiezza la prima gamba correttiva, ma anche dove si trova la up trend line che guida il bull market del dollaro dal 2011.
Oppure l’obiettivo finale di questo movimento potrebbe essere molto più in basso e posizionabile tra 85 e 87. Qui troviamo diversi supporti.
Dal minimo del 2018, al 61.8% di ritracciamento del bull market fino a quella proporzione di ampiezza della seconda gamba correttiva pari su quel livello a 1.618 volte la prima.
Aspettando qualche altro consistente segnale contrarian è evidente che ambo gli scenari sono aperti, certificando che il minimo per il dollaro comunque potrebbe non essere ancora stato visto.

Dollar Index (grafico weekly) – supporti in vista per il dollaro

EurUsd outlook settimanale del 21 aprile 2025 – Trump striglia Powell

  • La FED non mostra desideri di assecondare la politica di Trump, preoccupata di un rigurgito dell’inflazione che potrebbe rendere necessario mantenere una politica restrittiva sui tassi più a lungo del previsto. L’ira di Trump verso Powell giudicato inadeguato al ruolo.
  • Europa che continua a mantenere aperti i canali diplomatici con gli Stati Uniti nel tentativo di ridurre o addirittura eliminare le barriere commerciali. Al momento da Washington qualche timido segnale di apertura. Intanto la BCE taglia i tassi di altri 25 punti base.
  • EurUsd continua a premere sui massimi di periodo e per il Dollar Index siamo di fronte a supporti di assoluto rilievo tattico e strategico.

Inflazione e crescita, due grattacapi per la FED

La FED non corre in soccorso di Trump, anzi. Le dichiarazioni del Presidente della FED Powell della scorsa settimana hanno fatto emergere un clima di disaccordo abbastanza evidente con l’amministrazione che risiede alla Casa Bianca.
Powell ha detto che la politica non influenzerà in alcun modo le decisioni della banca centrale su tassi, che al momento appaiono appropriati e che richiedono ancora tempo prima di essere mossi per considerare gli effetti dei dazi su consumi e investimenti.
Al momento, ha proseguito Powell, l’economia americana prosegue su un percorso di crescita solido ma all’orizzonte ci sono diverse incertezze. È molto probabile che i dazi generino almeno un aumento temporaneo dell’inflazione secondo il Presidente di una FED, che ha mostrato anche il timore di doversi scontrare a breve con l’andamento divergente di quelli che sono i suoi obiettivi di stabilità. Ovvero l’occupazione e l’inflazione. La prima danneggiata da un rallentamento economico, la seconda dai dazi.
L’ira di Donald Trump verso Powell non si è fatta attendere con rumors che vorrebbero il tycoon desideroso di rimuovere il Presidente FED dal suo incarico.
Il mercato per il momento prezza 100 punti base di taglio nei prossimi 12 mesi ma con molta incertezza.
Trump intanto continua a gettare benzina sul fuoco con lo scontro con Pechino che rimane particolarmente acceso. Soprattutto le terre rare rischiano di essere campo di battaglia commerciale considerando che gli Stati Uniti importano dalla Cina il 70% di quelle utilizzate nelle produzioni manifatturiere.
L’Europa intanto fa tesoro delle timide aperture americane sui dazi e la missione del premier italiano Meloni alla Casa Bianca potrebbe aver fatto da ponte ad un approccio più convinto tra i diplomatici.
Per il momento l’Europa attende prima di applicare dazi reciproci con il 10% già deciso da Trump assieme al 25% su auto e metalli già in vigore negli scambi tra le due aree economiche. La BCE intanto taglia il costo del denaro al 2,25% visto il persistere di minori pressioni inflazionistiche e debole crescita.

Per il dollaro ultima chiamata

Il dollaro americano continua a rimanere debole contro le principali valute del G10, ovvero euro e yen giapponese. Due currency che sono anche le principali in termini di peso del Dollar Index. La sintesi del valore del biglietto verde espressa dal Dollar Index ci dice infatti che siamo di fronte ad un momento decisivo. I supporti di quota 100 sono sotto pressione e il minimo del 2023 è l’ultimo baluardo prima di una rottura che avrebbe impatti notevoli in chiave strategica per chi è posizionato in questo momento lungo di dollari americani.

Dollar Index (grafico daily) – ultima chiamata per il dollaro

EurUsd torna in ipercomprato ma al tempo stesso sta cercando di forzare le importanti resistenze di area 1,13 che rappresentano circa i due terzi della correzione dai massimi del 2021 di 1,237. Una chiusura del mese di aprile sopra questa importante resistenza tecnica rappresenterebbe un segnale bullish forte che imporrebbe un cambio di atteggiamento verso il dollaro americano con la debolezza che potrebbe nei prossimi mesi interessare nuovamente l’area di 1,20.

EurUsd (grafico daily) – nonostante l’ipercomprato l’euro prova a forzare le resistenze

EurUsd outlook settimanale del 7 aprile 2025 – E guerra commerciale sia

  • I dazi imposti da Trump sconvolgono il commercio mondiale che dovrà trovare nuovi equilibri di fronte a barriere che freneranno la crescita e rilanceranno l’inflazione. Male tutti gli asset US tranne i bond.
  • Europa che reagisce a Trump annunciando contro misure commerciali, con la Cina che invece rompe gli indugi e ribatte con dazi di egual misura verso i prodotti americani. Tassi di interesse a breve termine in calo lasciano pensare ad una BCE prossima a tagliare di nuovo il costo del denaro.
  • EurUsd che torna ad aggredire la barriera di 1.10 in quello che potrebbe rivelarsi l’assalto finale a 1.12, ultimo baluardo prima di un bull market decisamente più forte da parte della moneta unica europea.

Trump schiaffeggia tutti

Il giorno del giudizio è arrivato. O meglio, della liberazione. Ma anche della capitolazione a giudicare dalla reazione dei mercati. Come promesso in campagna elettorale, Trump ha sconvolto il mondo con la sua decisione di mettere dazi sulle merci in ingresso da numerosi paesi con una base del 10% (ad esempio per UK) e incrementi progressivi sulla base dei deficit commerciali degli Stati Uniti verso quei paesi. Quindi per la UE i dazi saranno del 20%, per la Cina del 34%, per altri paesi asiatici come Vietnam e Cambogia sfioreranno il 50%. Permangono in essere i dazi del 25% per Canada e Messico oltre a tutti i dazi già imposti su acciaio, alluminio e settore auto.
Il Presidente americana scatena così una guerra commerciale offrendo qualche giorno a quei paesi che vorranno andare a trattare. Nel frattempo, non mancheranno risposte pronte e ferme di controdazi da parte dei paesi coinvolti (vedi Cina) con il rischio di una inflazione globale che dopo essere stata domata rialza la testa.
Il tutto in un contesto macro che in America finora non ha deluso nel settore servizi, ma che lato manifattura batte in testa da tempo e dove il rischio stagflazione è sempre più alto. L’indice ISM è uscito in calo e sotto i 50 punti con la componente prezzi decollata ai massimi da giugno 2022. Prevedibile pensare che con i dazi andrà ancora peggio.
I tassi di interesse europei continuano intanto a limare i rendimenti verso il basso grazie ad un tasso di inflazione sceso al 2.2% a febbraio con il dato core a 2.4%.
L’inflazione da servizi si ferma al 3.4%, il punto più basso da giugno 2022.
ll mercato non sembra pienamente convinto di un taglio da parte di Francoforte nella riunione del 17 aprile, ma rimossa l’incognita dazi e visti i Pmi manifatturieri dell’Eurozona sotto 50 punti, una nuova sforbiciata appare scontata. In attesa di conoscere le mosse di ritorsione europea verso gli USA.

EurUsd ci riprova

Il balzo di quasi il 2% di EurUsd post annuncio di Trump ha chiarito molto bene quella che è la visione del mercato di questa nuova strategia commerciale della Casa Bianca. Il dollaro si svaluterà per diversi motivi. Perché per ripianare un deficit è l’arma più veloce, perché i tassi di interesse a lungo termine scendono sulla prospettiva di tassi di crescita economica più bassi, perché i differenziali di rendimento con altri paesi si restringono.
EurUsd ritenta così l’attacco a 1,10 e questa volta sembra che il break fino a 1,12 possa essere alquanto probabile. A quel punto l’euro si misurerà con la down trend line che guida il ribasso dell’euro dal 2020. Superare questo livello aprirebbe scenari alquanto foschi per il biglietto verde.

EurUsd (grafico weekly) – resistenze post Covid messe alla prova

La volatilità su EurUsd è aumentata post annuncio di Trump e questo era prevedibile. Ma da inizio marzo il cambio si sta muovendo in modo più nervoso verso l’alto con le bande di Bollinger che adesso stanno vedendo aprire i loro estremi superiore e inferiore segnalando che si rischia nelle prossime settimane un aumento ulteriore e prevedibilmente un cambio che si arrampicherà sulla upper band confermando la partenza di un nuovo trend bullish.

EurUsd (grafico weekly) – volatilità in vistoso aumento su EurUsd

EurUsd outlook settimanale del 24 marzo 2025 – Preoccupati della stagflazione

  • Powell decide di non tagliare i tassi in America, Trump lo sollecita a farlo. La Fed ha rivisto al ribasso tutte le stime di crescita economica, non quelle di inflazione, a causa della nuova politica dei dazi americani e questo impone cautela nelle future mosse di politica monetaria.
  • Europa che vive momenti storici con le preoccupazioni militari verso l’invasore russo che impongono decisioni straordinarie di riarmo e difesa. La Germania abbandona la tradizionale austerità con un nuovo maxi piano di debito per investimenti annunciato dal Governo Merz.
  • EurUsd che tiene le posizioni a ridosso delle importanti resistenze di 1,09/1,10 a conferma di uno scenario tecnico cambiato e favorevole adesso alla moneta unica.

La FED allerta Trump, che risponde

La riunione di marzo della Federal Reserve non ha portato nessuna decisione sui tassi di interesse rimasti invariati, ma ha allertato circa i rischi al ribasso per la crescita causati dalle misure protezionistiche che l’amministrazione Trump sta implementando.
Tagliate così dalla banca centrale tutte le stime di crescita e alzate quelle di inflazione a causa dei dazi su inflazione. Rimangono per ora ferme le previsioni di due tagli nei tassi nel 2025.
Mercati che non hanno mostrato particolari reazioni alla notizia attesa, con la debolezza del dollaro americano che già aveva anticipato gli eventi.
Non si è fatta invece attendere la risposta di Trump che ha sollecitato Powell a procedere fin da subito con i tagli per combattere il rallentamento economico ormai già messo in preventivo dalla Casa Bianca.
Powell che ha indicato come preoccupanti gli aumenti delle aspettative inflazionistiche degli operatori adesso sopra al 3%.
A questo si abbina la riduzione nelle stime di crescita del Pil 2025 dal 2,1% al 1,7% che diventerà 1,8% nel 2026 con l’inflazione che l’anno prossimo rimarrebbe seppur di poco ancora sopra il 2% obiettivo.
Powell ha poi giustificato il non taglio dei tassi con la necessaria pazienza che deve accompagnare decisioni che potrebbero essere dannose se prese troppo in fretta. La bassa disoccupazione, infatti, sconsiglia una riduzione del costo del denaro immediata.
In Europa invece l’ottimismo dopo l’approvazione del maxi piano di finanziamento per difesa e infrastrutture del neo governo tedesco di Merz, ha spinto l’euro al rialzo così come ha mantenuto i rendimenti decennali tedeschi non lontani da quella soglie del 3% che rappresenta lo spartiacque tecnico per una nuova fase di rendimenti più alti in futuro.
Il maggior indebitamento, ma anche l’annunciato piano europeo di spesa per la difesa, rendono la BCE più prudente su futuri tagli nei tassi che comunque dovrebbero esserci almeno in altre due occasioni, vista l’inflazione tiepida e sempre più allineata al 2%.

L’euro tiene le posizioni

La chiusura del trimestre difficilmente vedrà un EurUsd sopra 1.113.
Una chiusura del cambio sopra questo livello formalizzerebbe un raro bullish engulfing pattern trimestrale che sarebbe una luce verde a nuovi allunghi dell’euro nei mesi a venire.
EurUsd su base trimestrale per tre volte ha visto un ipervenduto in grado di certificare un minimo di spessore. Nel 2000, nel 2015 e nel 2022.
In tutti e tre i casi il cambio dimostrò una eccellente capacità di reagire con il movimento attuale che sembra essere una continuazione del bull market cominciato nel 2022 con carte in regole per riportare il cambio sopra 1.20.
L’Rsi trimestrale purtroppo non ci offre un’analoga indicazione per definire quando un massimo primario sta per essere formalizzato, ma i livelli attuali degli oscillatori non sembrano comunque compatibili con questo scenario.

EurUsd (grafico quarterly) – l’euro tenta di uscire dal bear market

Ragionando più nel breve termine l’ipercomprato (e la resistenza di 1.10) sta favorendo una fase di alleggerimento modesto sull’euro prima di attaccare quelli che sono i livelli che potremmo definire cruciali in ottica di medio periodo, anche per chi deve coprire acquisti (o attivi finanziari) in dollari, ovvero area 1.12. Come si vede dal grafico l’Rsi sopra 70, come nell’estate 2024, suggerisce una fase di stallo/ritracciamento del rialzo con i supporti di area 1,06 che tornano utili per rimpolpare le posizioni lunghe di euro.

EurUsd (grafico daily) – l’ipercomprato di breve suggerisce prese di beneficio in arrivo sull’euro

EurUsd outlook settimanale del 17 febbraio 2025 – Germania, inflazione e pace

  • Negli Stati Uniti l’inflazione continua a mordere risalendo al 3% e mettendo la FED nelle condizioni di dichiarare di fatto esaurito il mini ciclo di taglio dei tassi. Trump intanto riavvicina Ucraina e Russia ad un negoziato per la pace.
  • Europa alla vigilia delle elezioni tedesche con il mercato che comincia a scommettere sulla realizzazione di un piano di pace tra Russia e Ucraina. Lagarde che gela chi si attendeva una politica monetaria aggressiva di taglio dei tassi mettendo in guardia circa il pericolo dazi e rialzo dell’inflazione.
  • EurUsd che ancora una volta riesce ad allontanarsi dalla zona di pericolo di 1,02. Il favorevole periodo stagionale del dollaro sta per giungere al termine. Attenzione a 1,05/1,06.

L’inflazione preoccupa le banche centrali

Powell in audizione alle Camere ha ribadito che non c’è fretta di tagliare i tassi, mettendo praticamente una parola fine sulla politica di taglio nei tassi salvo una inaspettata debacle di un mercato del lavoro che rimane sempre in salute. Ribadita dal Presidente FED anche l’opportunità di avviare una revisione delle strategie di comunicazione con i mercati, escludendo però un innalzamento dell’obiettivo di inflazione dal 2% attuale.
Inflazione americana che ha stupito al rialzo ritornando al 3% con il dato core per il 45esimo mese consecutivo è rimasto sopra questa asticella psicologica.
Anche Lagarde è intervenuta in settimana confermando che l’inflazione europea è in rallentamento, la crescita è stagnante a livello manifatturiero, ma soprattutto che il percorso sui tassi è incerto visto che una guerra commerciale particolarmente acuta potrebbe avere come effetto una ripresa dell’inflazione stessa.
Intanto la Germania si avvicina alle elezioni fissate per il 23 febbraio, una prova della verità per l’intera UE che potrebbe dover fare i conti con un paese leader dove le derive ultranazionaliste prenderebbero il sopravvento.
Trump intanto tesse la tela per un piano di pace tra Ucraina e Russia che darebbe respiro all’intero Vecchio Continente alle prese ormai da tre anni con una pericolosa guerra di confine e che ha avuto il prezzo del gas naturale come causa principale di una stagnazione economica proprio nei paesi più trainanti a livello industriale come la Germania e l’Italia. Alla carota si abbina però il bastone con lo stesso Trump che minaccia pesanti dazi proprio all’industria europea a suo parere complice di un atteggiamento ostile verso le corporate americane.

Per il dollaro bonus stagionale in esaurimento

Il mese di febbraio stagionalmente è l’ultimo di una serie di periodi favorevoli al biglietto verde che dalla primavera in avanti storicamente lascia spazio alla ripresa dell’euro.
Il mercato sembra prepararsi a questo scenario con l’ennesimo test di area 1,02 ad inizio mese seguito da un rimbalzo che a fatica sta prendendo corpo.
A questo punto diventa decisiva la zona di resistenza collocata tra 1,05 e 1,06. Ci siamo proprio in chiusura di settimana.
Qui troviamo il massimo di gennaio e qui troviamo anche la media mobile a 100 giorni. Un suo superamento formalizzerebbe un doppio minimo con obiettivi a quel punto da collocare tra 1,09 e 1,10.

EurUsd (grafico daily) – resistenze sotto attacco, sarà la volta buona?

Quanto siano rilevanti certi livelli per EurUsd, nello specifico la chiusura mensile sopra 1,05, lo comprendiamo bene dal grafico mensile.
Fatta eccezione per il collasso temporaneo del 2022 causato dallo scoppio della guerra in Ucraina e dal relativo picco nel prezzo dei prodotti energetici, EurUsd negli ultimi 10 anni ha sempre trovato su questa zona di prezzo un livello di sostegno dal quale ripartire.
Fondamentale per l’euro risalire nei prossimi mesi sopra 1,05 allontanando il rischio di scendere sotto la parità, uno scenario tecnico che non può essere cancellato fino a quando questo pezzo del mosaico non tornerà al suo posto. Il movimento in corso è di conseguenza molto interessante come tale sarà la chiusura del mese di febbraio.

EurUsd (grafico monthly) – segnale bearish di lungo periodo confermato per EurUsd, ma…

EurUsd outlook settimanale del 3 febbraio 2025 – Trump e la FED, non è amore

  • FED che lascia i tassi invariati lasciando intendere che inflazione e crescita economica al momento non rendono opportuni nuovi tagli nei tassi. Powell non ha risposto alle accuse di Trump il quale nel frattempo rende realtà l’applicazione di dazi su Messico, Canada e Cina.
  • BCE che mantiene un approccio dovish sui tassi riducendoli di 25 punti base come da attese. L’economia continua ad essere fiacca e il timore delle sanzioni commerciali potrebbe peggiorare il quadro.
  • EurUsd ha esaurito come da previsioni la sua spinta a ridosso delle prime resistenze di area 1,05. Un classico pull back è adesso in corso e ci sarà da capire se questa volta la parità rappresenterà un obiettivo tecnico raggiungibile.

La FED sta ferma, la BCE no

Le affermazioni di fuoco di Trump dopo la decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi invariati non scompongono un Powell che ha dichiarato che il lavoro non è ancora terminato. Comunicando l’intenzione di non muovere il costo del denaro e rimuovendo i riferimenti al tasso di inflazione che sta convergendo verso l’obiettivo 2%, il capo della FED ha indicato nell’inflazione ancora troppo alta e nella disoccupazione molto bassa con settori che faticano a reperire manodopera (vedi costruzioni), due motivi che hanno spinto il FOMC a mantenere invariato il costo del denaro.
E tale rimarrà molto probabilmente fino all’estate in attesa di avere un quadro più chiaro anche delle politiche di Trump con i dazi che potrebbe causare un ispessimento delle aspettative inflazionistiche. Da inizio febbraio su Canada, Messico e Cina dazi già operativi.
Dall’altro lato dell’Atlantico la BCE si è mossa come da attese tagliando i tassi di 25 punti base.
Lagarde, commentando un costo del denaro che torna al 2,75%, ha confermato che le prossime mosse saranno dipendenti dai dati di inflazione. Se questa continuerà, come da previsioni, a convergere verso il 2% allora la BCE non avrà problemi a riportare i tassi di interesse in territorio neutrale.
Intanto la Germania conferma la recessione economica nel quarto trimestre con numeri peggiori delle aspettative, non certamente un messaggio positivo alla vigilia delle più importanti elezioni in terra europea del 2025. L’Italia ha riportato un tasso di crescita nullo, la Francia è arretrata dello 0,1%.

Pull back completato per EurUsd

Il movimento di rimbalzo verso 1,05 si è completato come da attese con un ritorno del ribasso sul cambio EurUsd. Avevamo indicato proprio nella fascia di resistenza 1,05/1,06 un livello tecnico sul quale l’euro avrebbe faticato ad andare oltre e così è stato.
Il mercato ha trovato nella media mobile a 50 giorni una valida resistenza capace di respingere l’euro e ora sarà interessante verificare se il dollaro avrà le capacità, smaltito un po’ di quell’eccessivo ottimismo che fino alla metà di gennaio lo aveva accompagnato, di puntare verso la parità. Ovviamente area 1,02 rappresenta il punto tecnico di supporto più cruciale.

EurUsd (grafico daily) – pull back in piena regola

Le bande di Bollinger esprimono chiaramente che il mercato si è rifiutato di spingere l’euro oltre le prime resistenze.
Da quando è ricominciato il ribasso dell’euro la parete superiore delle bande ha fatto da tappo ad ogni iniziativa bullish di EurUsd; anche questa volta è andata così.
Adesso lo scenario potrebbe essere quello di una fase laterale che comprima la volatilità e vede in 1,02 la base inferiore del range, oppure un naturale proseguimento del trend bearish forzando i supporti. Evidente come il superamento di 1,06 sancirebbe la fine del bull market del dollaro, almeno nel breve periodo.

EurUsd (grafico daily) – dalle bande di Bollinger nessun segnale di inversione per l’euro