EurUsd outlook settimanale del 27 gennaio 2025 – Trump che abbaia non morde l’euro

  • Inizia l’età dell’oro secondo Trump e il mercato ha risposto alla grande comprando azioni tech e scommettendo su un prolungamento della crescita economica a stelle e strisce. I dubbi sull’inflazione freneranno però la FED dal tagliare i tassi.
  • L’Unione Europea guarda con preoccupazione all’annuncio di nuovi dazi da parte di Trump che minerebbe la già debole crescita europea. Lagarde si è mostrata meno colomba sui tassi di interesse.
  • EurUsd reagisce molto bene sui supporti allontanandosi dalla zona pericolosa di 1,02. Adesso le resistenze di 1,05 misureranno la forza dei rialzisti.

Inizia l’età dell’oro

L’insediamento di Trump non ha mancato di fornire spunti al mercato valutario con il recupero di molte divise contro dollaro alimentato dalle speculazioni circa la scarsa retorica del tycoon durante il discorso inaugurale sul tema dazi. Sono bastate però poche ore prima che il tycoon scaricasse la sua ira contro praticamente tutti i partner commerciali.
I richiami ai dazi su Canada e Messico al 25% erano noti, così come la volontà di forzare la mano all’Europa sull’acquisto di gas e petrolio americano. Ma proprio verso l’Europa Trump si è rivolto direttamente minacciando dazi se non ci saranno adeguate misure per ridurre il deficit commerciale. La trattativa probabilmente si sposterà adesso sulle spese militari.
In assenza della FED e di Powell il mercato azionario si gode trimestrali positive e soprattutto il lancio del piano Stargate che spingerebbe ancora di più gli investimenti nell’intelligenza artificiale alimentando ulteriore speculazione su tutto il mondo tech.
I tassi obbligazionari, nel frattempo, rimangono sopra al 4,5% sulle scadenze decennali americane, segno che il mercato non crede ad una FED pronta a tagliare i tassi in un contesto di crescita che rischia di diventare bollente andando a colpire direttamente quell’inflazione che a fatica è stata domata.
Powell avrà il suo bel da fare nel cercare di contenere il desiderio di Trump di abbassare il costo del denaro, ma è evidente che in queste condizioni sarebbe come gettare benzina sul fuoco dell’inflazione. Fino a quando il mercato del lavoro non mostrerà segnali di debolezza difficile pensare a una inversione di tendenza anche per il dollaro, finora avvantaggiato da copiosi flussi in ingresso e da un differenziale tassi favorevole.
L’Europa intanto naviga a vista tra certi tagli nei tassi di interesse e incerta crescita economica con l’appuntamento elettorale tedesco di febbraio vero market mover di questa prima parte del 2025.

I supporti di 1,02 reggono

La picconata di Trump anche all’Europa con minaccia di dazi a causa dell’imponente deficit commerciale USA vs la UE, combinato ad una realistica Lagarde che sta cominciando a mettere i punti sulle i circa i prossimi tagli dei tassi, ha permesso all’euro di recuperare terreno sul dollaro.
Un recupero non arrivato a caso visto che si è palesato esattamente su quella zona di supporto di 1,02 che avevamo indicato come ultima spiaggia per la moneta unica.
Un primo segnale che comunque non cambia le tendenze dominanti. Di breve, medio e lungo termine.
L’euro dovrà recuperare 1,05 prima (già fatto) e 1,06 poi per battere un colpo che comincerebbe ad essere assordante per il biglietto verde di cui a quel punto avremmo probabilmente visto il bottom definitivo. La stagionalità e l’assenza di spunti dalla FED rimangono comunque fattori che dovrebbero richiamare denaro sul biglietto verde nelle prossime settimane in attesa di assistere ad un sentiment ancora più surriscaldato.

EurUsd (grafico daily) – segnali di reazione dall’euro

E questa età dell’oro gli Stati Uniti la stanno vivendo in una condizione molto particolare con il dollaro che si rafforza e l’oro anche.
Una divergenza anomala con il metallo giallo che nonostante tassi reali positivi continua a salire in un contesto di sentiment molto benigno anche nei confronti del dollaro americano.
Possibile che il gap nelle prossime settimane tenda a chiudersi con un dollaro più debole e con l’oro che dovrebbe continuare a muoversi in un contesto laterale a ridosso dei massimi storici.

EurUsd (grafico weekly linea nera) vs oro (linea arancio) – l’oro sale, il dollaro pure

EurUsd outlook settimanale del 20 gennaio 2025 – EurUsd si aggrappa agli ultimi supporti

  • L’insediamento di Trump coincide con l’accordo di cessate il fuoco in Medio Oriente ma anche con dati di inflazione americani migliori delle attese che fanno sperare in una FED più morbida sui tassi.
  • Germania che per il secondo anno consecutivo andrà in recessione e questo spinge la BCE ad agire ancora sui tassi nelle prossime riunioni.
  • EurUsd rimbalza sugli ultimi supporti prima della parità. Fase, comunque, ancora decisamente bearish per il cambio.

Arriva Trump, l’inflazione non accelera

Gli accordi di pace in Medio Oriente e i dati di inflazione migliori delle stime accolgono l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump che affronterà fin da subito alcune questioni critiche come la guerra in Ucraina e il tema dazi commerciali.
Proprio sull’onda delle notizie su possibili mosse protezionistiche il mercato forex continua ad essere molto volatile. Per quello che riguarda EurUsd il focus della settimana scorsa era sul dato di inflazione americana.
I prezzi al consumo hanno accelerato al 2.9% rispetto al 2.7% di novembre in linea con le attese. Il dato core (3.3%) è invece cresciuto meno delle previsioni ed è stato questo che ha spinto le prese di profitto sul dollaro con la contestuale ripresa dei bond e del mercato azionario soprattutto tecnologico.
Il giorno precedente anche dai prezzi alla produzione erano arrivate conferme del rallentamento. Seppur sopra al 3% i dati headline e core dei prezzi alla produzione sono risultati sotto le attese con aumenti rispettivamente del 3,3% e 3,5%.
Alcuni dati anticipatori, come ad esempio il New York Empire, hanno fatto segnare numeri non particolarmente positivi e questo ha spinto gli operatori a prevedere un approccio meno rigido sui tassi da parte della FED nei prossimi mesi con il prossimo taglio che prima del dato sull’inflazione era previsto a settembre mentre ora si è spostato a luglio.
In Europa la politica di taglio dei tassi dovrebbe proseguire anche se il punto terminale secondo i mercati sarà il 2% rispetto al 1,5% stimato a dicembre.
L’economia tedesca andrà in recessione per il secondo anno consecutivo nel 2024 con una riduzione del Pil dello 0,2% che segue il -0,3% del 2023.

Per la parità si può attendere

Tecnicamente dopo il break di 1,08 prima e 1,05 poi abbiamo indicato la parità con l’euro il passaggio quasi obbligato di una discesa che comunque avrebbe visto lo zero come primo numero dell’obiettivo terminale di questo movimento.
La moneta unica si aggrappa disperatamente all’ultimo supporto tecnico prima di questo scenario con il dato dell’inflazione che rimanda l’appuntamento con la parità.
Il livello è quello di 1,02 rappresentativo del 61,8% di ritracciamento dell’intero rialzo cominciato nel 2022 a 0,953 e terminato a 1,128.
Solo un rapido ritorno sopra 1,045/1,05 farebbe scattare una formale trappola per orsi alla quale in questo momento diamo poco credito.

EurUsd (grafico daily) – il disperato tentativo dell’euro di aggrapparsi ai supporti

Il grafico di lungo periodo di EurUsd non sembra comunque lasciare molti dubbi circa la formalizzazione di un doppio massimo da parte del cambio avvenuto nel corso del 2023.
L’obiettivo teorico di figura va posizionato attorno a 0,97/0,98, con il ritorno sopra 1,05 che rimetterebbe in discussione tutta la struttura tecnica.
Per il momento ogni pull back su questa resistenza è da considerare come buono per rinforzare le posizioni lunghe di dollari, ovviamente posizionando un rigoroso stop qualche pips sopra 1,075, al momento il livello da considerare come linea nella sabbia per la tenuta del bear market.

EurUsd (grafico monthly) – doppio massimo formalizzato

EurUsd outlook settimanale del 13 gennaio 2025 – Arriva Trump con l’economia che vola

  • Mentre Trump ufficialmente sta per diventare il nuovo Presidente americano, l’economia americana non mostra segnali di rallentamento anticipando una nuova risalita dell’inflazione che costringerà la FED ad un periodo di stand by sui tassi.
  • Europa alle prese con difficoltà politiche ed economiche che si riflettono nella debolezza di un euro che comincia a preoccupare la BCE per gli effetti sull’importazione di inflazione che rischia di rendere inutili i tagli nei tassi.
  • EurUsd ormai diretto verso una parità che appare come un obiettivo intermedio di un bear market per il momento ben saldo.

L’inflazione sta tornando?

Settimana densa di appuntamenti quella appena conclusa con il momento di Trump che sta per arrivare. Il 20 gennaio il tycoon per la seconda volta si insedierà alla Casa Bianca e da quel momento in avanti tutte le congetture sul tema dazi cominceranno a trasformarsi in notizie vere.
L’ultimo rumor è stato smentito dallo stesso Trump negando l’idea di dazi universali ma mirati solo su certi prodotti. Poche ore e la CNN ha paventato il ricorso all’emergenza nazionale per permettere al Presidente di attivare una serie di misure protezionistiche verso le importazioni dall’estero.
Il dollaro ha ripreso così forza con i tassi sui Treasury decennali tornati a ridosso del 5%.
A dare vigore al rialzo dei tassi e del dollaro i dati di dicembre sulla creazione di nuovi posti di lavoro in America, abbondantemente oltre le 200 mila unità e soprattutto le previsioni degli analisti. Sullo sfondo tutti da valutare gli impatti degli incendi che hanno colpito la California negli ultimi giorni.
L’Ism servizi ha confermato il buon momento del settore servizi con una crescita sopra quota 54 nella versione composite. Sorprendente il balzo soprattutto della componente prezzi. Si era già notato nell’altro Ism, quello manifatturiero, ma la portata dell’incremento nei servizi è stata notevole e la più forte da febbraio 2023. Un segnale che l’inflazione sta riaccelerando.
La stabilità politica americana, combinata con un’economia pimpante, è in contrasto non solo con l’instabilità europea (Francia e Germania), ma anche con quella dei vicini di casa canadesi dopo le dimissioni del premier Trudeau.
Intanto in Europa l’inflazione risale come da attese al 2.4% nella versione headline e 2.7% in quella core. Germania e Spagna accelerano, mentre Francia e Italia rimangono abbondantemente sotto al 2%. In risalita anche l’inflazione servizi al 4%. Il mercato swap per il momento mantiene le sue stime di taglio da 100 punti base nei prossimi 12 mesi considerando i dati macro molto deboli arrivati dalla Germania con gli ordini di fabbrica in calo del 5.4%.
EurUsd prosegue così nella sua marcia ormai sempre più probabile verso la parità.

Ancora segnali negativi per l’euro

La moneta unica europea fatica a trovare una base in un ribasso che tecnicamente ha obiettivi ben più ambiziosi e che vanno sotto la parità.
Vedremo se l’andamento assumerà contorni simili alla prima era Trump quando, dopo una prima gamba rialzista dell’euro post elezioni, il biglietto verde fu oggetto di prese di profitto proprio a ridosso dell’insediamento ufficiale.
Per il momento annotiamo tecnicamente una variazione negativa di EurUsd inferiore al -5% e questo, nei due casi precedenti del 2018 e del 2021, è stato un segnale bearish per EurUsd con ulteriori affondi seguiti nelle settimane successive.

EurUsd (grafico weekly) – una variazione annua negativa di oltre il 5% è bearish per l’euro

La conferma tecnica di un momento favorevole al dollaro destinato a proseguire arriva dal Dollar Index. Con il doppio minimo formalizzato a dicembre per la valuta americana si prospetta un obiettivo rialzista che si dovrebbe posizionare almeno un 4-5% più in alto dei livelli attuali. Questo sembrerebbe compatibile con un EurUsd in zona 0.97/0.98, in linea con le previsioni offerte dall’analisi tecnica.

Dollar Index (grafico weekly) – doppio minimo formalizzato significa forza di dollaro

EurUsd outlook settimanale del 6 gennaio 2025 – Preoccupazione Europa

  • Il ritorno di Trump alla Casa Bianca è l’evento più atteso di gennaio anche se si guarda alla FED e alle prossime dichiarazioni di Powell per capire se effettivamente ci sarà un prolungato stop nel taglio dei tassi.
  • Europa che continua a perdere colpi sul fronte macro in attesa di capire cosa farà la BCE dopo le recenti tensioni sui prezzi dell’energia e la svalutazione dell’euro.
  • EurUsd incapace di ritornare al di sopra di 1,05 confermando una debolezza strutturale che probabilmente vedrà la parità come passaggio intermedia dei prossimi mesi.

La crisi del gas frena l’euro

Con lo stop delle forniture di gas dalla Russia attraverso il territorio ucraino, si inaspriscono le tensioni sulla materia prima essenziale per il periodo invernale almeno per parte dell’Europa dell’Est. Oltre alle tensioni sui prezzi le conseguenze si vedono anche su EurUsd che vanta una correlazione inversa con l’andamento del prezzo del gas naturale quotato ad Amsterdam. Ne parliamo più avanti.
Intanto continuano a rimanere ampi gli spread di tasso di Stati Uniti e Gran Bretagna rispetto all’euro. Rinvigorite dalla conferma che il costo del denaro nei due paesi per un po’ non verrà abbassato, dollaro americano e sterlina inglese continuano ad avere il vento in poppa mettendo sotto pressione un malandato euro.
Solo i primi dati di gennaio su inflazione e crescita potrebbero allentare la morsa sull’euro qualora emergessero segnali di rallentamento economico soprattutto negli Stati Uniti.
Per il momento gli indicatori Pmi europei hanno confermato a fine 2024 un ulteriore rallentamento rispetto ai livelli già depressi di novembre. Numeri di cui dovranno tenere conto a Francoforte nel meeting di fine gennaio dove dovrebbe essere deciso un nuovo taglio nei tassi.
Stati Uniti che, in attesa del passaggio di consegna formale alla Casa Bianca, guardano invece ai recenti dati che sembrano anticipare una congiuntura economica ancora solida nonostante la delusione arrivata dalla FED circa la prudenza su futuri tagli nei tassi.
Dati di crescita che fanno rimanere in allerta Powell circa gli impatti su prezzi al consumo e stipendi. Ma non abbiamo dubbi che Trump potrebbe far sentire la sua voce dopo i primi indicatori di rallentamento economico che emergeranno nel corso del 2025.

Ribasso incontrastato su EurUsd

Il finale di 2024 ha riservato al cambio EurUsd solo un modesto rimbalzo che ha confermato la valenza del livello compreso tra 1,04 e 1,05 come resistenza principale ed ostacolo ad una ripresa dell’euro. EurUsd che quindi si mantiene al di sotto di quella fascia di supporto che a lungo ha favorito il rimbalzo del cambio per tutto il 2023 e buona parte del 2024.
Al momento la strategia da preferire rimane quella short con un ritorno sopra la media mobile a 50 giorni di 1,065 a fare da primo campanello di allarme per la tenuta della forza del dollaro.

EurUsd (grafico daily) – il pull back di fine anno segnala ancora pressioni ribassiste sull’euro

Torna d’attualità il prezzo del gas dopo che la Russia ha chiuso i rubinetti dei gasdotti in transito sul territorio ucraino.
I prezzi del gas sono risaliti sopra quota 50 €, non lontani dai massimi di ottobre 2023.
E l’analogia grafica con EurUsd conferma che proprio il cambio aveva anticipato questa fase risalendo sopra i massimi dello stesso periodo del 2023.
Se il break rialzista dell’euro fosse confermato (e al momento non abbiamo elementi per negare la cosa), anche per il prezzo del gas naturale sarebbe solo questione di giorni prima di abbattere la resistenza di quota 56 €. Il problema per il Vecchio Continente è che a quel punto sarebbe formalizzato un doppio minimo con impatti decisamente importanti sull’evoluzione del prezzo del gas (e quindi dell’inflazione) per i prossimi mesi con la costretta a stoppare i tagli nei tassi per evitare un tracollo della moneta unica.

EurUsd linea rossa scala invertita vs prezzo del gas naturale linea nera (grafico weekly) – il cambio anticipa il prezzo futuro del gas in Europa?