EurUsd outlook settimanale del 7 Ottobre 2025: Di nuovo shutdown

  • La FED viene privata di alcuni dati fondamentali come quello sullo stato dell’occupazione a causa dello shutdown. Il blocco di alcune attività rischia di causare una revisione al ribasso nelle stime di crescita con un sempre più probabile ribasso nei tassi da parte della FED entro fine anno.
  • In Europa l’inflazione si mantiene stabile poco sopra il 2% con la BCE che confermerà i tassi anche nelle prossime riunioni.
  • EurUsd conferma una stasi nella volatilità entrando ora in un bimestre stagionalmente poco favorevole. La resistenza di 1,18 rimane lo scoglio principale da superare.

La FED priva di bussola

Il trimestre settembre-novembre in media offre le migliori soddisfazioni stagionali a chi possiede dollari americani. Settembre è ormai andato in archivio nell’irrilevanza e ora tocca al bimestre ottobre-novembre risollevare il dollaro prima di un dicembre solitamente impegnativo.
Se non dovesse arrivare una reazione in questo periodo teoricamente favorevole, il 2026 del biglietto verde, almeno nella sua parte iniziale, rischia di rivelarsi impegnativo.
La settimana del dato sull’occupazione è stata offuscata dallo shutdown americano, ovvero il blocco progressivo di alcune attività dell’amministrazione federale.
Privando la FED e il mercato di un importante dato che indubbiamente influenza la politica monetaria, il mercato si è concentrato sulle conseguenze che questo shutdown potrebbe avere sull’economia americana e il dollaro.
Evento irrilevante per il dollaro quello occorso precedentemente tra dicembre 2018 e gennaio 2019, con il Congressional Budget Office che stimò al tempo una perdita di Pil di appena lo 0,2% per l’economia USA, ma che comunque rende più probabile un intervento di taglio dei tassi da parte della FED entro fine anno visti i rischi al ribasso per la crescita stessa.
A tutto questo si è aggiunta una lenzuolata di nuove tariffe doganali volute da Trump tra cui quello sull’importazione di legname da conifere che colpisce duramente il vicino paese canadese dal quale proviene il 50% del materiale.
In Europa inflazione che conferma le attese.
Il 2,2% del dato headline e il 2,3% del dato core mettono la BCE nelle condizioni di mantenere fermi i tassi al 2% fino alla fine del 2025. Supportando così l’euro.

EurUsd, fase interlocutoria

Dollar Index (grafico weekly): supporti critici sotto pressione

Tecnicamente ci sono pochi dubbi sulla rilevanza dei livelli raggiunti dal dollaro.
Qui senza pensarci troppo ci sarebbe da andare lunghi di biglietti verdi nella convinzione che il trend cominciato nel 2011 proseguirà nella sua marcia rialzista anche nei prossimi anni.
Il sentiment negativo verso il dollaro confermerebbe la possibilità di un recupero che, come abbiamo visto anche la stagionalità, sembrerebbe supportare.
In gioco però ci sono fattori che potrebbero alterare questo percorso.
Oltre all’immancabile incertezza dello shutdown, la questione dazi ancora aperta e una politica monetaria che a differenza di altre aree del mondo (vedi Europa) potrebbe essere solo all’inizio di un percorso di ridimensionamento del costo del denaro sulle pressioni di un Presidente che vuole spingere a tutti i costi sulla crescita, stanno lì a zavorrare le quotazioni del biglietto verde.
La doppia zampata ribassista dell’ipervenduto settimanale per il Dollar Index storicamente è stato uno dei fattori che hanno accompagnato la reazione del dollaro in passato.
Non dovesse essere così le prospettive per la valuta americana in ottica 2026 si farebbero alquanto grame.

EurUsd (grafico daily) – ancora la media mobile a fare da argine

Solo la settimana scorsa avevamo commentato l’importanza per EurUsd della media mobile a 50 giorni e puntualmente il mercato ha rafforzato la tesi che solo uno sfondamento verso il basso (sotto 1,168) apporterebbe un maggior vigore al biglietto verde con un ragionevole obiettivo da posizionare attorno a 1,14.
Parola ad un mercato che per ora si rifiuta di azzardare la rottura ribassista.

EurUsd outlook settimanale del 29 settembre 2025: Cercando la scusa per vendere dollari

  • La FED è divisa sulla politica monetaria. Il recente taglio è stato un aggiustamento di una politica che rimane comunque vigile e attenta a possibili rigurgiti inflazionistici soprattutto a causa di nuovi dazi imposti dalla Casa Bianca. Powell si mostra molto prudente su questo fronte come ha ribadito la scorsa settimana riaccendendo nuove tensioni con Trump.
  • L’Europa deve fare i conti con un contesto economico incerto e una tensione geopolitica sempre più forte ai confini orientali. Il rischio di un incidente militare sta salendo. Intanto l’economia tedesca mostra nuovamente segnali di rallentamento ma la BCE teme l’inflazione.
  • EurUsd ci riprova a salire sopra le resistenze di 1,18, ma senza successo. L’eccesso di pessimismo che ruota attorno al biglietto verde sta impedendo al cambio di valicare una resistenza oltre la quale si aprirebbero spazi importanti di crescita.

Powell fa e disfa. Trump pure.

Il mercato continua ad attendersi una FED orientata verso una politica monetaria più espansiva con nuove manovre di riduzione dei tassi all’orizzonte.
Questo spiega perché, nonostante tassi americani di interesse più alti della “concorrenza”, il dollaro si mostri incapace di reagire mantenendosi sui minimi dell’anno. E lo fa in un contesto globale di politiche monetarie in cui l’easing è dominante rispetto al tightening.
La sensazione su questo fronte è che il dollaro americano abbia già scontato parecchio (e lo si vede anche nell’esposizione short dei non commercials sul mercato futures) della futura politica monetaria della FED, con Powell che occasionalmente fa da pompiere per evitare una caduta più rovinosa ad un dollaro sul quale evidentemente la fiducia negli ultimi mesi è scemata decisamente. La scorsa settimana il Presidente della FED non ha mancato di ricordare che sì, il mercato del lavoro richiede un aggiustamento sui tassi, ma il processo di raffreddamento dell’inflazione non è ancora terminato e potrebbero riaccendersi tensioni tali da non giustificare una politica troppo espansiva fin da subito. Le ultime decisioni di Trump sui dazi di farmaci, mobili e veicoli pesanti non aiuta la FED.
L’indice IFO tedesco peggiore delle aspettative ha completato l’opera respingendo l’ennesimo assalto dell’euro a 1.18.
L’eccessivo sentiment negativo che ruota attorno al biglietto verde, combinato al perenne clima di tensione geopolitica che si respira soprattutto in Europa, impedisce per il momento al cambio EurUsd di sviluppare quella nuova gamba rialzista che sembra però attesa dalla maggior parte degli operatori.
Cosa potrebbe cambiare questa idea al momento radicata tra gli operatori? Un Europa che riprende ad abbassare i tassi in stile giapponese, oppure un’impennata dell’inflazione negli Stati Uniti? I dati sull’occupazione americana di inizio ottobre saranno decisivi per capire come si comporterà la FED sui tassi in questo ultimo scampolo di 2025.

Dollaro, assalto ancora respinto

EurUsd (grafico weekly): stallo evidente sul cambio da questa estate

L’incertezza su EurUsd è evidente ormai da diverse settimane.
Dal grafico su scala weekly si può apprezzare come si stiano alternando settimane volatili a settimane statiche, ma sempre con chiusure abbastanza ravvicinate e che faticano a staccarsi da quella zona di 1,17/1,18 che per gli analisti è preparatoria ad una nuova fase di slancio verso l’alto. A nostro modo di vedere non ci sono ancora le condizioni per un movimento di questo tipo ma certamente lo stallo tra gli operatori è palese in attesa di qualche market mover che offra la scusa buona per vendere (o comprare) dollari.
Per ora da preferire lo scenario di long EurUsd sulle correzioni a ridosso di 1,16.

EurUsd (grafico daily) – trend di breve confortato dalla media mobile

La media mobile a 50 giorni dalla fine del mese di agosto, data in cui si è tenuta l’attesa riunione di Jackson Hole, sostiene il rally di un euro che senza convinzione tenta di superare le resistenze cruciali di zona 1,18/1,19.
Al momento la media mobile di questo trend di brevissimo passa da 1,168 e ha svolto un egregio lavoro di contenimento. Scendere sotto questo supporto dinamico aprirebbe qualche crepa nel bull market. A quel punto non è escluso un affondo del dollaro almeno fino a 1,14.

EurUsd outlook settimanale del 15 settembre 2025: Guerra in Europa e la FED taglia i tassi

  • Questa settimana la FED taglierà i tassi di interesse di un quarto di punto dopo la formalizzazione del rallentamento del mercato del lavoro, ma anche di un mercato obbligazionario che ha riportato i rendimenti a lunga scadenza al 4%. Intanto la politica estera di Trump rivela tutte le sue fragilità in Europa.
  • L’Europa è alle prese con il rischio di uno scontro bellico con la Russia. Lo sconfinamento di droni militari russi in Polonia riaccende lo scontro mettendo in chiaro l’inconsistenza della diplomazia americana. Intanto in Francia Macron prova a creare un nuovo governo con il neopremier Lecornu
  • EurUsd ripiega (ma neanche tanto) dai massimi sulle tensioni geopolitiche. Il restringimento del differenziale di tasso con gli Stati Uniti mantiene comunque l’euro vicino a resistenze importanti con il dollaro.

In USA arriva il taglio tassi di fine estate

Secondo molti analisti dal taglio dei tassi che la FED certamente ufficializzerà questa settimana potrebbe partire una nuova ondata di svalutazione del dollaro. Che rimane sopravvalutato.
Era prevedibile assistere comunque ad una fase di stallo di EurUsd.
Un sentiment eccessivamente negativo e un certo ipervenduto da smaltire, una sopravalutazione del biglietto verde, una convergenza della crescita economica nei prossimi mesi con gli altri paesi del blocco occidentale e infine un differenziale di rendimento obbligazionario destinato ad avvicinarsi rendendo meno appetibili le obbligazioni americane, sono tutti ingredienti con i quali il mercato si confronterà nelle prossime settimane.
Il long euro rimane comunque strategicamente confermato grazie anche ad una crescita dei rendimenti reali e ad un probabile stop nel ribasso dei tassi da parte della BCE.
Se negli Stati Uniti il rallentamento del mercato del lavoro potrebbe offrire la sponda anche ad un rallentamento dei salari (e quindi dell’inflazione) permettendo a Powell di diminuire il costo del denaro per contrastare gli effetti dei dazi, in Europa il timore di un allargamento dello scontro bellico con la Russia aumenta.
L’invasione dello spazio aereo polacco da parte di droni russi ha riacceso lo scontro con Mosca ed il rischio di un incidente militare ai confini aumenta. La NATO schiera le sue difese. Il silenzio americano è assordante e le divisioni politiche all’interno dell’Europa complice anche l’instabilità politica francese, alimentano l’incertezza.
Macron, dopo le dimissioni del premier in carica Bayrou, ha preferito conferire un nuovo mandato ad un fedelissimo come Lecornu, ma tutta da verificare la maggioranza che eventualmente lo sosterrà in Parlamento. La speculazione sui titoli di stato francesi per il momento non è sfociata in panico, ma indubbiamente le sfide a cui deve far fronte l’Europa non sono più solo economiche ma anche politiche.

Nonostante tutto l’euro tiene

EurUsd (grafico weekly): volatilità in compressione

La volatilità su EurUsd nonostante tutti gli eventi è in evidente fase di contrazione. Ormai da diverse settimane le distanze tra massimi e minimi intraweekly si stanno riducendo.
Si attende la FED e il suo orientamento di politica monetaria. Si attende anche l’evoluzione politica francese. Ed ora si attende anche lo svilupparsi delle tensioni belliche con la Russia.
Un clima di incertezza che non spinge gli investitori, comunque, verso il dollaro americano che a nostro parere rimane una valuta destinata a perdere terreno nei prossimi mesi dopo aver smaltito gli eccessi di ipercomprato del poderoso rally che ha trovato in estate un massimo in area 1,18.

EurUsd (grafico daily) –Adx, un livello che fa pensare

Non serve molto per comprendere che l’incertezza sulla direzione futura di EurUsd è arrivata ad un punto di svolta osservando il grafico che mette in parallelo il cambio con l’Adx, tipico indicatore di forza del trend.
Scendendo sotto quota 10, come ha fatto pochissime volte negli ultimi 10 anni, per EurUsd abbiamo la certificazione dell’incertezza totale e dell’assenza di un trend che sta avvolgendo il cambio più importante del pianeta.
Obiettivamente le probabilità che da qui l’euro scenda o salga sono le stesse anche se le condizioni rimangono a nostro modo di vedere favorevoli a un proseguimento del rialzo. Comunque sia la volatilità su EurUsd è prossima ad esplodere e questo sarà pane per trader. Sopra 1,18 il long euro sarà da considerare con attenzione. Sotto 1,14 preferibile il lato short.

EurUsd outlook settimanale del 8 settembre 2025: Powell taglierà i tassi

  • L’occupazione americana non fa faville e questo costringerà Powell a mettere mano ai tassi di interesse. Timido risveglio dell’indice ISM manifatturiero ma per la FED il timore è soprattutto legato all’inflazione e ad una ripresa dei prezzi causata da dazi che ancora devono esprimere appieno le loro conseguenze.
  • L’Europa rimane al centro delle attenzioni degli investitori a causa delle turbolenze che avvolgono la Francia. Politica in subbuglio nonostante il Presidente Macron continui a tessere la tela diplomatica sul conflitto ucraino.
  • EurUsd rimane poco sotto le resistenze critiche in attesa di capire con precisione cosa farà la FED. Sopra 1,18 si aprirebbe porte rialziste molto importanti per l’euro.

L’occupazione americana batte in testa

Era il dato cruciale della settimana quello sullo stato dell’occupazione a stelle e strisce. Le attese sono andate deluse con poco più di 20 mila nuovi posti di lavoro creati ma soprattutto con un tasso di disoccupazione risalito ai massimi da fine 2021. La Casa Bianca non attendeva altro ed ora che è stato certificato il rallentamento economico a causa dei tassi? (ovviamente i dazi non sono contemplati), il prossimo FOMC di settembre avrà una decisione già certa.
La fiacchezza dell’indice ISM manifatturiero in leggera risalita ma sotto i 50 punti (bene i nuovi ordini, meno bene l’occupazione) sembra avvalorare quindi la tesi di un taglio nei tassi da 25 punti base nel FOMC del 16 e 17 settembre.
La preoccupazione di Powell per l’inflazione non è comunque svanita visto che tra le sottocomponenti dell’ISM quella prezzi rimane la più elevata.
Mettendo in parallelo l’andamento del Dollar Index con quello dei tassi a 10 anni americani comprendiamo bene la disaffezione degli investitori per il biglietto verde. Nonostante remunerazioni nominali che pur dopo la correzione di venerdì rimangono sopra al 4%, il dollaro ha subito una caduta ben più marcato di quello che ci si poteva aspettare.
In realtà gli spread di rendimento con i titoli di stato europei si sono ristretti, ma non a livelli tali da giustificare un EurUsd in questa posizione. Evidentemente il mercato prende in considerazione anche altro.
In Europa tiene intanto banco la questione politica francese con il voto di fiducia all’attuale Governo in carica che rischia di ridisegnare l’assetto politico francese dei prossimi mesi. Mentre Macron tenta di tessere la tela dei volenterosi sulla questione ucraina, il rischio di nuove elezioni mina seriamente le valutazioni del debito di Parigi, fattore che qualunque colore avrà il prossimo esecutivo non potrà essere ignorata.

EurUsd, ci riprova aspettando la FED

EurUsd (grafico daily): il mercato riprova a forzare le resistenze

Riproponiamo il grafico di EurUsd della scorsa settimana perché è molto interessante notare quanto si stia comprimendo la volatilità con il cambio compresso tra la resistenza dettata da massimi decrescenti e la media mobile a 50 giorni che da agosto impedisce al cambio di rientrare sotto 1,16. Partita quindi che si gioca tra 1,175 (testato venerdì scorso) e 1,16. Superare uno di questi livelli avrebbe implicazioni rispettivamente bullish e bearish molto interessanti per i prossimi mesi. La sensazione è che la svolta arriverà verso l’alto.

EurUsd (grafico weekly) –Gli oscillatori settimanali invitano però alla prudenza sull’euro

Un alert alle aspettative citate sopra e di chi immagina un euro pronto a scattare subito sopra 1,20 arriva dall’oscillatore settimanale Macd.
Come si può apprezzare dal grafico c’è stato un taglio verso il basso da parte del Macd che negli ultimi anni ha sempre contraddistinto le fasi più bullish per il biglietto verde.
Sarebbe una sorpresa assistere ad una ripresa consistente del dollafro e quindi diamo più probabile una fase laterale che permetta agli oscillatori di scaricarsi.
Dovesse essere perso il supporto di 1,14 solo allora per il dollaro si aprirebbero prospettive interessanti.

EurUsd outlook settimanale del 1 settembre 2025: Francia e FED, gli impatti su EurUsd

  • Il Presidente americano continua nella sua opera di accerchiamento della FED con le accuse mosse alla Governatrice Cook che potrebbero portare alle dimissioni e quindi all’inserimento di un nuovo membro vicino alla Casa Bianca. Powell intanto mette i vestiti da colomba e il taglio dei tassi a settembre sembra probabile.
  • L’Europa teme per una crisi politica e del debito francese. La richiesta di un voto di fiducia da parte dell’attuale esecutivo fa balzare gli spread dei titoli di stato francesi con il rischio di elezioni anticipate sempre più vicino.
  • EurUsd avvicina le resistenze ma poi arretra dopo lo scoppio della crisi politica francese. All’euro serve ancora tempo per digerire il precedente rialzo ed avere tutte le carte in regola per tentare l’assalto a 1,20.

Trump vuole prendersi la FED

Dopo che Powell ha mostrato atteggiamenti da “colomba” in quel di Jackson Hole e dopo l’attacco frontale alla FED da parte della Casa Bianca con le richieste di licenziamento della Governatrice Cook per frode, sempre che l’opera di incentivo neanche tanto gentile verso una politica monetaria più accomodante da parte di Donald Trump stia prendendo corpo.
Mettendo ancora più sotto controllo la Casa Bianca la futura politica monetaria è un obiettivo dichiarato e pazienza se questo significherò far perdere autorevolezza e indipendenza alla FED e quindi rischiare grosso sulle valutazioni del dollaro.
Il dollaro ha preso atto di ciò e solo grazie ad un fattore esogeno ha evitato l’assalto alle ultime resistenze prima di 1,20.
La crisi politica francese con la volontà del Governo in carica di mettere il Parlamento di fronte ad una scottante realtà circa l’evoluzione dei conti pubblici, ha frenato la corsa di una moneta unica che aveva e avrà bisogno di un pò di tempo per smaltire gli eccessi bullish prima di ripartire verso l’alto.
E la scusa buona è arrivata grazie ad uno spread tra tassi decennali francesi e tedeschi schizzati nuovamente in zona 80 punti base come già accaduto ad inizio 2025.
Al momento sembra molto complicato per il Governo francese in carica riuscire a strappare la fiducia in Parlamento l’8 settembre e le elezioni anticipate sono un rischio non così remoto mettendo Macron in seria difficoltà.
L’euro paga di conseguenza questa fase di incertezza che costringerà la BCE ad un atteggiamento prudente, mentre per ora pochi dubbi sembrano esserci sul nuovo taglio dei tassi che apporterà la FED salvo clamorosi quanto positivi dati sulla disoccupazione americana di agosto.

Il dollaro trova nella Francia un alleato

EurUsd (grafico daily): l’euro prepara una nuova spinta rialzista?

Il tentativo di violare al rialzo la down trend line che guida il ribasso temporaneo di EurUsd da fine giugno ha trovato nella crisi francese un prezioso alleato che ha rispedito il cambio a ridosso della media mobile a 50 giorni, molto abile nel contenere il ribasso da marzo in avanti.
L’impressione è che la scarsa incisività della forza del dollaro nonostante la crisi francese possa essere un sintomo di nuova debolezza in arrivo sul biglietto verde.
Evidente come il superamento delle resistenze poste poco sopra 1,18 aprirebbe le porte ad un allungo anche oltre 1,20.

EurUsd (grafico daily) – il price oscillator non accende gli euro entusiasmi

Come detto l’euro deve smaltire molti eccessi bullish accumulati nei mesi precedenti e uno degli indicatori che sembra voler segnalare questa necessità prima di una spinta verso l’alto più convinta è il price oscillator.
La differenza tra prezzo spot e media mobile a 200 giorni tocca ancora oggi livelli che in passato hanno favorito un riprezzamento del dollaro. Sarebbe molto grave se il biglietto verde perdesse fin da subito terreno nonostante queste condizioni tecniche. A quel punto avremmo un segnale inequivocabile che lo short dollaro sarebbe il trade ideale di questo finale di 2025.

EurUsd outlook settimanale del 14 agosto 2025: Dazi e dollaro debole, la storia continua

  • Il Presidente americano vuole portare a casa gli accordi commerciali prima della fine dell’estate schierandosi contro chi per vari motivi politici va contro le sue idee. Dopo il Brasile e la Svizzera anche l’India entra nel mirino. Intanto all’orizzonte si profila l’incontro Trump-Putin.
  • L’Europa preferisce mantenere un profilo basso anche se l’eccessiva forza dell’euro potrebbe preoccupare esportatori già colpiti dai dazi. Nel cuore dell’Europa chi paga pesantemente la trade war è la Svizzera.
  • EurUsd ha già terminato la breve fase correttiva e torna a puntare le resistenze sulla prospettiva di tagli nei tassi FED a settembre.

Trump non fa scendere la tensione sui dazi, anzi

Poche ore, questa è stata la durata dell’illusorio rafforzamento di un dollaro americano che conferma la sua debolezza strutturale reagendo male ogni volta che le dichiarazioni sui dazi di Trump si abbattono sul mercato con il suo carico di incertezze e caos.
Terminato il periodo di riflessione (che si prolungherà per alcuni paesi più critici come Messico e Cina), alcuni accordi sono arrivati alla spicciolata anche se non si comprende bene in che modo verranno effettivamente applicati.
La mancanza di dettaglio è tuttavia cosa migliore rispetto a chi, come la Svizzera, il Brasile e l’India, si è visto recapitare lettere shock.
Il mercato continua, comunque, a guardare ai fondamentali e dopo il dato sull’occupazione statunitense le attese per una riduzione dei tassi a settembre sono aumentate riducendo ulteriormente il vantaggio di tasso dei rendimenti americani sulla parte più breve della curva rispetto a quelli offerti dal blocco G10.
E il risultato non poteva che essere un ritorno della debolezza sul biglietto verde.
Se i mercati azionari non sembrano quindi infastiditi dal clima di incertezza commerciale che avvolge i mercati confidenti in un aumento degli utili in prospettiva, quelli valutari vivono un momento delicato con divise come lo yen giapponese ancora sotto pressione, oltre naturalmente al dollaro americano.
A Francoforte si guarda al rafforzamento dell’euro con attenzione perché il rischio è quello di incidere sui margini di esportatori già provati dalla nuova tariffa del 15%. Certamente questa prova di forza sulla moneta unica sta agevolando il lavoro quanto a contenimento dell’inflazione.
L’incontro di Ferragosto tra Trump e Putin potrebbe intanto aprire una nuova fase nella guerra ucraino-russa.

Il dollaro si conferma valuta fragile

L’attesa non è per una ripartenza immediata dell’euro. Ci sono alcuni aspetti tecnici da sistemare, dal sentiment alla stagionalità, passando dagli oscillatori. Certamente più passa il tempo e meno profondo sarà il recupero del dollaro Usa.
Se prendiamo ad esempio il grafico settimanale basato sulle bande di Bollinger scopriamo che i picchi di volatilità anticipano i top primari. Nel 2020 e nel 2023 è andata in questo modo e il copione sembra ripresentarsi adesso con le due bande inferiore e superiore che stanno convergendo appiattendo la volatilità ed impedendo all’euro di spingere ulteriormente sopra 1,18.
Nel momento in cui le bande si avvicineranno a livelli minimi comincerà probabilmente il conto alla rovescia per un nuovo spunto bullish della moneta unica. Rischi che per il momento rimangono confinati all’importante zona di supporto di 1,12/1,13.

EurUsd (grafico weekly): per l’euro non è ancora arrivato il momento di accellerare verso l’alto

In una manciata di sedute l’euro si è riportato sopra quella media mobile a 50 giorni che ha sostenuto finora il bull market. Con una breve pausa, poi rivelatosi trappola per orsi post accordo con la UE sui dazi, EurUsd ha ripreso la sua marcia rialzista e sarà molto interessante verificare se la moneta unica europea saprà aggredire le resistenze e superarle al primo colpo. Area 1,17 e 1,18 sono critiche sotto questa prospettiva. L’idea di fondo rimane quella, comunque, del proseguimento di un trading range non direzionale fino a settembre, quando la FED scioglierà le sue riserve sui tassi.

EurUsd (grafico daily) – riconquistata la media mobile a 50 giorni

EurUsd outlook settimanale del 4 agosto 2025 – Trump chiude alcune partite, non la FED

  • Continuano le trattative febbrili per chiudere gli accordi sui dazi. Ultima in ordine di tempo l’Europa mentre alcuni paesi emergenti rimangono appesi a nuovi inasprimenti. Intanto la FED mantiene fermi i tassi di interesse, ma il pessimo dato sull’occupazione riaccende le speculazioni su un taglio a settembre.
  • L’Europa accoglie con favore la debolezza dell’euro post accordo sui dazi consentendo così alla BCE di avere meno pressioni su un nuovo ribasso nei tassi.
  • EurUsd ritraccia in modo esemplare dopo il test della resistenza di area 1.18I primi supporti posizionati in zona 1.14 hanno arginato il ribasso prima di un corposo rimbalzo.

I tassi non scendono ma i dazi entrano nelle casse federali

Il deal con l’amministrazione americana è costato nell’immediato circa un 3% ad un euro che è sceso soprattutto perché aveva raggiunto condizioni di sentiment positivo estreme e compatibili con un top.
Un movimento che per ora toglie pressione anche alla BCE nel ridurre ulteriormente i tassi di interesse, mossa che il mercato stima in massimo 25 punti base nei prossimi 12 mesi. Se ne riparlerà eventualmente dopo Jackson Hole come per la FED che ha confermato i tassi invariati scatenando l’ira di Trump che si dice comunque sicuro che Powell agirà a settembre.
Powell, pur tenendo conto di due dissensi all’interno del FOMC, ha ribadito che i prossimi dati sull’inflazione e lo stato dell’economia saranno decisivi perché cominceranno ad incorporare gli aumenti di prezzo causati dai dazi. E visti i dati sull’occupazione di luglio molto deludenti le premesse per un “cut” a settembre ci sono tutte.
FED che potrà così cominciare a fare calcoli più precisi di inflazione attesa sui riflessi di dazi al 15% per Europa (anche se i dettagli del deal sono lontani dall’essere definiti) e Giappone. Con la Cina la proroga mantiene uno status quo benigno, così come il Messico, mentre India e Brasile sembrano destinate ad essere colpite duramente da un’amministrazione che mischia deficit commerciali a politica nell’applicazione di queste percentuali. Canada e Svizzera sono state a loro volte colpite duramente dalle nuove misure annunciate dall’Amministrazione USA.
Il centro di ricerca indipendente di Yale con l’ingresso delle nuove tariffe UE al 15% ha ritoccato al 18,2% il tasso effettivo di dazi applicato dagli Stati Uniti, il più alto dal 1934 ed in crescita del 2,4% da gennaio 2025. Secondo l’istituto di ricerca l’impatto sul Pil sarà di -0,5% sul 2025 con un incremento dei prezzi al consumo del 1,8% nel breve periodo.

EurUsd, correzione in corso

Per EurUsd la correzione in corso ha forzato in un colpo solo la media mobile a 50 giorni formalizzando una sorta di doppio massimo il cui obiettivo (1,14) è stato raggiunto. Zona di 1,12 rappresenterebbe comunque l’ideale punto di atterraggio della discesa sulla quale le coperture di rischio cambio sul dollaro americano potrebbero ricominciare ad essere implementate nell’ottica di una ripresa del bull market dell’euro. Da queste parti infatti annotiamo una serie di supporti statici molto importanti e che potrebbero frenare l’avanzamento del dollaro. Dollaro che però ha preso malissimo il dato sull’occupazione americana rispedendo EurUsd immediatamente sopra 1,16. Forse la correzione è già finita.

EurUsd (grafico daily): correzione già finita?

Tracciando delle semplici trend line sul grafico del Dollar Index potremmo effettivamente essere di fronte all’esaurimento della correzione cominciata nel 2022 e che ha visto un interessamento della base inferiore di un canalone rialzista che guida il mercato dalla crisi del 2008.
Qualcosa però non ci convince dal lato dell’analisi tecnica. Utilizzando ad esempio un oscillatore come lo Stochastic Momentum Index, ci accorgiamo che durante questo periodo storico ogni bottom primario è stato realizzato quando l’SMI è sceso in ipervenduto. Ad oggi questa situazione non si è ancora realizzata con la media mobile che solo ora ha assunto un’inclinazione ribassista.
Questo ci porta a pensare che il rimbalzo doveroso delle ultime sedute sarà più avanti seguito da una nuova discesa che metterà sotto pressione il Dollar Index per andare a definire un bottom primario dal quale ripartire.

EurUsd (grafico monthly) – la debolezza del dollaro potrebbe non essere ancora esaurita

EurUsd outlook settimanale del 28 luglio 2025 – Il puzzle dazi si sta sistemando

  • Trump vuole chiudere entro la fine dell’estate le partite in corso sui dazi e nel frattempo continua a fare pressione su Powell per tagliare i tassi a settembre minando però alle fondamenta l’indipendenza della banca centrale più importante del mondo.
  • L’Europa scommette sul raggiungimento di un accordo commerciale con gli Stati Uniti dopo la formalizzazione dell’accordo sui dazi tra Giappone e Stati Uniti al 15%. Intanto la BCE stoppa il ribasso dei tassi probabilmente in modo definitivo per il 2025.
  • EurUsd continua a puntare area 1,18, ultimo diaframma prima di un delicato 1,20, resistenza chiave in ottica di medio periodo.

Trump continua ad attaccare Powell

Le notizie arrivate dal fronte dazi sembrano confermare la volontà della Casa Bianca di giungere ad accordi definitivi entro la fine dell’estate. Anche il Giappone ha deciso di aderire alle richieste dell’amministrazione americana di maggior equilibrio nell’interscambio commerciale. Con tariffe in ingresso sulle merci nipponiche del 15% e investimenti sul territorio americano nei prossimi anni per una cifra di 550 miliardi di dollari, sembrerebbe essere accontentato il desiderio di Trump di portare agli elettori un risultato in grado nella teoria di migliorare i conti con l’estero. In cambio il Giappone otterrà vantaggi nell’import di quel richiestissimo riso oggi in crisi di offerta. Volano in borsa le cause automobilistiche giapponesi.
La trattativa sembra in dirittura d’arrivo anche con l’Unione Europea con i dazi fissati nella misura del 15% e investimento europei in America per 600 miliardi di dollari, ma il viaggio di Von der Leyen in Oriente sembra indicare la volontà della UE di cominciare a guardare altrove per offrire mercati di sbocco alternativi a quelle corporate europee che soffriranno inevitabilmente da questi nuovi equilibri commerciali.
Intanto Trump continua a martellare ai fianchi l’indipendenza della Federal Reserve con attacchi ormai quasi quotidiani al Governatore Powell colpevole, a detta del tycoon, di danneggiare l’economia e gli americani non abbassando i tassi di interesse come stanno già facendo nel resto del mondo. Peccato che Trump tralasci il particolare non irrilevante che l’inflazione rimane vicina al 3%, che lo stato dell’occupazione si mantiene ben intonato, e che nonostante rendimenti ancora elevati il dollaro americano ha perso da inizio anno quasi il 15%.
Intanto la BCE ha annunciato di aver mantenuto fermi i tassi di interesse come da previsioni al 2%. Probabile che lo stop perduri per il resto del 2025.

EurUsd, test della verità

Siamo alla prova della verità per EurUsd ormai arrivato dove doveva arrivare, ovvero alle porte di 1,20. E se questo livello per una serie di motivi (neckline di un potenziale testa e spalla rialzista, identica estensione in ampiezza della prima gamba di rialzo 2022-2023 da parte della seconda gamba) è denso di significato, appare storicamente ancora più impattante quello che potrebbe succedere a EurUsd andando oltre. Se prendiamo come punto di riferimento il canale di regressione con tanto di deviazione standard che accompagnò il bear market di EurUsd fino all’inizio del secolo corrente, l’uscita da quel canalone diede la stura ad un movimento di ampia portata che capace di portare EurUsd fino a 1,60.
Senza aver obiettivi così ambiziosi, indubbiamente un break definitivo della resistenza posta in area 1,20 avrebbe come primo obiettivo intermedio 1,25, ma molto più probabilmente 1,30. Qui, infatti, la seconda gamba del rialzo risulterebbe pari a 1,618 volte la prima in una esemplare proporzione di Fibonacci.

EurUsd (grafico weekly): momento cruciale per il futuro del cambio

Le bande di Bollinger, superiore ed inferiore, stanno cominciando a convergere e questo, dopo aver raggiunto un estremo, potrebbe essere una notizia confortante per il biglietto verde.
Negli ultimi due casi, infatti, una divergenza così ampia tra bande upper e lower ha dato il via ad una fase di consolidamento sfociato in una correzione vera e proprio oppure in una fase laterale. Al momento non sembra essere ragionevole pensare ad un cambio capace di scendere sotto i supporti di area 1,12/1,13 viste le previsioni sulla politica monetaria e commerciale americana bisognosa di rifinanziare corposi deficit di bilancio che non possono non transitare da una fase di dollaro debole. Ogni pull back di EurUsd sarà quindi utile per aumentare le posizioni long.

EurUsd (grafico weekly) – Bollinger suggerisce una fase di consolidamento in arrivo

EurUsd outlook settimanale del 14 luglio 2025 – La minaccia dei dazi ritorna d’attualità

  • Torna ad infuriare la guerra dei dazi dopo che i tre mesi di sospensione sono arrivati a scadenza. Le lettere inviate alla Casa Bianca ai vari paesi ripristinano le condizioni del Liberation Day e questo impone alla FED ulteriore cautela scatenando l’ira di Trump.
  • L’Europa guarda con attenzione all’evoluzione delle trattative commerciali con gli USA e intanto la BCE si mostra sempre più cauta nell’affrontare nuove manovre di riduzione nei tassi di interesse.
  • EurUsd non si allontana dai massimi con le nuove tensioni sui dazi che rischiano di affossare ulteriormente il biglietto verde qualora aumentasse il clima di incertezza e sfiducia attorno agli Stat Uniti.

La FED rimane cauta

Ormai in Europa sembra che i tassi abbiano raggiunto un floor al di sotto del quale sarà difficile andare, almeno secondo il mercato che vede al massimo 25 punti base di taglio nei prossimi 12 mesi. E dire che non sono mancati gli esponenti BCE che hanno evidenziato come la bassa crescita, l’euro forte e la latitanza negli investimenti rischiano di portare il tasso di inflazione al 1%.
Ma per l’euro c’è ancora l’incognita dazi aperta. La lista di chi a partire dal primo agosto vedrà scattare sulle proprie merci i dazi è lunga e in continuo aggiornamento. Alcuni paesi noti come Giappone, Corea del Sud, Sud Africa, Canada e Brasile hanno già subito il preavviso che fra qualche giorno le merci in ingresso negli States e provenienti da quegli stati subiranno una tassazione che varia da paese a paese. Dal 25% del Giappone fino al 50% del Brasile la tagliola americana sarà importante.
Al momento solo Vietnam e UK hanno formalmente raggiunto un accordo (per la Cina siamo solo agli intenti) confermando il fallimento per ora della strategia trumpiana. Torna a salire il tasso effettivo di tariffe doganali applicate negli States stimate al 17.6%, il massimo dal 1934 e ben superiore al 2.4% di gennaio.
I riflessi sul dollaro si sono notati soprattutto alla luce di una maggiore incertezza sui tassi FED che a settembre dovrebbero scendere, a meno che la letterina sui dazi non rimetta a Powell le ali del falco anche per arginare la fuga dal dollaro.
I verbali dell’ultimo meeting FED hanno evidenziato che solo due membri erano a favore di un ribasso nei tassi già a luglio, mentre la maggioranza dei membri ritiene adeguato un approccio prudente di attese che naturalmente farà infuriare Donald Trump.

EurUsd, l’intenzione sembra chiara

Se l’area di 1.20 sembra la candidata principale ad accogliere EurUsd nelle prossime settimane, non possiamo non annotare come il mercato si sia fermato in modo esemplare a poca distanza di 1,19, un livello di prezzo dove la gamba di rialzo partita nel 2025 da 1,01 eguaglia in ampiezza quella del periodo 2022-2023. Assieme alla valenza psicologica di 1,20 questa nota tecnica potrebbe essere utile per rafforzare l’idea di una pausa di riflessione nell’avanzamento del cambio.

EurUsd (grafico daily): la seconda gamba di rialzo ha eguagliato la prima partita nel 2022

EurUsd sembra ormai destinato ad andare a testare la zona di 1.20 prima di sciogliere le riserve sul suo futuro.
La mancata reazione degli ultimi giorni, a parte un marginale ritracciamento, fa pensare ancora ad una forza sottostante che potrebbe nel breve trovare il conforto solo da un sentiment eccessivamente negativo.
Analizzando il grafico su una scala trimestrale e utilizzando un indicatore come l’SMI (Stochastic Momentum Index), possiamo apprezzare l’entrata in territorio di ipercomprato pur mancando il formale segnale di inversione. Un segnale che nella storia di EurUsd ha sempre sancito la formazione di un top primario. Ma attenzione l’evento si è concretizzato sempre all’interno di un bear market.
Quando il trend invece guardava verso l’alto nel 2004 quel segnale produsse solo un periodo di appannamento per l’euro tra l’altro neanche particolarmente incisivo.

EurUsd (grafico quaterly) – ipercomprato ma non troppo

EurUsd Outlook Settimanale del 7 Luglio 2025 – Trump-Powell è Rottura

  • La guerra dei dazi ora si sposta nelle sedi politico-economiche americane con il budget di bilancio approvato alla Camera e il dibattito sempre più acceso tra Trump e Powell sulla gestione della politica monetaria.
  • L’Europa si interroga sui livelli raggiunti dall’euro che presto potrebbero sì ridurre l’inflazione, ma anche rallentare la già debole ripresa economica.
  • EurUsd rimane vicino ai massimi confermando la sua volontà di andare quanto meno a testare quella zona di 1,20 che alcuni esponenti della BCE indicano come un primo livello soglia importante e da monitorare.

La resa dei conti alla FED è vicina

Settimana intensa a livello politico ed economico negli Stati Uniti. I dati sull’occupazione e ISM sono stati protagonisti.
L’indice ISM manifatturiero ha indicato un possibile scenario di stagflazione con crescita stagnante e prezzi in rialzo. In calo l’occupazione e in calo i nuovi ordini in uno scenario che sembra alimentare sempre più la narrativa di un Trump che vorrebbe spingere Powell alle dimissioni di Presidente della FED. Meglio invece l’Ism servizi che torna sopra i 50 punti. Disoccupazione in calo e minori pressioni sui salari hanno completato la settimana di dati.
Approvato alla Camera intanto il budget di bilancio (3,3 trilioni di dollari in più di deficit nei prossimi 10 anni) con la FED di nuovo a fare da pompiere nel ricordare che l’attuale parabola del debito è insostenibile.
Yale Budget Lab, centro di ricerca indipendente, certifica che al momento il tasso effettivo di dazi commerciali applicati dagli Stati Uniti è del 15,8%, il più alto dal 1936. Da solo questo dato giustifica la titubanza di Powell nell’abbracciare la retorica trumpiana. E mai parole da parte del Presidente della FED furono più chiare. Senza dazi avremmo già abbassato i tassi ha pronunciato Powell da Sintra, e abilmente la palla è stata rimessa nel campo di Trump.
Intanto si avvicina la data del 9 luglio, termine ultimo per la proroga delle tariffe annunciate durante il Liberation Day. Per alcuni paesi come il Giappone e l’Europa l’accordo pare improbabile.
In Europa comincia a montare il dibattito sul cambio EurUsd. Ormai a tiro quota 1,20, qualche lamento sta arrivando da alcuni componenti del board BCE. Vero che questo livello facilita il compito di Francoforte abbassando ulteriormente l’inflazione e aprendo la strada a nuovi tagli nei tassi. Ma altrettanto vero che in un contesto dove le svalutazioni di paesi concorrenti come la Cina e il Giappone si stanno facendo importanti, la competitività della merce europea va in crisi.

Dollaro alla prova della verità

L’ipotesi adesso è quella di uno stop temporaneo nel ribasso del dollaro in corrispondenza dell’importante up trend line che sale dal 2011, ma anche dell’ormai imminente obiettivo “minimo” di saldo annuale negativo di almeno il 10%.
Questa non è condizione sufficiente ma necessaria per cominciare a ragionare su una fase meno direzionale ribassista per il dollaro che comincia anche a mostrare un sentiment particolarmente deteriorato in particolare osservando il comportamento degli speculatori sul mercato futures.

Dollar Index (grafico weekly): il dollaro sta per registrare una perdita annuale superiore al 10%

Il grafico di lungo periodo di EurUsd non sembra lasciare molti dubbi circa la direzione che sta prendendo il cambio più celebre del pianeta. Dopo il break delle resistenze di 1,12 praticamente la moneta unica europea non si è più girata indietro ed ora converge verso una zona di prezzo molto importante. Attorno a 1,20 troviamo non solo una resistenza psicologica, ma anche una serie di proiezioni tecniche rilevanti. E poi spazio fino a 1,25 i massimi del 2018 e del 2020 che a questo punto diventano obiettivi realistici per i prossimi mesi.

EurUsd (grafico daily) – l’euro sembra puntare verso area 1,20