EurUsd outlook settimanale del 14 luglio 2025 – La minaccia dei dazi ritorna d’attualità

  • Torna ad infuriare la guerra dei dazi dopo che i tre mesi di sospensione sono arrivati a scadenza. Le lettere inviate alla Casa Bianca ai vari paesi ripristinano le condizioni del Liberation Day e questo impone alla FED ulteriore cautela scatenando l’ira di Trump.
  • L’Europa guarda con attenzione all’evoluzione delle trattative commerciali con gli USA e intanto la BCE si mostra sempre più cauta nell’affrontare nuove manovre di riduzione nei tassi di interesse.
  • EurUsd non si allontana dai massimi con le nuove tensioni sui dazi che rischiano di affossare ulteriormente il biglietto verde qualora aumentasse il clima di incertezza e sfiducia attorno agli Stat Uniti.

La FED rimane cauta

Ormai in Europa sembra che i tassi abbiano raggiunto un floor al di sotto del quale sarà difficile andare, almeno secondo il mercato che vede al massimo 25 punti base di taglio nei prossimi 12 mesi. E dire che non sono mancati gli esponenti BCE che hanno evidenziato come la bassa crescita, l’euro forte e la latitanza negli investimenti rischiano di portare il tasso di inflazione al 1%.
Ma per l’euro c’è ancora l’incognita dazi aperta. La lista di chi a partire dal primo agosto vedrà scattare sulle proprie merci i dazi è lunga e in continuo aggiornamento. Alcuni paesi noti come Giappone, Corea del Sud, Sud Africa, Canada e Brasile hanno già subito il preavviso che fra qualche giorno le merci in ingresso negli States e provenienti da quegli stati subiranno una tassazione che varia da paese a paese. Dal 25% del Giappone fino al 50% del Brasile la tagliola americana sarà importante.
Al momento solo Vietnam e UK hanno formalmente raggiunto un accordo (per la Cina siamo solo agli intenti) confermando il fallimento per ora della strategia trumpiana. Torna a salire il tasso effettivo di tariffe doganali applicate negli States stimate al 17.6%, il massimo dal 1934 e ben superiore al 2.4% di gennaio.
I riflessi sul dollaro si sono notati soprattutto alla luce di una maggiore incertezza sui tassi FED che a settembre dovrebbero scendere, a meno che la letterina sui dazi non rimetta a Powell le ali del falco anche per arginare la fuga dal dollaro.
I verbali dell’ultimo meeting FED hanno evidenziato che solo due membri erano a favore di un ribasso nei tassi già a luglio, mentre la maggioranza dei membri ritiene adeguato un approccio prudente di attese che naturalmente farà infuriare Donald Trump.

EurUsd, l’intenzione sembra chiara

Se l’area di 1.20 sembra la candidata principale ad accogliere EurUsd nelle prossime settimane, non possiamo non annotare come il mercato si sia fermato in modo esemplare a poca distanza di 1,19, un livello di prezzo dove la gamba di rialzo partita nel 2025 da 1,01 eguaglia in ampiezza quella del periodo 2022-2023. Assieme alla valenza psicologica di 1,20 questa nota tecnica potrebbe essere utile per rafforzare l’idea di una pausa di riflessione nell’avanzamento del cambio.

EurUsd (grafico daily): la seconda gamba di rialzo ha eguagliato la prima partita nel 2022

EurUsd sembra ormai destinato ad andare a testare la zona di 1.20 prima di sciogliere le riserve sul suo futuro.
La mancata reazione degli ultimi giorni, a parte un marginale ritracciamento, fa pensare ancora ad una forza sottostante che potrebbe nel breve trovare il conforto solo da un sentiment eccessivamente negativo.
Analizzando il grafico su una scala trimestrale e utilizzando un indicatore come l’SMI (Stochastic Momentum Index), possiamo apprezzare l’entrata in territorio di ipercomprato pur mancando il formale segnale di inversione. Un segnale che nella storia di EurUsd ha sempre sancito la formazione di un top primario. Ma attenzione l’evento si è concretizzato sempre all’interno di un bear market.
Quando il trend invece guardava verso l’alto nel 2004 quel segnale produsse solo un periodo di appannamento per l’euro tra l’altro neanche particolarmente incisivo.

EurUsd (grafico quaterly) – ipercomprato ma non troppo

EurUsd Outlook Settimanale del 30 Giugno 2025: Tregua e Nuova FED

  • La guerra in Medio Oriente per ora si ferma e Trump vuole trovare in estate un Governatore ombra di Powell alla FED per cominciare a preparare il terreno di una politica monetaria più distensiva. Dollaro in caduta libera.
  • L’Europa trova l’accordo (non unanime) sul portare la spesa militare al 5% del Pil e con un euro schiacciasassi per la BCE il rientro dell’inflazione potrebbe risultare un affare ancora più semplice del previsto.
  • EurUsd vola oltre le resistenze di 1,15 ed a questo punto non sembra avere molti ostacoli sulla sua strada prima di area 1,20.

Israele-Iran è tregua per ora, ma Trump cerca il nuovo Powell

Mentre si consuma l’anno peggiore del ventunesimo secolo per il dollaro americano, gli attacchi americani e israeliani sembrano aver indotto il regime iraniano a concordare una tregua si spera duratura.
Tutti si proclamano vincitori e nessuno sconfitto, ma sicuramente il programma nucleare di Teheran subirà un ridimensionamento. Le tensioni belliche che avevano provocato l’impennata del prezzo del petrolio hanno permesso con la tregua al greggio di ritracciare e a Trump di concentrarsi su altro. Ad esempio, sul successore di Powell alla FED.
Dopo i toni hawkins dell’ultimo FOMC il Presidente della Federal Reserve davanti al Congresso si è mostrato leggermente più accomodante e forse anche consapevole che dopo l’estate un Governatore ombra nominato informalmente da Trump si insinuerà silenziosamente nelle stanze del FOMC. E questo crea sfiducia nell’istituzione FED con un’uscita di capitali dall’America che sta facendo velocemente cadere il valore del dollaro.
Gli accordi tra Stati Uniti ed Europa in sede Nato per portare al 5% le spese militari sul Pil potrebbe essere un altro successo che Trump vorrà portare ai suoi elettori assieme ad un cambio di passo sui tassi di interesse che secondo il tycoon dovrebbero essere immediatamente abbassati.
In Europa la crescita dell’euro su tutte le valute globali mette nelle condizioni la BCE di agire ancora sui tassi visto che l’inflazione importata non sembra essere un grosso problema.
Una tendenza al declino del dollaro che ormai sembra avere un obiettivo ben preciso, ovvero 1,20.

Dollaro in caduta libera

La soglia di 1.20 su EurUsd è importante per diversi motivi, ma graficamente non sembrano esserci grandi dubbi su quale dovrebbe essere la direzione futura.
Come possiamo apprezzare dal grafico da queste parti si posiziona quella linea di resistenza che unisce i massimi del 2018 e del 2021.
Andare oltre provocherebbe uno squarcio tecnico che troverebbe solo 1.225 come ultimo baluardo prima di un dollaro in caduta libera.
Il tasso di variazione annua di EurUsd non può ancora considerarsi così estremo (+9%) nonostante la partenza a razzo nel 2025. Nel corrente bear market cominciato nel 2008 è servito un ROC a 12 mesi di almeno 15% per intravedere la possibilità di un top primario. Anche questo sembra offrire una prospettiva di ulteriore debolezza necessaria per cominciare a lavorare sull’ipotesi di un minimo primario del dollaro.

EurUsd (grafico monthly): saltano tutte le resistenze, ora si punta a 1,20.

Saltato il tappo di 1,12 per EurUsd si è aperta un’autostrada che sembra trovare nel sostegno dinamico offerto dalla media mobile a 50 giorni l’unico supporto per il momento in grado di arginare un trend decisamente bullish. Quello che possono fare in questo momento trader e/o investitori è eventualmente attendere un ritracciamento sulla media posizionata a 1,135 per alleggerire le posizioni lunghe di biglietti verde oppure andare long di EurUsd. Solo un ritorno sotto 1,12 invaliderebbe una view che vede come obiettivo minimo 1,20.

EurUsd (grafico daily) – un bull market molto solido

EurUsd outlook settimanale del 12 maggio 2025 – USA-Cina accordo in vista

  • Powell non si piega ai voleri di Trump confermando l’indipendenza di giudizio e di azione della FED sui tassi. L’occupazione rimane ancora alta e una ripresa dell’inflazione causa dazi rende al momento necessaria una strategia di attesa. Accordo sui dazi con la Cina in vista.
  • La Germania ha il suo nuovo premier, Merz, e si avvia ad affrontare parecchie sfide geopolitiche ed economiche in un contesto complicato. Segnali, intanto, di risveglio da parte dell’economia europea. Il Regno Unito ha chiuso un accordo sui dazi con l’Amministrazione USA
  • EurUsd rimane stabile ma in fase correttiva dopo la sfuriata di aprile nella parte alta di un range che vede 1.10/1.14 come fascia di prezzo più probabile per le prossime settimane,

Powell diplomatico

Con la frase “Riteniamo che la linea attuale ci metta in una buona posizione per rispondere tempestivamente a potenziali nuovi sviluppi”, il Presidente della Federal Reserve ha rimandato a data da destinarsi qualsiasi manovra sui tassi di interesse americani confermando l’indipendenza dalla politica della banca centrale. Critiche ancora una volta feroci arrivate subito dopo l’annuncio da parte di Trump.
I tassi di interesse americano restano fermi in una forchetta fra il 4,25% e il 4,50% anche perché lo stato dell’economia non mostra evidenti segnali di deterioramento, soprattutto sul mercato del lavoro, mentre l’inflazione mostra qualche segno di rigurgito a causa dei dazi.
L’approccio cauto è piaciuto ai mercati che hanno reagito con sostanziale indifferenza mentre il dollaro si è rafforzato.
Adesso si torna quindi a guardare alle trattative tra l’amministrazione Trump e i vari Stati per sbrogliare la matassa dazi.
Dopo l’incontro con il neo premier canadese Carney, i colloqui avuti con una delegazione cinese in Svizzera sembrano portare un po’ più di sereno con Pechino. Ovviamente rimangono sul tavolo aperti i colloqui con le principali economie del mondo sviluppato ed emergente. Colloqui che saranno utili anche per fare il punto su situazioni geopolitiche vecchie (Ucraina e Medio Oriente, ma anche nuove come le tensioni tra India e Pakistan). Chiuso intanto un primo accordo con il Regno Unito anche se visti i rapporti tra i due paesi (gli States non vantano un grosso deficit verso UK) questo deal è abbastanza irrilevante.
In Europa, intanto, la Germania elegge Merz come nuovo Cancelliere per traghettare un paese in evidenti difficoltà fuori dalla crisi politica ed economica. Le prossime settimane saranno interessanti per verificare come il nuovo governo intenderà coniugare visione nazionale ed europea di fronte ai rischi geopolitici ed economici.
Intanto i dati Pmi europei certificano l’avvio di un miglioramento che potrebbe anche essere il frutto di uno spostamento di interesse dei capitali fuori dall’America. Nel mese di aprile il dato composite si è attestato sopra quota 50 punti.

EurUsd, fase di stallo ma sotto le resistenze

EurUsd conferma il suo momento di forza ma al tempo stesso comincia a mostrare qualche eccesso rialzista che spiega perché probabilmente il mercato si sta prendendo una pausa per rifiatare.
Il cambio è entrato in una fase di ipercomprato settimanale che come dimostra la recente storia solitamente anticipa o comunque intercetta dei massimi relativi di periodo. Ci attendiamo quindi una fase di ripiegamento con i primi supporti di area 1,12 a fare da barriera contro eventuali ulteriori ribassi.

EurUsd (grafico weekly) – ipercomprato settimanale che invita alla prudenza

Al netto però delle fasi di possibile debolezza dell’euro nel breve periodo, rimane in questo momento in piedi l’ipotesi di un cambio più forte in prospettiva.
Un segnale in tal senso arriva dal Macd mensile che nelle ultime occasioni in cui si è presentato ha fatto da preambolo ad ulteriori allunghi della moneta unica europea nei confronti del biglietto verde. Sia nel 2020 che nel 2017 proprio il superamento della linea dello zero rappresentò un segnale di pausa nel rialzo nell’immediato, ma anche un segnale di forza e ulteriori massimi nei mesi successivi.

EurUsd (grafico monthly) – Macd che vuole salire sopra lo zero, segnale di forza

EurUsd outlook settimanale del 5 maggio 2025 – Recessione americana arrivata

  • Gelata dai dati macro americani che confermano l’entrata in un trimestre di recessione per gli USA. Il calo del Pil combinato al rialzo dell’inflazione non è una buona notizia nemmeno per la Federal Reserve. Trump intanto è fiducioso su accordi commerciali imminenti con la maggior parte dei paesi.
  • Europa che continua a far registrare un’inflazione asfittica che dovrebbe permettere alla BCE di proseguire nel percorso di taglio dei tassi di interesse per rilanciare la crescita.
  • EurUsd che sembra voler consolidare i guadagni sotto alle barriere di resistenza di 1,14/1,15. Probabile una fase di minore pressione in vendita sul dollaro.

Trump fiducioso, FED un po’ meno

Dopo gli incontri con i leader europei avvenuti in occasione dei funerali di Papa Francesco, i mercati sembrano essere stati rassicurati da un atteggiamento più possibilista di Trump verso un accordo sui dazi dopo le roboanti dichiarazioni di inizio aprile che avevano sconvolto i mercati.
E in effetti avvicinamenti verso Europa, Giappone, India e la stessa Cina sembrano esserci almeno a parole.
Azionario in recupero, tassi in lieve discesa e dollaro che ha smesso di perdere, questa la sintesi finanziaria.
Economia americana che affonda invece in un trimestre di recessione a causa dell’accaparramento di scorte (e quindi di importazioni con conseguente deficit commerciale) in vista dell’entrata in vigore dei dazi. L’import è cresciuto del 41% ai massimi dai tempi del Covid.
Il Pil americano nel primo trimestre 2025 è sceso dello 0,3% contro attese di +0,4%. Quello che preoccupa gli analisti è stato però anche il balzo dell’inflazione passata da 2,6% a 3,5% contro attese di 3,1%. Le spese per consumi sono cresciute ma meno della metà del trimestre precedente (+1,8%). Almeno sul fronte dell’occupazione non si ravvisano invece segnali preoccupanti.
Ovviamente non sono mancati gli attacchi di Trump a Powell e la FED che obiettivamente si trova in una posizione molto scomoda con la stagflazione che impone ancora prudenza prima di abbassare il costo del denaro.
Trump, come detto, ha comunicato ai mercati che accordi commerciali con India, Giappone e Sud Corea sono in vista, ma anche la Cina sembra voler accettare un deal equo. Da Pechino solo timide aperture ma ovviamente sarà molto interessante vedere come evolverà nelle prossime settimane questa situazione.
In Europa permangono intanto pressioni al ribasso su crescita e per il momento anche inflazione, mettendo la BCE nella condizione di tagliare ancora i tassi grazie ad un euro lontano dalle zone pericolose. Non dovrebbero cambiare le aspettative con il dato di crescita del Pil europeo del primo trimestre superiore alle attese (+0,4%).

EurUsd, per ora da qui non si passa

EurUsd sembra aver compiuto fino ad ora quei passi sufficienti ad etichettare l’attuale fase come correttiva all’interno di un bear market strutturale.
Allontanarsi dalla media mobile a 200 di almeno il 4% è stato infatti un requisito essenziale negli ultimi 10 anni per intercettare dei punti di massimo primario su EurUsd. Per il momento questo obiettivo è stato raggiunto anche questa volta e, aldilà delle fisiologiche prese di profitto, l’assalto a 1,14/1,15 sarà necessario per invertire la tendenza di lungo termine favorevole al dollaro.

EurUsd (grafico weekly) – necessario riprendere fiato per l’euro (price oscillator)

Quello che fino a pochi giorni fa sembrava essere uno scontato minimo ciclico, in realtà si sta trasformando in altro. Ogni 34 mesi EurUsd realizza infatti un massimo o minimo ciclico di spessore e il prossimo appuntamento è fissato per fine luglio.
Vista l’attuale configurazione tecnica sembra proprio che per la valuta unica diventi più probabile intercettare un massimo di spessore che non un minimo.
Considerando la presenza della parete superiore del canale ribassista potrebbe rivelarsi quella una interessante opportunità di acquisto di dollari in chiave strategica. Scenario da confermare, ma certamente da seguire.

EurUsd (grafico monthly) – appuntamento ciclico in vista per l’euro

EurUsd outlook settimanale del 28 aprile 2025 – La retromarcia di Trump

  • Trump comincia a mandare segnali più distensivi verso la Cina e Powell, i due bersagli che di recente avevano innescato parecchia volatilità su mercati già vulnerabili a causa di dazi commerciali che ancora non sembrano trovare grandi sbocchi nelle trattative unilaterali.
  • Europa che può approfittare del momento con la fuga di capitali dagli States che favorisce l’euro e consentendo alla BCE di agire nei prossimi mesi con maggiore serenità su un costo del denaro ancora superiore al 2% con inflazione in calo.
  • EurUsd vive una fase di stallo dopo la crescita delle ultime settimane. Attenzione ai supporti di 1,12 come livello dal quale potrebbero ripartire le vendite di dollari.

I mercati hanno spiegato a Trump i rischi di una trade war

Trump ancora una volta protagonista con le sue dichiarazioni che, almeno questa volta, sembrano aver tranquillizzato il mercato. Per bocca del ministro del Tesoro Bessent i dazi applicati alla Cina e reciproci sono troppo alti e stanno danneggiando le due economie. Lo stesso Trump ha poi cercato di riallacciare un dialogo con i cinesi.
Dopo aver attaccato duramente il Presidente della FED Powell (definito Mr. Too Late) e viste le conseguenze su tassi, borse e dollaro, Trump ha fatto marcia indietro anche su questo fronte dichiarando che non intende licenziare il capo della FED, per il momento sopendo i timori per una perdita di indipendenza da parte della banca centrale più importante del mondo.
Chiaramente le azioni simboliche della Cina (come il rispedire gli aerei Boeing negli USA) ha consigliato maggiore prudenza nella trattativa sui dazi, trattative che sia Giappone che Tailandia hanno per il momento congelato smentendo anche la dichiarazione che avrebbe visto in stato avanzato il trade con numerosi paesi.
Al di là del rimbalzo delle borse su questa parziale schiarita rimangono i nodi aperti sull’evoluzione dei rendimenti a lunga scadenza americana, ancora elevati, e il dollaro che fatica a staccarsi dalla zona di 1,14 contro euro e 142 contro yen.
In Europa, intanto, l’incertezza sui dazi e la forza dell’euro sembrano offrire la sponda ad una politica monetaria ancora più espansiva nei prossimi mesi con il mercato che al momento prezza un costo del denaro fra 12 mesi più basso di 75-100 punti base rispetto ai livelli attuali.
I dati Pmi europei inferiori a quota 50 sia sul comparto manifatturiero che servizi confermano la necessità di misure ulteriori di easing monetario. La stessa crescita dei salari (+1.6%) appare compatibile con un rallentamento dell’inflazione.

Dollaro sempre debole

Tecnicamente per EurUsd la sensazione è che il rialzo sia destinato ad avere un’incidenza ancora maggiore. Se osserviamo i casi di reazione dell’euro all’interno del bear market cominciato dopo la crisi del 2008 ci accorgiamo che, fatta eccezione per il 2013-2014, i massimi ciclici hanno richiesto in 40 settimane un sacrificio di almeno il 15%, ovvero 10 punti percentuali in più rispetto ai livelli di oggi.
Se così fosse il test (e superamento) di 1.20 sarebbe da mettere in preventivo nei prossimi mesi.

EurUsd (grafico weekly) – eccessi su EurUsd ma non ancora così esagerati

Il Dollar Index, dopo una sequenza rialzista in 5 onde, ha avviato una correzione che con lo sfondamento verso il basso di 99.5 è entrata nella sua seconda fase.
L’obiettivo di questa seconda gamba ribassista potrebbe essere area 95 dove viene uguagliata in ampiezza la prima gamba correttiva, ma anche dove si trova la up trend line che guida il bull market del dollaro dal 2011.
Oppure l’obiettivo finale di questo movimento potrebbe essere molto più in basso e posizionabile tra 85 e 87. Qui troviamo diversi supporti.
Dal minimo del 2018, al 61.8% di ritracciamento del bull market fino a quella proporzione di ampiezza della seconda gamba correttiva pari su quel livello a 1.618 volte la prima.
Aspettando qualche altro consistente segnale contrarian è evidente che ambo gli scenari sono aperti, certificando che il minimo per il dollaro comunque potrebbe non essere ancora stato visto.

Dollar Index (grafico weekly) – supporti in vista per il dollaro

EurUsd outlook settimanale del 21 aprile 2025 – Trump striglia Powell

  • La FED non mostra desideri di assecondare la politica di Trump, preoccupata di un rigurgito dell’inflazione che potrebbe rendere necessario mantenere una politica restrittiva sui tassi più a lungo del previsto. L’ira di Trump verso Powell giudicato inadeguato al ruolo.
  • Europa che continua a mantenere aperti i canali diplomatici con gli Stati Uniti nel tentativo di ridurre o addirittura eliminare le barriere commerciali. Al momento da Washington qualche timido segnale di apertura. Intanto la BCE taglia i tassi di altri 25 punti base.
  • EurUsd continua a premere sui massimi di periodo e per il Dollar Index siamo di fronte a supporti di assoluto rilievo tattico e strategico.

Inflazione e crescita, due grattacapi per la FED

La FED non corre in soccorso di Trump, anzi. Le dichiarazioni del Presidente della FED Powell della scorsa settimana hanno fatto emergere un clima di disaccordo abbastanza evidente con l’amministrazione che risiede alla Casa Bianca.
Powell ha detto che la politica non influenzerà in alcun modo le decisioni della banca centrale su tassi, che al momento appaiono appropriati e che richiedono ancora tempo prima di essere mossi per considerare gli effetti dei dazi su consumi e investimenti.
Al momento, ha proseguito Powell, l’economia americana prosegue su un percorso di crescita solido ma all’orizzonte ci sono diverse incertezze. È molto probabile che i dazi generino almeno un aumento temporaneo dell’inflazione secondo il Presidente di una FED, che ha mostrato anche il timore di doversi scontrare a breve con l’andamento divergente di quelli che sono i suoi obiettivi di stabilità. Ovvero l’occupazione e l’inflazione. La prima danneggiata da un rallentamento economico, la seconda dai dazi.
L’ira di Donald Trump verso Powell non si è fatta attendere con rumors che vorrebbero il tycoon desideroso di rimuovere il Presidente FED dal suo incarico.
Il mercato per il momento prezza 100 punti base di taglio nei prossimi 12 mesi ma con molta incertezza.
Trump intanto continua a gettare benzina sul fuoco con lo scontro con Pechino che rimane particolarmente acceso. Soprattutto le terre rare rischiano di essere campo di battaglia commerciale considerando che gli Stati Uniti importano dalla Cina il 70% di quelle utilizzate nelle produzioni manifatturiere.
L’Europa intanto fa tesoro delle timide aperture americane sui dazi e la missione del premier italiano Meloni alla Casa Bianca potrebbe aver fatto da ponte ad un approccio più convinto tra i diplomatici.
Per il momento l’Europa attende prima di applicare dazi reciproci con il 10% già deciso da Trump assieme al 25% su auto e metalli già in vigore negli scambi tra le due aree economiche. La BCE intanto taglia il costo del denaro al 2,25% visto il persistere di minori pressioni inflazionistiche e debole crescita.

Per il dollaro ultima chiamata

Il dollaro americano continua a rimanere debole contro le principali valute del G10, ovvero euro e yen giapponese. Due currency che sono anche le principali in termini di peso del Dollar Index. La sintesi del valore del biglietto verde espressa dal Dollar Index ci dice infatti che siamo di fronte ad un momento decisivo. I supporti di quota 100 sono sotto pressione e il minimo del 2023 è l’ultimo baluardo prima di una rottura che avrebbe impatti notevoli in chiave strategica per chi è posizionato in questo momento lungo di dollari americani.

Dollar Index (grafico daily) – ultima chiamata per il dollaro

EurUsd torna in ipercomprato ma al tempo stesso sta cercando di forzare le importanti resistenze di area 1,13 che rappresentano circa i due terzi della correzione dai massimi del 2021 di 1,237. Una chiusura del mese di aprile sopra questa importante resistenza tecnica rappresenterebbe un segnale bullish forte che imporrebbe un cambio di atteggiamento verso il dollaro americano con la debolezza che potrebbe nei prossimi mesi interessare nuovamente l’area di 1,20.

EurUsd (grafico daily) – nonostante l’ipercomprato l’euro prova a forzare le resistenze

EurUsd outlook settimanale del 24 marzo 2025 – Preoccupati della stagflazione

  • Powell decide di non tagliare i tassi in America, Trump lo sollecita a farlo. La Fed ha rivisto al ribasso tutte le stime di crescita economica, non quelle di inflazione, a causa della nuova politica dei dazi americani e questo impone cautela nelle future mosse di politica monetaria.
  • Europa che vive momenti storici con le preoccupazioni militari verso l’invasore russo che impongono decisioni straordinarie di riarmo e difesa. La Germania abbandona la tradizionale austerità con un nuovo maxi piano di debito per investimenti annunciato dal Governo Merz.
  • EurUsd che tiene le posizioni a ridosso delle importanti resistenze di 1,09/1,10 a conferma di uno scenario tecnico cambiato e favorevole adesso alla moneta unica.

La FED allerta Trump, che risponde

La riunione di marzo della Federal Reserve non ha portato nessuna decisione sui tassi di interesse rimasti invariati, ma ha allertato circa i rischi al ribasso per la crescita causati dalle misure protezionistiche che l’amministrazione Trump sta implementando.
Tagliate così dalla banca centrale tutte le stime di crescita e alzate quelle di inflazione a causa dei dazi su inflazione. Rimangono per ora ferme le previsioni di due tagli nei tassi nel 2025.
Mercati che non hanno mostrato particolari reazioni alla notizia attesa, con la debolezza del dollaro americano che già aveva anticipato gli eventi.
Non si è fatta invece attendere la risposta di Trump che ha sollecitato Powell a procedere fin da subito con i tagli per combattere il rallentamento economico ormai già messo in preventivo dalla Casa Bianca.
Powell che ha indicato come preoccupanti gli aumenti delle aspettative inflazionistiche degli operatori adesso sopra al 3%.
A questo si abbina la riduzione nelle stime di crescita del Pil 2025 dal 2,1% al 1,7% che diventerà 1,8% nel 2026 con l’inflazione che l’anno prossimo rimarrebbe seppur di poco ancora sopra il 2% obiettivo.
Powell ha poi giustificato il non taglio dei tassi con la necessaria pazienza che deve accompagnare decisioni che potrebbero essere dannose se prese troppo in fretta. La bassa disoccupazione, infatti, sconsiglia una riduzione del costo del denaro immediata.
In Europa invece l’ottimismo dopo l’approvazione del maxi piano di finanziamento per difesa e infrastrutture del neo governo tedesco di Merz, ha spinto l’euro al rialzo così come ha mantenuto i rendimenti decennali tedeschi non lontani da quella soglie del 3% che rappresenta lo spartiacque tecnico per una nuova fase di rendimenti più alti in futuro.
Il maggior indebitamento, ma anche l’annunciato piano europeo di spesa per la difesa, rendono la BCE più prudente su futuri tagli nei tassi che comunque dovrebbero esserci almeno in altre due occasioni, vista l’inflazione tiepida e sempre più allineata al 2%.

L’euro tiene le posizioni

La chiusura del trimestre difficilmente vedrà un EurUsd sopra 1.113.
Una chiusura del cambio sopra questo livello formalizzerebbe un raro bullish engulfing pattern trimestrale che sarebbe una luce verde a nuovi allunghi dell’euro nei mesi a venire.
EurUsd su base trimestrale per tre volte ha visto un ipervenduto in grado di certificare un minimo di spessore. Nel 2000, nel 2015 e nel 2022.
In tutti e tre i casi il cambio dimostrò una eccellente capacità di reagire con il movimento attuale che sembra essere una continuazione del bull market cominciato nel 2022 con carte in regole per riportare il cambio sopra 1.20.
L’Rsi trimestrale purtroppo non ci offre un’analoga indicazione per definire quando un massimo primario sta per essere formalizzato, ma i livelli attuali degli oscillatori non sembrano comunque compatibili con questo scenario.

EurUsd (grafico quarterly) – l’euro tenta di uscire dal bear market

Ragionando più nel breve termine l’ipercomprato (e la resistenza di 1.10) sta favorendo una fase di alleggerimento modesto sull’euro prima di attaccare quelli che sono i livelli che potremmo definire cruciali in ottica di medio periodo, anche per chi deve coprire acquisti (o attivi finanziari) in dollari, ovvero area 1.12. Come si vede dal grafico l’Rsi sopra 70, come nell’estate 2024, suggerisce una fase di stallo/ritracciamento del rialzo con i supporti di area 1,06 che tornano utili per rimpolpare le posizioni lunghe di euro.

EurUsd (grafico daily) – l’ipercomprato di breve suggerisce prese di beneficio in arrivo sull’euro

EurUsd outlook settimanale del 3 febbraio 2025 – Trump e la FED, non è amore

  • FED che lascia i tassi invariati lasciando intendere che inflazione e crescita economica al momento non rendono opportuni nuovi tagli nei tassi. Powell non ha risposto alle accuse di Trump il quale nel frattempo rende realtà l’applicazione di dazi su Messico, Canada e Cina.
  • BCE che mantiene un approccio dovish sui tassi riducendoli di 25 punti base come da attese. L’economia continua ad essere fiacca e il timore delle sanzioni commerciali potrebbe peggiorare il quadro.
  • EurUsd ha esaurito come da previsioni la sua spinta a ridosso delle prime resistenze di area 1,05. Un classico pull back è adesso in corso e ci sarà da capire se questa volta la parità rappresenterà un obiettivo tecnico raggiungibile.

La FED sta ferma, la BCE no

Le affermazioni di fuoco di Trump dopo la decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi invariati non scompongono un Powell che ha dichiarato che il lavoro non è ancora terminato. Comunicando l’intenzione di non muovere il costo del denaro e rimuovendo i riferimenti al tasso di inflazione che sta convergendo verso l’obiettivo 2%, il capo della FED ha indicato nell’inflazione ancora troppo alta e nella disoccupazione molto bassa con settori che faticano a reperire manodopera (vedi costruzioni), due motivi che hanno spinto il FOMC a mantenere invariato il costo del denaro.
E tale rimarrà molto probabilmente fino all’estate in attesa di avere un quadro più chiaro anche delle politiche di Trump con i dazi che potrebbe causare un ispessimento delle aspettative inflazionistiche. Da inizio febbraio su Canada, Messico e Cina dazi già operativi.
Dall’altro lato dell’Atlantico la BCE si è mossa come da attese tagliando i tassi di 25 punti base.
Lagarde, commentando un costo del denaro che torna al 2,75%, ha confermato che le prossime mosse saranno dipendenti dai dati di inflazione. Se questa continuerà, come da previsioni, a convergere verso il 2% allora la BCE non avrà problemi a riportare i tassi di interesse in territorio neutrale.
Intanto la Germania conferma la recessione economica nel quarto trimestre con numeri peggiori delle aspettative, non certamente un messaggio positivo alla vigilia delle più importanti elezioni in terra europea del 2025. L’Italia ha riportato un tasso di crescita nullo, la Francia è arretrata dello 0,1%.

Pull back completato per EurUsd

Il movimento di rimbalzo verso 1,05 si è completato come da attese con un ritorno del ribasso sul cambio EurUsd. Avevamo indicato proprio nella fascia di resistenza 1,05/1,06 un livello tecnico sul quale l’euro avrebbe faticato ad andare oltre e così è stato.
Il mercato ha trovato nella media mobile a 50 giorni una valida resistenza capace di respingere l’euro e ora sarà interessante verificare se il dollaro avrà le capacità, smaltito un po’ di quell’eccessivo ottimismo che fino alla metà di gennaio lo aveva accompagnato, di puntare verso la parità. Ovviamente area 1,02 rappresenta il punto tecnico di supporto più cruciale.

EurUsd (grafico daily) – pull back in piena regola

Le bande di Bollinger esprimono chiaramente che il mercato si è rifiutato di spingere l’euro oltre le prime resistenze.
Da quando è ricominciato il ribasso dell’euro la parete superiore delle bande ha fatto da tappo ad ogni iniziativa bullish di EurUsd; anche questa volta è andata così.
Adesso lo scenario potrebbe essere quello di una fase laterale che comprima la volatilità e vede in 1,02 la base inferiore del range, oppure un naturale proseguimento del trend bearish forzando i supporti. Evidente come il superamento di 1,06 sancirebbe la fine del bull market del dollaro, almeno nel breve periodo.

EurUsd (grafico daily) – dalle bande di Bollinger nessun segnale di inversione per l’euro

EurUsd outlook settimanale del 6 gennaio 2025 – Preoccupazione Europa

  • Il ritorno di Trump alla Casa Bianca è l’evento più atteso di gennaio anche se si guarda alla FED e alle prossime dichiarazioni di Powell per capire se effettivamente ci sarà un prolungato stop nel taglio dei tassi.
  • Europa che continua a perdere colpi sul fronte macro in attesa di capire cosa farà la BCE dopo le recenti tensioni sui prezzi dell’energia e la svalutazione dell’euro.
  • EurUsd incapace di ritornare al di sopra di 1,05 confermando una debolezza strutturale che probabilmente vedrà la parità come passaggio intermedia dei prossimi mesi.

La crisi del gas frena l’euro

Con lo stop delle forniture di gas dalla Russia attraverso il territorio ucraino, si inaspriscono le tensioni sulla materia prima essenziale per il periodo invernale almeno per parte dell’Europa dell’Est. Oltre alle tensioni sui prezzi le conseguenze si vedono anche su EurUsd che vanta una correlazione inversa con l’andamento del prezzo del gas naturale quotato ad Amsterdam. Ne parliamo più avanti.
Intanto continuano a rimanere ampi gli spread di tasso di Stati Uniti e Gran Bretagna rispetto all’euro. Rinvigorite dalla conferma che il costo del denaro nei due paesi per un po’ non verrà abbassato, dollaro americano e sterlina inglese continuano ad avere il vento in poppa mettendo sotto pressione un malandato euro.
Solo i primi dati di gennaio su inflazione e crescita potrebbero allentare la morsa sull’euro qualora emergessero segnali di rallentamento economico soprattutto negli Stati Uniti.
Per il momento gli indicatori Pmi europei hanno confermato a fine 2024 un ulteriore rallentamento rispetto ai livelli già depressi di novembre. Numeri di cui dovranno tenere conto a Francoforte nel meeting di fine gennaio dove dovrebbe essere deciso un nuovo taglio nei tassi.
Stati Uniti che, in attesa del passaggio di consegna formale alla Casa Bianca, guardano invece ai recenti dati che sembrano anticipare una congiuntura economica ancora solida nonostante la delusione arrivata dalla FED circa la prudenza su futuri tagli nei tassi.
Dati di crescita che fanno rimanere in allerta Powell circa gli impatti su prezzi al consumo e stipendi. Ma non abbiamo dubbi che Trump potrebbe far sentire la sua voce dopo i primi indicatori di rallentamento economico che emergeranno nel corso del 2025.

Ribasso incontrastato su EurUsd

Il finale di 2024 ha riservato al cambio EurUsd solo un modesto rimbalzo che ha confermato la valenza del livello compreso tra 1,04 e 1,05 come resistenza principale ed ostacolo ad una ripresa dell’euro. EurUsd che quindi si mantiene al di sotto di quella fascia di supporto che a lungo ha favorito il rimbalzo del cambio per tutto il 2023 e buona parte del 2024.
Al momento la strategia da preferire rimane quella short con un ritorno sopra la media mobile a 50 giorni di 1,065 a fare da primo campanello di allarme per la tenuta della forza del dollaro.

EurUsd (grafico daily) – il pull back di fine anno segnala ancora pressioni ribassiste sull’euro

Torna d’attualità il prezzo del gas dopo che la Russia ha chiuso i rubinetti dei gasdotti in transito sul territorio ucraino.
I prezzi del gas sono risaliti sopra quota 50 €, non lontani dai massimi di ottobre 2023.
E l’analogia grafica con EurUsd conferma che proprio il cambio aveva anticipato questa fase risalendo sopra i massimi dello stesso periodo del 2023.
Se il break rialzista dell’euro fosse confermato (e al momento non abbiamo elementi per negare la cosa), anche per il prezzo del gas naturale sarebbe solo questione di giorni prima di abbattere la resistenza di quota 56 €. Il problema per il Vecchio Continente è che a quel punto sarebbe formalizzato un doppio minimo con impatti decisamente importanti sull’evoluzione del prezzo del gas (e quindi dell’inflazione) per i prossimi mesi con la costretta a stoppare i tagli nei tassi per evitare un tracollo della moneta unica.

EurUsd linea rossa scala invertita vs prezzo del gas naturale linea nera (grafico weekly) – il cambio anticipa il prezzo futuro del gas in Europa?

EurUsd outlook settimanale del 26 Agosto 2024 – Dollaro in caduta libera

  • Il momento del taglio nel costo del denaro è arrivato, ha sancito Powell a Jackson Hole, e immediata è stata la reazione dei mercati azionari e obbligazionari (verso l’alto) e valutari (verso il basso con il dollaro).
  • Ancora dati deficitari in Eurolandia con la Germania che proprio non riesce a risollevarsi. Nuovo taglio dei tassi in vista da parte della BCE a settembre con il focus sui prossimi dati di inflazione.
  • EurUsd sfonda versa l’alto la resistenza critica di 1,10 e arriva alla zona di 1,12, l’ultima resistenza prima del definitivo rally bullish da parte di un euro che viene favorito dallo smantellamento delle posizioni lunghe di biglietti verdi in vista del taglio dei tassi.

Da Jackson Hole semaforo verde al taglio nei tassi

Mercati che festeggiano le parole di Powell a Jackson Hole. Il più importante banchiere centrale del mondo ha annunciato che per la FED è arrivato il momento di tagliare i tassi di interesse in America.
L’inflazione, che nel 2025 convergerà verso il target del 2%, e un mercato del lavoro più freddo del previsto dopo la revisione al ribasso di oltre 800 mila unità nel numero delle buste paga da aprile 2023 a marzo 2024, hanno spinto Powell a pronunciare queste importanti parole.
Mercato che a questo punto sconta già 25 punti base di taglio nel costo del denaro da parte della Federal Reserve, un processo che andrà avanti anche nei mesi successivi l’ultimo appuntamento ufficiale prima delle elezioni presidenziali di inizio novembre. Polemiche nella sponda politica repubblicana che vede in queste dichiarazioni un regalo elettorale a Kamala Harris.
Anche in Europa la situazione sui tassi sembra volgere verso un nuovo taglio nel costo del denaro. Seppur con un dato di inflazione preliminare che ha mostrato un rallentamento nel processo di rientro verso il 2%, i numeri macro mostrano una condizione piuttosto fiacca dell’economia nel Vecchio Continente.
Soprattutto la Germania sembra essere in questo momento un fardello per l’Eurozona dove i Pmi composite mostrano numeri inferiori a USA, Giappone, UK e Australia. Lagarde e la BCE non dovrebbero avere molti dubbi sulle prossime mosse.

L’euro attacca le resistenze chiave.

EurUsd è riuscito nell’intento di violare quella zona di resistenza di 1,10 che avevamo catalogato come critica per avviare un movimento bullish di una certa portata. Detto e fatto con il mercato che si è immediatamente aggiustato in zona 1,12, l’ultimo baluardo prima di un rally ben più consistente che spingerebbe il biglietto verde in zona 1,16-1,17 in prima battuta.
L’ipercomprato raggiunto negli ultimi giorni da EurUsd potrebbe richiamare i compratori di valuta americana. Dalla capacità del biglietto verde di riprendersi comprenderemo la qualità e la forza del movimento bullish dell’euro nei prossimi mesi.

EurUsd (grafico daily) – le resistenze di 1,12 sotto pressione

Il grafico settimanale non lascia molti dubbi. La figura di testa e spalla settimanale è stata formalizzata con il break definitivo di 1,09 e immediatamente il mercato si è portato a ridosso dell’ultimo scoglio di 1,127 rappresentato dai massimi di luglio 2023.
Tutto il ribasso di EurUsd che prende il via dal 2008 passa anch’esso dalle parti di 1,13.
Questo pone questa soglia tecnica come il livello più importante per le prossime settimane. Andare oltre aprirebbe prospettive bullish per EurUsd molto più interessanti di quelli che finora hanno caratterizzato un lungo e stancante trading range.

EurUsd (grafico weekly) – testa e spalla rialzista formalizzato