Il 2015 è cominciato come era terminato il 2014. Forza di Dollaro americano, debolezza di commodity, forza di azionario, forza sul mercato obbligazionario.
A livello geografico ci sono delle distinzioni (Europa meglio di Stati Uniti per quello che riguarda l’equity) e forse proprio questo potrebbe essere un elemento di novità nelle tendenze 2015. Grazie alle politiche di Quantitative Easing della Bce l’Europa dovrebbe avere margini di apprezzamento superiori sui mercati azionari complici anche valutazioni fondamentali e tecniche più interessanti rispetto agli indici americani freschi reduci dai massimi storici.
Anche sul mercato obbligazionario sarebbe lecito attendersi un proseguimento della forza dei bond governativi europei oggetto degli acquisti della Banca Centrale Europea. Su questo ultimo punto le incertezze dovrebbero però essere maggiori. Negli Stati Uniti dopo l’annuncio del QE i tassi cominciarono a salire in un comportamento apparentemente illogico. Nella realtà il mercato vide nel QE una ricetta in grado di risollevare aspettative di inflazione e crescita e quindi anche i rendimenti di mercato. Considerando l’ampio differenziale (circa 160 punti base tra Treasury e Bund tedeschi) riteniamo possibile uno scenario di restringimento dello spread rendendo il trade Long Treasury short Bund potenzialmente interessante.
Questo ci porta direttamente al cambio EurUsd. Il biglietto verde continua a realizzare nuovi massimi contro le valute emergenti e questo processo andrà avanti fino a quando questi paesi non adotteranno le misure strutturali necessarie per rendere meno dipendenti dall’export le loro economie. Pensiamo a quella russa o brasiliana e al loro legame con le materie prime.
Torniamo a EurUsd per un attimo. I livelli di supporto raggiunti a gennaio di 1.12 potrebbero aver già esaurito il potenziale ribassista per diversi mesi, ma l’aspettativa rimane orientata ad una forza del biglietto verde nel medio periodo. Ci attendiamo una fase di rimbalzo anche fino a 1.20 generata da attese meno negative sull’economia europea nel corso del 2015, rimbalzo che servirà anche a smaltire gli eccessi di sentiment negativo e che permetteranno al trend di riprendere a scendere nella seconda parte dell’anno.
Questo periodo dovrebbe permettere alle materie prime di riguadagnare qualcosa dopo il collasso del 2014. Rame e petrolio soprattutto hanno subito perdite di prezzo notevoli ed è prevedibile come, un riposizionamento degli investitori nella prima parte del 2015, avvenga in sintonia con una risalita di EurUsd.
Questa condizione potrebbe favorire una rotazione settoriale a favore di quelle società impegnate nel settore oil e delle risorse di base particolarmente a sconto dopo i cali del 2014. La graduale seppur lenta risalita dei tassi di interesse dovrebbe invece, nel corso del 2015, essere sfavorevole al settore delle utilities (notoriamente esposta al rischio tasso per effetto degli investimenti infrastrutturali generati dalla loro attività) ma anche all’oro.
Il metallo giallo soffre quando i tassi di interesse salgono, ma soffre ancora di più quando i tassi reali salgono. Le aspettative di inflazione permarranno basse e se la Fed alzerà i tassi di interesse nel 2015 per l’oro una discesa verso quota 1000 dollari non sarà impossibile.