Spot EurUsd: 1.1430
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1250, 1.1170, 1.1060) Resistenze (1.1520, 1,1600, 1.1790)
Strategia: Long a 1.1250
Stop loss: 1.1170
Take profit: 1.1430
Centrato l’obiettivo del nostro trade long per l’Euro si aprono scenari molto interessanti ma che richiederanno delle conferme. Ma cosa sta succedendo al Dollaro? Intanto salgono i prezzi delle materie prime soprattutto i metalli. Il rame ha violato nettamente al rialzo la sua down trend line salendo del 50% dai minimi di marzo. Un segnale che la domanda dai paesi emergenti sta ritornando e questo spiega anche il vigoroso rally della borsa cinese. Il secondo motivo è legato alla minore appetibilità dei titoli statunitensi. I rendimenti decennali nonostante i rialzi di borsa si mantengono inchiodati allo 0,6% mentre altri paesi come ad esempio la Cina offrono rendimenti decisamente più interessanti e superiori al 3% annuo.
A tutto questo si aggiunge probabilmente anche una rotazione geografica che porta a vendere asset azionari americani per comprare il resto del mondo che negli ultimi anni ha decisamente sottoperformato rispetto alle borse USA e che offrono al momento valutazioni particolarmente interessanti in termini relativi.
I dati di inflazione americani hanno mostrato una decisa frenata nella dinamica dei prezzi al consumo. Se la variazione annua dei prezzi alla produzione è stata cospicua (-0,8%), quella dei prezzi al consumo pur mantenendo un valore positivo si è attestata a giugno a 0,6%. In Europa, l’aver controllato il Covid-19 prima degli Stati Uniti, sta generando una differente velocità di uscita dalla crisi. La produzione industriale a maggio è rimbalzata del 12.4% rispetto al -17% di aprile, una dato che dovrebbe proseguire sullo stesso sentiero anche a giugno considerando che l’indice Zew tedesco componente aspettative ha solamente limato qualche punto verso il basso nell’ultima release pur rimanendo su livelli elevati. Un ottimismo che si respira anche sugli spread tra periferici e Bund con i titoli di stato italiani che pagano poco più di 160 punti base in più rispetto ai titoli tedeschi.
Andando su EurUsd il movimento che ci aspettavamo è arrivato ed il return move sulla media mobile a 200 giorni è servito come ideale trampolino di lancio per riprendere la marcia verso quel 1.152 toccato a marzo. Come ripetiamo da tempo l’obiettivo è però più in altro e per la precisione attorno a 1.18 dove transita la down trend line di lungo periodo.
La chiusura di settimana è fondamentale. Come si vede dal grafico basato sulla tecnica di Ichimoku dopo aver nettamente abbattuto le “nuvole” adesso l’ultimo segnale bullish tocca alla lagging line (linea blu). Ormai ci siamo ed una chiusura di settimana sopra 1.152 aprirà definitivamente le porte all’inversione di tendenza.
EurUsd (grafico weekly) – sta per arrivare anche la conferma dalle Ichimoku cloud
Spot EurUsd: 1.1310
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1060, 1.1015, 1.0870) Resistenze (1.1430,1.1570, 1.1800)
Strategia: Long a 1.1080
Stop loss: 1.1080
Take profit: 1.1430
Continua a sorprendere la ripresa dell’economia americana con i dati sul mercato del lavoro pubblicati giovedì scorso che hanno mostrato un calo della disoccupazione superiore al 2% fissando il tasso di giugno al 11.1%. Notevole anche il numero di buste paga create, quasi 5 milioni, mentre scende di oltre l’1% la paga oraria registrata nel quinto mese dell’anno.
Nonostante la popolarità di Trump risulti in caduta libera per effetto di una gestione quanto meno discutibile della pandemia e previsioni del virologo Fauci che addirittura si spingono a pronosticare il rischio di arrivare a 100 mila contagi al giorno dentro ai confini americani, le borse hanno festeggiato con nuovi massimi storici sul Nasdaq. E così la festa del 4 luglio è andata in archivio tra mascherine e festeggiamenti vari con il grande dubbio di quanto il Covid – 19 inciderà sulle sorti future dell’economia americana.
Il Dollaro ha ripreso così un po’ di vigore dopo aver toccato 1.14, ma come vedremo tra poco è stato incapace di scendere sotto dei supporti strategici. Rimaniamo in una specie di limbo dal punto di vista tecnico.
In Eurozona rimane sempre pending il Recovery Plan con gli stati austeri guidati dall’Olanda che non sembrano voler accettare senza condizioni prestiti a fondo perduto a favore dei paesi più colpiti dall’epidemia come l’Italia e la Spagna. Nella settimana scorsa ha stupito il dato sull’inflazione preliminare di maggio salito dello 0,3% dopo il -0,1% di maggio. La BCE non cambia rotta e continua a supportare il mercato in modo adeguato come dimostrano il quasi azzeramento dei rendimenti italiani a 2 anni con uno spread tra BTP italiani e tedeschi sceso sotto i 170 punti base.
L’ottimismo comunque serpeggia anche nell’Eurozona sulla convinzione che la rete di protezione messa in campo dai Governi combinata ad una ripresa più vigorosa del previsto in Asia (il rally del rame sembra confermare questa view) potrebbe rendere meno amaro l’autunno nel Vecchio Continente sempre più legato a doppio filo alla guida economica ed ora anche politica (è appena iniziato il semestre tedesco alla guida della UE) della Germania.
L’analisi tecnica continua a suggerire una view moderatamente bullish su EurUsd che infatti manteniamo in piedi a livello strategico con il trade long suggerito.
La correzione dai massimi di 1.14 c’è stata ma sembra aver trovato in 1.12 una base piuttosto solida sulla qualche cominciare ad accumulare Euro. Fase che potrebbe continuare fino a quando la media mobile a 200 giorni non andrà a testare la base inferiore di questo mini range. Diverse asset class valutarie navigano a vista. Vale per UsdJpy la cui volatilità è precipitata, ma vale anche per Bitcoin sempre meno movimentato nelle sue oscillazioni giornaliere.
A conferma della possibilità che l’Euro possa ripartire verso l’alto anche il posizionamento dello Stocastico. L’oscillatore appare abbastanza scarico per consentire all’Euro di ripartire nei prossimi giorni libero di puntare dapprima verso 1.14 e poi verso quella zona di 1.16 che riteniamo potrebbe essere un primo target potenziale del movimento bullish. Rimaniamo lunghi per il momento.
Data analisi: 26 Maggio 2020 spot EurUsd: 1.0890
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0725, 1.0630, 1.0590) Resistenze (1.1015,1.1140, 1.1240)
Strategia: Long a 1.0770
Stop loss: 1.0630
Take profit: 1.1000
Una nuova fiammata di EurUsd trova per l’ennesima volta l’opposizione delle ormai arcinote resistenze dinamiche dettate soprattutto dall’inclinazione progressivamente discendente della media mobile a 200 giorni. I motivi che hanno alimentato l’interesse per l’Euro (e il disinteresse per il Dollaro) sono diversi. L’accordo tra Francia e Germania per far partire il recovery fund all’interno della zona Euro appare come un successo nella strada che porta agli Eurobond. La soluzione non trova però l’unanimità di tutti i paesi membri con un gruppetto di paesi nordici capeggiati dall’Austria che si è già messo di traverso.
La sola idea che Merkel e Macron abbiano trovato un accordo sugli strumenti di aiuto ai paesi più fragili d’Europa è piaciuta ai mercati che hanno immediatamente acquistato debito periferico (tra cui quello italiano) abbassando i rendimenti obbligazionari.
Dalla sponda americana invece continuano ad arrivare pessime notizie sul fronte sanitario con Trump che scalpita per aprire il prima possibile a fronte però di una pandemia che continua a mietere contagi e vittime come in nessun altra parte del globo. Interessante notare come dopo gli USA chi segue sono tutti paesi che per bocca dei governanti si sono dichiarati nella fase iniziale negazionisti. Russia, Brasile e Gran Bretagna si facevano beffe dei lock down italiani ed il risultato è quello che vediamo sotto i nostri occhi e nei numeri. Tesi anche i rapporti politici con la Cina. Dopo le accuse di aver lasciato diffondere il virus, Trump accusa la Cina di nuovi dazi qualora la libertà di Hong Kong dovesse essere messa in discussione.
Ad indebolire il Dollaro la presa di posizione della FED. Prima Powell ha smentito l’idea di rendere negativi i tassi di interesse, poi però ha dichiarato che la FED ha numerose armi a propria disposizione per favorire l’accesso al credito e la liquidità dell’intero sistema finanziario americano. L’economia non pare sulla buona strada come ad esempio ha confermato l’indice anticipatore. In calo ad aprile del 4,4% dopo il pessimo -7,4% di marzo. La recessione non è finita e la disoccupazione aumenta.
Dal punto di vista tecnico ennesimo test di 1.10 da parte di EurUsd ed ennesima risposta dei ribassisti. Quello che si può certamente vedere di interessante è l’abbozzo di una figura di testa e spalla rialzista che, in caso di successo, aprirebbe le porte ad area 1.13/1.14. Figura comunque non certamente formalizzata con il netto ribasso di venerdì. Il nostro trade long non è scattato per pochi pips ed a questo punto posizioniamo la stessa operazione ma sui supporti. Attenzione anche all’ADX. L’indicatore di forza del trend è sceso a livelli molto bassi e storicamente questo prelude alla ripartenza della tendenza. In quale direzione lo capiremo sulla base di quali tra resistenze e supporti verranno violati.
Il Dollar Index conferma ciò che abbiamo detto per EurUsd. Il biglietto verde avvicina ma nemmeno tocca la media mobile a 12 mesi. Dopo la clamorosa trappola per orsi di febbraio siamo però convinti che questa volta un break sotto questo supporto dinamico sarebbe fatale per il Dollaro. Quindi attenzione a 98.50 sul Dollar Index. Anche qui è il mercato che dovrà confermare la volontà di invertire una tendenza sempre bullish per il biglietto verde.
Spot EurUsd: 1.0820
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0725, 1.0630, 1.0590) Resistenze (1.1015,1.1140, 1.1240)
Strategia: Long sopra 1.1020
Stop loss: 1.0725
Take profit: 1.1490
La fase di vacanza dei mercati dall’economia reale prosegue. Wall Street ha archiviato un’altra settimana positiva confortata da una FED sempre più presente sul mercato, ma anche dalle parole più distensive di Trump circa i rapporti con la Cina. Pechino ha risposto confermando gli accordi sui dazi di fine 2019. Seppur non si riscontrano segnali di inversione concreta nella diffusione del virus in terra statunitense, i mercati sembrano scommettere su una ripresa a V dell’economia con Trump che farà di tutto prima delle elezioni per mettere nelle condizioni i cittadini di rieleggerlo alla Casa Bianca.
La disoccupazione americana è balzata dal 4,4% al 14,7%, un dato però inferiore alle aspettative di 16% che ha ridato ottimismo ed indebolito leggermente il Dollaro nel corso della settimana ancora una volta sotto 1.08. Affronteremo dopo il tema dell’analisi tecnica, ma il motivo si chiama Corte Costituzionale tedesca.
La Corte ha richiesto alla BCE di dimostrare entro tre mesi la necessità di mettere in piedi il programma PSPP di riacquisto titoli. Se le motivazioni dovessero rivelarsi deboli la Germania potrebbe tirarsi fuori dal programma stesso. Se, come probabile, la BCE dimostrerà la proporzionalità delle sue azioni scongiurando l’uscita della Bundesbank dal piano, è chiaro che questo pone un limite ad ulteriori nuovi utilizzi del bazooka monetario.
Questo è il motivo che ha zavorrato l’Euro per tutta la settimana scorsa anche se a dire il vero sono stati Franco svizzero e Yen giapponese a spingersi più avanti contro Euro.
Europa che rimane sempre il ventre molle di questa crisi. L’Italia paga particolarmente dazio non solo dal punto di vista sanitario, ma anche finanziario. Il debito / Pil salirà al 155% e le incertezze sugli aiuti della UE continua a mantenere in tensione lo spread con il Bund ancora in zona 250 punti base.
Venerdì serà Moody’s ha rimandato il giudizio sul rating italiano che rimane fermo a Baa3, ancora in zona investiment grade. Ma per quanto?
Nel mese di maggio l’Euro tendenzialmente mostra una certa debolezza stagionale. Basti pensare che negli ultimi 10 anni i cali sono stati ben 9.
Nonostante questo il Dollaro continua però a faticare non poco ad avere ragione di 1.08. Ancora una volta nella seduta del primo maggio EurUsd ha accarezzato la media mobile a 200 giorni sopra 1.10 prima di invertire drasticamente la marcia e scivolare fino a 1.0767. Dopo i due minimi di aprile sotto 1.08, siamo al terzo giro. Emerge una figura di testa e spalla rialzista all’orizzonte. Sarà la volta buona per tentare l’assalto a 1.10? Di certo la potenziale neck line rappresentare una bella opportunità per i trader ed anche noi abbiamo inserito l’ordine long all’interno del nostro trade system.
Se allarghiamo il grafico alla scala mensile ci accorgiamo come l’oscillatore MACD continua a salire rimanendo in posizione bullish. Siamo quindi di fronte ad una divergenza con i prezzi che hanno, seppur lentamente, continuato a scendere.Rimane sempre quell’area di 1.03/1.04 a fare da polo d’attrazione verso il basso. Un ultima zampata verso il basso come nel 2016, quando lo stesso Macd ripiegò ma in aperta divergenza con i prezzi, potrebbe essere l’occasione giusta per caricare la molla dello short su EurUsd.
Data analisi: 28 Aprile 2020 spot EurUsd: 1.0840
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0725, 1.0630, 1.0590) Resistenze (1.0990,1.1140, 1.1240)
Strategia: Long sopra 1.0990
Stop loss: 1.0725
Take profit: 1.1490
Nella settimana folle del prezzo del petrolio sceso addirittura sotto lo zero in coincidenza con la scadenza del contratto future di maggio, i mercati finanziari hanno tornato a toccare con mano un fenomeno che a marzo ha letteralmente dominato, la volatilità. Il Vix americano rimane sopra i 40 punti, un segnale di come gli investitori si aspettano ancora parecchio movimento nelle prossime settimane.
Torniamo al petrolio. Il lock down mondiale combinato ad un taglio della produzione da quasi 10 milioni di barile al giorno che ancora deve essere attuato, stanno creando un mix di eccesso di offerta e carenza di domanda micidiale. I produttori non sanno più dove stoccare il greggio e così gli affari d’oro per ora li stanno facendo i depositi o le stesse petroliere utilizzate come magazzini. Va peggio ai produttori che vedono sbriciolarsi le quotazioni giorno dopo giorno. Il super contango, ovvero la differenza di prezzo tra scadenze lontane e scadenze ravvicinate è a livelli record, e questo accentua ancora di più un fenomeno di speculazione spinta.
Gli effetti negativi del Covid 19 continuano ad impedire una visibilità accettabile sui mercati. In Europa il picco sembra essere alle spalle e si prepara la cosiddetta fase 2. Negli Stati Uniti invece la pandemia è ancora molto impattante con le divergenze tra Trump ed i Governatori che accrescono la tensione. Tornando all’Europa la ricerca di una quadra sugli aiuti comuni va avanti e forse porterà alla nascita di un Recovery Fund. I paesi del Nord Europa continuano a temporeggiare sulle pressioni di Italia, Francia e Spagna che vorrebbe invece cominciare ad emettere debito in comune.
Questo stato di ulteriore incertezza politica si incastra in un secondo trimestre dell’anno che vedrà un tasso di recessione in doppia cifra. L’aumento del debito dei paesi più fragili come l’Italia continua a spingere sugli spread tra la Germania ed i paesi periferici. Quanto meno non è arrivato il temuto taglio del rating sull’Italia che avrebbe portato il paese ad essere non investment grade.
Questa condizione di debolezza europea e di ricerca della sicurezza alimenta ancora l’interesse per il Dollaro americano che rimane a 1.08 contro Euro senza però sfondare. Il motivo è da ricercare nelle politiche monetarie e di bilancio degli Stati Uniti che stanno facendo decollare i bilanci di banca centrale e Stato federale. Ma è anche da ricercare nella debolezza estrema delle commodity.
Lato analisi tecnica non cambia granchè con il trading range che rimane dominante.
Lato analisi tecnica non cambia granchè con il trading range che rimane dominante. Pensare perciò ad un ritorno di EurUsd in area 1.105/1.11 non appare così impossibile ora che siamo di nuovo molto vicini alla parte bassa del canale ribassista di area 1.06. L’ideale ping pong tra supporti e resistenze potrebbe quindi continuare. Staremo a vedere cosa succede anche perché l’ADX è precipitato sotto 12 segnalando di nuovo la totale assenza di trend nel breve periodo
Si fatica in questo momento ad individuare un ideale punto di ingresso sia long che short. L’indicatore RSI rimane in posizione neutrale ed il supporto di 1.063 è lì a portata ma non ancora raggiunto. Difficile per ora assistere ad una ripartenza di slancio dell’Euro ma se così fosse possiamo individuare nella ripida trend line che guida il ribasso da marzo, ora sotto pressione, il punto di massima resistenza. Diciamo che sopra 1.0990 si potrebbe azzardare il long EurUsd.
Spot EurUsd: 1.1170
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1055, 1,0800, 1.0735) Resistenze (1.1240,1.1490,1.1520)
Strategia: Long sopra 1.1240
Stop loss: 1.1090
Take profit: 1.1490
In un’altra settimana di passione i mercati di tutto il mondo entrano ufficialmente in bear market. Termina così una corsa cominciata nel 2009 e che ha visto tante correzioni ma mai di intensità superiore al 20%.
Martellati in modo indiscriminato tutti i settori azionari, ma non solo. Nella giornata di giovedì siamo entrati nella cosiddetta correlazione 1 con bond, oro e Bitcoin preda della lettera.
La recessione si avvicina a grandi passi a causa degli effetti deleteri di un Corona virus che, pur perdendo forza in Cina, sta dilagando in Europa ed ha fatto la sua presenza in America. Trump ha proclamato lo stato d’emergenza nazionale e questo inquadra bene la drammaticità della cosa.
Il blocco delle attività turistiche, scolastiche, ricreative ma anche produttive (non solo in Italia) rischia di far franare un modello di sviluppo basato sui consumi. Le banche centrali hanno poche armi a propria disposizione con la BCE che non ha neppure tagliato i tassi già negativi vista la presa d’atto dell’inefficacia della cosa. Aumentata la portata del QE ed attivate nuove aste, la Lagarde ha combinato un mezzo disastro in conferenza stampa escludendo che la BCE possa essere un calmante per gli spread dei titoli di stato europei, dichiarazione poi rettificata il giorno successivo.
Ma è stata la Fed a sparare tutte le sue cartucce azzerando praticamente i tassi in un meeting straordinario domenica sera. Assieme ad un QE da 700 miliardi di Dollari ed operazioni concertate di swap con le altre banche centrali è facile comprendere la drammaticità del momento.
Il mondo valutario è stato protagonista di una settimana ad alta volatilità. Il cambio UsdJpy tanto per citarne uno ha mostrato una volatilità settimanale del 30% sprofondando fino a 101 per poi recuperare 107. Valute emergenti a picco con maggiore severità sulle divise più esposte al prezzo del petrolio vittima di un ennesimo crollo fin sotto i 30 $ al barile.
Anche EurUsd ha oscillato paurosamente prima salendo fino a 1.14 poi scendendo violentemente su massicci acquisti di biglietti verdi arrivati proprio nel momento in cui il mercato ha mostrato le maggiori tensioni. Flight to quality verso il Dollaro diventato la miglior valuta contro Euro della settimana scorsa. Meglio di Franco svizzero e Yen giapponese. Poi però è arrivata la FED a ridare un po’ di debolezza al biglietto verde.
Quindi la rottura rialzista confezionata la scorsa settimana è da considerare falsa?
No fino a quando certi livelli tecnici reggeranno. Un primo elemento grafico lo vediamo osservando lo spot combinato alla media mobile a 200 giorni. Dopo tanto tempo questo livello dinamico è stato violato con tanto di conferma. Tornare sotto a 1.111 ancora una volta renderebbe falso il segnale bullish.
In pochi giorni siamo passati ad esempio da un price oscillator di -3% (distanza rispetto alla media mobile ad 1 anno) al +3%. Come vediamo dalla figura 1 questo movimento estremo non si è praticamente mai visto negli ultimi due anni ed evidenzia il nervosismo e l’incertezza del mercato dopo l’uscita dal canale ribassista.
Se vogliamo individuare un precedente dobbiamo tornare al 2017. Anche in quel caso il mercato in poche settimane riguadagnò la media mobile ad 1 anno, la violò al rialzo, indugiò su di essa qualche giorno e poi definitivamente ripartì. Cruciale a questo punto capire se, nella settimana entrante, l’Euro avrà la forza di rilanciare l’azione.
Altro strumento di lettura per capire se questo trend bullish rappresenta un fake è quello dell’ADX. Tipico oscillatore che cattura la forza di un trend l’Adx sopra 30 segnala che la tendenza sta prendendo vigore. In questi casi si prende la media mobile a 20 giorni e nel momento in cui i prezzi ritornano a testare questo supporto dinamico si entra long nel momento in cui i prezzi superano il massimo del giorno precedente.
Anche noi adottiamo questa strategia ed entriamo long sopra 1.124 con stop loss a 1.109
Spot EurUsd: 1.1145
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1075, 1.0990,1.0875) Resistenze (1.1250, 1.1410, 1.1450)
Strategia: Short a 1.118
Stop loss: 1.1280
Take profit: 1.099
L’inflazione americana non piega la testa ed anzi rilancia proprio dopo un FOMC che ha mantenuto inalterata la propria view sui tassi fermi a 1.5%/1.75%.
Powell ha espresso una visione moderatamente positiva sul futuro dell’economia: il mercato del lavoro resta forte, l’attività economica in crescita a un ritmo moderato. È scomparso dai radar di Powell il riferimento alle incertezze di medio lungo periodo, tutto sommato una news positiva che i mercati hanno apprezzato. L’inflazione di cui parliamo di seguito in modo più dettagliato appare sotto controllo ed il FOMC monitorerà l’andamento dell’economia tenendo conto però delle minori pressioni sui prezzi che si stanno registrando a livello mondiale.
Osservando le indicazioni di voto espresse dai membri del board al momento non sembrano essere previsti ulteriori tagli nei tassi. Tredici membri prevedono di mantenere tassi fermi fino a fine 2020, mentre solo quattro membri immaginano un aumento di un quarto di punto.
L’inflazione core americana si mantiene ampiamente sopra il 2% (2.3%), quella generale sale al 2.1% a novembre. Un alert che la FED non potrà ignorare per tanto tempo al di là delle view espresse nel FOMC e che gli stessi mercati azionari dovranno valutare nella prima parte di un 2020 che si annuncia libero da alcuni pesi che hanno caratterizzato il 2019. La vittoria di Boris Johnson sembra allontanare le incertezze legate alla Brexit. La volontà di Trump di chiudere sulle trattative con la Cina alimenta ottimismo sui mercati. Nuovi massimi storici a Wall Street, materie prime in ripresa e Dollaro più debole. Uno scenario idilliaco, ma è proprio sulle news che bisogna alzare la guardia. Non credo che il 2020 sarà così semplice come molti analisti sembrano dipingere in queste ore.
Anche la BCE ha chiuso l’annata con la prima conferenza stampa di Christine Lagarde. La continuità con la politica portata avanti con Draghi è evidente. Tassi bassi e QE rimarranno fino a quando sarà necessario lasciando anche correre l’inflazione pur di vederla ritornare vicino al 2%.
Per quello che riguarda EurUsd siamo in piena sollecitazione di quella resistenza dinamica che da tempo monitoriamo con grande attenzione per valutare l’apertura di posizioni long. Stiamo naturalmente parlando della media mobile a 200 giorni, ma anche della parete superiore del canale ribassista che da tempo ci accompagna nelle nostre analisi. Come a giugno siamo nuovamente di fronte al test delle resistenze. Uno sfondamento verso l’alto avrebbe il sapore dell’inversione di tendenza.
Per il momento preferiamo entrare short nella direzione del trend, ma una violazione confermata delle resistenze imporrebbe uno stop and reverse.
Se EurUsd indugia sulle resistenze, il Dollar Index tenta una clamorosa rottura ribassista. Anche qui la media mobile ha rappresentato finora un baluardo insormontabile…finora appunto. La scorsa settimana infatti questa soglia è stata violata al ribasso e questo segnale non è da ignorare in ottica prospettica. Tra oscillatori e prezzi notiamo già delle divergenze ma se il mercato dovesse confermare in chiusura di settimana questa frattura per il Dollaro il 2020 non si prospetterebbe roseo.
Spot EurUsd: 1.1080
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0940,1.0800) Resistenze (1.1095,1.1190, 1.1250)
Strategia: Long a 1.0890
Stop loss: 1.0790
Take profit: 1.1190
Dollaro che rimane forte anche in questo mese di novembre in attesa dell’ultimo meeting FED del 2019 previsto per l’11 dicembre.
I dati macroeconomici hanno mostrato una sostanziale stabilità del ciclo congiunturale che sembra aver digerito l’empasse legata alla guerra commerciale. Le vendite al dettaglio di ottobre si sono riprese dopo un settembre negativo mentre la produzione industriale ancora una volta ha fatto segnare una variazione percentuale mensile negativa. Deludente in avvio di mese il dato dell’ISM manifatturiero ancora sotto quota 50 punti.
Il Pil del terzo trimestre negli States è salito oltre le attese. Il +2.1% ancora una volta ha trovato sostegno dalle spese dei consumatori cresciute nel terzo trimestre del 2.9%.
Misti gli indici anticipatori regionali, conferma di un calo dello 0.1% per il leading index. Tiene invece la fiducia dei consumatori sostenuta anche dai nuovi massimi storici raggiunti a Wall Street.
Un quadro ben sintetizzato dal Beige Book mensile pubblicato dalla FED. L’economia non sta correndo veloce, ma nemmeno fermandosi e questo incoraggia la FED nel mantenere un atteggiamento prudente sul costo del denaro. A meno di un anno dalle elezioni presidenziali la stabilità economico monetaria appare un fattore fondamentale.
Situazione abbastanza cristallizzata anche nella zona Euro. L’inflazione ristagna poco sopra l’1% nella sua componente core. Gli indicatori PMI hanno mostrato un leggero miglioramento sul manifatturiero e peggioramento sui servizi. La Germania per un soffio statistico è riuscita ad evitare la recessione nel terzo trimestre con un indice IFO aspettative che ha galvanizzato gli operatori grazie ad un miglioramento che segue lo ZEW di qualche giorno prima.
I mercati stanno quindi vivendo una specie di sospensione alla vigilia dell’ultimo mese dell’anno che con il Giorno del Ringraziamento comincerà la lunga rincorsa allo shopping natalizia. I bassi volumi sui mercati dell’ultima parte dell’anno potranno naturalmente generare un po’ di volatilità anche e soprattutto in quel mondo valutario al quale guardano con favore i trader di giornata.
Per quello che riguarda EurUsd la situazione appare decisamente poco volatile. Se prendiamo le bande di Bollinger su scala mensile ci accorgiamo che le bande si posizionano ad una distanza storicamente molto ristretta. In questo contesto di bassa volatilità si inserisce poi anche un ciclo temporale molto interessante. Ogni 34 mesi infatti EurUsd tende a far segnare un punto di svolta ciclico primario. Dal 2005 questo ciclo è sempre stato piuttosto preciso e la notizia è che il mese di novembre dovrebbe aver intercettato proprio quello che probabilmente sarà un minimo ciclico.
Se nel medio lungo periodo l’analisi ciclica sembra prevedere un bottom primario, nel breve periodo dobbiamo prendere atto che il mercato ha prima formalizzato un doppio massimo a ridosso della media mobile a 200 giorni di 1.12, poi ha raggiunto l’obiettivo, rimbalzato sul precedente supporto ora resistenza ed infine nuovamente attaccato area 1.098. Uno sfondamento verso il basso ci porterebbe sotto 1.09 dove il buy EurUsd potrebbe trovare una sua logica alla luce delle considerazioni cicliche di cui sopra e delle prevedibili divergenze con gli oscillatori che stanno cominciando a prendere forma.
Spot EurUsd: 1.1070
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.0980, 1.0940,1.0877) Resistenze (1.1190, 1.1250, 1.1340)
Strategia: Short a 1.1200
Stop loss: 1.1350
Take profit: 1.0980
Gli indici americani toccano i nuovi massimi storici scoraggiando ancora una volta quegli orsi che ostinatamente confidavano su un ridimensionamento di performance che ormai raggiungono la doppia cifra da inizio anno sui principali indici mondiali.
La forte reazione della curva dei rendimenti americana passata dal segno negativo ai +25 punti base sul differenziale 10-2 anni, combinata ad una politica monetaria accomodante da parte della FED ed un cielo in apparenza più sereno sul tema trade war Cina Stati Uniti, hanno favorito una fase di risk on sui mercati. Debole il mondo obbligazionario, misto quello delle commodities che dopo una reazione nella parte iniziale di novembre ha ripiegato sotto i colpi di metalli ed oro in deciso ribasso.
La politica monetaria americana dovrebbe terminare l’anno con gli attuali tassi di interesse dopo che Powell nell’ultimo meeting ha annunciato la necessaria verifica di come si muoveranno i dati nei prossimi mesi. In primis quell’inflazione che nel dato di ottobre ha mostrato un incremento mensile di 0.4% portando il dato su base annua a +1.8%. In raffreddamento l’inflazione core in modo marginale ma sempre sopra al 2% (2.3%) ai massimi dell’ultima decade. Powell ha poi confermato la settimana scorsa in un’audizione al Senato che la politica attuale è appropriata di fatto azzerando le probabilità di taglio dei tassi scontate dal mercato. Rumors sulla volontà di Trump di esplorare presso i suoi advisor economici la possibilità di applicare tagli fiscali nell’anno elettorale 2020 hanno fornito ulteriore fiducia a mercati che sembrano piano piano diradare tanti di quelle preoccupazione che nell’ultimo trimestre del 2018 avevano provocato uno scrollone molto violento.
In Europa la possibilità di un’apertura da parte di Trump sui dazi da imporre al mercato dell’auto europea unita ad un repricing dei prezzi dei bancari favoriti da un generale rialzo dei tassi di mercato (il Bund tedesco è risalito a -0.25%) complice anche un indice di fiducia delle imprese ZEW cresciuto in maniera importante soprattutto nella componente aspettative, ha anche in questo caso favorito un clima più disteso a livello finanziario.
sulla volontà di Trump di esplorare presso i suoi advisor economici la possibilità di applicare tagli fiscali nell’anno elettorale 2020 hanno fornito ulteriore fiducia a mercati che sembrano piano piano diradare tanti di quelle preoccupazione che nell’ultimo trimestre del 2018 avevano provocato uno scrollone molto violento.
In Europa la possibilità di un’apertura da parte di Trump sui dazi da imporre al mercato dell’auto europea unita ad un repricing dei prezzi dei bancari favoriti da un generale rialzo dei tassi di mercato (il Bund tedesco è risalito a -0.25%) complice anche un indice di fiducia delle imprese ZEW cresciuto in maniera importante soprattutto nella componente aspettative, ha anche in questo caso favorito un clima più disteso a livello finanziario.
La possibilità di un differenziale tassi Usa-Euro ancora ampio per i prossimi mesi ha ridate però vigore ad un Dollaro che tecnicamente ha completato quella figura di doppio massimo a ridosso della media mobile a 200 giorni.
EurUsd ha così confermato la tenuta ancora una volta della parete superiore del canale di regressione che guida da tempo il bear market. Quella sarà la zona di prezzo oltre la quale il movimento verso l’alto rappresenterà qualcosa di importante per il futuro di questo rapporto di cambio.
Nel brevissimo intanto è stato raggiunto l’obiettivo teorico del doppio massimo realizzato a ridosso della media mobile a 200 giorni di 1.12, prima di un fisiologico rimbalzo dopo 7 sedute su 8 chiuse con segno negativo. Non sembra essere ancora il momento per andare corti di biglietto verde.
Un altro metodo utile per capire il sentiment del mercato e la sua direzionalità è quello basato sulle bande di Bollinger. Come vediamo dal grafico la media centrale delle bande (più lenta) ha assunto di nuovo una pendenza ribassista. In tutti gli altri casi dell’ultimo anno questo ha anticipato una fase di debolezza di EurUsd.
Spot EurUsd: 1.1170
Scala temporale Giornaliera: Supporti (1.1070, 1.0970, 1.0877) Resistenze (1.1200, 1.1250, 1.1340)
Strategia: Short a 1.1200
Stop loss: 1.1350
Take profit: 1.0970
La settimana dei nuovi record storici della borsa americana si è chiusa con un dato estremamente positivo sul fronte dell’occupazione. I senza lavoro sono rimasti fermi al 3.6%, ma la creazione di nuovi posti di lavoro del mese precedente è stata rivista al rialzo così come quella di ottobre ha fatto segnare un incoraggiante +128 mila, ben al di sopra delle attese. onfermato il tasso di crescita annuo del 3% negli stipendi orari.
Questi numeri si vanno ad incastrare all’interno di un’economia che conferma nel terzo trimestre un buon ritmo di crescita in un clima più positivo per effetto di aspettative di accordo tra Cina e Stati Uniti a livello commerciale. Possibile che Trump voglia portare a casa nell’anno elettorale un importante risultato politico che si andrebbe a sommare all’opera di pressione fatta in questi mesi sulla FED affinchè tagliasse i tassi di interesse.
Taglio che è arrivato puntuale la settimana scorsa. Powell ha però dichiarato che probabilmente si prenderà una pausa dopo il recente “cut” di 25 punti base. Confidando in un accordo commerciale almeno provvisorio tra Cina e Stati Uniti Powell ha indicato nel rialzo duraturo dell’inflazione l’elemento che potrebbe far deviare la politica monetaria dal percorso espansivo in corso. Siccome l’inflazione appare destinata a scendere nei prossimi mesi, il mercato placidamente ha preso atto della situazione portando a solo il 12% le probabilità di taglio ulteriore dei tassi a dicembre.
In Europa l’affare Brexit tiene ancora banco. Il rinvio al 2020 dell’uscita formale lo davamo scontato da tempo, ma in questo caos politico ora si annidano le nuove elezioni di dicembre che potrebbero nuovamente sconvolgere gli equilibri. Intanto nella zona Euro l’ultima di Draghi non ha fornito grandi spunti al di là delle meritate celebrazioni di Super Mario, l’uomo che salvò l’Euro dal disastro durante la crisi greca.
Come vediamo tra poco la moneta unica non ha trovato la forza di spingersi oltre resistenze che cambierebbero completamente l’approccio dei mercati verso EurUsd.
Peccato per il nostro short su EurUsd piazzato ad 1.12, non colpito per poco visto che la settimana scorsa il cross è salito a 1.1174 prima di invertire la tendenza.
Questo di 1.12 rimane comunque un livello chiave. L’aspetto interessante della vicenda è che la media mobile a 50 giorni, da agosto in avanti molto efficacie nel contenere il rialzo, ora sta facendo lo stesso come elemento di supporto. Stando così le cose l’incapacità dell’Euro di scendere sotto al supporto di 1.107 segnala un desiderio piuttosto forte da parte del mercato di ritentare l’assalto a 1.12.
In caso di violazione invece del supporto sopra citato l’obiettivo diventerebbe quello di 1.097.
Il Dollar Index torna a premere sui livelli chiave, ovvero quella media mobile a 12 mesi che da tempo ne sostiene il rialzo. Ancora una volta il test, combinato ad uno Stochastic Momentum Index in tipica posizione da iperveduto, sembrano suggerire la possibilità di assistere ad un rimbalzo. Non dovesse essere così saremmo di fronte ad una crepa nella struttura tecnica del biglietto verde di cui tenere conto e che aprirebbe le porte ad una debolezza bene più marcata considerando la marea di ordini stop posizionati sulla media mobile di riferimento.