Se lo scontro tra la FED e Trump si fa sempre più acceso, il Governatore Powell tira dritto per la sua strada comunicando ai mercati che non è questo il momento per tagliare i tassi di interesse. Inflazione ed economia non lo consigliano con l’incognita dazi sullo sfondo che già a partire da febbraio diventa realtà. Esattamente gli stessi motivi, ma in versione opposta, hanno spinto la BCE ad abbassare i tassi di interesse. EurUsd ferma la sua corsa sulle resistenze di 1,05.
Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti e subita annuncia una serie di misure che alimenteranno la crescita USA, l’inflazione e anche il contrasto con alcuni partner commerciali come Canada, Messico ed Europa. L’euro ha reagito bene al test dei supporti di area 1,02 sulle parole meno dovish di Lagarde. Pullback o altro?
Trump è ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti e ora il mercato attende chiarezza sul fronte delle misure protezionistiche tanto annunciate. Il mercato forex rimane volatile con l’euro che tenta invano un recupero dopo i dati di inflazione americana migliori delle attese. In Germania intanto è ormai certo che il 2024 è andato in archivio con una nuova recessione economica.
Trump occupa ormai la scena politica ed economica mondiale quotidianamente e, ora che è arrivato il momento dell’insediamento ufficiale, cominceremo a fare i conti con le decisioni reali. L’economia americana prosegue nel suo percorso di crescita, quella europea arranca, ma rigurgiti inflazionistici si vedono all’orizzonte con i dazi che potrebbero aumentare le pressioni sui prezzi. Il dollaro beneficia di questo contesto incerto.
La guerra del gas riaccende le tensioni sui prezzi energetici in Europa ma anche sull’euro il cui andamento è penalizzato dalle preoccupazioni politiche in stati chiave come Francia e Germania e da dati macro che continuano a fornire poche rassicurazioni sulla ripresa. Aumentano intanto le attese per l’insediamento di Trump alla Casa Bianca.
Si sta per aprire un 2025 ricco di certezze ma anche di incertezze. America, Europa, Cina, guerre, inflazione e tassi di interesse non smetteranno di arricchire di contenuti e volatilità mercati che nel 2024 hanno confermato performance generose sull’azionario, stagnazione sull’obbligazionario, e dollaro forte grazie a importanti differenziali economici e di tasso di interesse tra USA e resto del mondo.
La FED spariglia le carte di mercati azionari che hanno goduto di un anno eccezionale. Taglio nei tassi sì ma probabilmente l’ultimo prima di una lunga pausa necessaria per verificare la temperatura di economia e inflazione. EurUsd scende così sotto 1,04 in una discesa verso la parità che sembra essere sempre più probabile.
Le due banche centrali più importanti al mondo saluteranno il 2024 con tagli nei tassi simili per intensità. La BCE ha già comunicato la sua sforbiciata da 25 punti base. La FED lo farà la prossima settimana. Ma il percorso per il nuovo anno appare divergente e questo spiega la forza del dollaro che non molla la presa dai supporti di 1.05 contro euro.
La crisi politica ed economica europea peggiora. Dopo la Germania anche la Francia potrebbe andare a nuove elezioni dopo la caduta del Governo Barnier oppure Macron dovrà tentare di formare un nuovo Governo. Una crisi che si contrappone ad un’economia americana che viaggia a gonfie vele e questo ovviamente rafforza il dollaro americano. Tecnicamente però non abbiamo ancora quella certezza grafica che potrebbe far pensare ad un EurUsd sotto la parità nel 2025.
Il nuovo presidente americano Trump non ha esitato a mettere in guardia i paesi di confine e la Cina su prossimi dazi commerciali sulle importazioni almeno fino a quando il traffico di droga e immigrati clandestini verso gli USA non verrà fermato. Intanto in Europa l’inflazione mostra segnali di risveglio riaccendendo dubbi sull’entità del prossimo taglio dei tassi BCE.