Trump sembra aver compreso che tirando troppo la corda poi questa si spezza e i mercati azionari, obbligazionari e valutari sono eccellenti indicatori dello stato di incertezza che regna sul mercato. Facendo qualche parziale marcia indietro su Cina e politica FED, il tycoon ha permesso al mercato di tirare il fiato anche se il dollaro rimane particolarmente debole.
Powell non si piega ai voleri di Donald Trump e continua ad affermare l’indipendenza della Federal Reserve dalla politica preoccupato circa il possibile ritorno di un’inflazione da dazi che imporrebbe una maggior prudenza sul taglio dei tassi. A complicare il tutto una crescita in probabile rallentamento. Mentre l’Europa continua a battere la strada della diplomazia per diminuire le tensioni commerciali, il dollaro rimane debole nonostante il taglio dei tassi BCE.
Donald Trump non fa mancare la volatilità ad un mercato in preda ad una crisi di isterismo e che non trova per il momento grandi appigli nella guerra dei dazi. Gli Stati Uniti hanno inasprito i dazi verso la Cina sospendendo per 90 giorni a tutti gli altri, e la Cina in risposta ha portato le barriere sulle merci americane al 125%. Si svalutano yuan e dollaro in una battaglia che rischia di fare male a livello globale.
Donald Trump lancia i dadi della guerra commerciale globale annunciando tariffe alle importazioni che vanno da un minimo del 10% fino ad un massimo di quasi il 50% per alcuni paesi asiatici. La UE colpita da un 20%, la Cina ancora peggio ha già adottato ritorsioni. Mercati americani in forte calo, tassi in discesa e dollaro che si svaluta i primi effetti di una giornata che rappresenta la pietra tombale della globalizzazione.
Il giorno della liberazione è finalmente arrivato e Donald Trump il 2 aprile annuncerà al mondo la sua visione di commercio mondiale, con dazi verso quei paesi che hanno surplus con gli Stati Uniti. Le banche centrali per il momento stanno alla finestra in attesa di notizie. Lo stesso EurUsd consolida le posizioni dopo il test delle resistenze chiave di 1,09/1,10.
La Fed tiene i tassi di interesse fermi ma avverte i mercati che l’economia rallenterà con inflazione che faticherà a scendere dai livelli attuali. Ci saranno (forse) altri due tagli nei tassi nel 2025 con Trump che sollecita interventi immediati. In Europa, intanto, i nuovi piani di investimento per la difesa e l’espansione del bilancio tedesco portano ottimismo su borse ed euro.
Si mantengono tesi i rapporti tra Trump e l’Europa con la pace in Ucraina di nuovo lontana dopo il violento strappo in diretta tv con Zelensky e una trade war che sembra pronta a vivere un nuovo capitale. L’euro e le borse europee reggono ma la curva dei tassi negli Stati Uniti si sta appiattendo, segno di previsioni di rallentamento economico in arrivo.
Precipita la situazione in Europa e soprattutto in Ucraina dopo lo sconcertante voltafaccia di Donald Trump all’Ucraina. La decisione del tycoon di trovare un accordo coinvolgendo nelle fasi iniziali solo la Russia chiedendo al premier ucraino Zalensky un passo indietro, sancisce la rottura dell’alleanza a supporto del paese invaso. La crisi geopolitica rischia di implodere proprio nel Vecchio Continente già provato economicamente da una lunga stagnazione economica.
Continua a tenere banco Donald Trump che occupa questa volta il palcoscenico geopolitco con un forte tentativo di portare al tavolo della pace Ucraina e Russia. A beneficiarne a livello finanziario paradossalmente l’Europa e l’euro con le elezioni tedesche che rappresentano il market mover del mese. Intanto in America l’inflazione risale al 3% azzerando ogni speranza di taglio dei tassi.
Trump mette in pratica ciò che aveva promesso imponendo dazi a Messico e Canada al 25% prima di sospenderli dopo poche ore per lasciare spazio alle trattative e giungere a una soluzione accettabile. Mercati in fibrillazione ma capaci di recuperare le perdite nelle sedute successive. EurUsd ancora una volta conferma la solidità del supporto di 1,02.